La parte nascosta della Grotta rivela altri segreti dei Sapiens
I nuovi scavi riportano alla luce conchiglie, ossa lavorate e ocra con cui gli ominidi disegnarono un animale e il famoso sciamano
Il curatore Marco Peresani davanti al nuovo scavo effettuato in grotta FOTO AMATO
I nuovi scavi riportano alla luce conchiglie, ossa lavorate e ocra con cui gli ominidi disegnarono un animale e il famoso sciamano
«Siamo soddisfatti dei risultati: la Grotta di Fumane produce e restituisce un indotto con caduta internazionale».
Queste le parole del professor Marco Peresani dell’Università di Ferrara alla presentazione dei risultati della campagna di scavi 2014, chiusa in questi giorni.
Una presentazione avvenuta nel sito archeologico, non come al solito in sala consiliare con le slides, per mostrare ai molti intervenuti la parte terminale dell’antro, nascosta dal muro eretto nel 2006 e abbattuto proprio quest’anno.
È stata un’estate terribile e difficile per l’equipe di dottorandi, alcuni anche stranieri, che hanno effettuato gli scavi con competenze diverse.
Le piogge continue hanno creato non poche difficoltà, tanto che la grotta si presenta ancora oggi coperta da teli di plastica, a mo’ di vele, per raccogliere il continuo e abbondante gocciolamento dal soffitto dentro contenitori, per poi incanalare l’acqua in tubi.
Addirittura è stato messo a punto un macchinario che asciuga con aria calda i setacci e i reperti per non farli ammuffire, non potendo infatti esporli all’aria.
«Il materiale raccolto è stato insacchettato ancora ricoperto di fango», ha raccontato Peresani. «A novembre verrà consegnato all’Università di Liegi, che ci sostiene nello scavo, per le prime analisi». L’università belga è specializzata nello studio dei microresidui di tipo organico sugli strumenti di pietra ed osso.
Ad effettuare gli scavi al di là del muro è stata Camille Jéquier, che ha conseguito il dottorato proprio sugli strumenti in osso: «Come prevedibile, abbiamo trovato molte ossa di animali, anche resti di pasto e ossa lavorate. Ma anche carboni, probabilmente scivolati dai focolari che si trovano nella grotta vera e propria. Bisognerà attendere gli esiti che arriveranno a gennaio».
Cosa sorprendente, è stata trovata moltissima ocra rossa, su tutto il pavimento, quasi un tappeto fino in fondo alla cavità. La stessa con cui i primi Sapiens avevano disegnato sul soffitto un animale, per la precisione un mustelide, e il famoso sciamano. Ocra dei Lessini. E ancora sono state ritrovate una quindicina di conchigliette di madreperla marine, alcune forate, provenienti dal mar Adriatico o forse dal mar Ligure, che allora probabilmente era più vicino. Conchiglie che si aggiungono a quelle trovate anni fa. I Sapiens barattavano la selce, di cui era ed è ricco il territorio della Valle dei Progni, con queste rosee conchiglie, per abbellire i loro abiti, dimostrando che gli ominidi si spostavano anche per diverse centinaia di chilometri.
«Bisognerà capire a cosa serviva tutta questa ocra», ha detto Peresani. «Ogni reperto serve a ricostruire tutto il quadro d’insieme. Abbiamo anche scavato e analizzato una piccola parte in grotta, che era stata iniziata venticinque anni fa dal professor Mauro Cremaschi dell’università di Milano, uno strato di 48mila anni fa, dove abbiamo individuato due livelli, uno scuro per la presenza di focolari e l’altro chiaro per la caduta di materiale, entrambi in ottimo stato di conservazione».
Ancora analisi, dunque, per rispondere a tante domande stagionalità e ritmi di frequentazione nella grotta, a volte incostanti per cali demografici o fluttuazioni climatiche. Da fare i conti sempre con i finanziamenti e gli sponsor.
Guido Pigozzi, presidente della Comunità Montana, ha lamentato il bilancio bloccato; Federica Gonzato della Soprintendenza la carenza di fondi.
Ma tutti hanno riconosciuto la necessità di valorizzare un sito d’interesse europeo.
Giancarla Gallo
Fonte: ars di Giancarla Gallo, da L’Arena di Verona del 3 settembre 2014