Feb 01 2015

CHE COS’È UNA MOSCHEA E CHE COSA VUOL DIRE COSTRUIRE UNA MOSCHEA

Category: Chiesa Cattolica,Informaticagiorgio @ 00:10

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Lì si prega e insieme si fa politica. Le avvertenze di un grande esperto gesuita. Pubblicate dalla “Civiltà Cattolica” ma anche, un mese prima, dal giornale della Lega.

 

FIRMA di Khalil Samir S.I.

 

(s.m.) Le seguenti “Note sulla moschea” sono apparse sull’ultimo numero della “Civiltà Cattolica”, la storica rivista dei gesuiti di Roma. Ciò che distingue la “Civiltà Cattolica” è che prima di andare in stampa le sue bozze passano l’esame della segreteria di Stato vaticana. La quale taglia, modifica, aggiunge quanto ritiene opportuno. Per questo ogni articolo che appare su questa rivista è da considerarsi “autorevole”. In quanto autorizzato dai vertici della Chiesa, di cui riflette il pensiero.

Ebbene, un dato curioso di questo articolo è che esso non era un inedito. Ma era già uscito quasi per intero su un altro giornale un mese prima. Quest’altro giornale è “la Padania”, il quotidiano della Lega. E la Lega è il partito che si è battuto nei mesi scorsi, con molto rumore, contro la cessione da parte del comune di Lodi di un terreno alla comunità musulmana, per costruirvi una moschea.

La “Padania” ha pubblicato l’articolo il 15 febbraio 2001 nella pagina intitolata “Le idee”. Premettendo che le era stato «segnalato da un lettore di Sesto Calende» che a sua volta l’aveva letto in una ancor precedente pubblicazione. Nella versione uscita sulla “Padania” figurano anche alcune righe che non si ritrovano nel testo della “Civiltà Cattolica”: «Non si capisce bene in base a quale ragione un’amministrazione locale dovrebbe regalare il terreno o una parte della costruzione».

Sta di fatto che ai capi della Lega l’articolo è piaciuto. Così come è piaciuto ai gesuiti della “Civiltà Cattolica”. E ai vertici vaticani… In effetti è un testo di grande interesse, che davvero esige d’esser letto, indipendentemente dal suo strano pellegrinare da testata a testata.

 

Khalil Samir, l’autore, è un gesuita arabo, nato in Egitto. È fondatore e direttore del Centro di documentazione e ricerche arabe cristiane dell’università Saint Joseph di Beirut, dove insegna all’Istituto islamo-cristiano. A Roma, insegna islamologia al Pontificio istituto orientale e al Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica. Ecco, integrale, il suo scritto, per gentile concessione della “Civiltà Cattolica”:

 

 

NOTE SULLA MOSCHEA: CHE COS’È UNA MOSCHEA E CHE COSA VUOL DIRE COSTRUIRE UNA MOSCHEA

 

 

di Khalil Samir S.I.

(da “La Civiltà Cattolica” del 17 marzo 2001, pagine 599-603)

 

Che cos’è una moschea

 

Ultimamente si è parlato di moschee in Italia; ma sull’argomento continua a permanere una cappa di genericità e approssimazione. Quando si discute sull’opportunità di costruire una moschea o di concedere terreni a questo scopo, è necessario anzitutto non dare per scontata la conoscenza dell’oggetto della discussione. La moschea non è una “chiesa” musulmana, ma un luogo che ha nell’islàm la sua funzione e le sue norme. Perciò si deve guardare all’islàm per capire che cosa essa è.

 

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Gen 13 2015

COSA CERCANO GLI ITALIANI SU GOOGLE

Cosa si può imparare dalle ricerche degli italiani su Google

 

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Grafica di Armando Aiello.

 

 

In Italia il campanilismo è una faccenda seria, e lo si nota anche su Google Trend.

Partendo da un post di Estately sui termini che ogni stato americano ha cercato più spesso di ogni altro, ho deciso di intraprendere un viaggio di query in query per capire come anche nel nostro paese le chiavi di ricerca possano descrivere il substrato sociale e culturale di ogni regione

 

Per chi non conoscesse il funzionamento dell’esplorazione delle tendenze di Google Trend, vi basterà sapere che la nostra ricerca non si basa sui termini più cliccati in assoluto, ho passato al vaglio una lista di parole, semplici domande e intere frasi, rilevando di volta in volta quale fosse la regione in cui queste erano più ricercate. Per farlo mi sono affidato un po’ all’intuito, spaziando in un lasso temporale che copre gli ultimi 12 mesi, con un occhio alle ricerche effettuate dal 2004 ad oggi. Alla fine però sono usciti dei profili regionali con una coerenza quasi poetica.

 

I risultati sono stati sia esaltanti che profondamente inquietanti.

 

 

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Giu 06 2014

IL SEGRETO DI APPLE STA NEI TEAM PICCOLI E NEGLI INGEGNERI COL CUORE DI DESIGNER

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Un ex senior designer di Apple, Mark Kawano, racconta come funziona il processo di creazione dei prodotti a Cupertino. Svela un paio di segreti e ridimensiona pure qualche mito.

 

In una intervista a Fast Company, Mark Kawano, uno dei senior designer cui si deve lo sviluppo di Aperture e iPhone, ha sfatato alcuni dei miti che aleggiano su Cupertino. Si scopre così che il segreto dei prodotti con la mela non sta solo nella qualità delle persone, ma anche e soprattutto nel modo in cui è organizzato il lavoro.

Leggi: Jony Ive si sfoga, “gli altri non copiano solo il design di Apple, ma anche anni di lavoro”

Di solito la gente crede che Apple possa contare sui migliori designer e sui migliori processi di design al mondo. In realtà, spiega Kawano, “è la cultura ingegneristica, e il modo in cui l’organizzazione è strutturata, che premia e supporta il design; tutti lì pensano all’esperienza utente e al design, non solo i designer. E questo è ciò che rende ogni aspetto del prodotto molto migliore… migliore di quel che si otterrebbe con un designer solo o con un intero team.”

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Feb 19 2013

OFFICE 2011, C’ERAVAMO TANTO AMATI: CON OFFICE 2013, LA LICENZA SI LEGA AL COMPUTER IN MODO DEFINITIVO E TOMBALE

Category: Informatica,Veja migiorgio @ 00:03

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Microsoft cambia il contratto di licenza nel nuovo Office 2013.  Non è più legalmente possibile disinstallare e usare la suite su un computer diverso. Se il computer si rompe,  e lo si deve cambiare, non è più possibile installare il pacchetto regolarmente acquistato: è necessario comprare una nuova versione di Office ad ogni cambio di computer.

Pertanto,  cara  Microsoft, la nostra convivenza,  nata nel lontano 1990 con il nostro primo amore,  Office 1.5,    passando legalmente tra tutte le fasi della nostra vita fino ad Office 2011 per Mac,  termina dolorosamente.

Grazie per  tutto quello che abbiamo costruito assieme: sono stati 23 anni meravigliosi e ci siamo divertiti molto.

Addio

Gio’


Dic 22 2009

Pirati, custodi della cultura e della memoria: Mind Your Language

Category: Informatica,Media e informazionegiorgio @ 20:45

Youtube

Internet la memoria scomoda del mondo

Prima di Internet e (in misura minore) dell’invenzione del videoregistratore domestico, gli archivi della televisione erano disponibili unicamente alle emittenti. La nostra memoria degli eventi, così spesso mediata dal teleschermo, era nelle mani di un ristretto gruppo di persone, che potevano decidere cosa far sparire nel dimenticatoio e cosa ripresentare, magari dopo opportune sforbiciate.

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Dic 16 2009

Cara Google meno male che c’è Yahoo

Category: Informaticagiorgio @ 13:36

confronto-di-veja,it

Cara Google, io non so come funzionino  i tuoi motori di ricerca, non sono un tecnico informatico, ma sta di fatto, che dal giugno 2009 al dicembre 2009,  io, www.veja.it. vedo di essere passato da 520 pagine  indicizzate a 323.

Ma per  fortuna di Veja.it…. meno male che c’è  anche Yahoo, che nello stesso periodo passa  da 2620 pagine  indicizzate   a 2860.

E adesso che siamo nel periodo natalizio ….

Auguri a tutti di Buon Natale  e di un Felicissimo 2010

Veja.it


Giu 26 2009

Internet Italia: Vietato ricordare, la Rete ha la memoria troppo lunga

Roma – La Rete ha la memoria troppo lunga! È questo il presupposto dal quale muove il disegno di legge n. 2455 recante “Nuove disposizioni per la tutela del diritto all’oblio su internet in favore delle persone già sottoposte a indagini o imputate in un processo penale” presentato lo scorso 20 maggio dall’On. Lussana alla Camera dei Deputati.

Il tema del diritto all’oblio in Internet – e, benché l’estensore del disegno di legge sembri dimenticarsene, fuori da Internet – costituisce un tema delicato e complesso sul quale si sono già succedute numerose decisioni – non sempre condivisibili – dei Giudici e del Garante per il trattamento dei dati personali e la riservatezza. Si sbaglierebbe, perciò – benché la tentazione sia forte – a liquidare l’iniziativa dell’On. Lussana in poche battute, semplicemente, come l’ennesimo tentativo di limitare la libertà di informazione in Rete e, in ogni caso, come un’iniziativa anacronistica ed inattuabile. Conviene, invece, andare con ordine e cominciare dal contenuto del disegno di legge.

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Giu 12 2009

Incostituzionale la legge-ghigliottina francese antipirateria HADOPI. Che sorpresa

Category: Giustizia Legula e Legulei,Informaticagiorgio @ 08:29

La legge francese HADOPI, che prevedeva la disconnessione da Internet e l’immissione in lista nera, senza processo, per chiunque fosse stato semplicemente accusato tre volte di aver scaricato materiale vincolato dal diritto d’autore, è stata respinta dal Consiglio Costituzionale francese.

Si è capito, magari un tantinello in ritardo, che “il principio della presunzione d’innocenza è più importante dei piani demenziali delle industrie dell’intrattenimento per prolungare artificialmente i loro modelli obsoleti”, come scrive BoingBoing.

Purtroppo non ci sono sanzioni per le case discocinematografiche, per gli editori e per i politici, Sarkozy compreso, che hanno proposto, promosso e approvato una delle leggi più assurde degli ultimi decenni. John Kennedy, presidente dell’IFPI, l’aveva serenamente definita “efficace e proporzionata”. Un po’ come la lapidazione per l’adulterio. Taccio, per decenza, sui politici italiani che avevano espresso ammirazione per la legge-ghigliottina francese.

Questa gente era insomma disposta a buttare al vento i princìpi di base del diritto pur di difendere le canzonette. E la fa franca?

Fonte: http://attivissimo.blogspot.com/


Giu 09 2009

Il partito dei Pirati arriva a Strasburgo

I Pirati all’Europarlamento”Difenderemo la libertà sul web”

Gli “hacktivist” superano il quorum avendo ottenuto in Svezia il 7,4 per cento dei voti e arrivano al Parlamento europeo.

Il portavoce italiano: “Il nostro Paese? Uno dei più impegnati per ridurre al silenzio la rete e le sue comunità”.

Per la prima volta il Partito Pirata entrerà nel Parlamento Europeo. Il partito ha, infatti, ottenuto in Svezia il 7,4% devi voti, una svolta che la dice lunga sui sentimenti popolari intorno a temi quali il copyright su Internet e la paura di una rete meno libera. Costituito in Svezia nel 2006, il Partito dei Pirati ha varie diramazioni in tutta Europa (Italia compresa) ed è nato con lo scopo di modificare, sia legalmente, sia concettualmente, il copyright e il diritto d’autore in generale. Secondo il partito, infatti, il copyright e, più in generale, il diritto d’autore sono attualmente troppo sbilanciati in favore dello sfruttamento economico a scapito dello sviluppo culturale della società.

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Mar 25 2009

WORDORESS: TEMI INFETTI

Category: Informaticagiorgio @ 11:43

Scritto il 18 marzo 2009 

 

Non è una vulnerabilità di WordPress, è la vulnerabilità più importante che c’è nell’informatica, l’Utente.

Nonostante le raccomandare di scaricare i temi solo da WordPress.org o dai siti ufficiali degli autori, alcuni utenti si ostinano a cadere vittima di strani  siti.

Nei temi che scaricate dai siti “free” e spiccioli si trovano funzioni offuscate inserite nel file functions.php, header.php, footer.php  (si possono trovare anche in altri file) che scrivono nel vostro database.

Se cercate un nuovo tema andate sui siti affidabili come ho scritto prima, se invece siete caduti in trappola, cancellate il tema, rirpristinate un backup di prima dell’installazione del tema infetto, oppure esportate tutti i post e i commenti, svuotate il database, reinstallate wordpress e reimportate post e commenti, oppure ripulite il database da dati anomali inseriti dal tema


Mar 13 2009

i nemici di Internet

Si intitola “I Nemici di Internet”, ed è una sorta di guida ragionata ai luoghi ed i modi della censura online. A stilarla, gli attivisti di Reporters Sans Frontières (RSF), che descrivono un mondo sempre più minacciato dal cybercontrollo. Nei paesi sotto dittatura e non solo.

“Con il pretesto di proteggere la morale, la sicurezza nazionale, la religione e le minoranze etniche, e talvolta persino il potenziale spirituale culturale e scientifico del paese, molti paesi ricorrono al filtraggio della rete per bloccarne parte dei contenuti” denuncia RSF nell’introduzione al documento (disponibile qui in versione integrale).

E dopo questa prolusione generale, gli autori del documento fanno nomi e cognomi dei cattivi, stilando una “Top12” dei paesi meno virtuosi e dedicando ad ognuno una scheda sinottica, completa di dati, riferimenti legislativi ed episodi notevoli in materia di censura digitale.

In cima alla lista si colloca la Cina. È qui che si trova la macchina di controllo più robusta e capillare, con oltre 40000 funzionari pubblici pagati per monitorare le comunicazioni online, quasi 50 persone in prigione per reati legati alla cyber-espressione ed un Ministero dell’Informazione onnipresente.

Ma Vietnam e Siria, che con la Cina condividono il “podio”, non se la cavano male neppure loro. Nel paese mediorientale, spiega RSF, il governo ha inibito l’accesso a una serie ampia di siti – tra cui YouTube, Amazon e Facebook – ed ha imprigionato almeno cinque persone per “reati di espressione” legati a quanto scritto online. In Vietnam, invece, le autorità hanno creato una forza di cyber-polizia dedicata in modo esclusivo al controllo su Internet, mentre il Ministro dell’Informazione ha così commentato l’impiego dei mezzi di espressione individuale: “I blog sono spazi dedicati alle notizie personali. Se un blogger li usa per le notizie pubbliche, alla maniera degli organi di stampa, sta infrangendo la legge e sarà punito”.

L’imprigionamento dei blogger e il restringimento del range di siti raggiungibili non sono comunque le uniche strategie di limitazione della libertà impiegate, denuncia ancora il report. Di recente, governi come quello cinese hanno cominciato a “orientare” la discussione su blog e social network con commenti comandati dall’alto (il cosiddetto astroturfing), mentre altri hanno preso ad impiegare gruppi di hacker per colpire i nemici interni ed esterni.

Della lista dei “più cattivi” fanno parte, oltre ai paesi già menzionati, anche Cuba, Egitto, Myanmar, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan. Nel complesso, spiega RSF, sono oltre 70 le persone in prigione per “reati di espressione” commessi in rete.

Dopo aver completato la disamina sui dodici least wanted, poi, il report esamina la situazione dei paesi ritenuti “a rischio”. E qui arrivano altre sorprese. Perché in questo secondo gruppo si trovano tra gli altri anche due paesi – la Corea del Sud e l’Australia – che si potrebbero ritenere delle democrazie compiute. Ed invece, argomenta RSF, anche qui le autorità hanno introdotto delle misure legislative che potrebbero attentare alla libertà di espressione online.

La cronaca degli ultimi anni ha visto un aumento costante dei tentativi di controllo e censura governativa nei confronti di Internet, in moltissime parti del mondo. Alcuni paesi, come ad esempio la Cina, sono arrivati a difendere pubblicamente l’esigenza di censurare la comunicazione online, e si sono verificati talvolta effetti perversi come l’autocensura da parte degli stessi cittadini della rete.

Fonte: srs di Giovanni Arata Venerdì  13 maggio 2009


Mar 12 2009

Il Comitato italiano antipirateria

Category: Informatica,Media e informazionegiorgio @ 06:19

Roma – Continua la strana storia, tutta italiana, di quel decreto del Presidente del consiglio (DPCM 15 settembre 2008) che istituisce presso le istituzioni un “Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale”. Tale decreto è in vigore già da quasi due mesi, come annunciato dalla Gazzetta Ufficiale. Tuttavia se ne sa ancora molto poco.

Proseguono, intanto, le voci di critica e perplessità avanzate da varie associazioni, voci già raccolte nelle settimane scorse da Punto Informatico.

Dopo un’indagine online, però, siamo finalmente riusciti a trovarne una copia sul sito del governo. Poiché abbiamo a disposizione il testo, facciamo un’analisi critica del Decreto che istituisce il Comitato, riassumendo le parti salienti.

L’articolo 1 del decreto definisce i compiti del “comitato antipirateria”, ovvero:

a) coordinamento delle azioni per il contrasto del fenomeno;

b) studio e predisposizione di proposte normative;

c) analisi e individuazione di iniziative non normative, ivi compresa anche la eventuale stipula di appositi codici di condotta e di autoregolamentazione.

Oltre ad attività di tipo repressivo, perciò, tra i compiti del comitato non sembra prevista alcuna forma di studio o indagine né sul fenomeno della pirateria in sé, né sulle dinamiche della rete, né per la proposta di soluzioni deterrenti alternative alla semplice repressione (come per esempio il supporto della vendita di musica tramite canali legali). 

Ciò significa che il comitato agirebbe e lavorerebbe strettamente con un ottica repressiva o, nei casi migliori, etico/moralizzatrice (tramite il punto c). 

L’articolo 2 stabilisce chi sono i membri di detto comitato:

a) il segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri, in qualità di coordinatore

b) il capo di gabinetto del ministero dei beni e attività culturali, in qualità di vice coordinatore

c) sei capi di gabinetto dei principali ministeri

i) il presidente della SIAE

j) due rappresentanti della presidenza del consiglio dei ministri

k) due rappresentanti del ministro per i beni e le attività culturali

l) due esperti del settore, nominati dal presidente del consiglio dei ministri d’intesa col ministro per le attività culturali

Molti rappresentanti delle istituzioni ma nessun membro indipendente, nessun membro delle associazioni dei consumatori, di quelle dei provider, nessun membro della società civile né della cultura, né dell’imprenditoria. 

Come se al tavolo per discutere il futuro della carta stampata italiana sedessero solo il ministro per i beni culturali e un “esperto” da lui stesso nominato. 

Infatti, gli unici due “esperti del settore” presenti nelle file del comitato dovranno essere nominati da Silvio Berlusconi in accordo con Sandro Bondi. 

Soggetti di cui almeno uno dei due non è proprio un profondo conoscitore del mezzo (come da lui stesso rivelato in una recente intervista).

L’articolo 3 indica le modalità di funzionamento del comitato. In particolare:

2. il comitato svolge audizioni, anche pubbliche, di esponenti delle categorie, associazioni, enti dei settori interessati.

3. si avvale di un proprio indirizzo internet per avviare una consultazione pubblica con le categorie interessate, con gli utenti del settore e con i cittadini.

Sebbene il proposito di svolgere audizioni pubbliche e di sfruttare un proprio indirizzo internet per la comunicazione con gli utenti e i cittadini sia confortante, mancano indicazioni chiare su come tale consultazione avverrà, su quale sia l’indirizzo internet cui fare riferimento (probabilmente questo), e soprattutto sulla effettiva considerazione che queste non meglio precisate “consultazioni” avranno in sede di decisione. Manca, in sostanza, un’auspicabile e fondamentale comunicazione trasparente.

In attesa di ulteriori e attesi chiarimenti dal governo, un sentimento di preoccupazione è diffuso: attualmente, infatti, ci troviamo di fronte ad un nutrito comitato ministeriale il cui unico e monotematico compito è la lotta alla pirateria. 

Un comitato composto da soli membri del governo e della SIAE: soggetti che, a prescindere da quale sia la propria opinione in materia di pirateria, difficilmente rappresentano tutti i movimenti vivi nel variegato mondo della cultura e della Rete.

Ebbene: quale autorità ha un comitato così composto per redigere codici etici e deontologici in totale autonomia sulla gestione di un fenomeno estremamente complesso come quello della pirateria? 

Quale reale utilità democratica può avere un tavolo di discussione al quale non sono invitati buona parte dei soggetti in causa se non per prendere il dolce (ovvero tramite le non precisate “audizioni”)? Quale senso ha un comitato formato per redigere leggi sul Web senza neppure alcun membro del ministero delle comunicazioni o del dipartimento per l’innovazione tecnologica?

È da tempo noto l’apprezzamento delle istituzioni italiane verso la cosiddetta “dottrina Sarkozy” in materia di pirateria. La dottrina francese, lo ricordiamo, prevede l’avvertimento graduale dell’utenza che viola il diritto d’autore fino a giungere a un distaccamento della connessione.

Il Comitato antipirateria istituito presso il Consiglio dei ministri, perciò, come preconizzato da alcuni, parrebbe sempre più il primo passo verso l’introduzione anche in Italia di una norma con gli stessi intenti (pur se già bocciata in sede europea).

In una società in cui il Web ha una rilevanza sempre più fondamentale nelle attività di tutti i giorni, secondo alcuni legislatori il diritto alla tutela dell’autore sembrerebbe quindi più importante di quei diritti fondamentali che la Rete stessa garantisce. Un po’ come se per punire chi ha detto una parolaccia gli si tagliasse la lingua.

 

Fonte: srs di Luca Spinelli


Feb 12 2009

Esempi di Vita – Steve Paul Jobs agli studenti di Stanford: “Non accontentatevi mai”

Category: Cultura e dintorni,Informatica,Scuola e universitàgiorgio @ 17:02

Il 12 giugno 2005 è stata la giornata speciale per i laureandi di Stanford, una delle più famose università al mondo, con sede nel cuore della Silicony Valley. Ma è stata anche la  giornata speciale di Steve Jobs, invitato a tenere il commencement address, il discorso augurale per i neo-laureati.

Il vostro dovere è “non accontentarvi e pensare l’impossibile”. Questo il consiglio di Steve Jobs ai laureati di Stanford ai quali ha parlato nei giorni scorsi. 

Ecco,  l’intervento del fondatore Apple che è un sunto della sua filosofia  per il lavoro e per la vita. 

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Feb 03 2009

Il contributo piu importante di internet

Category: Informaticagiorgio @ 09:07

Il contributo piu importante di internet e’ quello di tenere parecchi maniaci fuori dalla strada.


Dic 10 2008

google quando mi vede prende e torna indietro

Category: Informatica,Veja migiorgio @ 06:56

 

Hai HAi HAi   prima quando digitavo su google,  “Veja”

bazzicavo tra il secondo e il quarto  posto,

(primo è impossibile perché è un settimanale brasiliano  che vende più di in milione di copie)

adesso  google,  quando mi  vede prende e torna indietro 

Cazzarola, sono sparito da google!!!