Dio ha creato un disegno su di me, chiamandomi nella sua vigna.
Qui potei scoprire l’amore con cui mi guidava, mi seguiva ovunque la sua voce, cosi gentile, attraente da non lasciar cadere nel nulla.
Mag 19 2018
Dio ha creato un disegno su di me, chiamandomi nella sua vigna.
Qui potei scoprire l’amore con cui mi guidava, mi seguiva ovunque la sua voce, cosi gentile, attraente da non lasciar cadere nel nulla.
Mag 17 2018
Mag 13 2018
Accompagnandomi con persone non sempre a modo, mi capitava spesso di sprofondare dalla vergogna e, benché mi ripromettessi d’evitare situazioni dove erano possibili far brutte figure, a volte ci cascavo lo stesso.
Già dovevo star attento a qualche mia uscita o a qualche gaffe; se poi dovevo pure preoccuparmi delle puttanate che sparavano a raffica amici o compagni occasionali, allora sì, che stavo fresco!
Ve ne racconterò una che, invece di rattristare, ebbe un epilogo piuttosto piacevole. Forse la sola che mi sia capitata.
Se ora notate che vocabolario e stile nei miei scritti non sono sempre uguali, non è dovuto a un capriccio, ma al semplice motivo che ogni racconto deve avere il suo linguaggio in modo che si adatti a ciò che si vuol narrare. Sbaglierò, ma io la penso così!
Eravamo ai primi anni Ottanta, a quel tempo, il mio negozio era sull’angolo del Vicoletto Mazzanti. Verso le diciannove e trenta, stavo chiudendo il negozio quando entrò Marietto. Era venuto alla chiusura per accompagnarmi al bar per un goto e fissare gli orari per andare a giocare a tennis.
Mag 12 2018
“Guarda quanti uccelli ci sono in cielo quando ce ne sarebbe un gran bisogno qui in terra!”
Questa constatazione, che potrebbe essere anche l’espressione d’un desiderio, era sfuggita durante una gita parrocchiale a una non più giovane vedova a cui era mancato da poco il marito. Ma secondo voi, questo è un peccato?
Buon Dio, sei stato Tu a dire che hai fatto l’uomo “a Tua immagine e somiglianza” oppure siamo stati noi?
Se siamo stati noi, la cosa non è poi tanto grave, ma se sei stato Tu, la faccenda si complica. Tu sei solo spirito. Hai diviso le tenebre dalla luce, hai creato il mondo, gli animali, e, tra loro, quell’eccellenza di bestia che è l’uomo. Che sempre bestia è. Forse eri rimasto deluso per il fatto che alcuni angeli si erano ribellati pur essendo solo spiriti, e allora hai provato con gli animali. Alle bestie invece di dare l’immortalità, hai dato la possibilità di moltiplicarsi e, per poterlo fare, nella procreazione ci hai messo il piacere. Oh, mica brontoliamo per questo! Anche se, al giorno d’oggi, in questo genere di cose c’è un po’ di confusione, ci lamentiamo dei Tuoi preti che ci fanno apparire peccato tutto quello che ci da piacere. Quei maledetti che Ti descrivono tanto severo e pronto a castigarci, non solo per un atto impuro, ma anche per un semplice desiderio.
Mag 11 2018
Ne combino di tutti i colori, invecchiando. Fra le tante, di venerdì notte verso le venti e trenta, salgo in macchina e vado a prestare il mio aiuto presso la Ronda Della Carità.
Non chiedetemi perché mi son preso questo impegno. No! non sono obbligato. Lo faccio e basta.
Come arrivo in sede, indosso i guanti igienici e mi metto con altri alla catena di montaggio per la preparazione di sacchetti da offrire ai clochard. Circa centotrenta in tutto. In ogni sacchetto mettiamo una bottiglia d’acqua e una di tè, un paio di panini, un frutto, dello yogurt, marmellata e, se ne abbiamo, anche qualche fetta di dolce.
Prima delle ventidue, dopo che si sono fatte le divisioni per caricare il cibo sui tre furgoncini che ogni notte fanno il giro della città e della periferia, arrivano le taniche termiche con la pastasciutta e il minestrone. Quest’ultimo viene preparato e offerto dal marito della Graziella, mentre la pasta (pagata da noi) viene cotta e preparata dalla sezione degli Alpini di San Massimo. Si carica il tutto e si parte.
Tre i furgoncini e tre i percorsi che si fanno per portare un piatto caldo e un sorriso a quelli che dormono sotto le stelle. Questi tre percorsi vengono chiamati Rifugio Uno, Cimitero e Centro.
Mag 10 2018
Eravamo nel Sessantasette, un paio di giorni prima di ferragosto mio fratello mi lasciò a terra, e con una bella creola prese il volo per Parigi e Madrid.
La partenza improvvisa e la notizia comunicata solo a pochi intimi costrinsero la maggior parte degli amici di mio fratello ad arrivare in bottega per tutto il 21 agosto: giorno d’apertura del negozio dopo una settimana di sosta per le ferie estive. Fu un vero via vai. Entravano di corsa e, con faccia tosta, chiedevano a voce alta a mia madre:
– È vero che Vito è fuggito?- i più delicati.
– Ma è vero, signora Monti, che Vito è fuggito con una negra? – i più tremendi.
E senza attendere risposte, ma solo dopo averne visto le sue occhiate, se ne uscivano ancor più veloci.
Povera mamma, quanto ci soffrì! E quante ne disse a riguardo della ragazza è meglio lasciarvelo immaginare. Forse ne disse ancor di più sul conto di mio fratello per avermi lasciato a secco di denaro e illuso di trascorrere, assieme e per la prima volta, le vacanza estive. Lacrime di rabbia e di dolore che non furono così tante rispetto a quelle versate quando Vito andò a sposarsi a Panama.
Partito a fine di luglio, sarebbe ritornato a metà settembre. A mamma e a me l’impegno di tenere aperto il negozio. Non potevamo volare fin laggiù, non solo a causa della bottega, ma anche perché il prezzo dell’aereo a quei tempi era piuttosto salato. In casa, si rimpiangeva il disagio di averci lasciato in mano il negozio dove lui era più competente.
Mag 09 2018
La prima volta mi successe a Padova.
Tanti anni fa, la ricorrenza di Sant’Antonio di Padova capitò di domenica, e con mia moglie si fece un salto al santuario. La bella giornata, nonostante gli aliti della Bora, invogliava all’aperto. Dopo la cerimonia in chiesa, a piedi si prese la direzione che porta alla stazione ferroviaria. All’altezza del Comune e dell’antico ingresso dell’Università, mia moglie mi fece notare un cagnolino che seguiva la sua padrona.
– Guarda, Enzo, com’è carino!
Dirlo cane è una parola un po’ grossa, in ogni caso, era un batuffolo riccio, pieno di nastri e di gale, con una copertina ricca di lustrini e brillantini come se dovesse andare a una festa.
Chissà cosa mi prese! Forse un attacco di logorrea, oppure la voglia di esibirmi e far lo scemo; sta di fatto che mi fermai davanti al cane e a voce alta:
– Non dirmi che sei un cane? Ma ti sei visto bene allo specchio?… Non sei affatto carino, lo sai? Sei solo ridicolo!… Ah, già! Ma non è colpa tua … Vorrei vedere la faccia di quella cretina che ti ha conciato così! … Fa una cosa: ritorna a casa e va a struccarti! Se poi ti riesce di cambiar padrona fallo! … e alla svelta!
Qualche secondo dopo, una quarantenne in pelliccia si chinò, raccolse il cane e, dopo avermi dato un’occhiata di quelle che ti accoppano, s’infilò nella prima via di sinistra e sparì.
Quel che non mi disse mia moglie ve lo lascio solo immaginare, e solo dopo aver risposto che:
Mag 08 2018
Rare le volte a cui non ho risposto a offese o a basse insinuazioni. E non ne sono pentito. Se mi fossi difeso, nella maggior parte dei casi, non avrei ottenuto alcun vantaggio oltre allo sfogo.
Spesso poi, non sappiamo toglierci con disinvoltura da alcune situazioni imbarazzanti, a volte, addirittura le peggioriamo. Ora vi racconterò un episodio che si risolse, per mia fortuna, nel migliore dei modi.
Negli anni Sessanta, trascorrevo le vacanze estive per lo più sulla Riviera Romagnola. Poco mare e molta vita notturna. E di notte, se non trovavo prede in qualche locale traslocavo in altri, sempre alla caccia di selvaggina. Solo all’alba m’arrendevo.
Era stata una serata nata storta. Sia a me che al mio amico era andata proprio male. Nessuna! Neppure uno scorfano aveva abboccato. Ed era già passata da un bel po’ la mezzanotte. Fuori dal terzo locale, il mio amico, un baldo e belloccio piacentino che lavorava nell’azienda di trasporti di suo padre, bloccò due biondine e le convinse a unirsi a noi per fare un salto in un night di Gabbice Monte.
Mag 07 2018
Dopo un paio d’anni dalla morte di mio padre, si vendette il negozio di tabaccheria. Mio fratello e mamma s’impegnarono a condurre il negozio d’ottica, mentre io, nonostante avessi superato solo il biennio d’ingegneria, ottenni la cattedra completa d’insegnante in Matematica e Fisica presso l’Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri della mia città.
Possedevo una 500 e un Moby: un ciclomotore francese leggermente più piccolo del nostro Ciao che faceva sbavare le ragazze e i ragazzi di quel periodo. Godevo dello stipendio, delle mance di mia madre e, pur non essendo una meraviglia, dell’ammirazione e della simpatia di qualche bella fanciulla. L’unico cruccio erano un paio di classi femminili dell’Istituto di Ragioneria. Oh, ma non mettiamola giù troppo dura! C’era anche da divertirsi, con le mani a posto, s’intende.
Vi ricordo che per insegnanti, tutori e chi può esercitare una qualche influenza sulle minori, la legge maggiora di due anni l’età di questa area protetta. Non che fossi preoccupato per questo. Dovevo star piuttosto attento a che non mi sfuggissero parole fuori luogo e a difendermi dalle malizie delle mie giovani allieve. Alcune erano ancora bambine, la maggior parte, uscite dalla pubertà, erano già donne fatte, e quindi più difficili da gestire.
Problemi mestruali, innamoramenti quotidiani, vestiti alla moda e fanatismo per i Beatles erano gli argomenti preferiti. Fin qui nulla di male. Più grave era il fatto che alcune non volessero indossare il grembiule bianco da portare in classe: imbruttiva. E allora dovevo spiegare che il grembiule non serviva tanto a loro, quanto a me, per proteggermi da scollature e curve pericolose. E non vi dico quante volte buttavo gli occhi al soffitto per non indugiare su meravigliosi panorami inviolati che venivano dai primi banchi. Lo san bene le donne che sedute le gonne si accorciano, come pure lo sapevano le ragazzine, soprattutto a quei tempi quando non s’usavano ancora i jeans.
Mag 06 2018
A volte, capita d’inciampare in qualche spiacevole malinteso oppure di commettere delle gaffe talmente grossolane che non è possibile far marcia indietro. A quelli come me e che per lavoro sono costretti a darla d’intendere al pubblico succede purtroppo con una certa frequenza.
Ma non voglio annoiarvi con le tristi figuracce che ho fatto in negozio o con amici, preferisco ricordare vecchi episodi della mia gioventù, prima che finiscano nel dimenticatoio.
Questa è un a delle mie celebri gaffe: una di quelle spaventose, e che non si dimenticano tanto in fretta.
In una piccola città di sessantamila abitanti, le feste danzanti promosse da associazioni benefiche o da circoli privati si contano sulle punte delle dita. Avrei fatto carte false per poter partecipare a quella festa.
Mag 05 2018
Maschi d’una certa età, sù con le ’rece! (1)
Se le giovanili femmine, dai sessant’anni in su, vi fanno delle avances, non prendetele troppo sul serio.
Sono delle mistificatrici, addirittura delle bugiarde nate, che lo fanno esclusivamente per vanità. Vogliono sapere se sono ancora attraenti più che voglia di far sesso. Ma se vi capita qualcuna che fa sul serio, mi raccomando: non perdonategliela! Rammentatevi il vecchio detto dei vostri padri : “ Ogni lasciata è persa”.
Per avvalorare questa mia tesi, mi permisi un giorno d’invitare a bere un caffè una mia cliente che si vanta d’essere, e purtroppo lo è di professione, una psicologa. L’avevo invitata non tanto per sperimentare su di lei il mio irresistibile fascino, ma perché volevo conoscere in modo diretto e più specifico la sua opinione su questo modo di comportarsi di alcune non più giovani signore nei nostri confronti.
Sul metro e sessanta, segalina, con poco seno e sempre in calzoni, porta capelli lunghi raccolti in varie fogge e, sebbene si atteggi a ragazzina, ha purtroppo un collo impietoso che ne rivela l’età. Nei miei confronti ha sempre avuto atteggiamenti di stima esagerata, per non dire di sfacciata adulazione. Vi riporto esattamente le sue parole:
– Oh, dottore! Come la trovo bene … – oppure – Lei che è un poeta … – a volte anche – Già, dimenticavo che lei è un intellettuale e al tempo stesso un uomo di scienza … – e tante menate del genere di cui provo ancora vergogna.
Mag 04 2018
Negli anni Sessanta, nel nostro negozio d’ottica gestito da Vito e mamma, entrò un’attraente signora. Portò a riparare un occhiale da sole con una lente rotta. Dai complimenti di mio fratello e dalle lusinghe che la donna smorfiosamente accettava, mia madre ne fiutò il pericolo.
La conferma arrivò tre giorni dopo quando la signora venne a ritirare l’occhiale. Alla richiesta di quanto dovesse, mio fratello sorridendo rispose:
– Cinque lire.
– Come mai così poco? – chiese con stupore quella quarantenne.
– È ciò che mi è costata la lente tanti anni fa. – e aggiunse – E poi, è un onore per me e per il negozio servire una come lei.
E dopo una leccata del genere, mia madre ch’era presente divenne verde, rossa e anche viola. Assunse tutte le sfumature dell’arcobaleno per reprimere quello che le era salito sulla punta della lingua.
Mag 02 2018
Non sono mai stato un gran chiacchierone al telefono, forse perché non mi trovo a mio agio parlare con chi non vedo in faccia. Se poi mi capita di dover registrare qualcosa sulla segreteria telefonica mi riesce a impiastricciar perfino le parole. Che siano solo questi i motivi per cui provo antipatia per chi ci sta delle ore?
Tra i più sciocchi che si perdono al telefono, annovero chi, andando in scooter, in auto o mentre si fanno trascinare da cani che sembrano vitelli, continuano a comunicare come se niente fosse. Ridicoli e demenziali sono poi quelli che chiacchierano per strada attraverso gli auricolari. Sembrano dei folli che parlano per loro conto. Ma cosa avranno di così urgente e d’importante da dirsi?
Ora sono in pensione, e di mattina rimango in casa a studiare oppure perdo il mio tempo davanti al pc. Mi capita spesso d’essere solo a ricevere le telefonate di quelle seccatrici che ti propongono offerte vantaggiose sull’energia e sulla telefonia, ma non basta, ci sono anche quelle delle amiche di mia moglie. Tra le più frequenti e come tremenda chiacchierona annovero una certa Elena. Forse perché in casa sua non l’ascolta più nessuno ormai, e allora si sfoga con Teresa e, quando non la trova, è costretta a dialogar con me. E sorpresa delle sorprese: s’è rivelata ancor più simpatica di come l’avevo considerata le prime volte.
Apr 28 2018
– Sei di Cremona vero? Anche se non ti ho mai vista prima, dimmi che sei di Cremona!
Queste erano state le parole di mio fratello nella lontana primavera del Sessantasette.
Percorrendo Corso Garibaldi e diretto in centro, aveva incrociato una gran bella ragazza di colore, di quel bel colore vellutato e abbronzato che hanno le ragazze dell’America Latina.
In Cremona, che a quel tempo contava meno di sessantamila abitanti, s’era visto fino allora un solo moretto che correva per le vie. Era un boxer che s’allenava in una palestra cittadina avendo scelto come maestro un vecchio e glorioso atleta cremonese ch’era stato campione italiano in quello sport.
Se fosse stata una delle nostre ragazze, come pretesto per attaccar bottone (1), poteva domandare il nome d’una via, dove si trovava una certa chiesa, addirittura la strada più breve per arrivare al museo e, visto che non gli mancava la fantasia, perfino la ricetta d’un dolce, pur di farla sorridere. Ma a quella bella moretta che altro poteva chiedere?
Sorridendo, la ragazza rispose che era di Panama, che studiava a Bologna e che si trovava a Cremona ospite d’una amica.
Apr 27 2018
Che fortuna! riuscire a dominare la voglia matta di mettere le mani su qualche bel culo di donna.
E con l’andar del tempo, ho notato che questa foia è comune a tanti uomini, se non addirittura a tutti.
A fine maggio del Settantacinque, con mia moglie andai in vacanza per una settimana a Capri. Avevo accettato l’invito di Gian Maria e di sua moglie Ida. Andare a riposarsi e a prendere un po’ di sole facendo qualche tuffo nelle limpide acque della nostra più bella isola, non era cosa di tutti i giorni. E chissà quando mi sarebbe capitato un’altra volta!
I partecipanti erano press’a poco della mia stessa età, dai trenta ai quarant’anni, ed erano tutti impiegati alla IBM, essendo stata la ditta che aveva organizzato quella breve vacanza. Mi fu facile legare con loro: quando si parte, si lasciano i grattacapi a casa e ci si va con una gran voglia di divertirsi. Contrassi amicizia con Ezio e Bravi, entrambi vivaci e scatenati quanto me. E nonostante mia moglie mi fosse sempre alle costole, già con loro ne avevo combinate più d’una.