Fonte: da mela rossa
Link: https://www.melarossa.it
Ott 17 2018
Ott 16 2018
Scuola di una volta
Quella viva, vera, quella che si chiamava elementare, perché quello che ci si faceva era, appunto, elementare, semplice.
Era una scuola pulita, colorata, allegra, con quel profumo tipico, misto di gesso, colla vinilica, carta e sapone. Sapeva appunto di scuola.
Era una scuola dove arrivavi col sorriso. Attaccavi i cartelloni senza paura che se fossi caduta ti beccavi una denuncia perché l’assicurazione non ne risponde. I mariti e gli amici delle maestre entravano senza problemi per portare gli scatoloni di libri, i nonni in pensione (si andava ancora in pensione) venivano a tinteggiare le pareti o a dipingere mobili di recupero con colori sgargianti, piantavano le erbe aromatiche nelle aiuole del cortile senza dover stilare progetti e dare un preventivo per fare gare d’appalto.
Festeggiavi qualsiasi cosa, compleanni, nascite, prime comunioni, si mangiava di tutto e in allegria, senza intolleranze ed allergie. Distribuivi caramelle, cioccolatini e fette di torte fatte in casa.
Ti fermavi fino a tardi per finire di correggere senza essere cacciati perché i bidelli dovevano chiudere e attaccare l’allarme, visto che le chiavi della scuola le tenevano anche le maestre.
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Scrivevi sulla lavagna di ardesia e compilavi registri di carta senza sentirti sfigato se non funziona la LIM o non c’è Internet.
Si andava a cena con i colleghi e a ricreazione si affettava il salame che portava il maestro e si faceva merenda con quello, perché non c’erano i distributori automatici. Il caffè lo faceva la bidella con la moka e te lo portava in classe, senza che fosse nel suo contratto di lavoro. In compenso se si usavano le tempere ti fermavi a pulire tu i banchi sporchi.
Era una scuola serena e se qualcuno si ammalava, i colleghi gli telefonavano per sapere come stava, non per sapere il suo orario per trovare le sostituzioni.
Perché se ti ammalavi nominavano le supplenti, non dividevano gli alunni nelle altre classi.
Questa era la scuola, la buona scuola.
Ora è solo un ricordo lontano, una favola da raccontare ai bambini di oggi, sempre che non siano impegnati a girare da una classe all’altra perché la loro maestra è ammalata.
Quanta nostalgia per tornare ad insegnare in una scuola così! Quella della nostra infanzia, per la quale vedendo le nostre maestre appassionate e colme di valori e personalità vere, autentiche, abbiamo deciso di seguire la loro strada-
Fonte: srs di Pina di Caprio, da Facebook del 14 ottobre 2018
Link: https://www.facebook.com/groups/professioneinsegnante/permalink/1930598730387112/
Ott 14 2018
–Io “Come mai tutto sto casino?”
– Una ragazza di 3^ “Perché Salvini è un fascista, anzi, no, è nazista.”
– Io “Perché dici che è nazista?”
– Lei “Perché non vuole mettere soldi alle scuole e arresta tutti i profughi.”
– Io “Ma Salvini NON si occupa di scuola e poi vuole arrestare solo i delinquenti.”
– Lei “Non è vero! Noi abbiamo bisogno di tutti i profughi perché se noi diventiamo dottori, chi coltiva la terra?”
– Io “Come mai state scioperando?”
– Un ragazzo di 19 anni “Perché ci siamo rotto i coglioni di questi vecchi bacucchi della politica italiana.”
– Io “Ma, veramente, i due ministri che state contestando sono giovanissimi e appena arrivati al governo.”
– Lui “A me che cazzo me ne frega, frate, qua dicono tutti così!”
– Io “come mai tutta sta mobilitazione?”
– Un altro ragazzo più giovane ” I proff. hanno detto che questi ministri sono incapaci e vogliono distruggere la scuola.”
– Io “Ma tu cosa ne pensi?”
– Lui “A me basta che saltiamo un giorno di scuola!”
– Io “Ma sai, almeno, chi sono i ministri che contestate?”
– Lui “Come si chiama, quella lì, forse Fornero? No, aspetta… chiama alcuni amici e amiche in aiuto… la prima dice, “La Rossa no!“…
la seconda dice “No ma che cazzo dici, si chiamano Mattarella e quello scemo di Saviano.” (Saviano!?!)…
Ma il terzo è il più fenomenale… “Minchia raga, non sapete proprio un cazzo, è contro il governo e la BELDRINI (ha detto e ripetuto proprio BELDRINI) CHE CI STIAMO FACENDO SENTIRE.
AUGURI RAGAZZI
Fonte: da Facebook di Antonio Settembrini del 12 ottobre 20018
Link: https://www.facebook.com/antonio.settembrini.10
Ott 12 2018
A Roma inaugurato il Villaggio contadino con esposti i prodotti locali.
Scomparse in italia tre varietà di frutta su quattro
VENEZIA. In Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro nell’ultimo secolo anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta.
E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’inaugurazione del Villaggio contadino nella Capitale dove è stata aperta per tutto il week end una vera e propria Arca di Noè dove scoprire i cibi, le piante e gli animali salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni riconosciuto e sostenuto dai “Sigilli” di Campagna Amica.
Il Veneto salvando dall’oblio ben 30 tipicità si guadagna la medaglia d’argento per aver intrapreso la più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italiache può essere sostenuta direttamente dai cittadini nei mercati a chilometri zero degli agricoltori e nelle fattorie lungo tutta la Penisola, una mappa del tesoro che per la prima volta è alla portata di tutti.
Continua a leggere”ECCO I TRENTA PRODOTTI CHE I CONTADINI VENETI HANNO SALVATO DALL’ESTINZIONE”
Ott 11 2018
Si preparava d’inverno nelle campagne padovane del 1800.
Prendere del lardo e farlo soffriggere in una pentolone, poi aggiungere una verza affettata sottile ed una luganega (1 per persona) dopo averla forata con uno stuzzicadenti.
Mettere dell’acqua, tanta quanta si possa fare una ‘sopa‘ leggermente brodosa.
Quando la verza sarà cotta, regolare di sale e versare la zuppa su fette di pane abbrustolite.
In questa ricetta non viene usato il pepe, l’olio EVO e la spolverata di parmigiano, allora non c’erano i soldi per acquistare quegli ingredienti da ‘siori’ .
In foto: casone della bassa padovana risalente agli inizi del 1800, dove senz’altro alla sera si mangiava solo “el broetòn”.
Fonte: da Facebook , Se el Mar fosse Tocio e i Monti fosse Poenta
Ott 10 2018
Tabella in pietra con il numero LXIII (63)
Tutti noi sappiamo: ce l’hanno detto, e l’abbiamo letto, che l’Ala dell’Arena è crollata a seguito del terribile terremoto del 1117, questa pietra ci dice che non è vero.
Negli scavi archeologici, effettuati in via Mazzini tra il 1997/1998 , uno dei blocchi incastrati nelle mura tardo romane recava scolpito il numero LXIII. (63). Quella pietra apparteneva all’anfiteatro posizionato a fianco di uno dei quattro archi “sopravvissuti” dell’ala esterna che ha il numero LXIII (64).
L’arco dell’Ala con il numero LXIIII (64)
Il dato è importantissimo: indica che l’anello andò distrutto non durante il terremoto del 1117, ma in occasione della costruzione della seconda cinta muraria della città….
Forse per recuperare materiale per la costruzione delle mura, ma soprattutto per diminuire l’altezza dell’edificio che, malgrado le nuove mura della città fossero più alte di circa 6 metri delle precedenti, era ritenuto pericoloso in caso di attacco se conquistato dai nemici… L’Arena venne abbassata di circa 12 metri e mantenne comunque la normale funzionalità della cavea interna.
Rimane sempre aperto il periodo della distruzione dell’ala, eterna diatriba, che va dal 265, Imperatore Gallieno, al 493-506 di Teodorico il Grande
Ott 08 2018
Questa è una rapina! Dammi tutti i tuoi soldi!
Calma, calma! Sono un deputato!
In questo caso dammi tutti i MIEI soldi!…
Ott 07 2018
Dappertutto nel mondo l’alcolismo è considerato una malattia…
Solo bel Veneto ti chiedono: “Perché non bevi, stai male?”
Ott 05 2018
Di Dino Raro – ottobre 14, 2018
Dopo che l’avevo scritto, mi sono reso conto che la sua vita è stata la testimonianza di un’epoca. E’ la storia di migliaia di famiglie contadine del Veneto, uomini che hanno ricostruito un paese, dalla povertà della civiltà contadina ai nostri tempi. Erano uomini e donne temprati, schivi, credevano nella forza della famiglia, nel lavoro, nell’onestà e vivevano in solidarietà.
Appena ricevuta la notizia mi si sono accese nella mente tutta una serie di immagini alcune delle quali le ho scritte di seguito. Ho scritto in lengoa perchè, benchè conoscesse benissimo l’italiano, era la sua lingua madre. Credo che gli “arriverà di più”, dentro.
Gli ho scritto adesso perchè non ho potuto farlo a parole, di persona, e sono sicuro che mi avrebbe detto se mi stavo “rufianando”.
Lui era così.
Set 28 2018
Set 25 2018
Verona, un centro commerciale chiuso per fallimento
Mentre a Roma si cacciano i soprintendenti che fanno bene il proprio lavoro, mentre in giro per le strade di Roma e d’Italia, tanti negozi di quartiere chiudono i battenti, ammazzati dalla concorrenza dei centri commerciali, mentre in Italia si continuano a realizzare centri commerciali ed outlet lontano dai centri abitati, mentre andiamo perdendo la sicurezza lungo le strade per l’assenza di attività commerciali, mentre i nostri ipocriti politici si fingono di preoccuparti dell’inquinamento, imponendo targhe alterne e blocchi del traffico … pur rilasciando concessioni per la costruzione di centri commerciali che obbligano la gente all’uso dell’automobile … mentre tanto altro, gli inventori degli shopping malls, ormai da più di un decennio, hanno abbandonato quella immonda tipologia suburbana che, in molti casi, viene demolita e sostituita con quartieri ispirati ai nostri centri storici!
Qualcuno in malafede potrebbe pensare che questa possa essere l’ennesima lamentela, fatta dal sottoscritto, per ragioni nostalgiche e anacronistiche … e invece questo è il succo della conferenza tenuta da June Williamsons[1], in occasione del convegno RoweRome2017[2] che si è tenuto presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “La Sapienza” di Roma dal 21 al 23 giugno 2017.
Nel corso della sua conferenza – intitolata “Suburban Sprawl Retrofit: Urban Design Lessons, and Questions, from North America” – la Williamsons ha infatti mostrato decine di esempi di Shopping Malls americani i quali, dopo il fallimento, hanno chiuso i battenti e sono stati demoliti, per essere sostituiti con normalissimi quartieri con abitazioni e negozi, o con parchi, oppure semplicemente demoliti in attesa di decisioni …
Continua a leggere”CENTRI COMMERCIALI? NO, GRAZIE! … E SONO GLI AMERICANI A RICORDARCELO”
Set 23 2018
L’Italia è quella strana nazione dove ti mettono i codici identificativi sui sacchetti della spazzatura per multarti se butti un pezzo di carta nel sacco della plastica… ma permettono a migliaia di rom di vivere in campi abusivi dove buttano nei fossi la loro spazzatura.
L’italia è quella strana nazione dove ti multano se regali un panino a un senzatetto senza aver fatto lo scontrino… ma permettono a venditori abusivi di vendere le loro merci taroccate agli angoli delle strade.
L’Italia è quella strana nazione dove ti multano se dove c’è il limite di 50 km/h.. e vai a 51 km/h… ma permette a chi ha targa straniera di andare e fare quel cavolo che gli pare.
L’italia è quella strana nazione che se un militare delle forze dell’ordine arresta un violento in modo violento… viene indagato per violenza.
L’italia è quella strana nazione che mette il divieto di accendere le stufe a legna per non aumentare l’inquinamento atmosferico… ma permette ai rom di fare falò con i copertoni delle ruote per pulire il rame.
L’Italia è quello strana nazione dove per comprarti una casa devi farti un mutuo di 30 anni… ma poi permette ad occupanti abusivi di occuparti la casa e cambiare le serrature.
L’italia è quella strana nazione dove i giudici condannano i proprietari di casa a rimborsare i rapinatori se questi vengono morsicati dal cane in giardino.
L’italia è quella strana nazione dove dopo innumerevoli casi dove maestre d’asilo picchiano i bimbi… non si possono mettere telecamere di controllo perché ledono la privacy.
L’italia è quella strana nazione dove i giudici diminuiscono la pena a un assassino perché 48 coltellate non è sinonimo di crudeltà.
L’italia è quella strana nazione che sfratta una nonnina terremotata perché nella sua casetta manca un foglio burocratico… ma permette a zecche dei centri sociali di occupare e vivere in aziende capannoni ed edifici.
L’Italia è quella strana nazione in cui molti milionari al governo, con pensioni da trentamila euro al mese, ordinano al popolo di tirare la cinghia, fare sacrifici e morire lavorando fino alla fine.
Potrei andare avanti x ore, ma la musica e’ sempre la stessa…
L’Italia in una sola frase è
La potenza dell’impotenza!!!
Se non si opera un vero cambiamento, l’Italia non apparterrà mai agli italiani.
Fonte: facebook settembre 2018
Set 19 2018
Poco dopo aver appreso del “regalo” dell’archistar e Senatore a vita Renzo Pianoalla sua Genova, la stragrande maggioranza dei professionisti italiani ha manifestato la sua indignazione per l’iniziativa, apparsa più una farsa a beneficio della politica, che non una concreta proposta per risolvere il problema dell’autostrada passante per Genova e, più in generale, dello stato in cui versano tutte le mastodontiche infrastrutture in cemento armato realizzate negli ultimi 60 anni in Italia.
Lo scorso 30 agosto Eleonora Carrano[1], dalle pagine de “Il Fatto Quotidiano”, nel tracciare un quadro disastroso dell’edilizia pubblica “moderna” italiana, ha tristemente ammesso: «Viviamo in un disastro, in un Paese che sta letteralmente collassando, che nega il principio di realtà, che non riconosce nell’incognita dell’incolumità dei cittadini la priorità di intervento, lavorando in questo modo al proprio fallimento: aspettiamo Godot, che non arriverà mai, ma viviamo nell’attesa che domattina ci sarà il miracolo».
… per poi ironizzare dicendo: «Ed ecco un piccolo miracolo, che dovrebbe scaldare il cuore ma che invece non commuove né convince: la generosa offerta del senatore Renzo Piano; che, in assenza di un pensiero sistemico e di investimenti strutturali, offre un suo progetto per il nuovo ponte, “un lavoro a titolo gratuito, in continuità con quello che lo studio ha fatto per Genova, a partire dalle Colombiadi” (chissà cosa ne pensa il Consiglio Nazionale degli Architetti Cnappc, di questa offerta a titolo gratuito)».
Continua a leggere”GENOVA: CROLLI, DONI SGRADITI E NECESSITÀ DI RICOSTRUIRE UN PAESE ALLO SFASCIO”