Dic 28 2014

LE FESTE SOLSTIZIALI. I 12 GIORNI MAGICI, DA NATALE ALL’EPIFANIA

 

Alfredo Cattabiani – Scrittore e saggista

 

Il sole di Capodanno  

Le dodici notti che vanno dal Natale all’Epifania, oltre a rappresentare i dodici mesi dell’anno, sono intrise di simbolismi. Dall’antichità ad oggi, gli usi e i costumi dei popoli europei che celebrano in queste notti il rinnovamento del cosmo.

 

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Allegoria del solstizio invernale, da Nuova Iconologia del Cavalier Ripa Cesare Perugino (Padova 1611).

 

Le feste natalizie erano nella Roma imperiale feste del solstizio, del nuovo sole che rinasceva dopo la morte simbolica, risalendo verso il nord dopo aver toccato il punto più basso con l’entrata nella costellazione del Capricorno. Anche il nuovo anno legale cominciava in quei giorni, alla Kalendae Januarii nel periodo immediatamente posteriore al solstizio che, come si è accennato nell’articolo precedente, (vedi Abstracta n. 9) veniva convenzionalmente fissato al 25 dicembre per seguire la tradizione dei Romani più antichi che, poco esperti in astronomia, si erano fidati dei propri occhi.

 

Prima di cominciare l’anno – scriveva l’Imperatore Giuliano nel discorso su Elio Re – noi diamo in onore di Elio giochi magnifici, solennità consacrate a Elio Invincibile. … Ah! si degnino gli dèi sovrani di permettermi di celebrare sovente questi misteri, e che il sovrano stesso dell’universo, Elio il primo, mi accordi questo favore! Sorto da tutta l’eternità intorno all’essenza feconda del Bene, mediatore fra gli dèi intelligenti, essi stessi mediatori, Egli ne assicura pienamente la continuità, la bellezza senza limiti, l’inesauribile fecondità, l’intelligenza perfetta, e li dota abbondantemente di tutti i beni atemporali[X].

 

La festa del Sole era diventata il culto più importante in Roma verso la fine del III secolo per l’influenza delle tradizioni orientali.

 

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Dic 27 2014

NIGRA SUM: BANCA DATI DELLE MADONNE NERE D’EUROPA

Category: Arte,Chiesa Cattolica,Religioni e rasie,Storia e artegiorgio @ 00:16

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La Madonna Nera di Częstochowa.

 

 

Culti, santuari e immagini delle Madonne nere d’Europa

 

Il Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa, hanno curato la ricerca on line che ha portato alla costruzione della banca dati delle Madonne nere d’Europa presente in questo sito.

 

Le Madonne di alcuni celebri santuari mariani d’Europa sono nere o brune: Oropa, Crea, Varese e Loreto in Italia, Montserrat in Spagna, Czestochowa in Polonia, Einsiedeln in Svizzera, Rocamadour in Francia, sono i vertici di un diffuso e poco noto fenomeno di immagini mariane caratterizzate dal colore bruno della Vergine.

 

In ambito europeo le Madonne nere costituiscono un comune patrimonio religioso, storico, culturale e artistico: in questo censimento effettuato sul web sono state individuate 772 Madonne nere così distribuite:

 

 

Francia: 428

Italia: 155

Spagna: 107

Germania: 18

Belgio: 17

Malta: 8

Svizzera: 7

Austria: 5

Repubblica Ceca: 4

Regno Unito: 4

Portogallo: 3

Romania: 3

Croazia: 2

Lussemburgo: 2

Polonia: 2

Irlanda: 1

Kosovo: 1

Lettonia: 1

Lituania: 1

Montenegro: 1

Ungheria: 1

Turchia: 1

 

 

Nel censimento sono state prese in considerazione le Madonne ritenute “nere” e “brune”: oltre alle Madonne universalmente riconosciute come “nere” infatti, ci sono molti altri casi di  Madonne dall’incarnato scuro o persino schiarite in seguito ai restauri, ma venerate come “nere”.

Questa banca dati vuole essere un primo strumento utile alla ricerca e all’individuazione delle Madonne nere europee. Sarà possibile per l’utente segnalare approfondimenti o integrazioni che possano implementare questa documentazione.

 

Gli Atti del Convegno Internazionale “Nigra Sum. Culti, Santuari e Immagini delle Madonne Nere d’Europa” svoltosi a Oropa e a Crea nel 2010 sono stati pubblicati e sono scaricabili in formato pdf al seguente link: http://www.sacrimonti.net

 

 

Fonte: da NIGRA SUM

Link: http://www.nigrasum.it

 


Dic 26 2014

LA “MADONNA NERA” DI CHARTRES NON È PIÙ NERA

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(La madonna nera prima e dopo il restauro)

(foto via http://www.nybooks.com/)

 

Sta creando un certo scalpore il restauro – ormai in fase molto avanzata – della Cattedrale di Chartres. L’allarme è stato lanciato qualche giorno fa dallo storico dell’architettura Martin Filler, che dalle colonne della sua rubrica sulThe New York Review of Books ha denunciato la pulitura troppo aggressiva cui sono sottoposti l’edificio e le sue sculture (A Scandalous Makeover at Chartres), seguito a ruota da ArtWatch Uk, rivista online che da sempre sostiene l’inopportunità di intervenire sulle opere d’arte se non con intenti esclusivamente conservativi. Per la verità alcuni dubbi erano stati avanzati già nelle prime fasi del cantiere, sempre da parte anglo americana: si veda ad esempio l’articolo Restoration Tragedy uscito su The Spectator nel maggio 2012. Non riesco invece a rintracciare in rete pareri francesi sul tema.

Nonostante le reprimende di ArtWatch si basino su posizioni in gran parte ideologiche e risultino perciò spesso irrazionali ed eccessivamente intransigenti, in questo caso risulta difficile non restare a bocca aperta di fronte all’invadenza dell’intervento e all’inappropriatezza delle tinte da torta Saint Honoré utilizzate.

 

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(La madonna nera di Chartres prima del restauro)

http://www.eurogrille.fr/)

 

La manomissione più sconvolgente però è quella subita dalla celebre scultura della “Vierge noire” della Cattedrale, completamente sbiancata e ridotta ad una rosea bambola di biscuit (altre info su Art History News). Per rendersi conto della diffusione e dell’importanza storica del culto di questo tipo di immagini sacre – e quindi dell’assurdità di questa scelta – è sufficiente dare un’occhiata al ricco database Nigra Sum, nato dal convegno internazionale tenutosi nel 2010 a Oropa o leggerne gli atti, disponibili a questo link.

 

 

Fonte: visto su CONTROCORRENTE di venerdì 10 dicembre 201$

Link: https://controcorrentearte.wordpress.com/2014/12/19/la-madonna-nera-di-chartres-non-e-piu-nera/

 


Dic 25 2014

BUON NATALE 2014

Category: Chiesa Cattolica,Veja migiorgio @ 00:02

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Madonna con bambino;  Chiesa di Santa Maria della Pieve, Colognola ai Colli, Verona.

 

 

Auguroni di cuore per un reale rinnovamento spirituale in noi tutti!

 

 

 

 


Dic 24 2014

REPUBBLICA SOVIETICA ITALIANA: TI ESPROPRIA IL 90% DEGLI UTILI. IL CASO BCS GROUP

 

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di CRISTINA MALAGUTI

 

Uccisi dal fisco. Mentre il 10% delle imprese italiane ogni anno chiude i battenti, uno studio di Assolombarda, Prometeia insieme all’Osservatorio Bocconi mette a nudo la pressione fiscale in Italia, che non è quella ufficiale che si aggira intorno al 50%, almeno non per tutti, ma quella che in alcuni settori e per alcune aziende, quelle manifatturiere in primis, raggiunge quota 90%.

Nei conti ufficiali infatti, la pressione fiscale per le famiglie si attesta al 49,5% (ma anche in questo caso bisognerebbe prendere una famiglia media e mettersi a fare i calcoli reali di un anno per capire esattamente quanto si paga). Nelle aziende invece, se si passano al setaccio i redditi ante imposte, si scopre che il peso del fisco complessivamente è un macigno che uccide.

Lo ha fatto un imprenditore milanese, l’ingegner Fabrizio Castoldi, presidente della Bcs Group, all’interno della sua impresa che ad Abbiategrasso produce macchine agricole. Nonostante questo però, il bilancio del fisco – seppure – positivo – presenta una riduzione netta delle entrate fiscali. Colpa della crisi? O colpa del socio occulto Stato che pretende di far cassa aumentando le tasse fingendo di non capire che più spreme e meno riceve?

 

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Dic 24 2014

CARO AMICO DE SOSÀN, PAGA E TASI. LA TASSA SPIEGATA IN VENETO

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di ETTORE BEGGIATO

 

Enzo Trulla è vicesindaco del Comune di Sosàn/Sossano e ha, fra le altre, la delega all’identità veneta; e come assessore non perde occasione di lottare per difendere l’identità e la lingua veneta.

 

Qualche mese fa ha pensato bene di stampare in lingua veneta l’obbligatorio cartello di inizio dei lavori per la nuova piazza della frazione di Collaredo, ricordando a tutti che “CHI SEMO AL COLAREDO, NEL VENETO TERA DE SAN MARCO” e che per finire “ i laòri ghe meteremo presapoco novanta dì”.

 

Nei giorni scorsi, in occasione della scadenza della famigerata TASI ha pensato bene di ricordare la scadenza ai suoi concittadini ricorrendo ancora una volta alla lingua del Goldoni, di Noventa, del Pittarini e di tanti altri poeti che hanno nobilitato la nostra “lengua veneta”; ecco il testo:

 

Caro amico de Sosàn paga e TASI !

Son quà n‘altra volta, senza voja, a scrivarVe par dirve come la funziòna n’altra tassa che nè gà tacà lo stato taliàn, par pròare a vegnèrghe fora da stò casòto economico. Casòto che noàltri, come altra jente de altri paesi, de sicuro non ghèmo fato capitàre…. e vorìa anca vèdare!

 

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Dic 23 2014

BUN E CUJUN’, SIAMO LOMBARDI. LA SECESSIONE FATTA AL BAR

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di GIORGIO MASOCCO

 

Senza offesa. ‘Bun e cujun’, siamo Lombardi; ‘2.000 anni di storia’, Roma, mafia capitale, semo Romani;

 

Questa in premessa è la differenza CULTURALE, tra un popolo che lavora, da sempre, per il benessere di un paese, ma in cui non possono identificarsi, ed un modo di pensare, quello ROMANO, o napoletano, o siciliano, o calabrese, dove la regola di vita è ‘EMBROGGHIE AIUTAME’.

 

In Lombardia, non in Veneto, abbiamo ancora la greppia piena, e finché non comprenderemo i nostri sacrosanti diritti, non percepiremo il valore dell’autonomia: Roma capitale, Roma, Catania, Messina, Calabria, i soldi di allora per l’emergenza (con l’avallo della Lega), i soldi oggi!, per Roma capitale.

 

Ma cari Lombardi da dove arrivano? Sempre dal nostro calderone, perché una truffa da 11.000.000 di tonnellate di gasolio, con organi dello stato, (che noi coglionamente, rispettiamo), che sono consenzienti, altrimenti non sarebbe riuscita. A meno che, appunto, non siamo noi a pagare.

 

I soldi di tutte le tangenti romane da dove arrivano?

 

Caro Lombardo ‘bun e cujun’, dal calderone Lombardia, tanto sbandierato dal mini governatore, col 75% di tasse ai lombardi.

 

E tu ‘bun e cujun’ Lombardo, (con la L maiuscola al contrario di stato italiano), che cat’z’o fai? dove cat’z’o sei?

 

Me ne sto al caldo della mia bella attività, tiro a campare con fatica, perché ho un poco di benessere, benessere che certamente, per l’egoismo che mi conface, non andrà ai miei figli e nipoti.

 

Con queste truppe, fai la secessione al bar; finchè i Lombardi non prenderanno possesso delle loro qualità, capacità, produzione di ricchezza, che mantengono tutta l’itaglia e tutte le tangenti inerenti e conseguenti, compresi gli organi dello stato che dovrebbero vigilare;

 

Per cui, caro amico ‘Bun e Cujun’ ricora :

 

‘PAGA E TAS, SUMARO LOMBARDO’ e continua a fare ‘LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO’.

 

Morale: la secessione, l’autonomia, (che già possediamo), è l’unica procedura per riprendere possesso delle nostre risorse, e se Dio vorrà, l’amor proprio che mettiamo con dovizia nel lavoro, arriverà. Immaginate come, io, lo so.

 

 

 

Fonte: visto su L’Indipendenza del 21 dicembre 2014

Link: http://www.lindipendenzanuova.com/bun-e-cujun-siamo-lombardi-la-secessione-fatta-al-bar/

 

 


Dic 22 2014

“SIAM PRONTI ALLA MORTE… L’ITALIA CHIAMÒ”. IO SALVO LA LOMBARDIA, VOI MORITE DI QUEL CHE VOLETE

Category: Padania e dintorni,Società e politicagiorgio @ 00:07

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di CESARE DURANTI

 

Gli italiani, come dice il loro inno, sono pronti alla morte. Sembrano infatti proprio destinati a morire di agonia, lenta ma inesorabile.

E ciò che più mi fa stupore è vedere i lombardi che chiedono prestiti per pagare le tasse, per mantenere l’assistenzialismo del Sud.

Quando chiedo a un lombardo cosa lo spinga a subire imperterrito senza quasi domandarsi il perché, senza rendersi conto che dà 10 e in cambio riceve uno, cosa lo spinga a mantenere forestali calabresi e anche qualche figlio della lupa o del regno delle due Sicilie, vedo in loro uno sguardo ebete. Nelle orecchie mi risuona la musichetta “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.

Se loro sono pronti, bene, ma almeno salviamo la nostra Lombardia. Degli altri, francamente, e di ciò di cui vogliono morire, me ne infischio.

 

 

Fonte: visto su L’indipendenza del 15 dicembre 2014

Link: http://www.lindipendenzanuova.com/siam-pronti-alla-morte-litalia-chiamo-io-salvo-la-lombardia-voi-morite-di-quel-che-volete/

 

 


Dic 21 2014

EUROPA VISTA DA UN VENETO

Category: Monade satira e rattatuje,Veneto e dintornigiorgio @ 00:21

EUROPA VISTA DA UN VENETO


Dic 21 2014

ITALIA VISTO DA UN VENETO

Category: Monade satira e rattatuje,Veneto e dintornigiorgio @ 00:21

 

 

 

 

italia vista da un veneto

 

 

 

Prendetela con un po’ di ironia, vogliamo far ridere!

 


Dic 21 2014

IL VENETO VISTO DA UN VENETO

Category: Monade satira e rattatuje,Veneto e dintornigiorgio @ 00:15

veneto visto da un veneto


Dic 20 2014

SMASCHERARE LE FALSITÀ ISLAMICHE. BASTA LEGGERE

Category: Cultura e dintorni,Islam,Monolandia,Storia e dintornigiorgio @ 00:15

 

la vittoria dello occidente

 

 

 

di REDAZIONE

 

 

Dal libro “La vittoria dell’Occidente”, di Rodney Stark.

 

(Capitolo SMASCHERARE LE FALSITÀ ISLAMICHE. Falsità sulla cultura islamica – pag. 451)

 

Per molto tempo è stata opinione indiscussa e indiscutibile che, mentre l’Europa arrancava attraverso i «Secoli Bui», nell’islam fiorivano scienza e cultura (Goldstone, 2009; Saliba, 2007).

Il celebre storico Bernard Lewis azzardò questa opinione quando scrisse che l’islam «all’epoca aveva raggiunto il più alto livello della storia umana nelle arti e nelle scienze» e che intellettualmente «l’Europa medievale era un’alunna e in un certo senso dipendente dal mondo islamico» (2002, p. 6).

Poi però, sosteneva Lewis, improvvisamente gli europei cominciarono a progredire «per salti e balzi, lasciandosi alle spalle l’eredità scientifica, tecnologica e infine culturale del mondo islamico» (Lewis, 2002, p. 7).

Di qui la domanda che Lewis poneva nel titolo del suo libro: What Went Wrong? (Cos’è andato storto?)

 

Non è andato storto proprio niente. La convinzione che un tempo la cultura mussulmana fosse superiore a quella europea è, nella migliore delle ipotesi, un abbaglio.

Chiedersi cosa sia andato storto è come chiedersi perché la Spagna sia crollata, quando di fatto il crollo dell’impero spagnolo ha rivelato che la Spagna non aveva mai conosciuto un’ascesa, ma era sempre rimasta un’arretrata società medievale. Lo stesso vale per l’islam.

 

CULTURA «DHIMMI»

 

Un dhimmi “Gente della dhimma“,  era un suddito non-musulmano di uno Stato governato dalla shari’a: la legge islamica. Con Dhimma si intende un “patto di protezione” contratto tra non musulmani e un’autorità di governo musulmana. Lo status di dhimmi era in origine riferito solo all’Ahl al-Kitab (“Gente del Libro”), cioè ebrei e cristiani, ma in seguito anche zoroastriani, mandei e infine agli indù, ai sikh e ai buddhisti.

 

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Dic 19 2014

LA COREA SOCIALISTA CAMPA GRAZIE ALL’ECONOMIA CAPITALISTA?

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di ANDREY LANKOV*

 

Probabilmente nessuno si sorprende per le notizie secondo cui nella Corea del Nord, nonostante si preservi la facciata statalista-socialista, si stia sviluppando con notevole successo l’economia di mercato.

 

Le stime della sua scala si differenziano notevolmente, il che non sorprende, considerando l’assenza di dati statistici. Molto probabilmente, questi dati statistici non sono nemmeno secretati, ma mancano poiché dal punto di vista ufficiale l’impresa privata non c’è né ci può essere nella Corea del Nord.

 

D’altronde il governo ha già deciso da tempo che bisogna tollerare tacitamente l’imprenditoria privata. Molto probabilmente proprio l’economia di mercato sommersa è il principale propulsore della crescita economica osservata nella Corea del Nord nell’ultimo decennio.

 

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Dic 18 2014

IL REQUIEM PER L’ITALIA DELL’ULTIMO MONTANELLI. IL PROFETA DI FUCECCHIO VEDEVA MOLTO LONTANO

Category: Società e politicagiorgio @ 00:15

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«No. Sangue non ce ne sarà: l’Italia è allergica al dramma e per essa nessuno è più disposto ad uccidere e tanto meno a morire.

Dolcemente, in stato di anestesia, torneremo a essere quella “terra di morti, abitata da un pulviscolo umano”, che Montaigne aveva descritto tre secoli orsono.

O forse no, rimarremo quello che siamo: un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giuochi di potere e d’interesse.

L’Italia è finita.

O forse, nata su dei plebisciti-burletta come quelli del 1860-61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere.

Per me non è più la Patria. È solo il rimpianto di una Patria».

 

 

Parole finali del poscritto con cui Montanelli, nel 1997, concluse personalmente l’ultimo volume scritto insieme a Mario Cervi («L’Italia dell’Ulivo »)


Dic 17 2014

PIAZZA FONTANA, OMERTÀ DESTRA E SINISTRA

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http://www.pierolaporta.it/piazza-fontana-omerta-destra-e-sinistra/

 

Piazza Fontana, 12 Dicembre 1962, attentato senza colpevoli dopo mezzo secolo. E’ davvero così?

 

A sentire le solite campane, la responsabilità è dei servizi segreti deviati, della massoneria, delle trame internazionali, del Grande Vecchio e chi ne ha più ne metta. Alla fine del giro si conclude “piazza Fontana è un mistero”, come d’altronde il caso Moro, piazza della Loggia, la stazione di Bologna, Ustica, Capaci, via D’Amelio e via seppellendo i morti e la nostra memoria con loro. Eppure basterebbe tirare un filo delle migliaia che s’intravvedono per avvicinarsi alla verità Anzi c’è uno che alla verità s’è avvicinato moltissimo, ma…

 

Nel 2009 e di nuovo nel 2012, Paolo Cucchiarelli pubblicò “Il Segreto di Piazza Fontana”, un libro che dovrebbero imporre fra i testi scolastici. I venerati maestri del giornalismo e della cultura un tanto al chilo finsero di non capire. Taluni fecero peggio, come vedremo. Pochi ricordano che molti di costoro cofirmarono la “lettera aperta”[1] che isolò il commissario Luigi Calabresi e lo additò ai killer di Lotta Continua. Sentiremo, sentimmo, sentiamo questi cofirmatari chiedere scusa? Le parole sono pietre, talvolta pallottole.

 

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