Ago 16 2024

I BAGNI DI MARE NEL GIORNO DI SAN LORENZO

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I 7 BAGNI IN MARE A SAN LORENZO

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Oggigiorno la notte di San Lorenzo è per tutti la notte delle stelle cadenti ma un tempo, in Romagna, anziché esprimere desideri guardando il cielo, la gente si recava in spiaggia per fare bagni in mare. Si credeva infatti che in questo particolare giorno dell’anno l’acqua marina avesse poteri miracolosi.

Secondo un’antica tradizione romagnola nel giorno di San Lorenzo ci si deve immergere sette volte nelle acque del mare a scopo propiziatorio, o comunque fare almeno un bagno.

Anche chi al mare non andava mai il 10 agosto affollava le spiagge. Intere famiglie, specie del contado, vi si recavano sin dal mattino presto caricando sui carri anziani, bambini e vettovaglie, dominati dalla credenza che l’acqua di mare possegga in quel giorno la miracolosa virtù di guarire mali di ogni specie.

Tutto ebbe origine all’inizio del secolo scorso a Cervia, dove tempestava un’epidemia di malaria che provocò molti morti. Una notte, secondo la leggenda, San Lorenzo apparve in sogno a una donna che era gravemente malata, dicendole di andare al mare e assicurando che chiunque avesse fatto il bagno in questo giorno sarebbe guarito. E così avvenne. Questa voce si sparse e la gente di Cervia andò al mare ripetendo il bagno 7 volte: la malaria non solo scomparve, ma questa immersione donò loro la forza spirituale dei sette doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio.

Da allora ogni anno ogni 10 agosto in tutta la Romagna i contadini si mettevano in viaggio per raggiungere il mare sperando di guarire da eventuali malanni e preservarsi dalle malattie per tutto l’anno. 

Leggenda vuole infatti che un bagno fatto nel giorno di San Lorenzo valesse addirittura per quaranta, perché l’acqua del mare si riteneva contenesse una qualche miracolosa virtù. 

Gli anziani, che non potevano tuffarsi per via dei reumatismi, si facevano massaggiare e bagnare con l’acqua salata dai giovani. I contadini, che prima di partire accendevano la sera prima dei grandi fuochi, portavano con loro al mare anche gli animali, e il giorno di San Lorenzo era tradizione che anche i buoi, i cavalli e i somari dovessero fare il bagno. Ancora oggi è tradizione che l’acqua salata del giorno di San Lorenzo possa preservare per tutto l’anno dai malanni.

La festa di San Lorenzo cadeva in un momento particolarmente favorevole per chi desiderava ritemprarsi con un giorno in spiaggia. In quel periodo del mese, a fine Ottocento, la stagione balneare stava per chiudersi (San Lorenzo o Ferragosto erano l’ultimo giorno di lavoro, per molti stabilimenti). Verso la metà di agosto i contadini hanno già ultimato la faticosa battitura del grano: dunque sono nelle condizioni di poter riposare qualche giorno.

Verso la metà di agosto capitava con frequenza che cambiassero le condizioni meteorologiche: spesso le giornate si facevano più piovose, senza che questo determinasse un abbassamento delle temperature. Al contrario, aumentava la sensazione d’afa che veniva percepita come un fattore predisponente per lo scoppio delle febbri quartane, notoriamente associate al ristagno di mal aria, cioè, di aria umidiccia e calda.

Insomma, il timore per una possibile malattia, la chiusura imminente della stagione balneare, la possibilità di riposare finalmente qualche giorno dopo una stagione di duro lavoro: tutto questo contribuì probabilmente a far nascere l’usanza dei sette bagni di mare.

Tutte le famiglie contadine, quelle della piana e quelle dei monti, si preparavano al tradizionale viaggio di San Lorenzo.  Da Faenza, Forlì, Forlimpopoli, Cesena e Meldola, le vecchie diligenze, ricolme di gente e di sporte e fagotti pieni di vettovaglie,  si muovevano con le prime luci dell’alba verso le sabbie delle coste romagnole. Era l’unico viaggio dell’anno e aveva sempre la stessa meta: il mare. 

Ritrovarsi sulla Riviera romagnola il giorno di San Lorenzo, voleva dire, assistere veramente ad un rituale. Si rovesciavano le carovane degli improvvisati bagnanti che si accampavano attorno alle diligenze, staccavano le bestie, tiravano fuori le vettovaglie, i fiaschi di vino, mentre i bambini sciamavano in cerca di conchiglie e le donne cominciavano a svestire i più piccini e a svestirsi anche loro. Le anziane virtuose contadine di Romagna, andavo in acqua con camicione di tela fatte in casa, impenetrabili e opache come il legno, che al contatto con l’acqua si gonfiavano come mongolfiere. I tuffi si ripetevano dall’alba al tramonto, sotto la sferza del sole i corpi prendevano il colore di fiamma del gambero cotto. Gli anziani, che avevano le ossa arrugginite dai reumatismi, si facevano massaggiare dai giovani e a loro volta, loro aiutavano i nipoti più piccoli ad asciugarsi.

Gli uomini in mutande e le donne in lunghe camicione di tiglio di canapa, andavano e venivano dalla spiaggia all’onda, e asciugatisi negli ampi lenzuoli, rendevano grazie a Dio, alla buona aria vivificatrice e al sole, con una coscia di pollo tra i denti e una gran voglia di star bene

La tradizione restò viva fino al primo dopoguerra. 

Poi scomparve improvvisamente e non avrebbe potuto esser diversamente: era cambiato il modo di vivere il lavoro contadino, era cambiato il modo di vivere l’estate e quello di organizzare la stagione balneare, che ormai si prolungava fino a fine mese.

E soprattutto la malaria, grazie al cielo, era ormai diventata un ricordo lontano e nessuno sentiva più il bisogno di trovare un Santo a cui votarsi per scampare al temibile contagio.

San Lorenzo è rimasto  un Santo piuttosto amato in Romagna (numerosi paesi, infatti, lo hanno come patrono).

Sembra però che il “bagno di San Lorenzo” abbia origine molto più antica, probabilmente celtica, da collegarsi con la festa del dio Lug che cadeva il 1° agosto e si protraeva per più giorni.

Il 10 Agosto precede di 40 giorni l’equinozio d’Autunno, inserendosi in quella serie di ricorrenze rituali e cadenzate che caratterizzano il ciclo solare e del calendario.

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X AGOSTO

di Giovanni Pascoli

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano 

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono. 

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano. 

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male! 

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