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Quando parliamo di “sinistri” non intendiamo dei soggetti politicamente “di sinistra” ma dei tipi umani con determinate peculiarità.
I “sinistri” di questi tempi hanno una caratteristica ben precisa : si ritengono “di sinistra” ma guardano al popolo con disprezzo.
Un tempo a “sinistra” il popolo era semmai da educare, non certo da schernire. Erano consapevoli che il popolo era materia su cui esercitare un’opera formatrice, in assenza della quale esso rimaneva amorfo. Erano consapevoli anche che poteva divenire malvagio, se lasciato a se stesso.
I “sinistri” invece oggi vorrebbero togliere il diritto al popolo di non essere null’altro che popolo. Lo umiliano quando non si esprime con un linguaggio adeguato, quando non è educato o sufficientemente scolarizzato, quando ragiona con il ventre.
Essi non vogliono redimere o salvare, bensì condannare, epurare, censurare e minacciare.
Non sono altro che i figli della borghesia che prova vergogna di sé, la voce di una cattiva coscienza viziata che vorrebbe mostrarsi virtuosa, e che si tradisce costantemente nel suo disprezzo.
Sul web il fenomeno è ancora più visibile, pensate a tutte quelle pagine social stile “abolizione del suffragio universale”.
Il “sinistro” attuale ha un nemico ben preciso: il “sovranista”. Termine diventato dispregiativo da quando i media hanno deciso così.
Sono quelli che vedono nelle finte destre al governo dei potenziali “fascisti” e che gridano “gombloddoh” a prescindere, convinti di vivere in un mondo semplice e senza dinamiche elitarie.
Gente che ripete slogan a casaccio, che non riesce ad elaborare un concetto.
Si spalleggiano tra loro ironizzando sui politici “fascisti”, sui “novax”, sugli “omofobi” e tutto ciò che, in un determinato momento storico, i media psichiatrizzano.
In essi non vi è traccia né di capacità cognitive minime né di cultura base.
Sono “sinistri”, proprio in senso sinistro, non “di sinistra”.
Dal Web