Set 29 2013

SIRIA: SCHIAVA DEI RIBELLI HA “SPOSATO” 152 JIHADISTI

Category: Islam,Monolandia,Società e politica internazionalegiorgio @ 16:49

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Ansa – Ha ventuno anni e da quando ne aveva 17 porta il velo. Era una studentessa di Storia all’università di La Manouba prima di sentire il richiamo della religione e di partire per la Siria, convinta dal giovane che aveva sposato con un matrimonio ”orfi” (di fatto vietato perchéprivo di ogni valore di ufficialità) e che, arrivati a destinazione, l’ha abbandonata perchè il suo compito di passeur era finito.

Per lei, che ha raccontato la sua storia al settimanale tunisino al Mijhar, e’ cominciata un’odissea che si sintetizza in un solo numero: 152, quanti sono stati i combattenti che, con la formula del ‘jihad al nikah’, ha sposato, anche solo per poche ore.

Il racconto della ragazza, che è tornata in agosto dalla Siria dopo un anno, in stato interessante di sei mesi, ha come conclusione la morte del suo ultimo ”sposo”, un ragazzo, tunisino come lei, passato per le armi dai miliziani di al Nusra, la stessa sorte di tanti suoi connazionali verso i quali gli appartenenti alla fanatica formazione armata nutrono da sempre sospetti, frammisti a disprezzo, tanto da utilizzarli come carne da cannone se c’é da andare all’attacco delle postazioni lealiste.

La giovane ha raccontato che lei, come le altre ‘schiave del sesso’ venute dalla Tunisia, doveva avere rapporti con almeno cinque miliziani alla settimana, con le quali si uniscono con il ‘jihad el nikah’, pensando in questo modo di spianarsi la strada verso il paradiso. La ragazza ha anche riferito che molte delle sue ‘consorelle’ soffrono di malattie veneree, che non riescono a curare per l’assenza dei necessari farmaci nelle zone di guerra.

http://www.ansa.it

 

Fonte: visto su AD ANALISI DIFESA  del  29 settembre 2013

Link: http://www.analisidifesa.it/2013/09/siria-schiava-dei-ribelli-ha-sposato-152-jihadisti/

 


Set 29 2013

1994. Allora il sig. MARIO MONTI era sconosciuto dal popolo, ma i sui progetti erano, sono e saranno sempre gli STESSI: quelli dell’ELITE.

Category: Monade satira e rattatuje,Monolandiagiorgio @ 16:31

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Fonte: Facebook


Set 29 2013

LA CHIAMANO CRISI MA IN REALTA’ E’ UNA TRUFFA STUDIATA A TAVOLINO!!!

Category: Monade satira e rattatuje,Monolandiagiorgio @ 02:54

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SVEGLIATI E INFORMATI 

 

 

Fonte:  Facebook


Set 29 2013

GRILLO: SE RESTA NELL’EUROZONA, L’ITALIA NON SI PUÒ SALVARE

Beppe-Grillo

 

Dopo tre anni di recessione, disoccupazione e crollo dei consumi la situazione dell’Italia è peggiorata fino a precipitare: «L’euro ha scaricato su lavoratori e pensionati aggiustamenti di competitività con gli altri paesi dell’area euro ottenibili solo con austerità e disoccupazione», riconosce Beppe Grillo, che finalmente accusa frontalmente il sistema della moneta unica imposta dal Trattato di Maastricht.

«I media in difesa dell’establishment ignorano completamente un legittimo dibattito sull’euro», e quindi sono «colpevoli e complici».

Il “Movimento 5 Stelle”, dice il leader, è l’unico in Parlamento a parlare di sovranità monetaria e signoraggio: «I cittadini si stanno informando» e chiedono più Europa e meno banche.

«E’ necessario un nuovo concetto di Europa, solidale e veramente comunitaria: il ruolo dell’Italia in Europa è fondamentale, ma dobbiamo ridiscutere le condizioni in cui partecipiamo, a partire dall’emissione di eurobond che tutelino le economie più deboli, di una rinegoziazione del debito pubblico e della cancellazione del Fiscal Compact, un nodo scorsoio che impiccherà il nostro paese».

 

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Set 29 2013

BRUNO AMOROSO: VIA DALL’EURO, O FACCIAMO LA FINE DELLA JUGOSLAVIA

Amoroso

Bruno Amoroso

 

La ricreazione è finita, presto vi dovrete arrangiare anche per le pensioni. Questo, in sintesi, il discorso-choc che il sovrano olandese Guglielmo Alessandro ha rivolto alla nazione: la globalizzazione impone anche all’Olanda l’addio al glorioso sistema del welfare e delle protezioni sociali. E’ l’élite, direttamente, che parla: la stessa élite feudale che si è impadronita della moneta, imponendoci l’Eurozona, per poi dirci: scusate, non ci sono più soldi.

Falso. I soldi li “fabbricano” loro, mentre a mancare sono i politici in grado di difenderci.

Enrico Letta, che rincorre i diktat della Merkel, governa con Berlusconi, che nel suo videomessaggio del 18 settembre, di fronte alla catastrofe economica dell’Italia, proclama: «Occorre imboccare la strada maestra del liberalismo: meno Stato, meno spesa pubblica». Il liberismo: cioè il tunnel senza uscita del quale siamo già prigionieri, da vent’anni. Attenti, avverte il professor Bruno Amoroso: di questo passo, già a novembre sprofonderemo nel baratro della Grecia, saremo esposti a tempeste mai viste e rischiamo di fare la fine della Jugoslavia.

 

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Set 27 2013

DOMENICO QUIRICO: «L’OCCIDENTE NON VUOLE VEDERE CHE CI HANNO DICHIARATO GUERRA, L’ISLAM MODERATO NON ESISTE»

Domenico Quirico accolto dai colleghi alla sede de "La Stampa" di Torino

 

«Noi non vogliamo capire che l’islam moderato non esiste, che la Primavera araba è finita e che la sua nuova fase consiste nel progetto islamista e jihadista di costruire il Grande califfato islamico. Neanche a dirlo, il principale ostacolo alla sua costruzione siamo noi». Domenico Quirico, inviato della Stampa, rapito in Siria e rimasto nelle mani dei ribelli per cinque mesi, riassume in una grande «dichiarazione di guerra» dell’islam all’Occidente gli attentati in Siria, Pakistan, Nigeria, Egitto e Kenya a cui stiamo assistendo in questi giorni. Domani sera Quirico sarà a Milano per un incontro organizzato dal Cmc e a tempi.it racconta «quello che ci sfugge, perché ci fa comodo far finta di non vedere».

 

Cos’è che non vogliamo vedere?


Che esiste un jihadismo internazionale che ha dichiarato guerra all’Occidente, strutturato militarmente e con un progetto politico che viene sistematicamente messo in atto in diverse parti del globo.

 

Qual è il loro obiettivo?

Ricreare il Grande califfato islamico del sesto secolo, che è stato il momento di massima espansione militare e politica dell’islam nel mondo. Allora, andavano dall’Europa all’Asia. È chiaro quindi che il principale ostacolo nella costruzione di questo progetto politico siamo noi.

 

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Set 27 2013

DALGA, EGITTO, IN ATTESA DELLA VENDETTA

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L’esercito egiziano ha attaccato la città di Dalga nel sud dell’Egitto ed ha arrestato 60 persone coinvolte nell’incendio di alcune chiese e nella distruzione di negozi appartenenti ai Cristiani.

Quest’ultimi ora temono che i Fratelli Musulmani stiano aspettando la fine delle operazioni militari per poi infierire di nuovo contro di loro.

“Questo è solo uno degli esempi della dinamica dei rapporti tra Cristiani e Musulmani in Egitto da quando i Fratelli Musulmani hanno dominato l’Egitto ed hanno poi perso il controllo del paese”, ha commentato un cristiano egiziano.

Dalga, 120mila abitanti con una popolazione cristiana pari al 16%, è conosciuta come centro di contrabbando di armi e come roccaforte dei Fratelli Musulmani.

 

 

Fonte: visto su http://www.cristiani.info

Link: http://www.cristiani.info/dalga-egitto-in-attesa-della-vendetta/

 

 


Set 27 2013

TRAGEDIA CRISTIANA NEL MONDO MUSULMANO

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15 settembre 2013

 

Pochi si rendono conto che oggi stiamo vivendo la più grande persecuzione dei cristiani della storia, peggiore persino di quelle subite sotto gli antichi imperatori romani come Diocleziano e Nerone.  Le stime del numero dei cristiani perseguitati va dai 100 ai 200 milioni.  Secondo una stima, ogni cinque minuti un cristiano viene martirizzato. E la maggior parte di questa persecuzione avviene per mano di musulmani. Dei 50 paesi che perseguitano i cristiani, 42 sono di maggioranza musulmana o ad alta percentuale di popolazione musulmana.

 

L’entità di questo disastro, le sue origini e le ragioni per cui viene accolta dalla maggior parte dei media occidentali con una scrollata di spalle, sono i temi che Raymond Ibrahim tratta in “Crucified Again”. Conoscendo bene la lingua araba, egli ha tracciato quello che definisce “una delle storie più drammatiche” del nostro tempo nei reports e nelle testimonianze che compaiono nei giornali arabi, news di spettacoli, e siti web, ma che raramente vengono tradotti in inglese o rilevati dalla stampa occidentale.  Ciò che documenta in questo libro, frutto di meticolose e ben argomentate ricerche, è una catastrofe dei diritti umani di proporzioni monumentali.

 

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Set 27 2013

SIRIA, FATWA DEGLI ULEMA SUNNITI: «LECITO CONFISCARE PROPRIETÀ DEI CRISTIANI PER AIUTARE LA RIVOLUZIONE»

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Settembre 26, 2013 Leone Grotti

 

Secondo 36 leader religiosi islamici, nemici degli sciiti e di Assad, è giusto requisire i beni delle minoranze per «comprare armi» e aiutare «le famiglie dei martiri»

 

«È lecito confiscare i beni dei cristiani per acquistare armi». Con questa fatwa 36 ulema siriani si sono rivolti ai loro fedeli musulmani sunniti, che combattono contro gli alawiti (sciiti) di Assad.

 

«REQUISIRE CASE DEI CRISTIANI». La notizia, riportata da Fides, specifica che i leader religiosi islamici sono di Douma, uno dei maggiori sobborghi di Damasco, e che la fatwa dà il diritto ai musulmani di «requisire e appropriarsi di beni, case, proprietà appartenenti a cristiani, drusi, alawiti e membri di altre minoranze religiose che non professano la religione sunnita del Profeta».

 

«ARMI PER LA RIVOLUZIONE». Secondo gli ulema, inoltre, bisogna «boicottare e rompere qualsiasi relazione con gli abitanti di Damasco che hanno tradito i rivoluzionari o li hanno abbandonati». Anche i soldi derivati dalla confisca delle proprietà cristiane devono essere usati per la rivoluzione, per «acquistare armi» e aiutare i poveri e le famiglie dei martiri caduti combattendo Assad.

 

VIOLENZA CONFESSIONALE. Conclude il testo: «Chiediamo al nostro popolo di aggrapparsi alle nostre tradizioni islamiche e a frequentare regolarmente la case di Dio al fine di salvaguardare la nostra anima e la società». La fatwa è stata accolta con preoccupazione dai cristiani, che temono l’aumento della violenza su base settaria e confessionale.

 

Fonte: visto su TEMPI di giovedì 26 settembre 2013

Link:  http://www.tempi.it/siria-ulema-islam-fatwa-confiscare-proprieta-cristiani-perseguitati-ribelli#.UkRwuRZH-gc

 


Set 27 2013

SIRIA. NINAR UCCISO PERCHÉ CRISTIANO DAI RIBELLI, CHE MINACCIANO: «VI TAGLIEREMO LA TESTA PER ESPORLA IN MOSCHEA»

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Un cristiano di 26 anni è stato ucciso lo scorso 21 settembre in Siria dai terroristi di al-Nusra. La notizia è stata riportata oggi dall’agenzia Aina.

 

UCCISO IN QUANTO CRISTIANO. Ninar Odisho, insieme a due amici musulmani, si trovava ancora nella città di al-Tabqah, da oltre un anno nelle mani dei ribelli, per controllare che la casa della sua famiglia non venisse distrutta. Nel pomeriggio di sabato, per strada, il cristiano e i suoi amici sono stati avvicinati da alcuni jihadisti, che dopo avergli puntato contro le armi hanno lasciato andare gli altri due uomini, perché musulmani, mentre hanno pestato fino a ucciderlo Ninar, dopo aver appreso che era un cristiano.

 

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CHIESA DEMOLITA. La città di al-Tabqah, che si trova a oltre 300 chilometri da Damasco, è stata presa dai ribelli nel 2012 ed è finita sotto il controllo dei terroristi di al-Nusra, gli stessi che occupano anche Maloula. La maggior parte dei cristiani è già scappata da mesi perché vittima di angherie da parte dei ribelli, che hanno confiscato le loro proprietà. La chiesa dei Santi Sergio e Bacco (nella foto prima della distruzione), una delle due presenti in città, è stata bruciata e demolita dai ribelli, come racconta ad Aina uno dei cristiani fuggiti dalla città.

 

«TI TAGLIEREMO LA TESTA». La violenza dei jihadisti è stata confermata da un altro cristiano costretto a scappare: «Io sono fuggito ma i ribelli continuano a scrivermi sul cellulare che se tornerò ad al-Tabqah mi taglieranno la testa e la esporranno in moschea, così che tutti i musulmani la vedano e ne siano orgogliosi. Ora non accendo più il cellulare se non quando ne ho strettamente bisogno, per paura di ricevere telefonate da loro». I ribelli hanno anche imposto ai cristiani rimasti di convertirsi all’islam, se non volevano essere cacciati dai posti di lavoro o, peggio, uccisi.

 

 

 

Fonte: visto su TEMPI.it  di sabato 34 settembre 2013

Link: http://www.tempi.it/siria-cristiano-ucciso-ribelli-conversione-forzata-islam#.UkQdVRZH-gc

 

 

 


Set 26 2013

DALLA DISINFORMAZIONE ALLA PROSTITUZIONE ISLAMICA (PASSANDO PER LE STRAGI)

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(nella foto, jihadisti)

 

 

Siria, giugno 2013 – L’ultima novità, sul fronte siriano, è la jihad sessuale. Si reclutano donne maggiori di 14 anni per consentire ai “ribelli” rapporti sessuali. Una fatwa consente di contrarre un matrimonio della durata di un’ora, cui segue il ripudio, un altro matrimonio regolare e così di seguito…

Nicola Quatrano

 

La rubrica “crisi siriana” del sito www.ossin.org  raccoglie oramai un bel numero di articoli che punteggiano, mede dopo mese, gli sviluppi della guerra civile in Siria da quasi due anni. Scorrendoli, si resta impressionati dallo sforzo di manipolazione posto in essere dai principali media, la cui unica fonte di informazione in tutto questo tempo è stata, non a caso, il fantomatico Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (OSDH), vera e propria officina di disinformazione legata ai servizi inglesi e impersonantesi nel solo Rami Abdel Rahmane, un esiliato siriano in Inghilterra che trasmette le informazioni (manipolate) che tutti i media mainstream dell’occidente divulgheranno, dal piccolo esercizio commerciale che gestisce con la moglie

 

500.000 manifestanti in una città di 370.000 abitanti

 

Così è potuto accadere che, agli inizi della crisi, Pierre Piccinin, l’unico osservatore straniero quel giorno presente ad Hama, abbia dovuto seccamente smentire l’Agenzia France Press. In quella storica (secondo l’AFP) giornata del 15 luglio 2011, un milione di persone (sempre secondo l’AFP) manifestarono in tutta la Siria contro il regime di Bachar el Assad, 500.000 solo nella città di Hama. Peccato che Piccinin, che era presente (a differenza dei corrispondenti dell’AFP) abbia testimoniato che non erano più di 10.000 e che, comunque, sarebbe stato impossibile che fossero 500.000 in una città che conta non più di 370.000 abitanti in tutto.

 

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Set 26 2013

AL QAEDA IN SIRIA

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Quando massacravamo  civili in Iraq,  eravamo terroristi, ora che lo facciamo in Siria, siamo patrioti


Set 26 2013

EMERGE IL VERO RUOLO DELLE “ORGANIZZAZIONI UMANITARIE” PILOTATE DAGLI USA

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di Luciano Lago

 

Un nostro corrispondente dal Medio Oriente ci ha trasmesso questa foto che ritrae uno dei leaders della rete terroristica di ISIS, affiliata ad al Quaeda, in Siria mentre utilizzano una tenda fornita da USAID, l’agenzia che si occuperebbe  di “sviluppo internazionale” ma che è stata denunciata innumerevoli volte in America Latina come agenzia di spionaggio USA che, dietro apparenti attività “umanitarie”, in realtà si occupa di intervento politico nei paesi del terzo mondo.

 

Il comandante Muhayirin Kavkaz wa Sham , nella foto, risulta il capo di questa formazione terroristica che proviene dall’Irak ed è una filiale di al Quaeda, attiva nella guerra scatenata dagli USA ed Arabia Saudita contro la Siria. La foto conferma quanto affermato da numerosi analisti che gli aiuti e le forniture militari fornite dagli USA ai ribelli arrivano direttamente nelle mani dei terroristi dei gruppi affiliati ad al Quaeda.

 

Fra l’altro questa organizzazione ultimamente ha proclamato una “campagna di pulizia” dal male contro i gruppi dell’opposizione che risultano troppo filo occidentali.

 

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Set 26 2013

IGNOBILE OCCIDENTE: USARE I BAMBINI PER UCCIDERE INNOCENTI

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I bambini, sempre loro: finirà mai la ignobile speculazione sui bambini, vittime di guerra, per giustificare nuove guerre? Indimenticabile, nel 1999, la frase dell’allora ministro della difesa, Piero Fassino: «Solo chi non ha guardato negli occhi un bambino kosovaro è contrario all’intervento militare». E l’Italia intervenne, sulla base di una potente campagna di disinformazione anche diplomatica e politica. E fu la guerra del Kosovo, o l’ultima guerra dei Balcani, dove la più grande coalizione militare mai vista nella storia (19 Stati) si scatenò contro quel che rimaneva della Repubblica Federale di Jugoslavia, che nella propaganda veniva chiamata (un po’ sprezzantemente) “la Serbia”, colpevole di essere l’ultimo Stato che orgogliosamente si dichiarava socialista nel cuore d’Europa; uno Stato grande come un paio di regioni italiane. Da allora, ricorda Angelo d’Orsi,  il copione della giustizia sommaria è stato ripetuto in modo spietato, anche sfruttando l’emozione dell’opinione pubblica, cui viene offerto lo spaventoso “trofeo” dei bambini uccisi.

 

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Set 26 2013

L’INDUSTRIA DELLA MENZOGNA QUALE PARTE INTEGRANTE DELLA MACCHINA DI GUERRA DELL’IMPERIALISMO


Domenico Losurdo

 

(nella foto, Domenico Losurdo)

 

Il blog di  http://domenicolosurdo.blogspot.it ,  4 settembre 2013

 

Nella storia dell’industria della menzogna quale parte integrante dell’apparato industriale-militare dell’imperialismo il 1989 è un anno di svolta. Nicolae Ceausescu è ancora al potere in Romania. Come rovesciarlo? I mass media occidentali diffondono in modo massiccio tra la popolazione romena le informazioni e le immagini del «genocidio» consumato a Timisoara dalla polizia per l’appunto di Ceausescu.

 


1. I cadaveri mutilati

 

Cos’era avvenuto in realtà? Avvalendosi dell’analisi di Debord relativa alla «società dello spettacolo», un illustre filosofo italiano (Giorgio Agamben) ha sintetizzato in modo magistrale la vicenda di cui qui si tratta:

«Per la prima volta nella storia dell’umanità, dei cadaveri appena sepolti o allineati sui tavoli delle morgues [degli obitori] sono stati dissepolti in fretta e torturati per simulare davanti alle telecamere il genocidio che doveva legittimare il nuovo regime. Ciò che tutto il mondo vedeva in diretta come la verità vera sugli schermi televisivi, era l’assoluta non-verità; e, benché la falsificazione fosse a tratti evidente, essa era tuttavia autentificata come vera dal sistema mondiale dei media, perché fosse chiaro che il vero non era ormai che un momento del movimento necessario del falso. Così verità e falsità diventavano indiscernibili e lo spettacolo si legittimava unicamente mediante lo spettacolo.

Timisoara è, in questo senso, l’Auschwitz della società dello spettacolo: e come è stato detto che, dopo Auschwitz, è impossibile scrivere e pensare come prima, così, dopo Timisoara, non sarà più possibile guardare uno schermo televisivo nello stesso modo» (Agamben 1996, p. 67).

 

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