Apr 20 2021

LA STORIA DEL RISO

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 09:14

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La storia del riso è lunga quanto è il mondo

Su questo cereale, che ha informato di sé non soltanto l’aspetto alimentare della civiltà ma anche quello religioso, filosofico e culturale, di tradizioni e di notizie ce ne sono tante, alcune contrastanti. Tra tutte, si cercherà di seguire una via alquanto lineare che si basa sulle notizie sicure o, comunque, su quelle più probabili. È sicuro, ad esempio, che il vocabolo riso è un derivato della denominazione di lingue orientali con esiti fonetici differenti. Quel che pare certo è che dalle specie primordiali di questa graminacea se ne siano differenziate una ventina. Solo due di queste hanno tuttoggi una certa rilevanza a scopo alimentare: Oryza sativa, di origine asiatica, e Oryza glaberrima, di origine africana. 

Dalla specie asiatica (Oryza sativa L) sono derivati tre tipi: 

1) Japonica, differenziatosi in Cina, adatto a zone temperate, caratterizzato da un chicco corto, da un contenuto in amilosio tendenzialmente basso e da scarsa sensibilità al fotoperiodo. Si tratta del più diffuso nelle nostre risaie. 

2) Indica, differenziatosi in India, caratterizzato da chicco lungo, sottile, cristallino, da un contenuto in amilosio tendenzialmente alto e da sensibilità al fotoperiodo. Da questo tipo derivano i long grain americani e il Basmati. 

3) Javanica o Tropical Japonica, caratterizzato da varietà con caratteristiche intermedie ai due tipi precedenti, poco conosciuto in Italia.

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Apr 14 2021

IL SAPONE VENETO CHE LAVO’ GRAN PARTE DELL’EUROPA

Uno dei tanti primati di Venezia fu, nella sua epoca d’oro, la fabbricazione di un sapone detto “di Castiglia”, particolarmente delicato e profumato, che sostituì ben presto quello in uso più a nord in Europa, a base di grassi animali e addirittura puzzolente.

I fabbricanti veneziani per qualche tempo, durante il secolo XIV, tolsero alla Spagna il primato della fabbricazione del suo sapone detto “di Castiglia”, considerato il migliore di tutti.

Questo sapone, bianco e duro e di odore gradevole, poteva essere venduto come un genere di lusso, quasi come un medicinale, invece in paesi nordici come l’Inghilterra, il sapone di fabbricazione indigena era molle, scuro e maleodorante perché fatto di grassi animali.

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Apr 12 2021

DALLA LESSINIA FINO IN RUSSIA CON NAPOLEONE, COME UN BENEDETTI DIVENNE EL BERESINA.

Nella foto Giuseppe Benedetti, detto «Caporale» con le figlie Linda e Marietta 

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Francesco Benedetti, nato a Ceredo nel 1795, desideroso di vita avventurosa, ma anche per garantirsi, in quel periodo di ristrettezze, almeno due pasti al giorno, si unì nel 1812 alle truppe napoleoniche che dal Veneto marciavano verso la Russia.

Ben presto si trovò, nel novembre dello stesso anno, a combattere la battaglia della Beresina, che fu battaglia combattuta presso il fiume Beresina, affluente di destra del Dnepr, tra la Grande Armata di Napoleone e l’esercito dell’impero russo tra il 26 e il 29 novembre 1812, durante la campagna di Russia. Lo scontro ebbe un esito discusso: anche se le forze francesi riuscirono a forzare la linea russa, evitando così di finire intrappolate fra le tre armate che convergevano su di loro, la battaglia costò loro moltissime perdite, ed in ogni caso la ritirata dalla Russia non fu arrestata.

Infatti la battaglia della Beresina è contemplata dagli storici come uno dei peggiori disastri militari della storia contemporanea, benché dall’esito parzialmente favorevole. Essa infatti è stata eretta a simbolo della disfatta della campagna di Russia intrapresa dall’Impero francese nell’estate del 1812.

Per molti soldati il fiume Beresina diventa la tomba. Francesco, allora diciassettenne, si salva per miracolo fingendosi morto nel ventre di un mulo squarciato.

Ritornato, dopo diverse peripezie nelle sua Ceredo, anche se non sollecitato, continua a raccontar della sua avventura-disavventura, mettendo nel suo dire così spesso il fiume Beresina, tanto che finisce per diventare egli stesso «el Beresina», in seguito storpiato in Bresina, e Bresini.

A raccogliere i racconti del «Beresina» da tramandare oralmente ai posteri ci ha pensato il nipote Giuseppe Benedetti, nato nel 1854, detto «Il Caporale».

Nel tempo «Bresini» saranno chiamati, ancora oggi, i Benedetti suoi discendenti, originari da un unico ceppo, cognome presente sul territorio fin dalla metà del 1500.

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Fonte: da facebook,  Magica Lessinia

Link: https://www.facebook.com/Battocchio.Giorgio/posts/4517391971624085?notif_id=1618144641544409&notif_t=feedback_reaction_generic&ref=notif


Apr 09 2021

LA TEORIA DELL’ORIGINE VIRALE DELLE MALATTIE

Category: Natura e scienza,Salute e benesseregiorgio @ 00:32

La teoria dell’origine virale delle malattie

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Arthur M. Baker


In origine la parola “virus” significava veleno e il termine “virulento” voleva dire velenoso. Oggi intendiamo per virus una entità submicroscopica e “virulento”, in generale, significa contagioso.

La medicina moderna utilizza il termine “virus” per indicare una microscopica forma di vita capace di infettare le cellule e a cui viene pertanto attribuita la responsabilità di molte delle nostre malattie.


Nell’immaginario popolare, il virus è una forma di vita in grado di parassitare ogni altra forma di vita, inclusi gli animali, le piante e i saprofiti (funghi e batteri).
Nella descrizione delle infezioni virali, ai virus vengono attribuiti comportamenti quali “iniettarsi”, “incubare”, “essere in latenza”, “invadere”, avere uno “stadio attivo”, “impadronirsi”, “riattivarsi”, “mascherarsi”, “infettare”, “assediare” ed essere “devastanti” e “mortali”.

La teoria medica convenzionale sostiene che i virus nascono da cellule morte che essi stessi hanno infettato. Il virus “si inietta” nella cellula e le “ordina” di riprodurlo, fino al momento in cui la cellula esplode per lo sforzo. I virus sono a questo punto liberi di cercare altre cellule in cui ripetere il processo, infettando così l’intero organismo.

Tuttavia i virologi ammettono che i virus, pur avendo natura peculiarmente organica, non possiedono metabolismo, non possono essere replicati in laboratorio, non possiedono alcuna caratteristica degli esseri viventi e, in realtà, non sono mai stati osservati vivi!!


I “virus vivi” sono sempre morti …

Il termine “virus vivo” indica semplicemente quei virus creati dalla coltura di tessuti viventi in vitro (cioè in laboratorio), dai quali si possono ottenere trilioni di virus

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Apr 07 2021

MONTORIO LE ORIGINE DEL FIUMICELLO

Il laghetto Squarà

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A Verona i corsi d’ acqua costruiti dagli antichi Romani sono sicuramente due: I’ Adigetto o Riofiol e il Fiumicello .  

L’ Adigetto iniziava a Castelvecchio e terminava al Ponte Aleardi, era stato costruito per vari motivi:  come scarico delle acque durante le piene dell’ Adige, era navigabile e per difesa della città romana nell’ansa dell’Adige creando così un’ isola. Oggi il percorso dell’Adigetto è riconoscibile all’esterno, verso Porta Nuova, delle antiche mura di Piazza Bra.  

Il Fiumicello nasce dal Laghetto Squarà a Montorio e anche quello sfociava nell’ Adige di fronte all’Adigetto .

Quando scrissi un’ articolo sul Fiumicello nel 1995   ( A. Solinas , Il Fiumicello 1900 – 1995 , in: C’era una volta . . . in Veronetta, tra storia e cronaca n. 3;   Comitato benefico di S. Toscana, Verona 1995)…  sorsero delle contestazioni,  alcuni lettori, infatti, non erano d’ accordo sull’ origine del Fiumicello come acquedotto.  Molti ritenevano che il cunicolo scoperto in fondo al Vicoletto cieco Fiumicello fosse quella famosa galleria che la tradizione ci racconta cioè che dal Castello di Montorio partiva una galleria che conduceva in Arena. Perciò quest’ anno cercheremo di chiarire questi argomenti .

Diciamo subito che senza ombra di dubbio il percorso del Fiumicello è opera dell’uomo, perché si dirige verso la città ( a ovest ) invece di seguire il corso naturale che compie il Fibbio verso sud.

Ma l’ argomento più difficoltoso da contestare era quello che scriveva l’ ingegnere Mario Benini , che fu per un periodo dirigente dell’ Acquedotto Municipale della nostra città. 

Nell’ articolo  “L’acquedotto di Verona ” edito da Vita Veronese nel 1967 egli scrive : « ( . . . ) i romani preferivano le acque sorgenti alle acque correnti del Lorì  (di Avesa n. d.s .) e le sorgenti di Montorio, e quindi con poche garanzie circa la loro potabilità . . . I tecnici romani scartate le sorgive di Sommavalle e Fontana del Ferro, perché insufficienti, e quelle della Valpantena, perché già sfruttate, si orientarono per le sorgenti di Parona e di Novare . . . » .

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Mar 17 2021

RIEMERGE IL PIÙ ANTICO MONASTERO CRISTIANO D’EGITTO

Il monastero. Ph. Ministero delle Antichità dell’Egitto

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Una missione archeologica franco-norvegese ha rivelato, nel fine settimana, la scoperta del più antico monastero cristiano d’Egitto: si trova in pieno deserto e risale al IV secolo d.C.

Una missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut français d’archéologie orientale, ha rivelato, nel fine settimana, di aver scoperto il più antico monastero cristiano noto in Egitto. Il sito è stato trovato nell’oasi di Bahariya, nel mezzo del deserto, a una distanza di circa 370 km dalla capitale Il Cairo. “La missione franco-norvegese”, ha spiegato il Ministero delle Antichità dell’Egitto in un comunicato diffuso sabato, “ha scoperto, durante la sua terza campagna di scavo nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi di Bahariya, molti edifici costruiti in basalto, altri scavati nella roccia e altri fatti di mattoni di argilla”. Il complesso è suddiviso in sei settori, dove sono state rinvenute le rovine di tre chiese e di celle monastiche le cui pareti mostrano graffiti e simboli con iscrizioni legate alla cultura copta. Sono stati ritrovati anche numerosi ostraka (frammenti di ceramica) con iscrizioni in greco che fanno riferimento ai monaci. Sulla parete di una chiesa sono stati rinvenuti anche alcuni passaggi biblici in greco, da cui si ricavano importanti informazioni sulla vita monastica nella zona. La scoperta risale all’anno scorso, ma gli scavi in quest’area sono cominciati una decina di anni fa.

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Mar 13 2021

QUANDO TI DIRANNO : LEI SI DEVE “VACCINARE PER COVID

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QUANDO TI DIRANNO : LEI SI DEVE “VACCINARE PER COVID

La Risposta sarà questa :

Stavo “morendo” dalla voglia di vaccinarmi, però non  possiamo violare :

– L’Art. 32 della COSTITUZIONE della Repubblica Italiana,

– L’Art. 5 del Trattato Internazionale di OVIEDO,

– L’Art. 1 del Codice di NORIMBERGA,

– L’Art. 3 della Dichiarazione Universale dei DIRITTI UMANI.

Quindi, dovrebbe essere così gentile, da darmi il foglietto illustrativo del “vaccino” che vorrebbe somministrarmi, e una copia del “Consenso informato”.

Io  mi identifico, visto che Lei è un Pubblico Ufficiale, nell’esercizio delle sue funzioni, e la invito a fare altrettanto.

Mi leggo con attenzione tutto il foglietto illustrativo, e anche il modulo del consenso informato, perché è un mio pieno diritto, oltre che un dovere. Domani torno, e le comunico cosa intendo fare, e perché.

Arriva domani, e mi presento nel centro vaccinale (o in qualsiasi altro ufficio, o centro che sia), e chiedo del Pubblico Ufficiale di ieri.

Guardi, ho esaminato con estrema attenzione la scheda tecnica del “vaccino” che mi ha fornito, e non è stato nemmeno necessario visionare il modulo del consenso informato.

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Mar 12 2021

UN ALTRO PUNTO DI VISTA: QUELLO DEL VIRUS!

Category: Natura e scienzagiorgio @ 12:32

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Se dovessimo fare qualche ragionamento in merito potremmo dire che il virus è un elemento teleologico elementare il cui funzionamento è del tipo omeostatico.

Questo elemento, il virus, ha un tempo di vita che è una funzione determinata dall’ambiente in cui si trova, quindi materiale di supporto, condizioni di temperatura, di umidità, agenti chimici ambientali ecc. elementi che si potrebbero includere in un vettore.

Inoltre, ha un tempo di riproduzione, anche questo, legato all’ambiente isolato nel quale può trovare delle sostanze che ne consentano questa funzione.

Il corpo umano contiene queste sostanze, in particolare, quello che viene definito RNA.

Una funzione riproduttiva è sempre soggetta alle condizioni di “entropia”, per cui, l’elemento riprodotto, ha caratteristiche analoghe ma non uguali all’elemento riproduttore!

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Mar 07 2021

GLI ZAIA IN VENETO DA 15 GENERAZIONI MA LE RADICI SI TROVANO IN CROAZIA

Luca Zaia

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La vicenda della famiglia del governatore diventa simbolo dei veneti contadini ed emigranti. Il cognome? Nei Balcani richiama lepri e cavalli

VILLORBA (Treviso) — Piccolo quiz agostano a cavallo tra le due sponde dell’Adriatico. Domanda multipla a risposta unica: in lingua slava significa «lepre»; nei dialetti dell’Istria designa una cesta di vimini; più giù nei Balcani, dove Croazia e Bosnia si toccano nell’entroterra di Spalato, indicava qualcuno che aveva a che fare con le mandrie dei cavalli (attenzione, questo è un indizio importante); secondo i turchi, che da quelle parti si sono trattenuti a lungo, vorrebbe dire «gente dal capello riccio»; in veneto non ha un significato proprio, ma tutti, vecchi e bambini in età prescolare compresi, hanno sentito quella parola di quattro lettere almeno una volta. Cos’è? Soluzione: la risposta giusta a tutte le domande è «zaia». Divenuta nel frattempo «Zaia» con la maiuscola, poiché nel tragitto dalle terre dalmate alla Sinistra Piave veneta, la parolina è diventata, consolidandosi in cognome, identificativa di una famiglia che – grosso modo tra Quattrocento e Cinquecento – aveva compiuto lo stesso percorso in direzione nordovest. Magari proprio per sottrarsi al pericolo turco. 

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Mar 04 2021

DISINFORMAZIONE NO TAV

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Durante una trasmissione  a    favore dei NO TAV,   Crozza disse: 

“per portare le merci a Lione basta un Doblò ogni 15 giorni”

Nessuno lo informò che lʼattuale traffico è già  oggi oltre 42 milioni di tonnellate di merci/anno.

Di Doblò ce ne vogliono almeno 100 di milioni…. infatti solo in Valsusa passano 800.000 TIR allʼanno. 

Altri 2 milioni passano in Liguria e in Val dʼAosta. 

Senza contare camion, furgoni e anche “qualche Doblò”.


Feb 26 2021

VITA ETERNA

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Gli ebrei del tempo della Bibbia, credevano nell’al di là? 

In ebraico non esiste neppure questa espressione. (Il termine ‘olam non ha il senso dell’eternità, ma di “tempo lontanissimo” riferito sia al passato che al futuro. 

La morte per gli ebrei era la fine di tutto: non esiste l’al di là: tutti, buoni e cattivi, dopo morti si scende nello “Sheol“, cioè in quella che secondo la concezione mitologica della terra dell’epoca, era considerata una enorme caverna sotterranea, dove ridotti a larve, ad ombre, ci si nutre di polvere. 

Questo era tutto quel che si credeva in Israele al riguardo dell’al di là: tutti, buoni e cattivi, quando si muore si riceve la stessa sorte: nella caverna sotterranea come spettri a mangiare polvere: “i morti non vivranno più, le ombre non risorgeranno” (Is 26,14). 

Quando l’influsso della filosofia greca iniziò a farsi sentire pure in Israele, e cominciarono a divulgarsi le dottrine sull’immortalità dell’anima, verso il 200 a.C. un “predicatore” (è questo il significato del termine ebraico Qoèlet [l’ecclesiaste] che dà il titolo al suo libro), scrisse per contestare vivacemente queste idee: 

“La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto  e’ venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere.” (Qo 3,19-21); 

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Feb 06 2021

IL FICO AL CONTRARIO

Category: Natura e scienzagiorgio @ 15:51

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A Bacoli, in Campania, c’è un fico selvatico che cresce al contrario. Si trova in una volta di un antico stabilimento termale romano all’interno del Complesso archeologico di Baia. L’albero cresceva sopra la volta, ma poiché le radici compromettevano la struttura fu deciso di tranciare il tronco. Dopo poco tempo le radici che pendevano dal soffitto della volta sono iniziate a mutare, trasformandosi in rami. L’albero tutt’ora produce frutti…

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Fonte: da Facebook di:  Sergio Salati

Link: https://www.facebook.com/profile.php?id=100000569644221


Feb 02 2021

ELON MUSK: IL 99,9% DEI MEDIA È DI PROPRIETÀ DEL “NUOVO ORDINE MONDIALE”

Category: Media e informazionegiorgio @ 00:13

Elon Musk

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DA NICOLA ZEGRINI

Elon Musk ha recentemente pubblicato una serie di tweet sottolineando che il “Nuovo Ordine Mondiale” controlla e influenza il 99,9% dei media mainstream.

Il miliardario fondatore di Tesla ha sollevato il coperchio su come i giornalisti dei media mainstream coprano di zucchero le bugie “ottenere il massimo dei clic e guadagnare dollari pubblicitari” per i loro padroni globalisti. Musk non ha perdonato i media, definendoli ipocriti e sottolineando che il pubblico non si fida più di loro.

Musk dice che vuole che i cittadini comuni si “sveglino” e si rendano conto di chi possiede veramente i media che sono costretti a consumare.

Thefreethoughtproject.com riporta: Musk Ha detto che non fa pubblicità per Tesla, la sua compagnia di auto elettriche, il che significa che non contribuisce con denaro ai media, che dipendono dai soldi della pubblicità per rimanere in attività.

D’altra parte, l’industria automobilistica tradizionale e le società di combustibili fossili sono tra i più grandi inserzionisti del mondo, il che significa che sono una delle industrie primarie che mantengono in attività i media mainstream. Quando arriva il momento di coprire una storia che coinvolge queste industrie, i giornalisti e le organizzazioni dei media hanno un evidente pregiudizio e conflitto di interessi che influenzerà la loro copertura della storia anche se non hanno ricevuto ordini espliciti di creare propaganda.

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Gen 26 2021

OLOCAUSTO AFRICANO, DIMENTICATO DAGLI OCCIDENTALI.

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OLOCAUSTO AFRICANO, DIMENTICATO DAGLI OCCIDENTALI.

Il volto nascosto della schiavitù.

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Si chiama Maafa, è l’equivalente del termine Shoah, riferito all’Olocausto africano, detto anche Olocausto della schiavitù, o Black Holocaust. Deriva dallo swahili e significa “disastro, tragedia”. Si riferisce ai 500 anni di schiavitù, imperialismo, colonialismo, apartheid. Tutto il continente ne porta ancora le conseguenze, sia sociali che economiche.

Il colonialismo non è terminato, come sostengono i libri di scuola, con il ritiro degli eserciti occidentali dalle colonie. Bensì ha cambiato forma.


Il “colonialismo post-moderno” avviene mediante dei governanti locali che rispondono agli interessi stranieri e lobbistici, e non a quelli del proprio popolo e della propria terra. Regimi autoritari che mantengono il popolo nella miseria, reprimendo ogni forma di dissenso, anche la più pacata.
“Se noi europei non andavamo a saccheggiarli, oggi non sarebbero in condizioni di povertà”“Li abbiamo colonizzati, schiavizzati, abbiamo depredato le risorse e ce ne siamo andati lasciandoli morire di fame“.
Concetti simili, tutti giusti nel merito, ma sbagliati in quanto riferiti ad una epoca coloniale che parrebbe appartenga al passato e terminata con il ritiro delle truppe.

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Gen 15 2021

MEDICI E FARMACI UCCIDONO PIÙ DELLE GUERRE!

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di Marcello Pamio

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«Qual è la differenza tra attraversare la strada bendato ed entrare in ospedale? Nessuna, in entrambi i casi rischi la vita». M.P.

Lo scrittore latino Publiliu Syrus nato nell’85 a.C. era convinto che «dagli errori degli altri, un uomo saggio corregge i suoi». In teoria dovrebbe essere così, ma oggi soprattutto in ambito medico le cose sono un po’ diverse…

Mortalità in Italia

In Italia ogni anno a causa di una qualche malattia muoiono circa 600.000 persone.

Secondo l’Istat nel 2014 i decessi sono stati quasi 598.670 e nel 2015 hanno superato quota 646.000.

Le principali cause in ordine decrescente sono: malattie ischemiche del cuore (69.653), malattie cerebrovascolari (57.230) e altre malattie del cuore (49.554). Poi i tumori maligni (33.386), malattie ipertensive (30.690), demenza e Alzheimer (26.600), malattie respiratorie (20.234), diabete mellito (20.183), tumori di colon/retto (18.671), tumore seno (12.330), tumori al pancreas (11.186) e via via fino al suicidio (4.147) all’ultimo posto.

Raggruppando le prime tre voci sotto “malattie cardiovascolari”, visto che tutte interessano lo stesso apparato, si raggiunge la cifra di 184.737 morti all’anno, mentre i tumori uccidono all’circa 125.000 persone.

Da qui l’arcinota classificazione che vuole al primo posto per mortalità le malattie cardiovascolari, poi i tumori. Ma è proprio così?

Dall’elenco dell’immarcescibile Istat non esisterebbero infatti per esempio le «morti iatrogene», cioè tutte quelle morti dovute a errori medici o date dagli effetti collaterali dei farmaci.

Come mai? Mancanza alquanto anomala visto che si tratta di una delle prime cause di morte al mondo!

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