Giu 23 2017

OGNI PERSONA COLTA SU QUESTA TERRA HA DUE PATRIE: LA PROPRIA E LA SIRIA.

Category: Cultura e dintorni,Popoli e nazionigiorgio @ 01:49

 

 

Delle tre religioni mondiali, che venerano un solo Dio, l’ebraica e la cristiana sono nate in Siria.

 

L’Islam ha raggiunto in Siria il suo rigoglio maggiore.

 

I fedeli di tre religioni guardano da ogni parte del mondo verso i santuari disseminati in tutta la Siria.

 

Fu in Siria che, per la prima volta nella storia, fu fondato un regno dello spirito, e per la prima volta un’idea fondò il proprio dominio su tutta la potenza e lo splendore della terra. Fu l’idea che il mondo è stato creato da Dio e che l’uomo è un’immagine di Dio.

 

Fu in Siria dove fu annunciato per la prima volta che l’uomo è fratello dell’uomo.

 

La Siria è stata maestra di morale a tutta l’umanità.

 

A ragione Philip K. Hitti, storico di questi luoghi, dice che ogni persona colta su questa terra ha due patrie: la propria e la Siria.

 

(Peter Bamm)

 


Giu 22 2017

DA DOVE DERIVA IL TERMINE CRUCCO?

Category: Monade satira e rattatujegiorgio @ 01:08

 

 

Il termine “crucco” è un adattamento italiano del serbocroato “kruch”, che significa pane.

 

La parola risale alla seconda guerra mondiale, quando i soldati italiani la utilizzarono per soprannominare gli abitanti della Iugoslavia meridionale con cui venivano in contatto. Per questo motivo, quella regione veniva chiamata anche “terra crucca”.

 

In un secondo tempo il termine, anche nella forma “cruco”, venne applicato dai soldati che combattevano in Russia e poi dai partigiani ai soldati tedeschi (nella foto, un gruppo di ufficiali dell’esercito della Germania posa con Adolf Hitler).

 

Come aggettivo, “crucco” fu riferito, in senso dispregiativo, a tutto ciò che era tedesco. Ora è sinonimo anche di persona testarda.

 

 

Fonte: da Focus del 11 ottobre 2002

 


Giu 21 2017

IUS SOLI? I ROMANI NON SAPEVANO COSA FOSSE. COSÌ SI DIVENTAVA CITTADINI NELL’URBE

Foro Augusteo  

 

 

Di Adriano Scianca – 15 giugno 2017

 

Roma, 15 giugno – Non c’è marchetta all’immigrazione che non tiri in ballo Roma, la “aperta”, “tollerante”, “colorata” Roma, contrapposta alla chiusura delle polis greche.

 

È vero che, a differenza di queste ultime, l’Urbe non conobbe mai mito dell’autoctonia. Da qui a farne l’antesignana della società multirazziale ce ne passa.

 

Proprio il dibattito sullo ius soli è, a questo riguardo, interessante. Come si diventava cittadino, a Roma? Ha scritto Eva Cantarella (pur aggiungendo in seguito le frasi di prassi sui romani come campioni dell’assimilazione): “Back to the Romans, quindi, torniamo ai romani. Per i quali la soluzione era chiara: la cittadinanza si acquistava iure sanguinis.

 

Come scriveva il giurista Gaio, nel II secolo d. C., nel suo celebre manuale di Istituzioni, erano cittadini romani i figli legittimi di un cittadino, ovvero quelli naturali di una cittadina. La regola, infatti, voleva che i figli nati da un matrimonio legittimo seguissero la condizione del padre al momento del concepimento, e che quelli nati fuori del matrimonio seguissero la condizione della madre al momento della nascita”.

 

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Giu 19 2017

ALLAH HA FATTO SI CHE TRE COSE GIUNGESSERO ALLA PERFEZIONE NELL’UOMO

Category: Islam,Pensieri e parolegiorgio @ 01:25

 

 

Gli arabi hanno un proverbio secondo il quale Allah ha fatto si che tre cose giungessero alla perfezione nell’uomo: la mano del cinese, il cervello dell’europeo, la lingua dell’arabo.

 

(Peter Bamm)

 


Giu 16 2017

SAN FRANCESCO IL REDDITO DI CITTADINANZA LO AVREBBE BOCCIATO

Il professore Stefano Zamagni, 74 anni

 

 

ZAMAGNI «Per i francescani la cosa più importante è produrre lavoro», spiega l’economista, docente all’Università di Bologna e padre degli studi sul Terzo settore. Che boccia la proposta di Grillo e dei Cinque Stelle

 

Professor Zamagni ha visto Grillo alla Perugia-Assisi? Sostiene il reddito di cittadinanza per tutti nel nome di San Francesco

“Guardi, per mettere fine al dibattito basta una cosa sola: già nel 1300 i frati francescani girando per l’ Italia solevano dire che l’ elemosina serve a sopravvivere ma non a vivere, perché vivere significa produrre e l’ elemosina non aiuta a produrre”.

 

Dunque San Francesco la pensava diversamente?

“Quello che i francescani hanno sempre negato è l’ assistenzialismo. La dignità non si realizza nel mangiare, ma nel produrre. Quindi la missione era dare a tutti la possibilità di produrre, che significa lavorare. La divisione del lavoro, che è un’ idea forte dei francescani, serviva a dare a tutti, anche ai più deboli (i disabili, i poveri) la possibilità di produrre e dunque di lavorare, che è qualcosa di connaturato alla dignità dell’ uomo”.

 

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Giu 15 2017

SAN GIOVANNI BOSCO E L’ISLAM

Category: Chiesa Cattolica,Islamgiorgio @ 00:49

 

 

San Giovanni Bosco demolisce l’Islam

 

“Troppo lungo sarebbe il riferirvi tutto quello che le storie raccontano di questo famoso impostore (…).

La religione di Maometto consiste in un mostruoso mescolamento di giudaismo, di paganesimo e di cristianesimo.

Maometto propagò la sua religione, non con miracoli o con la persuasione delle parole, bensì con la forza delle armi.

Religione che, favorendo ogni sorta di libertinaggio, in breve tempo fece diventare Maometto capo di una truppa di briganti. Insieme con costoro scorreva i paesi dell’Oriente guadagnandosi i popoli, non con l’insinuare la Verità, non con miracoli o profezie, ma per unico argomento egli alzava la spada sul capo dei vinti gridando: o credere o morire”

 

San Giovanni Bosco

 


Giu 14 2017

L’UNITA’ CHE HA SEPOLTO I VALORI UNIVERSALI DELLA CIVILTA’ ITALIANA

Category: Italia storia e dintornigiorgio @ 01:26

 

FEDOR DOSTOEVSKIJ SULL’UNITA’ D’ITALIA.

 

Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale.
I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale.

 

Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour?

 

È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, […] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine.

 

Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!”

 

 

Fonte: Fëdor Michajlovic’ Dostoevskij, Diario di uno scrittore, ed. it. a cura di Ettore Lo Gatto, Sansoni, Firenze 1981, 1877, Maggio-Giugno, capitolo secondo, pp. 925-926

 


Giu 13 2017

”CON IL SUO CURRICULUM NON VERREBBE ASSUNTO NEMMENO A SERVIR COLAZIONI”: GIULIANO POLETTI IL PARASSITA MASSACRATO DA UN GIOVANE AVVOCATO COSTRETTO AD EMIGRARE ALL’ESTERO.

Category: Monolandia,Società e politicagiorgio @ 01:24

Giuliano Poletti 

 

 

di Paolo Binazzi Tiberi

 

Questa ė la lettera scritta da un ragazzo barese al ministro Poletti:

 

“Sig. Perito agrario Poletti (eh si,/ in un Paese che richiede la laurea/ anche per servire caffè in un bar, Lei e’ l’ennesimo caso di non laureato che raggiunge poltrone d’oro, vertici di rappresentanza delle istituzioni e stipendi pazzeschi), ho dato un’occhiata al suo curriculum e le garantisco che lei non verrebbe assunto neanche all’Arlington Hotel della mia Dublino a servire colazioni come io, giovane avvocato laureatomi in Italia, ho fatto per pagare le spese di sopravvivenza in un Paese straniero che mi ha dato una possibilità che il Suo Paese mi ha negato.

 

Lei, ministro del lavoro, il lavoro non sa neanche cosa sia, lei che non ha lavorato neanche un giorno della sua vita (il suo cv parla chiaro). Lei, che si rallegra di non avere tra i piedi gente come me, non ha la piu’ pallida idea di quanto lei sia un miracolato. 

 

Lei non sa, perito agrario Poletti, che dietro ogni ragazzo che si trasferisce all’estero, ci sono una madre e un padre che piangono QUOTIDIANAMENTE la mancanza del figlio, c’e’ una sorella da vedere solo un paio di volte all’anno, degli amici da vedere solo su “facetime” e i cui figli probabilmente non ti riconosceranno mai come “zio”, c’e’ una sofferenza lancinante con la quale ci si abitua a convivere e che diventa poi quasi naturale e parte del tuo benessere/malessere quotidiano.

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Giu 12 2017

BRUNO LEONI

Category: Persone e personaggi,Società e politicagiorgio @ 00:25

 

 

BRUNO LEONI  (ANCONA, 26 APRILE 1913 – TORINO, 21 NOVEMBRE 1967)

 

 

Quest’anno ricorre il cinquantesimo della sua morte, di lui purtroppo ho letto poco, ma ricordo molto bene alcune  sue asserzioni  che ho archiviato e che mi sono  sempre rimaste bene in testa: 

 

 

– Gli uomini liberi sono governati dalle regole, gli schiavi sono governati dagli uomini.

 

 

Il diritto nasce dalla continua contrattazione tra privati e dovrebbe venire “scoperto” da esperti, non inventato da imbecilli. 

Pertanto un ordinamento consuetidinario è l’unico in grado di adeguarsi alle istanze della società in modo corretto e causando meno torti.

 

 

Quando la regola di maggioranza sostituisce senza necessità la scelta individuale, la democrazia confligge con la libertà individuale. E’ questo particolare tipo di democrazia che dovrebbe essere tenuto al minimo allo scopo di conservare un massimo di democrazia compatibile con la libertà individuale.

 


Il diritto e le leggi si possono generare anche facendo riferimento alla collaborazione spontanea di tutte le persone interessate, senza ricorso alle decisioni di gruppo, senza ricorrere a decisioni imposte da maggioranze variabili e dispotiche. Tale sistema è in grado di garantire quella libertà individuale che nel mondo di oggi sembra sempre più destinata ad affievolirsi.

 

 

Il potere legislativo è il MALE. 

Andiamo a votare come dei pirla gente che poi legifererà per premiare e punire minoranze. 

I parlamenti democratici pensano di risolvere ogni problema con una nuova legge producendo, nel migliori dei casi, tonnellate di regolamenti che male omologano una realtà differente. 

L’inflazione legislativa, inoltre, causa una crescente insensibilità verso le leggi. 

 

 

Risulta chiaro come questi scritti evidenziano parte  dei problemi che affliggono le moderne democrazie, e in particolare quella italiana. 

Il risultato è che per questi scritti, Leoni fu ed è ancora largamente ignorato.

 

 

 


Giu 11 2017

LA VENETIA INCATENATA, NEL 1884, ALTRO CHE GIUBILO!

Category: Storia e arte,Veneto e dintornigiorgio @ 00:12

VENEZIA INCATENATA ” opera marmorea dello scultore Enrico Pazzi realizzata nel 1884 per la famiglia Rasponi di Ravenna.

 

 

La Serenissima Repubblica è rappresentata da una donna fiera con il seno scoperto che mestamente accarezza la criniera del leone di San Marco di cui medita e attende il ruggito del risveglio per il ritorno alla libertà e sovranità dello Stato Veneto.

 

La donna ha la caviglia destra incatenata simbolo della prigionia sofferta ( altro che giubilo per il plebiscito farsa del 22.10.1866) con lo Stato italiano….

 

Lo stesso artista profeticamente così descriveva la sua opera: “la sua potenza passata, l’attuale oppressione e miseria, l’aspettazione della sua riscossa ” !!!!

 

Io voglio vivere !

 

 

Fonte: dal veneto al mondo

Link: https://dalvenetoalmondoblog.blogspot.it

 


Giu 10 2017

LA DISTRUZIONE DELLE BIBLIOTECHE E DEGLI ANTICHI SCRITI: OVVERO LA DISTRUZIONE VOLONTARIA DELLE MEMORIE DEL PASSATO

 

 

La cronaca letteraria delle origini è stata ripetutamente e tragicamente sconvolta, non solo da cataclismi naturali, ma da parte degli stessi uomini. Che vogliamo ammetterlo o non, molte delle pagine di storia mancanti sono state deliberatamente distrutte. Riferiremo di alcune delle più infami devastazioni di grandi biblioteche, collezioni di libri e archivi di documentazione, avvenute nei tempi antichi e in quelli moderni. 

 

La Girginakku o Grande Biblioteca di Ashurbanipal, che conteneva oltre mezzo milione di tavolette scritte in caratteri cuneiformi, fu razziata durante l’assedio di Niniveh da una coalizione di Babilonesi, Sciti e Medi, nel 612 a.C. I documenti della Biblioteca erano stati raccolti dai templi–ziggurat di Nippur, Akkad e Babylonia e includeva storie sconosciute, osservazioni scientifiche e astronomiche, così come opere religiose e letterarie degli antichi Sumeri, antiche di migliaia d’anni. Circa 30000 di quelle tavolette furono poi scoperte e tradotte da scavatori europei nei sec. XIX e XX, ma la stragrande maggioranza fu ridotta in polvere. 

 

Quando Cambise invase l’Egitto nel 525 a.C., ordinò alle truppe persiane di fare razzia e distruggere tutte le biblioteche dei templi lungo il Nilo, per “assimilare” quella terra come una satrapia del suo impero. Gli antichi papiri del Vecchio Regno, accumulati nel tempio di Ptah a Menfi, gli annali reali di Karnak e Luxor, i preziosi rotoli del Ramesseum, di Medinet Habu, Edfu e Philae, tutti furono gettati nelle fiamme. Secondo il siriano Giamblico, il solo Ramesseum, che si trovava sulla sponda occidentale del Nilo, di fronte a Tebe, conteneva oltre 20.000 manoscritti di epoca antica e di valore incalcolabile. Solo venti di essi sono sopravvissuti, nascosti in una tomba, all’interno del santuario. 

 

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Giu 08 2017

FOSCOLO, IL TRADITORE PENTITO E L’INDIPENDENZA VENETA PERDUTA

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 00:19

Ugo Foscolo

 

 

Foscolo e i rimorsi per la fine di Venezia.

 

Di quest’uomo l’Italia unita ho fatto un monumento nazionale, ma di lui, cosa dobbiamo pensare noi Veneti? Egli stesso si vergognò dei suoi comportamenti, e cioè del SUO tradimento verso della Patria veneta. Meglio che sulla sua figura scenda l’oblio eterno.

Ecco quanto scrive Giovanni Distefano (veneziano d’adozione) nel suo lavoro “Atlante storico della Serenissima”:
Quella fine, “senza un fremito di ribellione, dopo un millennio di storia gloriosa e superba” impone di cercarne le cause. La generazione di coloro che c’erano, come Foscolo, considera quel crollo come un vero e proprio tradimento di Bonaparte. “Il sacrificio della nostra Patria è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure e la nostra infamia“. 

 

Così esordisce il Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, sintetizzando tutto il suo risentimento (e la sua vergogna per aver aderito alla Municipalità, aggiungo io) nei confronti del Bonaparte, non più “liberatore”, ma autore dell’infame trattato di Campoformido. 
Caro Foscolo, hai ragione, se fosse per me, cancellerei tutti i segni che ti ricordano, come il nome tuo dato a molte scuole venete, e ti toglierei pure nelle antologie scolastiche, tanto ormai non ti legge più nessuno. 

 

Aggiungo che nelle scuole venete non insegnano che volevi incendiare la nostra Capitale, per non consegnarla all’Austria, quando, negli ultimi drammatici giorni dell’infame cessione, eri esponente della Municipalità veneziana. Per fortuna il generale plenipotenziario occupante non ti diede retta, si limitò a rubare il rimanente, prendendoti per matto, prima di consegnare un guscio vuoto all’austriaco.

 

Fonte: dal venetonelmondo del 7 giugno 2017

Link: https://dalvenetoalmondoblog.blogspot.it/2017/06/foscolo-il-traditore-pentito-e.html?spref=fb

 

 


Giu 07 2017

CLAUDIO FILIPPINI – TEGOLINA

Category: Veja migiorgio @ 08:37

 

Avrei voluto terminare tutti i miei giorni, ma qui ormai non ho più nulla da fare

 

 

speravo solo qualcuno

uno che mi facesse credere, per poco

di essere vivo per sempre

perché io come tutti, non vivo per sempre.

 

 

 

 

Ora vola libero l’angelo che ha sfiorato questa terra.

Il suo passaggio ha riempito i cuori di tutte le persone che lo hanno incontrato e non smetteranno mai di essergli riconoscenti dell’amore ricevuto.

 

Sabato 17 Gennaio 1953 – Lunedì 7 Giugno 2010

 

 

Ho conosciuto nella mia giovinezza,  per pochi giorni,  la tua amicizia, e ne serbo ancora il ricordo. 

 

Ciao  Tegolina 

Giorgio  
Verona settembre 2010

 

 

 

«TEGOLINA», DAL CAI DI VERONA FINO ALLA VETTA DEL MONTE ROSA

 

Punta Giordani nella Valle del Gressoney, Cresta del Soldato

 

 

A Claudio Filippini, che per tutti gli amici era «Tegolina», alpinista della sezione Cesare Battisti del Cai di Verona, scomparso a 57 anni nel giugno 2010, lasciando tanti ricordi affettuosi e molti rimpianti, è stata dedicata in questi giorni una nuova via di arrampicata sull’inviolata parete del Pilastro Grigio che porta a Punta Giordani a 4.046 metri, nel massiccio del Monte Rosa.

 

Autori dell’impresa sono stati il valsesiano Christian Gobbi e Paolo Dalla Valentina, che è veronese ed è stato grande amico di Filippini.  Sono entrambi guide alpine e finanzieri del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Riva Valdobbia, ai piedi del Monte Rosa.

 

«Sapevamo che anni fa c’era stato un altro tentativo da parte degli alpinisti del posto, ma che avevano dovuto rinunciare per le cattive condizioni meteo, una volta arrivati alla base del pilastro», racconta Dalla Valentina, la cui famiglia è originaria di Velo ed ha ancora la mamma, fratelli e sorelle che vivono a San Martino Buon Albergo, da dove è partito 25 anni per entrare nella Guardia di Finanza, dedicandosi in particolare al soccorso alpino.

«Questo pilastro non era mai stato affrontato in precedenza anche perché non è facile da raggiungere e comporta già un certo sforzo alpinistico per arrivarci: noi siamo saliti lungo la “Cresta del soldato” della Punta Giordani, abbiamo anche avuto fortuna di intuire che poteva essere la strada buona una cengia lungo la parete Est, che in effetti ci ha portati all’attacco del pilastro della cresta Nord-Est», riferisce Dalla Valentina.

La linea di salita è avvenuta lungo un diedro strapiombante, cioè sullo spigolo dove si incrociano due piani di roccia orientati diversamente, scelto anche per la buona qualità della roccia, caratteristica che non sempre possibile trovare sul massiccio del Rosa, soggetto a frane e sfasciumi. I due finanzieri hanno superato la parete impegnando due lunghezze di corda per un totale di 60 metri, piantando due chiodi fissi con il metodo classico del martello e lasciando all’inizio della parete un friend, attrezzo meccanico a camme mobili, impiegato come punto di ancoraggio, che non è stato più possibile staccare dalla fessura di roccia in cui si era incastrato. La parete, che è di un centinaio di metri lineari, è stata superata in tre ore, arrivando sulla sommità quand’era già mezzogiorno, passando tra difficoltà valutabili di grado 6b e 5c, mentre è di terzo grado il tratto conclusivo che dalla cima del pilastro porta alla vetta, che è a 4.046 metri, da affrontare con attrezzatura adatta al tratto misto di ghiaccio e roccia.

 

«Abbiamo studiato un modo di salita che possa essere ripetibile da altri, anche se la nuova via si può considerare una variante difficile alla Cresta Nord-Est o come la prima salita di una parete che può offrire altre possibilità di scalate difficili su una parete molto compatta, verticale e impegnativa da raggiungere», aggiunge Dalla Valentina, che in accordo con Gobbi ha voluto chiamare Via Tegolina il nuovo percorso di arrampicata.

 

«Con Claudio, che è stato alpinista di valore, ho avuto diverse occasioni di salire in montagna e lo ricordo come persona buona e sensibile», conclude il finanziere veronese.

 

Gobbi è invece in partenza in questi giorni per il Nepal nella spedizione organizzata da Silvio Mondinelli, che cercherà di raggiungere il Manaslu, nelle catena montuosa dell’Himalaya, che con i suoi 8.163 metri è l’ottava vetta più alta del mondo.  

Gnaro Mondinelli, anche lui finanziere e nel soccorso alpino di Alagna, arrivò sul Manaslu già nel 1993, suo primo ottomila, saliti in seguito tutti e 14 senza mai far uso di ossigeno supplementare, in puro stile alpino.  

 

Vittorio Zambaldo

 

Fonte: srs di Vittorio Zambaldo, da l’Arena di Verona, del 2 settembre 2012

Link: http://www.larena.it/home/tegolina-dal-cai-di-verona-fino-alla-vetta-del-monte-rosa-1.2914558

 


Giu 07 2017

FRA PAOLO SARPI E LA CONTESA PER L’INTERDETTO: GIUSNATURALISMO CONTRO INQUISIZIONE

Paolo Sarpi 

 

 

di SANDRINO SPERI

 

La contesa per l’Interdetto, sostanzialmente  una scomunica erga omnes a tutto il territorio della Serenissima, fu una contesa diplomatica, ma si andò assai vicini allo scontro armato fra Venezia e Papato: correva l’anno 1606.

 

Due i principali antagonisti: il papato, che sarebbe forse più opportuno chiamare Curia Romana (curarum genitrix a cruore nata) e la Serenissima Repubblica che scelse come teologo e consultore di stato fra Paolo Sarpi eruditissimo veneto, amico di Galilei, in tutte le consulte  sempre pronto a trovare le argomentazioni giuridiche, spesso sottilissime e i precedenti storici.

Bisogna ricordare che si viveva in un periodo piuttosto tormentato  della storia europea: il Concilio di Trento non aveva risolto, ma piuttosto accentuato le rivalità fra cattolici e protestanti, anzi la nascita dell’Inquisizione, dell’indice dei libri proibiti, e della compagnia di Gesù avevano alzato il livello di scontro che scoppierà puntuale pochi anni più tardi e per trent’anni, dal 1618 al 1648 infiammerà tutta l’Europa.

 

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Giu 05 2017

SAN MARCO, L’EVANGELISTA CHE NON MISE MAI PIEDE A ROMA

Category: Chiesa Cattolica,Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 00:15

 

 

di Giuseppe Gullino

 

San Marco, si badi, fu l’unico Evangelista che non mise mai piede a Roma: quando i Veneti si scelsero un protettore, lo vollero Santo sì, ma che tra il Tevere e le acque salse avesse preferito queste ultime.

 

Tra S. Pietro e S. Marco, i Veneti -peraltro cattolicissimi, come testimoniano le chiese e i campanili che abbelliscono il paesaggio – scelsero sempre San Marco, che a Venezia fu sempre più popolare di Gesù Cristo: Nualtri prima semo venexiani, e dopo cristiani, rispose nel 1580 il Doge Nicolò da Ponte al Nunzio apostolico.

E la dimostrazione sarebbe giunta pochi anni dopo, quando i gesuiti furono espulsi per 50 anni (1606-1657) da tutti i dominii veneti, per aver disobbedito agli ordini del Senato, durante l’interdetto sarpiano.

 

Furono radunati pressappoco dove ora sorge la stazione ferroviaria e imbarcati su un Burchio; quando la barca si staccò dalla riva, il padre provinciale fece il segno della croce per benedire la folla che assisteva silenziosa, dalla quale si alzò allora un grido: Andé in malora!

 

Fonte: dal Veneto al mondo del 17 maggio 2017

Link: https://dalvenetoalmondoblog.blogspot.it/2017/05/san-marcolevangelista-che-non-mise-mai.html?spref=fb

 


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