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di Mario Pari
Dagli atti di chiusura indagine, raccolti in 280 mila pagine e approfonditi da Rep.it, emergono fitti rapporti tra neofascisti lombardoveneti. Il viavai sospetto in un monolocale di via Aleardi. La Procura ipotizza un ruolo del Comando Nato scaligero
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Piazza Loggia, dopo la strage: quello evidenziato potrebbe essere Toffaloni
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Sono circa 280 mila pagine e aprono scenari nuovi su quello che sarebbe stato il «terzo livello». Un livello inedito nelle indagini sulla strage di piazza della Loggia, a differenza del secondo, quello di chi apparteneva alle istituzioni italiane. Ma soprattutto ci sono i luoghi, a Verona, in cui «il terzo livello» avrebbe avuto la sua location per le riunioni: Palazzo Carli, sede del Comando Forze Terrestri Alleate per il Sud Europa. Questo, non in una città qualsiasi, nell’ambito del processo per la Strage, ma a Verona dove, tra gli altri, risiedevano anche Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, nei cui confronti sono state chiuse le indagini e che per la procura dei minori e per la procura di Brescia sarebbero gli esecutori della Strage.
Dagli atti si coglie però anche quanto sarebbe stato solido il legame tra gli ambienti neofascisti bresciani e quelli veronesi. Tra i testimoni chiave dell’accusa figura Giampaolo Stimamiglio che nel 2009 racconta al colonnello del Ros, Massimo Giraudo, di due confidenze che avrebbe ricevuto dal generale Amos Spiazzi. Una riguarda proprio i rapporti Brescia Verona: da un punto di vista esecutivo ci sarebbe stata una attività congiunta tra bresciani e veronesi nella strage. Poi il riferimento al ruolo atlantico nella regia della bomba. Non ci sono rivelazioni solo sull’esecuzione della strage. Sarebbe stata veronese e mossa da volontà omicida la mano che avrebbe manipolato il tritolo che uccise Silvio Ferrari, a Brescia, nove giorni prima dell’eccidio. Ma nelle indagini il giorno della svolta è quello del 6 aprile 2011 quando Stimamiglio agli inquirenti bresciani riferisce di un incontro con Toffaloni, minorenne all’epoca della strage: un incontro avvenuto in un motel, 20 anni prima.
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Piazza della Loggia, 28 maggio ’74: la bomba è appena esplosa
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Toffaloni avrebbe detto: «Anche a Brescia gh’ero mi!». E alla richiesta se stesse parlando di piazza della Loggia: «Son sta mi!». Stimamiglio, che aveva 17 anni all’epoca dei fatti chiese anche: «C’era anche Roberto? Te l’ha consegnata lui?». La risposta: «Sì, certo». Per Roberto Toffaloni e Roberto Besutti, che morirà nel 2012, scatta l’iscrizione nel registro degli indagati. Iniziano quindi gli accertamenti. Uno, di rilevanza notevole stabilisce che Toffaloni, la mattina della strage era in classe. Amos Spiazzi nega d’aver fatto confidenze a Stimamiglio. Per Toffaloni parte la richiesta d’archiviazione. In seguito spunta però un vicino di casa di Toffaloni che ricorda quanto gli era stato detto dal padre, cioè che «Toffaloni era coinvolto nella strage di piazza della Loggia», notizia avuta dai «genitori di Marco». Per gli inquirenti ci sono nuovi elementi, l’inchiesta verrà riaperta.
E spunta un testimone di cui non viene fatto il nome, per ragioni di sicurezza. Racconta di un monolocale mansardato, in via Aleardi a Brescia in cui veniva portato da Silvio Ferrari. Ma non era l’unico ad accedere all’appartamento dove c’era anche una camera oscura. Entravano carabinieri in borghese, mandati dal capitano Francesco Delfino, in seguito processato e assolto in ogni grado di giudizio per la strage, ma anche il vicequestore Lamanna. Ma tra quanto riferito dal testimone anche che Silvio Ferrari conosceva bene Maurizio Tramonte, uno dei due condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage e attualmente alle prese con la richiesta di revisione del processo. Roberto Zorzi, l’altro indagato in questa inchiesta, venne fatto fermare nel pomeriggio stesso della strage, ma l’alibi, essere stato al bar la mattina dell’eccidio, quel giorno resse. Meno chiaro apparve negli anni successivi. Quindi, i luoghi in alcuni dei quali, anche il generale Francesco Delfinoandava. Ci sono una caserma dei carabinieri, alla periferia nord di Verona, ma anche un altro palazzo di via Montanari, riconosciuti dal super testimone. Nel palazzo in particolare il testimone sarebbe stato con Silvio Ferrari. Si tratta dell’edificio in cui era stata collocata per 30 anni la sede del controspionaggio. Poi, un altro palazzo in via Roma da cui, da un’entrata secondaria, secondo la ricostruzione degli inquirenti, entravano coloro che partivano dalla sede del comando Nato: Palazzo Carli. Silvio Ferrari qui era atteso, secondo il testimone, da un ragazzo già visto, riconosciuto in seguito in Marco Toffaloni. A ulteriore riprova dei collegamenti tra Brescia e Verona. Sempre con riferimento a Palazzo Carli il testimone ha riferito che Silvio parcheggiava all’interno e veniva ricevuto dal capitano Delfino. Il supertestimone ricorda anche l’incontro avvenuto la sera prima della morte di Silvio Ferrari, a cui avrebbero partecipato, tra gli altri Roberto Zorzi e Marco Toffaloni. Entrambi ora vivono all’estero, il primo negli Stati Uniti e il secondo in Svizzera. •.
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Fonte: srs di Mario Pari, da Brescia Oggi del 28 gennaio 2022
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STRAGE DI PIAZZA LOGGIA: “SULLE TRAME NERE DI VERONA SI INDAGÒ POCO”
31 gennaio 2022
Parla Guido Salvini, all’epoca magistrato incaricato di seguire l’istruttoria, il primo a collegare gli attentati di piazza Fontana, a Milano, e di Brescia. “Dagli ultimi sviluppi giudiziari molte novità anche per me. Mi riferisco soprattutto agli incontri tra ordinovisti lombardi e veneti”
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La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
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«Sul ruolo di Verona nelle trame nere e la strategia della tensione degli anni 70 si è indagato poco». Lo afferma il giudice Guido Salvini, che fu giudice istruttore sulla strage di Piazza Fontana, in una intervista all’Arena di Verona.
Salvini fu il primo magistrato a collegare la strage della Banca dell’Agricoltura, nel 1969, con quella di piazza della Loggia a Brescia del 1974. E molto in quelle inchieste (la “manovalanza” per l’esplosivo, gli incontri segreti tra Ordine Nuovo e i vertici militari a palazzo Carli, sede del commando Ftase) rimanda alle attività dei neofascisti veronesi.
Ora le nuove rivelazioni emerse dal troncone dell’inchiesta di Brescia sulla bomba di piazza della Loggia, confermano, secondo Salvini, coincidenze inquietanti su Verona. «Ho appreso gli ultimi sviluppi che emergono dal troncone della strage di Brescia e anche per me – spiega – molte sono le novità. Alcune di queste, mi riferisco in particolare agli incontri tra ordinovisti di Brescia-Verona con ambienti di Palazzo Carli e quindi con gli ufficiali americani, si integrano perfettamente con quanto già emerso dalle indagini sulla strage».
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Fonte: da Brescia Oggi del 31 gennaio 2022