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Spesso salta fuori la storia delle coperte infettate con il vaiolo date dai coloni agli indiani.
Mi è sempre sembrata una logica strampalata: come potevano fare ad infettare le coperte con il vaiolo? Da malati che guarda caso erano a disposizione lì vicino? In un biolaboratorio classe 4 con tute antivirus e respiratori?
Non sarebbe stato più facile sparargli, a quegli indiani?
Il tutto risale ad un singolo libro scritto da Ward L. Churchill, della University of Colorado.
Peccato che il professore sia stato accusato di frode accademica, e di aver distorto gli eventi dell’outbreak di vaiolo che si verificò fra gli indiani del Nord Dakota.
Il libro “A Little Matter of Genocide” ed è l’unico documento che parla di questo contagio la cui storia è diventata poi una leggenda metropolitana dura a morire.
La realtà fu molto più semplice. A monte di dove viveva la tribù venivano trattate pellicce con l’arsenico, ed i residui venivano riversati nel fiume dove a valle l’acqua veniva prelevata,usta e bevuta poi dagli indiani.
I sintomi dall’intossicazione di arsenico sono quasi gli stessi del vaiolo, con dolori muscolari, vomito, diarrea e vistose lEsioni cutanee.
L’arsenico è stato poi utilizzato ampiamente anche in Europa e nel resto degli USA, dove “casualmente” si sono sviluppati focolai di “vaiolo”.