Set 24 2009

Peter John Hudson chi è.

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L’archeologo  Peter John Hudson

 

Dai suoi scavi durati vent’anni una messe enorme di reperti

 

Peter John Hudson è nato a Manchester il 26 settembre 1954, nella stessa città e nello stesso anno dell’altro famoso «inglese di Verona», lo scrittore Tim Parks (ma non si frequentano e l’unica cosa che li unisce è che a volte Peter legge gli articoli di Tim sul «Guardian», compresi quelli sportivi da cui è stato tratto il discusso libro sui tifosi del Verona). Peter è figlio unico. Il papà comprava tessuti per la Cooperative Society, la più antica catena di supermercati di Manchester, e amava il cricket; la mamma faceva la segretaria part-time in studi d’avvocato del centro.

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Set 21 2009

Verona. Castel San Pietro, questo sconosciuto

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Verona: Castel San Pietro, questo sconosciuto

 

L’anno scorso, in autunno 2007, sono iniziati i lavori di sistemazione del Castello di San Pietro, ritengo quindi opportuno, quest’anno, raccontare la storia del monumento più importante di Veronetta perché, su quel colle, si racconta che sia nata la città di Verona. Infatti Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, dice che Verona era stata fondata dai Reti e dagli Euganei.

Oggi, con le ricerche archeologiche, sappiamo che gli Euganei sono vissuti nell’ età del Bronzo da 4000 a 3000 anni fa. In questo periodo di tempo abbiamo le Palafitte attorno al Lago di Garda e lungo il Mincio; le Terreamare: villaggi fortificati da un terrapieno in pianura (il più vicino a noi è il Castel del Leppia vicino all’ Adige, a Sud Est di San Martino Buon Albergo) e i Castellieri, villaggi sorti sulle colline e in montagna, difesi da mura a secco. Perciò Castel San Pietro era un castelliere e la sua fonte d’acqua era la Fontana del Ferro, sorgente famosissima per i Veronesi e ricchissima di leggende. Altro castelliere si trovava dove oggi abbiamo la torricella Austriaca n° 1  e la sorgente per i suoi abitanti è la vicinissima Fontana di Sommavalle. In conclusione: Veronetta è la città più antica della Pianura Padana.

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Set 06 2009

CASTEL SAN PIETRO: IL CASTELLO DI CANGRANDE DA VERONA

L’anno scorso abbiamo scritto la storia di Castel San Pietro partendo dalla preistoria. Su questo argomento alcuni amici mi hanno contestato dicendomi che Can Grande non costruì mai il suo Castello sul colle di San Pietro, infatti tutti gli studiosi antichi e moderni sostengono che sia opera di Giangaleazzo Visconti. Inoltre mi hanno chiesto dove fossero le prove di quanto andavo sostenendo.

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Set 02 2009

Dal museo di Neandertal alla grotta dei cugini del riparo Solinas di Fumane

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 19:47

 

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L’ingresso della grotta di Fumane, tesoro dell’archeologia mondiale


Di Giancarla Gallo

 

FUMANE. Entusiasta il direttore del museo tedesco in visita al riparo Solinas di Fumane, che ospitò l’uomo primitivo.

Weniger: «Il sito veronese è il più importante nel Mediterraneo: sarà promosso in tutto il mondo»

Grandissimo interesse ha dimostrato il direttore del museo di Neandertal in visita alla Grotta di Fumane, una delle dieci al mondo che testimoniano la frequentazione dell’homo neandertalensis e il succedere dell’homo sapiens. «Sono rimasto molto impressionato», ha detto Gerd-Christian Weniger, che non aveva mai visitato prima il riparo, «penso che Fumane sia il sito più importante del Mediterraneo. La popolazione neandertalense estinta è scomparsa rimpiazzata da quella del sapiens anatomicamente moderno e nella nostra disciplina, l’antropologia, la ricerca delle cause di questo fenomeno è uno dei concetti più dibattuti. Ci sono al mondo almeno duecento università e istituti di ricerca, che si occupano di questa questione. Dopo aver visitato questo sito, sono convinto che Fumane giocherà un ruolo chiave».

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Ago 28 2009

Riparo Solinas di Fumane: La macelleria di Neanderthal

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 10:32

Marco Peresani e collaboratrici

Fumane. Nuova importante scoperta archeologica nella grotta: gli studiosi dell’Università di Ferrara hanno portato alla luce un vero e proprio laboratorio artigiano

di Giancarla Gallo

Non finisce di sorprendere la grotta di fumane, uno dei più importanti insediamenti umani della preistoria, nel quale sono venuti alla luce i dipinti più antichi a livello europeo. L’ultima scoperta è di questi giorni: si tratta del ritrovamento di un laboratorio artigianale, una vera e propria «macelleria», utilizzato 50 mila anni fa dall’uomo di Neanderthal. Al riparo nella grotta, gli uomini preistorici spellavano e spolpavano gli animali uccisi.

Gli archeologi hanno portato alla luce un numero cospicuo di schegge di selce di dimensioni ridotte, dei piccoli coltelli in pietra, che ricoprono fittamente una decina di metri quadrati della grotta, mentre le ossa degli animali sono state individuate in fondo alla cavità, a ridosso delle pareti.

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Giu 19 2009

ALLA RICERCA DELL’ ORIGINE DEL NOME DI VERONA

Veduta di Castel San Pietro

La prima dichiarazione “etrusca” del toponimo Verona è di Wilhelm Schulze, prospettata nella sua importante e geniale opera Zur Geschichte Lateinischer Eigennamen (1904) (ristampata Mit einer Berichtigungsliste zur Neuausgabe von Olli Salomies, Zürich-Hildesheim 1991, pag. 574).

Per la sua tesi lo Schulze ha fatto riferimento al suffisso – “ona”-, che ha riscontrato anche nel toponimo Cortona (etr. Curthun) e in altri toponimi di assai probabile origine etrusca, come i toscani Cetona, Faltona, Vescona, Vettona, per i quali ha richiamato rispettivamente i vocaboli etruschi veru, vescu, vetu. Per Faltona io richiamo l’antroponimo etrusco Faltu e per Verona l’antroponimo femm. Verunia, col corrispondente gentilizio lat. Veronius (DETR 442, 162).

In tutti questi toponimi faccio notare da parte mia la trasformazione dell’originario suff. etrusco –ũ-/un- in quello successivo lat. –ōn-.

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Giu 18 2009

Castel San Pietro – L’acropoli di Verona

Ricostruzione dell’acropoli (santuario) di Verona – L’attuale Castel San Pietro

PERCORSI DEL CUORE E DELLA MENTE

Questi percorsi che andremo a scoprire sulle colline alle spalle della città, collegamenti antichi da rivivere fra Avesa, le Toresele e Borgo Venezia, sono luoghi da catturare con i sensi, da  sentire con il corpo. Luoghi non contaminati che mantengono un fascino unico, salvati  dal degrado fisico e spirituale, oggi poco frequentati e poco conosciuti, forse per questo  intensamente vivi e coinvolgenti. Vie di fuga della mente dove il tempo scorre con altra velocità  ed intensità,che risvegliano le nostre energie assopite, i ricordi profondissimi di profumi, suoni, sapori e visioni arcaiche che toccano inevitabilmente il sacro.

Castel San Pietro, è a pieno titolo parte fondamentale di questo riappropriarsi della natura e della storia di Verona. Mantiene ed emana ancora un fascino unico, salvatosi dalla totale distruzione fisica, conserva intatta l’anima del luogo, intensamente  vivo e coinvolgente.

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Mag 19 2009

Verona Alto San Nazzaro: Dietro le case popolari spunta il muro di Teodorico

Restauro ad Alto San Nazaro

 

Di Camilla Bertoni

 

La scoperta Alto San Nazaro, durante i lavori al complesso per trasformarlo in residenze di lusso

 

Le ruspe sono al lavoro da gennaio nel borgo di Alto San Nazaro, nato nel 1887 per conto della Società Anonima Cooperativa Edificatrice di Case Operaie, come borgo popolare destinato agli operai al lavoro nelle fabbriche di Veronetta.

Il complesso è destinato ora a diventare nucleo residenziale di lusso. Da molti anni in abbandono, abitato abusivamente e in rovina, il borgo, originariamente chiamato Quartiere XVI ottobre, è collocato a ridosso delle mura scaligere, in alto sulla collina che domina via San Nazaro, dalla quale è raggiungibile attraverso una lunga e scenografica scalinata concepita contestualmente alla sua realizzazione. Oltre alla vista mozzafiato sulla città, l’area edificata nasconde anche altro un gioiello: un tratto di mura di cinta della città, in conci di tufo, di età precomunale, forse addirittura risalente al regno di Teodorico, che chiude sul retro il terreno di pertinenza. 

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Mag 17 2009

La città antica di Verona: Il lavoro che riporta alla luce il Capitolium di Verona

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 08:22

I resti del Campidoglio di Verona sotto il ristorante Maffei

 

La Soprintendenza rivela il risultato dei lavori: «Dopo 25 anni di scavi nelle cantine dei palazzi ecco il Campidoglio romano»

 

«Dopo 25 anni di scavi ecco il Campidoglio romano» Briciole, niente più, ma da quell’enorme quantità di briciole ritrovate in vent’anni di scavi archeologici Giuliana Cavalieri Manasse, direttore del nucleo operativo di Verona della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto, è riuscita a compiere un’impresa che ha pochi altri riscontri: la ricostruzione, fin nei minimi dettagli, di quello che doveva essere l’imponente Capitolium di Verona romana, l’antico campidoglio. Di tutti gli scavi realizzati da quando è iniziato il suo incarico veronese (era il 1977) Manasse ha scelto di dare alle stampe gli esiti di questo lungo lavoro.

 

La Manasse: un percorso museale, ma servono fondi

 

Briciole, niente più, ma da quell’enorme quantità di briciole ritrovate in vent’anni di scavi archeologici Giuliana Cavalieri Manasse, direttore del nucleo operativo di Verona della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto, è riuscita a compiere un’impresa che ha pochi altri riscontri: la ricostruzione, fin nei minimi dettagli, di quello che doveva essere l’imponente Capitolium di Verona romana (il Campidoglio). Di tutti gli scavi realizzati da quando è iniziato il suo incarico veronese (era il 1977) Manasse ha scelto di dare alle stampe gli esiti di questo lungo lavoro .

«Gli scavi sono iniziati in aree private interessate da opere di ristrutturazione », spiega Manass, 25 anni fa. «Nel 1983-84 i primi ritrovamenti sono emersi nelle cantine di Palazzo Maffei, tra 1986 e 1987 nei sotterranei del palazzo del Monte dei Pegni, poi nelle cantine di Palazzo Malaspina (su via Emilei) e infine dal 1988 al 2004, in varie fasi, nell’area di corte Sgarzerie ».

 

Quando si è iniziato a capire il significato e il valore di ciò che si veniva portando alla luce?

 

«Fin dal 1987 abbiamo capito che stavamo trovando la vera sede del Capitolium romano, che non poteva più essere identificato con i ritrovamenti nell’area di Piazzetta Tirabosco, che dal 1914 aveva assunto il toponimo di Campidoglio proprio in virtù di quanto allora si credeva. Ma la ricostruzione nel particolare è stata un lavoro enorme cui si è potuti arrivare mettendo insieme briciole su briciole».

 

Cosa si auspica per questi tesori archeologici, in gran parte ancora non visitabili al pubblico?

 

«Esiste un progetto per la loro musealizzazione e per un percorso con mezzi audiovisivi e ricostruzioni virtuali da farsi nel futuro Museo Archeologico a San Tomaso, ma per ora non abbiamo ricevuto alcun finanziamento. E senza i contributi della Fondazione Cariverona non avremmo neppure potuto realizzare questo scavo e questo studio». Uno studio che Pierre Gros, uno dei massimi studiosi di architettura romana, così commenta: «Grazie a questo volume il Campidoglio di Verona è entrato nel club molto ristretto dei monumenti antichi integralmente conosciuti e ricostruiti e resterà una delle testimonianze più evocative dell’architettura, dell’urbanistica e della storia delle città romane dell’Italia settentrionale».

 

 

Fonte: srs di Camilla Bertoni dal CORRIERE DEL VENETO, 26 aprile 2009


Mag 13 2009

Verona: Spunta una nuova porta della città romana

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 13:39

La posterla romana

VERONA — Riaffiorano i «segreti» storici negli scantinati di Casa De Stefani, sede un tempo di una casa farmaceutica, posta tra via Leoncino, dove dà la facciata principale, e vicolo Sant’Andrea. Un palazzo  monumento, dove si racchiude una storia che va dall’età romana fino al ‘900.

 

Da tre anni si scava nelle cantine perché ciò che sta emergendo è una postierla romana, ovvero una porta secondaria di accesso alla città. «Ne abbiamo trovate altre tre nella cinta municipale di Verona ­spiega Giuliana Cavalieri Manasse, direttore del nucleo operativo di Verona della Soprintendenza Archeologica del Veneto – una in corte Farina, una in via Mazzini e una in via San Cosimo, ma nessuna così ben conservata».

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Apr 20 2009

Verona scavi archeologici: dal Seminario spunta un tesoro

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 08:41

«OH!! Ogni tanto sul  giornale leggo  qualche bella segnalazione!”

“Finalmente dopo quattro anni, il giornale  L’Arena di Verona è riuscito a “portare alla luce”,  la notizie  riguardante il piu’ importante  e imponente   scavo archeologico di Verona  e uno dei maggiori di tutto il nord d’Italia degli ultimi anni.

Scavo che si era, e si sta effettuando,  in una segretezza tale   da far invidia,   “ all’area 51”.

Malgrado l’assoluta  riservatezza, nei  bar vicino al  seminario,  qualche notizia era comunque  filtrata,  anche a causa del numero elevato di persone che lavorano nel cantiere,  e benché non siano  fonti ufficiali, la voce era che  lo scavo che si stava effettuando era di una importanza archeologica tale da far dire che  Verona aveva ora la sua piccola Pompei.

Vediamo ora se i responsabili  alle soprintendenze e autorità varie, piu’ o meno  preposte, lo sacrificheranno all’ennesimo  parcheggio auto  sotterraneo di Verona o riusciranno a salvare, preservare  e valorizzare questo piccolo, ma importantissimo, gioiello archeologico,  e visto che per Verona il centro storico della città è  dichiarato dall’Unesco  “patrimonio storico e culturale dell’umanità”, non dovrebbero essere difficile farlo».

LA SCOPERTA A VERONETTA.

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Apr 19 2009

Verona: La cava romana di Veronetta e il suo garage

 

Eccomi appoggiato al bancone della pasticceria Scapini di Porta Vescovo, costretto, dopo aver letto le notizie  scodellate dal giornale, assumere,  malgrado il parere sempre negativo del mio medico, la migliore brioches  alla crema di Verona per potermi  addolcire la giornata.

A rovinarmi la degustazione, ci ha pensato comunque il mio amico Gianni che, per ringraziami del caffe’ che gli avevo offerto, mi “stimola” sulle questioni politiche ed economiche  di  «come la pensi tu su … ecc ecc ». Date tutte le risposte del caso, Gianni  termina con un: «Ho capito! Ma perché ce  l’hai anche con il garage del seminario?». «Io? Ma stai parlando del garage sotterraneo del seminario dei Verona? Santa patata! Ma guarda che io non ce l’ho con nessun garage. E che a volte  ho la netta impressione che siano i  “garage”  ad avercela   con Verona».

«Esempio? » 

A poche centinaia di metri  dal seminario di Verona, in via Damiano Chiesa, vi è la presenza di uno dei piu’  interessanti  esempi di archeologia industriale di Verona, l’ultima traccia  di  cava romana  di pietra giallina esistente dentro le mura di  Verona, cava che i romani  usarono per la costruzione del teatro e di parte delle case e degli edifici della città del primo periodo. 

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Apr 14 2009

OPPEANO DI VERONA CULLA DEL VENETO

Category: Libri e fonti,Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 13:40

 

ARCHEOLOGIA: Fin  dalla seconda meta’ del secolo XIX il paese si è rilevato uno dei principali centri di testimonianza dell’età de ferro.

 Di Marco Cerpelloni

 

Oppeano, riaffiora la cultura del primo «mondo Veneto». 

Noto fin dalla seconda metà del XIX secolo come uno dei principali centri dell’età del Ferro, Oppeano ha festeggiato il 130esimo anniversario dalla scoperta del famoso elmo di bronzo. 

Con l’occasione è stato presentato il volume “Oppeano vecchi e nuovi dati sul centro protourbano” (Regione del Veneto, edizioni Quasar-Canova), curato da Alessandro Guidi e Luciano Salzani con la collaborazione di Massimo Saracino

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Mar 25 2009

VERONA – POVEGLIANO: Il pendaglio dei guerrieri svela il mistero dei Celti

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 18:13

Gli archeologi lavorano su una tomba celtica agli scavi in località Ortaia di Madonna dell’Uva Secca

Gli archeologi hanno finora riportato alla luce 203 sepolcri e centinaia di oggetti dell’antico popolo

Giorgio Bovo. È stato trovato in una tomba e dimostra che all’Uva Secca c’era la capitale veronese della comunità cenomane

Gli scavi archeologici in località Ortaia di Madonna dell’Uva Secca rafforzano la tesi che tra la fine del III e il I sec. a.C. l’area compresa tra Povegliano e Vigasio sia stato il centro dei Cenomani in provincia di Verona. Sono 203 finora le tombe celtiche scavate dai primi anni Novanta, di cui 128 nel 2007 e 2008, e manca l’ultima fase dello scavo, prevista per quest’estate. 

Le tombe sono ad incinerazione e ad inumazione, al centro dello scavo si trovano le più grandi (fino a 3×3 metri), ai lati le più piccole dei bambini. In una delle più grandi è stato fatto un ritrovamento che fa cambiare alcune considerazioni sui Cenomani. «Una delle scoperte più importanti», ha spiegato durante una conferenza tenutasi in villa Balladoro, Daniele Vitali, dell’università di Bologna, direttore dello scavo e uno dei massimi esperti europei dei Celti, «è un pendaglio a tre palle d’argento decorate a sbalzo, con motivi vegetali e teste umane tra una spirale e l’altra. È un motivo molto caratteristico dell’arte e dell’ideologia celtica: i guerrieri amavano conservare in casa dentro cassettine di legno imbalsamate o imbevute di olio le teste mozzate dei nemici per mostrarle agli ospiti con grande orgoglio. Si pensava che questi dischi venissero importati dai Celti di area danubiana. Con questa scoperta possiamo cominciare a dire che questi dischi d’argento sono stati realizzati in ambiente cenomane». 

Alcuni oggetti trovati nelle tombe dagli archeologi

Nelle tombe è stata rinvenuta una gran quantità di oggetti, in una sola ben 98: una bilancia da orafo (oggetto abbastanza raro in un sepolcreto del II-I secolo a.C.), vasi di ceramica, bicchieri, padelle con manico a becco d’anitra, secchi, umboni di scudi in ferro, spade a doppio tagliente con punta affilata, falcetti, spiedi in ferro, anelli, fondi di vaso in bronzo, ossa di femori animali per prosciutti, zampette, costole, ossa di maialini da latte, resti di volatili. In alcune tombe ci sono deposizioni a più strati, destinate a più individui. Sotto un vaso c’è la più lunga iscrizione in lingua celtica finora trovata a nord del Po in area cenomane, con il nome di un personaggio. Nell’area dello scavo sono state rinvenute anche tombe del periodo nel quale una parte della popolazione si era romanizzata e quindi adottava un rito funerario diverso: lucerne in terracotta, incinerazioni con delle offerte in monete romane in bronzo, vasi ossuari. 

Luciano Salzani, direttore alla Soprintendenza dei beni archeologici di Verona, ha ricordato che questo scavo è contiguo a quello iniziato nel 1992 quando fu bonificata un’ampia area sulla quale sarebbe poi sorta la zona industriale. Giulio Squaranti, presidente dell’associazione Balladoro, ha dichiarato l’obiettivo di arrivare ad una pubblicazione scientifica dello scavo e all’allestimento di una grande mostra che potrebbe costituire il nucleo fondamentale del museo archeologico di villa Balladoro.

 

Fonte: srs di Giorgio Bovo da L’arena di Verona di mercoledì 25 marzo 2009,  provincia, pagina 27


Mar 24 2009

CASTEGGION (CASTEJON) DI COLOGNOLA AI COLLI, DOVE SI NARRA LA MEMORABILE STORIA DI UNA COLLINA…

CASTEJON di  Cologna ai Colli, dove  si narra la memorabile storia di una collina, …con le strabilianti gesta di sindaci, speculatori, archeologi, contadini etc,  etc,…

Ogni riferimento a persone o cose reali è puramente causale

INSERTO REDAZIONALE NORDEST  N° 4 –  aprile  1985

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Questa “storia” che andiamo a raccontare farà forse sorridere (lo speriamo) o forse arrabbiare (suvvia!! non è il caso), ma il nostro proposito è soprattutto quello di far riflettere un attimo: in tante città, paesi, contrade, la gente, spesso, si racconta “storie” come questa o simili a questa.

Ringraziamo l’anonimo autore che ha voluto raccontare a fumetti uno di queste “storie”

“Nordest” offre questo inserto ai propri lettori, con simpatia.

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