Lug 21 2014

BRESCIA, IL SINDACO DEL PD FA SPARIRE IL BIGIO, LA STATUA CHE PIACEVA A BENITO MUSSOLINI

Category: Architettura e urbanistica,Arte,Società e politicagiorgio @ 04:45

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Il Bigio in Piazza Vittoria a Brescia  

 

Può una statua mettere paura alla Leonessa d’Italia?

 

A raccontare la storia del Bigio, scultura in marmo di Carrara nata dal genio di Arturo Dazzi nel 1932 e posizionata in Piazza della Vittoria a Brescia, si direbbe proprio di sì.

Il colosso, che venne elogiato da Benito Mussolini come raffigurazione dell’Era fascista (nome che divenne poi quello ufficiale dell’opera), riposa in un magazzino comunale, abbandonato dall’amministrazione di centrosinistra insediatasi lo scorso anno. Del resto il Bigio non è nuovo alle contestazioni: nell’immediato dopoguerra fu oggetto di numerosi assalti antifascisti, fino alla deposizione del 1945.

 

Dopo quasi settant’anni di oblio e proposte sul suo recupero, nel 2013 la giunta guidata dall’allora sindaco Pdl, l’onorevole Adriano Paroli, aveva dato il via al restauro del colosso in vista di un ricollocamento collegato all’apertura della fermata “Vittoria” della metropolitana di Brescia. Ma il Bigio non aveva fatto i conti con il Pd e i suoi alleati “partigiani”. Così, subito dopo aver vinto in Comune, Emilio Del Bono (Pd, già ultimo segretario bresciano della storia della Dc) ha bloccato subito il progetto.

 

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Dic 05 2013

BASILICA PALEOCRISTIANA E COMPLESSO TARDO-ANTICO – CONCORDIA SAGITTARIA (VE)

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Descrizione: Il sito comprende resti di una trichora martyrum e di una basilica paleocristina a tre navate, pavimentata in mosaico con motivi geometrici, e con bancone presbiteriale rialzato.

Davanti all’edificio si estende un ampio quadriportico con pozzo centrale, al quale si accede da una strada romana ben conservata.

Rimangono anche i resti dell’episcopio.

A fianco della trichora si sviluppa un’area sepolcrale con sarcofagi.

 

Costo del biglietto: gratuito

Giorni e orario d’apertura: 9.00 – 19.00

Proprietà: Statale 
Città: Concordia Sagittaria

Indirizzo: Piazza della Cattedrale 
CAP: 30023

Provincia: Venezia

Regione: Veneto

Telefono: 0421/275677

 


Dic 16 2012

RIFORMA DEI CONDOMINI: ECCO COME SONO CAMBIATE LE REGOLE

Category: Architettura e urbanistica,Società e politicagiorgio @ 00:23

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Verona – Grattacielo di Piazza Simoni

 

Amministratore “trasparente”, nuovi quorum delle assemblee, via libera agli animali e ai condomini che vogliono staccarsi dal riscaldamento centralizzato

 

Una riforma dopo 70 anni. Sta per essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge(scarica il testo in pdf) che modifica la disciplina “del condominio negli edifici“, una ventina di articoli del Codice civile rimasti pressoché invariati dal 1942, mentre la convivenza e le esigenze di uno stabile si sono completamente trasformate. Un mondo dove la casistica delle situazioni, spesso ad alta conflittualità, è pressoché infinita. La nuova legge, che entrerà in vigore dopo 6 mesi dalla pubblicazione (quindi presumibilmente verso la metà del 2013),  andrà a incidere sulla vita quotidiana di 30 milioni di italiani che vivono in edifici condominiali.

 

Le novità riguardano moltissimi aspetti delle vita condominiale: dal ruolo dell’amministratore, ai quorum delle assemblee, al sito web per le comunicazioni alla tutela degli animali, la possibilità di staccarsi dal riscaldamento centralizzato e leparabole tv. Vediamole più in dettaglio.

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Lug 13 2012

L’ITALIA CHE SCOMPARE: È IL CONSUMO DI SUOLO IL NEMICO NUMERO 1 DELL’AMBIENTE

Category: Architettura e urbanistica,Geografia e ambientegiorgio @ 15:44

Cementificazione di Milano 

Inquinamento, caccia e incendi dolosi sono mali minori. Senza interventi nei prossimi vent’anni si perderanno 75 ettari al giorno

L’ITALIA CHE SCOMPARE – A lanciare l’allarme su questo fenomeno sono i risultati del dossier Terra rubata–Viaggio nell’Italia che scompare: un progetto di ricerca svolto dall’Università degli studi dell’Aquila e promosso dal Fondo ambiente italiano (Fai) e dal Wwf e presentato martedì mattina, a Milano. «Il territorio è sottoposto a una minaccia spaventosa di cui pochi si rendono conto», ha detto il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi, mentre Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai, ha sottolineato la necessità di «affrontare il domani e non solo l’emergenza, perché poi si paga se nell’emergenza si è agito nella maniera sbagliata. Mi auguro che il governo Monti, che pure ha dovuto affrontare emergenze che risalgono all’epoca dei nostri padri fondatori, consideri anche il domani che seguirà alle sue scelte».

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Mag 30 2012

IN EMILIA SONO CROLLATI I CAPANNONI INDUSTRIALI. MA È NORMALE CHE SIANO CROLLATI? CERTO!

Category: Architettura e urbanistica,Ricerca e tecnologiagiorgio @ 13:11

Facendo i soliti “conti del marito della serva”,  si trova che   le località interessate dal terremoto erano  classificate fino al 2003/2005 zone NC  NC sta  per zona sismica non classificata,  ovvero: dormite sicuri che non esistono problemi!)

Se si va a vedere i paesi interessati sono tutti:

Finale Emilia NC

Modena NC

Mirandola NC

Bondeno NC

Carpi NC

Correggio NC

San Felice sul Panaro NC

Ecc. ecc. ecc. ecc.

Le Province di Modena e Ferrara NON ERANO CLASSIFICATE SISMICHE, pertanto i capannoni sono crollati, “forse”  perché non c’era l’obbligo, la necessità e i parametri  per progettarli in maniera adeguata a resistere  ad un sisma che non sarebbe “mai” dovuto arrivare,  essendo una zona considerata suppergiù  con la stessa staticità di un tavolo da biliardo.

Di cosa si parla quando ci si chiede con fare persecutorio: “Chi ha costruito quei capannoni?” “È  da suicida costruirli così”.

La domanda semmai dovrebbe essere: “Quando hanno costruito quei capannoni?”.

La naturale iperstaticità di una costruzione in muratura sta consentendo a molte abitazioni civili di aver evitato  il peggio.

Ma con i capannoni non è così!

Progettati per i SOLI CARICHI GRAVITATIVI  (ante 2003/2005), con tegoli semplicemente APPOGGIATI e pilastri con armature chiaramente sottodimensionate  per l’energia che hanno dovuto sopportare in questi giorni, alcuni….NON HANNO NATURALMENTE  RETTO!.

 

 


Dic 30 2009

Lago di Garda Sos: Residence e cementificazioni a valanga

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Una veduta panoramica del residence «Borghi del Garda resort Village» in località Sermana, a Peschiera

ESPOSTI. Tre quelli fatti alla Procura dal Comune di Torri, che ha posto vincoli nelle delibere. E Brenzone ha approvato una mozione ad hoc. Lotta alle strutture turistiche trasformate in seconde case Passionelli: «E nessuno in Regione interviene»

Una mozione consiliare, alcuni esposti alla Procura della Repubblica e gli strali, ma solo verbali, della Unione gardesana albergatori veronesi.

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Mar 24 2009

CASTEGGION (CASTEJON) DI COLOGNOLA AI COLLI, DOVE SI NARRA LA MEMORABILE STORIA DI UNA COLLINA…

CASTEJON di  Cologna ai Colli, dove  si narra la memorabile storia di una collina, …con le strabilianti gesta di sindaci, speculatori, archeologi, contadini etc,  etc,…

Ogni riferimento a persone o cose reali è puramente causale

INSERTO REDAZIONALE NORDEST  N° 4 –  aprile  1985

Scarica el-castejon-de-colognola-ai-colli-inserto

Questa “storia” che andiamo a raccontare farà forse sorridere (lo speriamo) o forse arrabbiare (suvvia!! non è il caso), ma il nostro proposito è soprattutto quello di far riflettere un attimo: in tante città, paesi, contrade, la gente, spesso, si racconta “storie” come questa o simili a questa.

Ringraziamo l’anonimo autore che ha voluto raccontare a fumetti uno di queste “storie”

“Nordest” offre questo inserto ai propri lettori, con simpatia.

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Mar 17 2009

CONTRO IL PIANO-CASA DI BERLUSCONI ALCUNI DEI PRINCIPALI RESPONSABILI DEGLI ORRORI CHE HANNO SFIGURATO IL BELPAESE: AULENTI, FUKSAS, GREGOTTI

Category: Architettura e urbanisticagiorgio @ 08:08

 

SGARBISSIMO! – “CONTRO IL PIANO-CASA DI BERLUSCONI ALCUNI DEI PRINCIPALI RESPONSABILI DEGLI ORRORI CHE HANNO SFIGURATO IL BELPAESE: AULENTI, FUKSAS, GREGOTTI – NON SOLO PER ABUSIVISMO MA PER QUELLA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI ARCHITETTI”…

 

VTTORIO SGARBI PER IL GIORNALE

Attila disse «salviamo l’Italia». 

In prima pagina della Repubblica di ieri, 10 aprile, appariva un appello di tre architetti, tra i principali vandali del nostro tempo, che chiedono «un sussulto civile delle coscienze di questo Paese» contro «la proposta di liberalizzazione dell’edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi».

 

Firmano l’appello Gae Aulenti, Massimiliano Fuksas, Vittorio Gregotti: 

«Le licenze facili e i permessi edilizia fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l’architettura non dipendono da un’anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell’edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perché c’è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo Paese».

E il sussulto viene da alcuni dei principali responsabili degli orrori che hanno sfigurato il volto delle nostre città e del paesaggio. Non si vorrebbe credere. Potrebbe sembrare una burla, probabilmente non lo è e certamente otterrà numerose firme di complici e non ingenui cittadini insieme a quelle di molti che amano il loro Paese e avvertono il pericolo reale. Perché, sia ben chiaro, la preoccupazione è lecita, ma ci vogliono veramente le facce toste dei tre architetti citati per mettersi a capo di una rivolta contro quella «anarchia progettuale che non rispetta il contesto» di cui proprio loro sono stati i principali protagonisti.

AULENTI

Se l’Italia è devastata non lo è soltanto per l’abusivismo ma per quella associazione a delinquere di architetti che, spesso in virtù della loro notorietà e delle benemerenze ottenute con la complicità di partiti o di consapevole amministrazione di centrosinistra o di raggirate amministrazioni di centrodestra che li hanno sostenuti, hanno sfigurato i centri storici e il paesaggio, adesso hanno il coraggio di firmare appelli.

Dobbiamo ricordare che Gae Aulenti ha distrutto il disegno di piazza Cadorna a Milano con architetture che hanno sfregiato gli edifici ottocenteschi pre esistenti, deliberatamente; ha devastato il centro storico della bellissima città di Alcamo con pigne e sfere e corpi illuminanti come traversine ferroviarie disseminati nella piazza principale, senza alcun rispetto dell’armonia dei luoghi;

Che Fuksas ha inflitto il Palafuksas a Torino, una grottesca scatola scambiata per chiesa a Foligno, e immaginato un grattacielo come un sigaro nel golfo di Savona, con una allegra spudoratezza;

 che Gregotti ha circondato il Villaggio Pirelli alla Bicocca a Milano con una serie di ripetitive «scatole da scarpe» e ha costruito il quartiere Zen a Palermo dichiarando che mai ci sarebbe andato ad abitare per l’orrore che ne provava.

FUKSAS

E Fuksas ha dimenticato la cementificazione di Paliano sotto il castello Colonna con una serie di alloggi come forni crematori? O una serie di edifici per la cooperativa Ernica inflitti alla bella Anagni? O l’incredibile municipio della città di Cassino con le facciate (deliberatamente) sul punto di crollare, forse per una non scaramantica allusione a Tangentopoli o a un terremoto? E non ha risparmiato neanche Civita Castellana con le cappelle per il nuovo cimitero, giochi insensati per morti reali.

Provate ad entrare nel nuovo padiglione dell’abbigliamento a Porta Palazzo a Torino per capire fino a che punto può arrivare la perversione dell’architetto indignato. Neppure Gregotti si è risparmiato. Dopo lo Zen si è applicato all’Università delle Calabrie, gigantesca struttura lineare a ponte, tutta di cemento armato, che si sviluppa perpendicolarmente alle creste delle montagne vicino a Cosenza. E non ha mancato neppure di colpire Venezia con il quartiere residenziale a Cannaregio.

L’Italia è disseminata di turpi architetture firmate, l’emblema delle quali è, nel cuore di Roma, la teca dell’Ara Pacis di Richard Meyer. E ora, come tre vispe terese, arrivano Aulenti, Fuksas e Gregotti a protestare contro il cemento selvaggio. Si preoccupano; e magari fossero in malafede. No, sono semplicemente smemorati. Firmano in tre, risponderanno in tremila, cercheranno di garantirsi una immunità per distinguersi dagli speculatori; cercheranno di sollevare una questione morale, troveranno complici.

VITTORIO GREGOTTI

In Italia si arrestano, per associazione a delinquere, le Marchi madre e figlia, ma quelli che hanno distrutto le nostre città sono in prima fila contro Berlusconi per chiamarsi fuori, per scandalizzarsi. L’Associazione pedofili fonda un asilo e sarà bello leggere i nomi dei sottoscrittori. Il rischio del provvedimento del governo non va nascosto, non è da questo pulpito che vogliamo essere messi in allarme. Ma forse scopriremo domani che Repubblica ha inaugurato la rubrica giornalistica di «Scherzi a parte». 

D’altra parte gli architetti italiani hanno spesso determinato equivoci. Qualche tempo fa il grande regista Werner Herzog in visita a Sciacca vide il teatro della città in costruzione da più di trent’anni, e immaginò di tenerlo come scenografia di un’opera wagneriana facendolo saltare con la dinamite. Impresa impossibile per la quantità di cemento armato impiegato per la costruzione del mostruoso edificio che Herzog giudicò evidentemente voluto dalla mafia. Il sindaco convenne sulla visione immaginifica di Herzog ma non mancò di farmi notare che l’opera non era il progetto di un geometra locale ma del grande architetto Giuseppe Samonà professore di Urbanistica all’istituto universitario di architettura di Venezia.

Vedo ora, su Internet, che fra i nuovi firmatari dell’appello del trio c’è anche Pierluigi Cervellati, e questo mi rassicura. Spero ora che egli richiami i limiti della proposta del governo indicando nel trio degli architetti proponenti l’appello i responsabili e non le vittime dello scempio annunciato e da loro già realizzato.

 

 

Fonte: da Dagospia del 11-03-2009


Feb 22 2009

Speculazione e distruzione del territorio; correva l’anno 1954

Category: Architettura e urbanisticagiorgio @ 15:44

Adriano Olivetti, l’utopico e allo stesso tempo concreto programmatore di futuro e di Comunità, sul primo numero della rivista dell’Istituto nazionale di urbanistica, nel 1949, scriveva:

“L’urbanistica reclama la pianificazione; e può darsi una pianificazione democratica, cioè libera? Questo interrogativo dominerà implicitamente o esplicitamente il nostro lavoro. E’ soltanto nella soluzione del rapporto individuo-collettività… che è possibile anticipare la soluzione”.

Sei anni dopo, nel 1954, in una lettera agli urbanisti italiani, commentava amaro la dissennata dissipazione del territorio italiano: 

“La politica italiana non ha voluto accettare il metodo scientifico e con esso moderne tecniche di pianificazione urbana e rurale, non ha voluto né potuto dar luogo ad audaci e preveggenti piani regolatori, onde le nostre città stanno impaludando in un caotico disordine”.


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