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Max Horkheimer e Theodor Adorno
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Di Cesare Sacchetti
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Ovunque ci si guardi intorno, si vede l’infezione della rivoluzione liberal-marxista del’68.
Si vede l’esaltazione della devianza del gender, si vede la scristianizzazione sempre più galoppante e i luoghi pubblici che vengono dipinti con i colori della lobby LGBT in quello che ormai è a tutti gli effetti un vero e proprio totalitarismo, solamente più ipocrita e subdolo di quelli del secolo passato, poiché questi almeno avevano la decenza di non farsi passare come dei luoghi di libertà.
Il mondo della democrazia liberale è anche e soprattutto questo. E’ un mondo dove si afferma che tutti sono liberi di esprimere il proprio pensiero per poi scoprire che all’ultimo stadio del cammino della democrazia, l’unico pensiero che può essere espresso è quello del liberal-progressismo e coloro che vi si oppongono sono additati come “nemici”.
Non che da parte nostra si voglia in qualche modo esaltare la tanto riprovevole dottrina del libero pensiero figlia dell’eretico e negromante Giordano Bruno, mito della massoneria, per la semplice ragione che questo tipo di filosofia altro non serve che ad aprire la porta all’errore e alla perversione, i quali una volta aboliti i precedenti riferimenti della tradizione cristiana non trovano più ostacoli alla loro dilagante infezione.