L’ala dell’Arsenale dove sono stati depositati i reperti del museo di Storia Naturale (FOTO MARCHIORI)
Arsenale, danneggiati i reperti preistorici. I manufatti di selce del Paleolitico hanno assunto un colore bluastro, forse per il cambio di ambiente.
IL CASO. Potrebbero essere rovinate per sempre preziose collezioni provenienti da palazzo Gobetti. Oggi commissione in visita
La preistoria veronese si tinge di blu. Parlando di preistoria bisognerebbe usare il passato remoto. Ma il tempo presente, in questo caso, è più che giustificato. Già, perché i manufatti di selce, cioè di pietra, risalenti al paleolitico e conservati sino a qualche mese fa dal Museo di storia naturale a palazzo Gobetti, in corso Cavour (venduto), da quando sono stati depositati all’ex Arsenale dopo il trasloco sono diventati di colore blu. Un blu intenso, diffusosi anche su altri pezzi delle preziosissime e uniche collezioni del museo — come uno scheletro — che, almeno pro tempore dopo il trasloco, dovranno essere conservate in una sala al primo piano dell’ex caserma militare austriaca. Ma ora rischiano seriamente di essere rovinati per sempre.
COLLEZIONI. Gli oggetti di pietra, come asce e altri strumenti per tagliare, collocabili in un arco temporale amplissimo che va da due milioni a 10mila anni fa, costituiscono una documentazione di straordinario valore, come del resto tutto quanto fa parte del Museo di storia naturale. Sia nella sede principale di palazzo Pompei, in lungadige Porta Vittoria vicino all’ex questura, cioè il vero e proprio museo visitabile, sia del Gobetti, comprato nell’ottobre scorso da una ditta di costruzioni di San Martino Buon Albergo che l’ha pagato sei milioni 400mila euro.
All’ex Arsenale, precisamente in un locale al primo piano della palazzina di Comando, che dà sul parco esterno, sono state trasportate le collezioni del Gobetti, che non venivano esposte al pubblico. Cioè quelle di preistoria, botanica, zoologia e poi il museo della Romagna Pietro Zangheri, cioè rettili, pesci, anfibi, uccelli e mammiferi imbalsamati e altro materiale preistorico, compresi i fossili, donati nel 1968 al museo scaligero dallo Zangheri, il naturalista forlivese che mise insieme la più ricca e variegata raccolta della flora e della fauna della sua regione. Completano il materiale i laboratori di restauro e gli uffici per la conservazione dei reperti. I reperti, al Gobetti, erano conservati nei circa 2.000 metri quadrati del palazzo, di tre piani da 600 metri quadrati l’uno, più in un cortile da 160, un sottotetto da 446 e uno scantinato.
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