“Avevamo le candele, ma era talmente fioca la loro luce e talmente abbagliati i nostri occhi che non riuscivamo a vedere altro se non il lucore dell’oro”, riferisce Davis alcune pagine più avanti nel suo libro. “Tuttavia, dopo un momento o due riuscii a scorgere un’ enorme slitta funeraria, utilizzata per contenere tutti i sarcofagi del morto e la sua mummia, e trasportarli alla sua tomba. Era alta circa sei piedi (1,80 m) e lunga otto (2,40 m), realizzata in legno rivestito di catrame ancora lucente come il giorno in cui era stato spalmato, intorno alla parte superiore del sarcofago c’era una striscia di lamina d’oro, larga circa sei pollici (15 cm), ricoperta di geroglifici. Avendo (io) richiamato su di essa l’attenzione di Maspero, lui mi porse immediatamente la candela che, insieme con la mia, tenni davanti agli occhi, proprio vicino alle iscrizioni perchè lui potesse leggerle. Un solo istante, e disse: “Iouiya”. Ovviamente eccitato da li’ annuncio, e accecato dal bagliore delle candele, le avvicinai inavvertitamente al sarcofago; al che Monsieur Maspero urlò: “Attento!”, e mi spinse via le mani. Immediatamente capimmo che se le mie candele avessero toccato il catrame, cosa che pericolosamente era quasi accaduta, il sarcofago si sarebbe incendiato”.
Quando nella tomba di Yuya fu portata la luce elettrica si scoprì che conteneva anche il sarcofago di Tuya, la moglie di Yuya.
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