Lug 07 2016

“SUORE, MONACHE … DONNE RADICATE E IMPRIGIONATE IN LAGUNA.”

Category: Chiesa Cattolica,Veneto e dintornigiorgio @ 00:32

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Un tramonto nella Laguna di Venezia per quanto struggente e magico non vale nulla se non c’è qualcuno in grado di gustarlo e vederlo.

In Laguna ne accadono a milioni … ma non sempre sanno suscitare quell’armonia e quella poesia che sono capaci d’indurre … Possono esserci occhi “spenti” che non li vedono … persone “rivoltate in se stesse” che vivono dentro a uno spesso velo di tristezza e angustia che impedisce loro di gustarsi gli altri e il resto del vivere.

 

Insomma: se un bel tramonto non ha qualcuno che lo guarda, lo gode e apprezza è come se non esistesse.

 

Che sia chiaro fin da subito: io alle Suore devo molto, anzi: moltissimo, perché ho trascorso in maniera assidua gran parte della mia prima infanzia in loro compagnia, e da loro ho imparato tantissimo.

Potrei dire perfino che da loro prima che dalla mia famiglia ho imparato certi valori, e che è meglio essere buoni, pazienti, obbedienti e gentili … oltre che industriosi, anche se per riuscire in questa impresa serve attraversare il famoso mare che c’è di mezzo fra “il dire e il fare”.

 

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Lug 03 2016

I FUNERALI DEL DOGE…

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 00:02

 

funerale doge

Gabriel Bella (sec. XVIII): I funerali del doge nella chiesa dei santi Giovanni e Paolo

 

(in ricordo del caro Amico Alvise Zorzi.)

 

Per regola il doge a Venezia era protagonista veramente di pochissime festività o manifestazioni, non lo era nemmeno dei suoi stessi funerali. Si diceva:

 

Sacco de pagia e maschera de cera

El cadavere del Serenissimo,

che averessi zurà certo certissimo

ch’el fusse là in te l’aria e in tel ciera…”

 

I solennissimi funerali di Stato che si celebravano alla morte del doge, non si facevano a lui, ma a un simulacro imbottito di paglia, con il volto di cera. La salma del doge, mentre si svolgevano le grandi feste funebri, era già stata sepolta, la notte precedente nella tomba di famiglia.

Di questa usanza si hanno le prime testimonianze con il funerale di Giovanni Mocenigo in quanto morto di peste. Successivamente venne interrotta, con funerali all’effettiva salma imbalsamata, fino al seicento quando riprese ininterrottamente fino alla fine.

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Giu 02 2016

LINGUA VENETA: TUTTI O QUASI I MODI DI DIRE IN VENEZIANO

Category: Cultura e dintorni,Libri e fonti,Veneto e dintornigiorgio @ 00:03

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1- Ma no ti gà na casa ciò?! : frase ideata da un simpatico signore di bassa statura proveniente dalle campagne vicine a Venezia; venditore di piante che, dice, provengono dalle sue terre. Invita la gente a comprarle facendogli notare che, se hanno una casa di loro proprietà o in affitto, devono per forza abbellirla con una delle sue piante. A Venezia si usa dire questa frase in molti casi: per salutare un caro amico, per dirgli come va, per dirgli che sarebbe ora di finire di lavorare e che sarebbe ora che tornasse a casa. La si usa anche in stadio contro i tifosi della squadra avversaria. Una piccola aggiunta: mi è data notizia che questa frase non sarebbe propria del signore di bassa statura ma plagiata. Un edicolante in campo della Guerra, vicino a San Marco, lo redarguiva in questo modo gridando appunto “ma no ti gà na casa, cio?” per invitarlo a andare via dalla zona in modo da non rompere i coglioni con le sue proposte di acquisto.

 

2Oii! : a Venezia lo dicono tutti. Dal gondoliere che avvisa la sua presenza all’ incrocio di un rio (variante: “Aooe!“), alla persona che vuole fare baruffa, come saluto ad un amico caro e a quello che sta per arrabbiarsi.

 

3Andemo vedere cossa fa el marco. Si usa per congedarsi da qualcuno dicendo una frase buttata là ma con un doppio significato: andiamo a vedere (in un ufficio cambio) quanto viene valutato il marco tedesco (adesso non più usato per l’uso dell’euro) ma allo stesso tempo, scherzosamente, si vuol anche dire di andare a vedere cosa fa l’amante (il “marco”) a tua moglie.

 

4Sìe ore ea cresse, sìe ea càea. Ogni sei ore l’acqua entra dal mare alla laguna per poi ritornarci. Questa è una frase che viene detta a chi, per esempio, si arrabbia perché a lui va tutto storto: lo si consola dicendogli che per quanto gli vada male prima o dopo sicuramente gli andrà bene. Per lo stesso motivo per chi si gongola troppo della sua fortuna.

 

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Apr 28 2016

TUTTA LA TRAGEDIA DELL’ISTRIA È RACCHIUSA IN QUESTA OSCURA PAROLA: FOIBE

foibe

 

 

F ò i b e: 


Tutta la tragedia dell’Istria è racchiusa in questa oscura parola, che riassume in sè le vicende dolorose degli ultimi tre anni e l’ansia di un temuto destino. Paurosa parola: mette il brivido, a pronunciarla, in chi ha avuto l’amara ventura di veder risalire alla luce, dall’ abisso delle foibe istriane i cadaveri dei fratelli massacrati.

 

Fu nel settembre dell’ armistizio che gli slavi giocarono la loro facile carta, armando con le nostre armi bande affrettatamente raccolte fra l’elemento slavo delle campagne istriane con lusinghe di immaginari vantaggi, da agitatori locali e d’oltre confine. E bastò meno di un mese, ai nuovi venuti, per compiere il loro antico disegno: colpire l’ italianità dell’ Istria eliminando i suoi uomini migliori.

In venti giorni essi inflissero agli italiani sofferenze e lutti indescrivibilmente più gravi di quanti non abbiano sopportati gli slavi dell’ Istria, per colpa del fascismo, in venti anni. In venti giorni!

Basti, per farsene un’ idea, questa cifra: più di 600 morti. Una media spaventosa: trenta vittime al giorno. Né si sarebbero fermati, se non avessero dovuto abbandonare il campo. Lo dimostrarono infatti al loro ritorno, nel maggio 1945: da allora ad oggi quasi cinquemila persone mancano in Istria, secondo un calcolo inevitabilmente approssimativo ma attendibile. Cinquemila, fra arrestati, deportati, massacrati la loro fine è avvolta nel mistero.

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Apr 25 2016

VERONA 25 APRILE 1886: PER IL RITORNO DEL LEONE DI S. MARCO IN PIAZZA ERBE.

Category: Veneto e dintorni,Verona storia e artegiorgio @ 00:21

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25 aprile 1886:  il  ritorno del Leone  di San Marco in Piazza Erbe

 

Per non dimenticare…

 

Per antichissima usanza – forse d’origine romana – sui luoghi di mercato, si solevano elevare colonne e capitelli,  cosi anche Venezia, volle nelle piazze delle città e paesi a lei sottomessi la fiera insegna del Leone di San Marco.

E questa colonna fu voluta dalla città nel 1523: sul capitello sono gli stemmi del doge Gritti, del podestà Marcello, del capitano Tron e della città di Verona.

Nel 1797 il leone venne abbattuto dai giacobini veronesi, nell’euforia rivoluzionaria dei tempi nuovi; l’attuale venne rimesso il 25 aprile, festa di San Marco, del 1886.

 

Ma ecco come tale ristabilimento venne ricordato dai giornalisti del tempo su « L’Illustrazione popolare» del 30 maggio 1886.

 

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Apr 14 2016

10 COSE DA SAPERE PRIMA DI USCIRE CON UN RAGAZZO VENETO

Category: Monade satira e rattatuje,Veneto e dintornigiorgio @ 00:11

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Carlo Cracco è il prototipo del veneto verace: originario della provincia di Vicenza, non fa nulla per nascondere il suo accento. Orgoglio “magnagatti” rulez!

 

 

Hai perso la testa per un ragazzo veneto? Il nostro maschio alfa ti spiega come conquistare il suo cuore… Spoiler: è romantico come una motozappa e una famiglia incasinata.

 

  1. Beve. Crederai di essere uscita con un alcolizzato, poi di essere finita in un locale di alcolizzati, poi capirai che tutta la regione è così. Con l’avvento dei controlli, sui muri del veneto è apparsa la scritta “i vostri etilometri non placheranno la nostra sete”. Qui gli animali domestici si chiamano Rum, Gin, Fernet, Spritz eccetera. Digli che sei astemia e hai la patente: ti inviterà a cena tutti i giorni.

 

  1. Non diventerà mai vegetariano. Ai bambini veneti danno omogeneizzati di soppressa, merendine al branzino e succo di fagiano, quindi una cena con lui è l’equivalente di un disastro ambientale. Non dirgli che mangi hamburger di soia o cibi senza glutine, in veneto quelle cose sono guardate con un misto di diffidenza e orrore. Da noi il progresso arriva lento. Quando arriva.

 

  1.  È romantico come una motozappa. Ci si impegna, ma il veneto è di indole pragmatica. Gli parli di stelle? Lui guarderà il cielo e imprecherà uso camionista, perché se piove non si può andare in camporella. È tipo un Urukai con l’anima di un Hobbit. Non sperare in serenate e sguardi languidi. Un veneto è diretto. Tieni collana sbriluccicosa. Tieni cibo. Togli mutande.

 

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Apr 13 2016

LA DECADENZA DI VENEZIA? TUTTA COLPA DELLA DONNA. NE È SICURO ANGELO MARIA LABIA

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 00:04

 

donne veneziane

 

 

Se fusse ditator in sta città

una gran cossa mi vorria coreta;

levada questa, la sittà zè neta

come la giera sinquantanni fa.

 

La cossa che el paese ha rovinà

ch’el publico e ‘l privato ognora infeta

zè la dona, la dona assai scoreta

quanto zè un pelaton (puledro indomito) caldo e sbocà.

 

Onestà, patrie legi e religion,

sta dona s’ha petà su le culate,

par viver da Madama Scavezzon (alla scavezzacollo).

 

Par frenarla vuria che fusse fate

a San Servolo (manicomio) certe abitazion

e la mi mandarave le più mate.

 

O casete adorate,

o San Servolo, santo taumaturgo,

vu sol saressi de Venezia el purgo.

 

 

Angelo Maria Labia

 


Mar 29 2016

SE IL BANCO SBANCA

Category: Economia e lavoro,Veneto e dintornigiorgio @ 00:05

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Lo sanno in pochi ma la prima vera banca al mondo è stata fondata dai veneziani, a cui anni dopo si sono aggiunti anche i fiorentini ed i genovesi. Si chiamava Banca del Giro, istituita nel 1524 dalla Serenissima Repubblica di Venezia ed era allora considerata come un’istituzione pubblica il cui compito spaziava dalla ristrutturazione e gestione del debito di terzi sino alla raccolta del risparmio privato e la gestione dei pagamenti.

Lo scopo di questa banca era fornire supporto e liquidità al mercato di Rialto per contrastare la concorrenza portoghese nel commercio mercantile d’oltremare e soprattutto per garantire solvibilità e certezza nei pagamenti e nei depositi.

Qualche toscano potrebbe sollevare che la banca più antica al mondo tutt’ora esistente sia il Monte dei Paschi di Siena che oltretutto venne costituita nel 1472 quindi molto tempo prima del Banco del Giro: in vero all’epoca della sua istituzione il MPS era semplicemente un Monte dei Pegni, quest’ultimo riconosciuto come un’istituzione finanziaria senza scopo di lucro con lo scopo di erogare prestiti di limitata entità a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato a fronte di un pegno che valesse almeno un terzo in più della somma che si voleva fosse concessa in prestito.

Il Monte di Pietà di Siena (il nome di per sé dice tutto) per la sua stessa caratteristica si rivolgeva pertanto alla popolazione della città senese, dove molti vivevano in condizioni di pura sussistenza ed il fruitore tipo era quasi sempre un povero contadino che non aveva nulla da impegnare se non beni indispensabili alla sua attività, come sementi e utensili da lavoro.

 

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Mar 20 2016

VENETI EVASORI E CRIMINALI SOCIALI CHE TOLGONO ALLA GENTE ONESTA

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di LEONARDO FACCO

 

Gibran, diceva che “le parole sono senza tempo”. Tutti sappiamo che “le parole sono pietre” e che Orwell, sul significato delle stesse, ci metteva in guardia, soprattutto quando a manipolarle è chi tiene salde in mano le briglie del potere.

 

Il vocabolario della “lingua franca italiana”, il mitico Treccani, dà questa definizione di parassita:

In origine, denominazione in uso nell’antica Atene per designare funzionari cultuali di alcune divinità, con attribuzioni non ben chiare, che avevano come caratteristica di partecipare alla divisione della vittima sacrificata alle divinità stesse; più tardi (almeno dal sec. 4° a. C.) il termine assunse il significato di scroccone sfrontato, amante della buona cucina, spesso incaricato di allietare con buffonerie gli invitati a un banchetto”.

 Nell’uso più odierno, e aggiornato, il parassita è colui che “mangia e vive alle spalle altrui”.

 

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Mar 12 2016

TIZIANO ZANELLA: “LA XE BONA, CALDA E BEA: LA FRITOA DE ZANEA”… IERI – “CHI PARLA DI CRISI PASSI PER IL KENYA”…OGGI

Category: Persone e personaggi,Veneto e dintornigiorgio @ 00:01

tiziano zanella

Tiziano Zanella

 

La xe bona, calda e bea: la fritoa de Zanea”.

 

Un nome, una garanzia per l’attività di Tiziano Zanella, titolare di due pasticcerie: una in viale Dal Verme e l’altra in viale Trieste. Ieri mattina ( 1 aprile 2012) in Fiera ha ricevuto il titolo di maestro artigiano “ad honorem”.

 

La sua è una storia fatta di farine, zucchero che alla fine si sono incrociate con la fede.

Sì, prima con un pellegrinaggio a Medjugorje e poi con le apparizioni mariane a Poleo. E, nell’arco di pochi anni, sono diventato terziario francescano.

 

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Mar 02 2016

UNA COPIA VENETA DECIDE DI PASSARE LE FERIE AI CARAIBI

Category: Monade satira e rattatuje,Veneto e dintornigiorgio @ 00:19

 

Villas on the green tropical beach with steps into water

Villas on the green tropical beach with steps into water

 

Na copia veneta la decide de passar le ferie ai Caraibi

 

Na copia veneta la decide de passare le ferie ai Carabi, ne lo steso albergo dove ì xera ‘ndati in viajo de nosse 20 anni prima, ma par problemi de lavoro la mojer no poe partire col mario e a rivera’ dopo un pochi de giorni

 

Quando l’omo riva, el và dentro ne a camera dell’hotel el vede che ghe ze un compiuter co internet.

 

El decide de mandarghe na mail a so mojer, ma el sbaglia indirisso e sensa valerlo la manda da neltra parte.

 

A mail a vien ricevua da na vedova che xera pena rientrà dal funerae de so marìo e che a decide de vedere i messagi ricevui de cordoglio.

 

EI fioeo de a vedova pena rivà casa el trova so mama svenua davanti al compiuter e, sol video, el vede a mail che a gaveva pena leto.

 

«Cara sposa, so rivà. Tuto ben. Probabilmente te sarè sorpresa de ricevere me notissie via mail, ma anca qua adesso i ga el compiuter par mandare i messaggi ae persone care. Pena che so rivà me so assicurà che fosse tuto a posto anca par ti par quando te rivarè venere che vien. No vedo l’ora de vederte e spero che el to viajo sia tranquio come el mio.»

«N.B. No sta portarte tanti vestiti parchè qua fa un caldo Infernale.»

 

El to caro marìo

 


Mar 01 2016

PRIMO DI MARZO 2016, SI FESTEGGIA IL CAPODANNO VENETO

Category: Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 00:03

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Il primo marzo è sempre stato considerato nella storia della Repubblica Veneta il capodanno veneto;  nei documenti e nei libri di storia si trovano le date relative ai mesi di gennaio e febbraio seguite da “more veneto” per sottolineare questa peculiarità veneta: incominciando l’anno veneto il primo di marzo, gennaio e febbraio erano gli ultimi mesi dell’anno passato (si veda, come esempio, la data del comunicato).

 

Il capodanno veneto originariamente era stato fissato al 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia (421),  per i credenti giorno dell’annunciazione del Signore,  e, secondo una leggenda greca, giorno della creazione del mondo; in un secondo tempo fu anticipato al primo marzo per comodità di calcolo.

 

Emblematico quanto successe il 9 marzo 1510 nel luogo ove adesso sorge il Santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza (Tv), la Madonna apparve a un contadino del posto e gli disse “Bon dì e bon ano!”

 

Per la verità nelle tradizioni delle nostre comunità un ricordo del capodanno veneto ha continuato, magari inconsciamente, ad essere presente: pensiamo al “bati marso”, al “brusar marso”, ai botti prodotti spontaneamente con il carburo… Un altro tassello della nostra storia e della nostra identità che va valorizzato, anche per onorare il Serenissimo Bepin Segato che più di ogni altro si era impegnato per riproporre questa festa.

 

Recentemente  è stato festeggiato in diverse città venete  il capodanno cinese (è l’anno del Cavallo); l’ 11 febbraio gli amici tibetani hanno festeggiato il loro capodanno (Losar) e per tutti noi è stato un momento per ribadire la nostra solidarietà alla  nazione del Tibet  vergognosamente calpestata dalla Cina;  non parliamo poi delle ricorrenze e delle celebrazioni  di altri popoli, di altre religioni  (si pensi solo al Ramadan): e allora un bel “Viva San Marco”  per ricordare e festeggiare l’arrivo del nuovo anno veneto. (Ettore Beggiato)

 

 


Apr 25 2015

25 APRILE, SAN MARCO: CHE IL GONFALONE SIA ESPOSTO DOVUNQUE

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 00:23

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di ETTORE BEGGIATO*

 

Da sempre  nei territori della Serenissima Repubblica Veneta il  25 aprile si onora e si festeggia  San Marco, emblema religioso e politico della Repubblica Veneta fino al 1797,  bandiera e simbolo del popolo veneto. E non a caso uno dei primi provvedimenti degli invasori francesi  fu proprio quello di sospendere la festa di San Marco e di condannare a morte chi osasse gridare “Viva San Marco!”;  ma nonostante l’accanimento e la brutalità di Napoleone e dei suoi collaborazionisti italiani, ancor oggi nell’intero Commonwealth della Serenissima  decine e decine sono le iniziative per ricordare e festeggiare San Marco: dal festoso ritrovo  in piazza San Marco a Venezia, alla rogazione di Piemonte d’Istria.

 

E’ fondamentale riappropriarci della nostra identità, delle nostre feste, riscoprire l’orgoglio di sentirsi veneti e di sventolare gioiosamente la nostra bandiera, di esporla dalle nostre case: è l’unico modo per sconfiggere, o perlomeno attenuare gli effetti perversi di quella globalizzazione che sta mortificando culture, civiltà, lingue, costumi, identità diverse ma proprio per questo  degne di essere rispettate, tutelate e valorizzate.

 

Il tutto in un’ottica europea affinché l’Europa dei banchieri diventi l’Europa dei popoli e delle regioni; un’Europa in grado si svolgere quel ruolo che la storia le assegna, ma  che sventuratamente non riesce a interpretare.   Un’ Europa che veda protagonisti bavaresi e catalani, scozzesi e tirolesi, bretoni e sardi, ma anche noi veneti.

 

Viva San Marco!

 

 

Fonte: srs di ETTORE BEGGIATO, da Miglioverde del 24 aprile 2015

Link: http://www.miglioverde.eu/25-aprile-san-marco-che-il-gonfalone-sia-esposto-dovunque/

 

 


Mar 31 2015

IL PRIMO STATO AL MONDO A PROIBIRE LA TRATTA DEGLI SCHIAVI FU LA REPUBBLICA SERENISSIMA DI VENEZIA

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 01:16

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Il primo Stato al mondo a proibire la tratta degli schiavi fu la Repubblica Serenissima di Venezia nel 960, con la promissione del XXII Doge Pietro IV Candiano, 900 anni prima degli Stati Uniti!

 

Tuttavia già il Doge Orso salito al potere nel 727 proibì la commercializzazione di schiavi

 

Questi due Dogi furono importanti poiché Orso fu il primo eletto dai veneti ed il Candiano dopo varie vicessitudini che inizialmente l’avevano condotto in esilio a servire l’Impero tenne equidistanza da Bisanzio e dal Sacro Romano impero confermando l’indipendenza della Serenissima

 

 

 


Mar 20 2015

QUEL CHE GL’ITALIANI DOVREBBERO SAPERE IN FATTO DI STORIA E DI BANDIERE

 

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Bandiera tricolore (bianco, rosso e verde) della RC, la Repubblica Cispadana costituitasi in epoca napoleonica dal gennaio al luglio del 797).

 

 

Da tempo si fa un gran parlare di anniversari patriottici e del tricolore… Ma sono discorsi seri?

 

Premessa 

 

Dire cose totalmente diverse o contrarie alla realtà costituisce una grave e inaccettabile menzogna… ma anche le “mezze verità” sono da condannare, poiché ad esse corrisponde sempre, inevitabilmente una “mezza menzogna”… ed anche questa è una cosa inaccettabile!

 

Ciò non ostante, la “mezza verità” è il sotterfugio più usato dai politicanti per fare apparire credibili le loro menzogne, in modo da carpire la fiducia del popolo, il cui consenso permette poi a loro di agire a proprio arbitrio nella gestione della cosa pubblica.

 

Sola difesa per i Cittadini è la ricerca della verità, ricerca però di difficile attuazione per le difficoltà nel reperimento di documentazione veramente obiettiva e perché i profondi condizionamenti culturali, subiti dal Cittadino in età scolare, lo fanno sicuro di saperne abbastanza e, di conseguenza, di non avere bisogno di ulteriori approfondimenti.

 

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