Mag 04 2018

FEDIFRAGA

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 14:07

 

 

 

Negli anni Sessanta, nel nostro negozio d’ottica gestito da Vito e mamma, entrò un’attraente signora. Portò a riparare un occhiale da sole con una lente rotta. Dai complimenti di mio fratello e dalle lusinghe che la donna smorfiosamente accettava, mia madre ne fiutò il pericolo.   

 

 La conferma arrivò tre giorni dopo quando la signora venne a ritirare l’occhiale. Alla richiesta di quanto dovesse, mio fratello sorridendo rispose:

 

 – Cinque lire.

 

 – Come mai così poco? – chiese con stupore quella quarantenne.

 

 – È ciò che mi è costata la lente tanti anni fa. –  e aggiunse  – E poi, è un onore per me e per il  negozio servire una come lei.

 

  E dopo una leccata del genere, mia madre ch’era presente divenne verde, rossa e anche viola. Assunse tutte le sfumature dell’arcobaleno per reprimere quello che le era salito sulla punta della lingua.

 

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Mag 02 2018

LE TELEFONATE DI ELENA.

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 21:49

 

 

Non sono mai stato un gran chiacchierone al telefono, forse perché non mi trovo a mio agio parlare con chi non vedo in faccia. Se poi mi capita di dover registrare qualcosa sulla segreteria telefonica mi riesce a impiastricciar perfino le parole. Che siano solo questi i motivi per cui provo antipatia per chi ci sta delle ore?

 

  Tra i più sciocchi che si perdono al telefono, annovero chi, andando in scooter, in auto o mentre si fanno trascinare da cani che sembrano vitelli, continuano a comunicare come se niente fosse. Ridicoli e demenziali sono poi quelli che chiacchierano per strada attraverso gli auricolari. Sembrano dei folli che parlano per loro conto. Ma cosa avranno di così urgente e d’importante da dirsi?

 

 Ora sono in pensione, e di mattina rimango in casa a studiare oppure perdo il mio tempo davanti al pc. Mi capita spesso d’essere solo a ricevere le telefonate di quelle seccatrici che ti propongono offerte vantaggiose sull’energia e sulla telefonia, ma non basta, ci sono anche quelle delle amiche di mia moglie. Tra le più frequenti e come tremenda chiacchierona annovero una certa Elena. Forse perché in casa sua non l’ascolta più nessuno ormai, e allora si sfoga con Teresa e, quando non la trova, è costretta a dialogar con me. E sorpresa delle sorprese: s’è rivelata ancor più simpatica di come l’avevo considerata le prime volte. 

 

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Apr 28 2018

DAL PRETE PER LA LICENZA DI MATRIMONIO

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 22:31

 

 

– Sei di Cremona vero? Anche se non ti ho mai vista prima, dimmi che sei di Cremona!

 

 Queste erano state le parole di mio fratello nella lontana primavera del Sessantasette.

 

 Percorrendo Corso Garibaldi e diretto in centro, aveva incrociato una gran bella ragazza di colore, di quel bel colore vellutato e abbronzato che hanno le ragazze dell’America Latina.

 

 In Cremona, che a quel tempo contava meno di sessantamila abitanti, s’era visto fino allora un solo moretto che correva per le vie. Era un boxer che s’allenava in una palestra cittadina avendo scelto come maestro un vecchio e glorioso atleta cremonese ch’era stato campione italiano in quello sport.

 

 Se fosse stata una delle nostre ragazze, come pretesto per attaccar bottone (1), poteva domandare il nome d’una via, dove si trovava una certa chiesa, addirittura la strada più breve per arrivare al museo e, visto che non gli mancava la fantasia, perfino la ricetta d’un dolce, pur di farla sorridere. Ma a quella bella moretta che altro poteva chiedere?

 

 Sorridendo, la ragazza rispose che era di Panama, che studiava a Bologna e che si trovava a Cremona ospite d’una amica.

 

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Apr 27 2018

GIU’ LE MANI DAL CULO

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 12:21

 

 

 

   Che fortuna! riuscire a dominare la voglia matta di mettere le mani su qualche bel culo di donna. 

 

 E con l’andar del tempo, ho notato che questa foia è comune a tanti uomini, se non addirittura a tutti. 

 

 A fine maggio del Settantacinque, con mia moglie andai in vacanza per una settimana a Capri. Avevo accettato l’invito di Gian Maria e di sua moglie Ida. Andare a riposarsi e a prendere un po’ di sole facendo qualche tuffo nelle limpide acque della nostra più bella isola, non era cosa di tutti i giorni. E chissà quando mi sarebbe capitato un’altra volta!

 

 I partecipanti erano press’a  poco della mia stessa età, dai trenta ai quarant’anni, ed erano tutti impiegati alla IBM, essendo stata la ditta che aveva organizzato quella breve vacanza. Mi fu facile legare con loro: quando si parte, si lasciano i grattacapi a casa e ci si va con una gran voglia di divertirsi. Contrassi amicizia con Ezio e Bravi, entrambi vivaci e scatenati quanto me. E nonostante mia moglie mi fosse sempre alle costole, già con loro ne avevo combinate più d’una. 

 

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Apr 24 2018

UN REFOLO

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 22:27

 

 

  – Ma hai anche il coraggio di ridere?

 

 Gianni “ Chitarra”, mostrando una protesi di pregevole fattura, di rimando:

 – Mi vengono in mente gli occhi stralunati e la faccia compiaciuta d’un vecchietto che, iersera, s’è visto sfrecciare davanti due chiappe nude.

 

 Fissandolo con rabbia: – Ed io che t’ho aspettato fino a mezzanotte riempiendomi di birra. Potevi almeno telefonare!

 

 – M’è stato impossibile.

 

 – Figuriamoci! – con sarcasmo: – Viviamo nel Medio Evo e nel deserto – . Rivolto a Toni: – Che tu sappia, c’è stato un black-out telefonico iersera?

 

 Me ne sto beato sotto gli ombrelloni, fuori dal bar Sinico, in Via Leoni. Mi tiene compagnia il mio amico Toni, per antonomasia ”Gussa”. Si beve in silenzio, del resto, quando si è con un amico, l’animo è pervaso da una calda disposizione e da una candida condiscendenza che spesso non s’avverte la necessità d’un dialogo.

 

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Apr 20 2018

L’ULTIMO RIFIUTO

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 10:43

 

 

Leggerete ora una perla tratta dal mio primo libro “ Il maestro della leggenda di Sant’Anastasia”. 

 

 

                                              L’ULTIMO  RIFIUTO

                      Qualcuno ha scritto: – Gli occhi sono lo specchio dell’anima.

                      Qualcuno mi risponda: – Dove stanno le aberrazioni nello specchio o nell’ anima?

 

  Nel corso degli anni mi sono preso dalle donne la mia buon dose di rifiuti. Che non si creda che l’abbia fatto per divertimento, tanto meno per avvalorare un certo tipo di statistica. Non sono così impudente e di bocca buona da tentare con tutte. Forse con gli anni ho perso un po’ di vergogna, ma non l’orgoglio: è difficile quindi che mi metta in condizioni di ricevere un rifiuto. Ma per quanto si sia accorti e l’esperienza insegni, davanti a forme voluttuose e a occhi appassionati, l’ardore e la golosità sono tali che, dimentico della volubilità femminile, arrischio ancora. E finché non ci vado a sbattere il naso, non rammento mai che non c’è certezza nel chiedere l’assenso di una donna.

 

 Quest’ultimo rifiuto, che per certi versi mi ricorda il primo, ve lo racconto non tanto per sfogare il mio avvilimento, quanto per sottoporlo al vostro giudizio; e credo che alla fine sarete d’accordo con me nel considerarlo d’una bassezza e d’un bigottismo unici nel loro genere.

 

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Apr 15 2018

CHE SIA UNO SCHERZO DELL’AMORE?

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 17:04

 

 

La Natura m’ha fatto allegro: che non è un dono da poco con i tempi che corrono. E che non si creda sia facile ridere di tutto, soprattutto delle cose serie o di quelle che comunemente vengono chiamate tali. Si è spesso invisi e vituperati,  di conseguenza, un motivo in più perché critiche e ingiurie arrivino da tutte le parti.

 

 Come posso reagire? Scrollo le spalle e tiro avanti. Non posso cambiare carattere. Non mi riesce frenare gli impulsi e i pruriti di questa mia indole bizzarra i cui bisogni trovano sfogo anche nella beffa.

 

  In quell’anno, il Carnevale sarebbe arrivato presto, e nel programmarlo, avrei dovuto tener conto di Giovanna, una cara amica di mia moglie. L’ordine era stato chiaro e perentorio.

 

 A quei tempi, Giovanna era una giovane in crisi sentimentale, in cerca di lavoro, e la solitudine l’aveva portata ad attaccarsi a noi. Sotto il metro e settanta, con il viso da bambolotto, aveva il pregio di due gambe lunghe e ben tornite; purtroppo sul davanti era piatta, piatta come un asse da stiro. Madre Natura s’era proprio dimenticata di foggiare il seno a Giovanna: glielo aveva solo disegnato.

Come sarebbe stata se avesse avuto un bel paio di zucche?(1)

 

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Apr 13 2018

IL BALCONE

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 13:48

 

 

  Per la miseria! Ma che ci fa quella donna in culottes sul balcone? Stende i panni? Ma dove? qui?… proprio qui in Corso Sant’Anastasia?

 

 Mi guardo attorno alla ricerca se qualcun altro osservi ciò che sto vedendo. La via purtroppo è deserta: scorgo una vecchietta assorta in preghiera davanti alla Madonnina che c’è sull’angolo di Palazzo Maffei e un crocchio di chiacchieroni all’altezza di Via delle Fogge. Eppure son desto e non soffro di allucinazioni. Lei è lì al balcone che con flemma gioiosa stende la sua biancheria. Bionda, sui vent’anni, tedesca forse. Una bambola bianca come il latte, dalle curve armoniose e dai seni turgidi. Che sia un nuovo modo d’interpretare Shakespeare? Ma quanto sono sciocco: è primavera!

 

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Apr 09 2018

FELLATIO IN ORE

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:46

 

 

  Questi modesti racconti mi son venuti in mente e li ho scritti nell’ordine (o nel disordine) in cui li ho pubblicati.

 Lasciatemi respirare un attimo e aver tempo di metterci mano per rimpolparli e abbellirli. Cercherò di condirli con qualche pizzico di sale e pepe in più, anche se, per quel che ne so, è necessario che il cibo sia già di qualità. In un tempo successivo tenterò di riordinarli. Lo devo, oltre ai miei lettori, per onorare Google che ogni tanto mi  riserva sul mio blog “ enzo-monti. blogspot. com” una pagina intera. Dopo quest’ultimo racconto, ne metterò in rete un paio, scritti negli anni Ottanta e mai pubblicati. Ascolterò volentieri critiche e commenti da parte vostra.

 

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Apr 07 2018

IL FIUTO DELLE DONNE

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:35

Verona Caffè Dante

 

 

Non c’è dubbio che  le donne abbiano maggior fiuto di noi maschi nelle faccende d’amore. 

 

 Al giorno d’oggi, le donne poi sono più istruite, meno inibite, più coraggiose, più sfacciate e anche più… di quelle d’una volta, avendo cancellato dalle loro guance le sfumature di rosso. Facciamo quindi più fatica a intuire ciò che hanno nelle loro belle testoline.

 

 Anni fa, mi trovavo a cena con la mia compagnia presso il ristorante del Caffè Dante; oltre a qualche coppia di amici, sedevano alla mia stessa tavolata un gruppo di commensali a me sconosciuti, nonostante fossero amici di alcuni di noi. Tra questi, spiccava un’avvenente signora che, da ciò che raccontava il mio vicino di tavolo, doveva essere arrivata senza un compagno, come s’usa dire oggigiorno. Dallo stesso pettegolo appresi poi che la signora era una separata. E il mio appetito crebbe.

 

 Pur non essendo una meraviglia d’uomo, mi fu facile agganciarla. Del resto, non avevo concorrenza, oltre a essere tutti più vecchi, erano, come lo sono tutti i miei amici: delle “ossa da morto”. Non disdegnò i miei complimenti, anzi, stava al gioco. Mi feci avanti e mi appartai con lei un paio di volte soffermandomi al banco del bar. Alla terza volta, arrivò mia moglie che, dall’ingresso tra la sala del ristorante e il bar, mi fece un cenno per avvisarmi che la portata era arrivata in tavola. 

 

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Apr 04 2018

GIOVANNA

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 19:34

Le fruttivendole di  Piazza  Erbe…in alto la siora  Concettina detta  Tina

 

 

  A Verona, all’uscita della breve via che unisce Piazza dei Signori con Piazza delle Erbe, proprio di fronte all’arco della Costa, si trovavano, fino a pochi anni fa, due banchi di frutta e verdura. Uno gestito dalla vecchia Concettina che, dopo aver venduto per anni selvaggina e uccellini, preparava e vendeva ultimamente fondi di carciofi, l’altro dalla nostra Giovanna.

 

 Piccola di statura, bionda, muso da volpona, fianchi grandi, con il modo di fare della popolana, ma con il cuore sensibile e generoso della signora, era la regina incontrastata della piazza.

 

 Possedeva ironia e umorismo così pungenti da lasciarci di stucco. Le sue battute, tra le più folgoranti che abbia sentito, pur viaggiando sempre sulla stessa linea risultavano davvero tremende. Ancora adesso, anche se son passati più d’una decina d’anni da quando ha venduto il banco ed è andata in pensione, se chiedete informazioni nei bar che s’affacciano sulla piazza, oltre a magnificarla, vi diranno che le sue espressioni, spiritose e coloratissime, rispettavano l’aria popolare della piazza.

 

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Apr 02 2018

LA FESTA DELLE MATRICOLE

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:04

 

 

  Sfido i giovani d’oggi a riconoscere quale tra le nostre città è anche sede universitaria. 

 

 Prima degli anni Sessanta, saltava all’occhio che le bronzee statue equestri di alcune piazze  presentavano i sotto pancia dei cavalli così lustri che di più non si poteva. Tutto il merito andava alle matricole universitarie. Era una manutenzione ordinaria che si faceva in autunno all’inizio di ogni anno accademico.

 

 Visto che al giorno d’oggi queste feste non si fanno più, spenderò qualche parola.

 

 Ora mi vergogno un po’, ma a Pavia, per merito o colpa di Roberto di Soresina, con il soprannome di Za firmavo i papiri e, nonostante fossi piccolo e avessi solo due bolli, essendo iscritto al secondo anno, incutevo terrore tra le matricole.

 

 Il papiro non era altro che un foglio da disegno su cui erano scritte, sotto forma di leggi, delle ignobili sconcezze; al tempo stesso, era pieno di disegni porno, raffiguranti giochi erotici, falli e vagine che sbordavano perfino dal foglio. E con più era ricco di oscenità, più era di pregio. Certo che era da tenersi lontano dai genitori, soprattutto se si era delle sante verginelle.

 

Con i ragazzi, bastava che il loro papiro, piegato in quattro parti e usato come lascia passare, fosse ben tenuto e ben disegnato perché apponessi gratuitamente anche la mia firma. Con le ragazze, ero d’altra pasta. Questo diverso comportamento non lo dovevo a un capriccio o a una particolare esigenza della mia natura perversa, ma a una forma di esibizionismo: volevo farmi bello agli occhi degli amici più vecchi. 

 

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Apr 01 2018

CHIUSA NEL CESSO

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:56

 

 

Tutta la compagnia: circa una trentina di persone, era stata invitata in una villa della Valpantena. Che cosa si festeggiasse o quale fosse il motivo della festa non lo saprei, come non saprei chi ringraziare per quell’invito.

 Arrivammo con il buio della notte. Vestito d’Arlecchino, l’autunno si presentava con freschi aliti che facevano volar le foglie e rabbrividire chi era ancora, come me, in maniche di camicia. Pizzicava il naso con l’odor di terra e, con spirito romantico, rivestiva di malinconia la vallata con bianchi veli di nebbia. Sotto un bel cielo stellato dove brillava anche la luna, i padroni di casa ci accolsero sulla soglia e, dopo un piccolo brindisi, c’invitarono a visitarla.

 Un vero obbrobrio! Arredata con tendaggi, quadri, mobili e suppellettili di cattivo gusto e in tale abbondanza da sembrare un magazzino. Potevano esserci anche pezzi di pregio, ma così ammassati e mal disposti erano orribili. Quella da letto, nonostante ai suoi piedi facesse bella mostra in stile Liberty una vasca per l’idromassaggio, era talmente cupa e così opprimente che avevo la sensazione di soffocare. Migliori erano quelle degli ospiti.

 Spaziosa come la villa e di tutt’altro respiro era la taverna dove si svolgeva la festa. Nel mezzo troneggiava un imponente camino circolare; alla sinistra, oltre a una piccola piscina, si accede in locali atti ai servizi e attrezzati per la sauna. Chiudeva la parete di fondo il mio regno: un piccolo bar.

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Mar 28 2018

ROSA

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:08

 

 

 

Ah, non ci sono più le donne di servizio d’una volta!

 

 O la nostra famiglia è stata sfortunata oppure quelle del giorno d’oggi, secondo mia moglie, se non sono controllate a vista, oltre a far poco o nulla, rubano.

 

 E’ inutile ora far un triste elenco degli oggetti e dei soldi che sono mancati. D’altronde, abitavamo in un appartamento grande, con tre figli che andavano a scuola, mentre io e mia moglie eravamo impegnati nei rispettivi negozi, quindi non potevamo seguirle o far da guardia. Tuttavia, lasciatemi raccontare ciò che ha rubato l’ultima donna che abbiamo avuto. Non saprei se c’è da ridere o da piangere. Ditemelo voi!

 

 Essendo in cinque a tavola, andavo con Teresa a comprare la parte posteriore d’un quarto di manzo da Armido a Brognoligo, una frazione di Monteforte d’Alpone. Il macellaio tagliava la bestia a pezzi e li metteva in appositi sacchetti adatti per il freezer. Mia moglie s’accorse che la carne diminuiva più di quanto se ne consumasse. Nonostante non fosse il momento più adatto, visto che nel freezer era rimasto ben poco, prese nota del numero dei sacchetti rimasti con la Gelmina, nostra fedele stiratrice da più di vent’anni. Ebbene, il giorno dopo che la donna era venuta in casa, s’erano volatilizzati due sacchetti di ossi da brodo. Roba da non credere: un paio di sacchetti di ossi! Qualunque commento è superfluo, anche se qualcuno può pensare: “Poverina, non la pagavano e l’avevano ridotta alla fame”. V’assicuro che non eravamo ancora precipitati nei tempi poco felici del giorno d’oggi. Ma veniamo alla nostra Rosa, l’unica che non rubava, anche se in compenso beveva, e di tutto beveva.  

 

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Mar 23 2018

TONI GUSSA

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:24

L’autoscuola di via venti settembre

 

 

  Toni è stato l’ultimo indimenticabile amico. 

 

 Più vecchio di me d’un paio d’anni, privo della nobile pancetta che il bere e l’età procurano alla maggior parte di noi uomini, aveva un aspetto giovanile: non dimostrava la sua età o li portava bene, come si suol dire. Anche se sugli anni rubava più delle donne.

 

 Credo d’averlo mai visto sbracciato o con i capelli fuori posto. Sempre in giacca e cravatta, calzando scarpe che più lucide non si poteva. Vestiva alla vecchia, con toni grigi o blu. L’unico tocco un po’ moderno glielo davano i jeans. Mascherava le calvizie con capelli cotonati, laccati e riportati. Credetemi! C’era un lavoro di pettine e specchio non indifferente. Sul metro e settanta, capelli neri (i pochi rimasti), occhi scuri, carnagione olivastra, sempre sbarbato, naso camuso, labbra carnose,   voce afona, sembrava un terroncino (1) più che un padovano. D’altra parte, come poteva chiamarsi un padovano se non Toni? 

 

 Ma Antonio non era il suo vero nome: per l’anagrafe era  Egidio, mentre la moglie lo chiamava Maurizio, e chissà quanti altri nomi aveva dato in giro. Per noi amici e per il grande pubblico, era comunque Toni: Toni Gussa.(2) Eh, sì! Si vantava di saper fare all’amore. Raccontava che le sue stecche(3) duravano dalle tre alle quattro ore. E noi, da buoni amici, gli rispondevamo che se ne avesse fatte un paio, la femmina, dopo tanta goduria o tanto lavoro, doveva chiedere un giorno di riposo. Esagerava forse, ma qualcosa di vero ci doveva pur essere per il successo che otteneva.

 

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