In questi tempi elettorali, quando tutti diventano pavoni e fanno la ruota per attrarre meglio gli elettori, i Verdi sono scomparsi: oggi, fanno la ruota (di scorta) nella formazione di Ingroia, ma non esistono più come proposta politica originale e moderna. Oddio: per com’erano conciati non se ne sente proprio la mancanza.
In Europa (e non solo) la situazione è ben diversa: dalla Germania – dove oscillano intorno al 10%, ed hanno avuto in passato addirittura il Ministero degli Esteri (Joschka Fischer) – alla Gran Bretagna, dove sono riusciti ad entrare a Westminster nonostante la note forche caudine del sistema elettorale britannico.
Ma i Verdi sono dappertutto, dalla Slovacchia alla Georgia, dal Portogallo alla Bosnia: l’anomalia italiana è degna d’attenzione perché è un fenomeno in controtendenza, una stranezza vera e propria.
In prima istanza, salta agli occhi la pochezza della proposta politica che, negli anni, è andata degenerando sia nei contenuti e sia, soprattutto, nelle persone.
Un carrierista come Pecoraro Scanio non lo si vedeva da anni, anche Rutelli incocciò i Verdi e vi militò per anni: è dai tempi di Edo Ronchi che non si vede un ambientalista vero, ossia una persona competente che sapeva scrivere leggi e farle approvare. Difatti, fu defenestrato.
Ci sono parecchie ragioni – e sono tutte ragioni interne, italiane – per il fallimento dei Verdi.
Il partito Verde italiano ha sempre cercato consensi soprattutto nell’associazionismo, che in Italia significa Legambiente ed Italia Nostra. La prima vagamente “di sinistra” e più attenta al rapporto energia-ambiente, la seconda meno schierata pubblicamente e più impegnata nella difesa dei patrimoni ambientali. Se i Verdi sono spariti come partito autonomo, qualche responsabilità si dovrà cercarla da quelle parti.
Mentre le posizioni di Legambiente possono essere per lo meno accettabili – se non altro, attuando un confronto con la pochezza della politica italiota – quelle di Italia Nostra sembrano una sorta d’ambientalismo umbertino: un vero diletto per sartine di periferia ed ufficiali di cavalleria.
Basti pensare che sono contrari all’eolico – come Sgarbi e l’ENI, tanto per citarne due a caso – e se si riflette su ciò che hanno portato avanti i Verdi tedeschi sul tema dell’energia c’è da farsi accapponare la pelle, chiedendosi “ambientalisti dde che?!?”.
Non stupisce dunque la sortita di un Bonelli qualunque, il quale vorrebbe “abolire il motore a scoppio per legge” (0). Se gliela approvano…in ogni modo, Bonelli dovrebbe sapere qualcosa di più pannelli fotovoltaici e di motori elettrici. Prima di presentare la legge, s’intende.
“Andremo in Parlamento e proporremo una legge che nei prossimi dieci anni abolirà il motore a scoppio e lo consegnerà al museo, questo è il futuro.” (1)
Ottimo intento, nulla da eccepire ma…scusi, Bonelli…ehm…cosa ci scriverà in quella legge?
Il sistema dei trasporti richiede circa 1/3 dell’energia primaria che viene consumata in Italia: 200 MTEP (Milioni di Tonnellate di Petrolio Equivalente) il consumo italiano (senza considerare le variazioni da un anno all’altro, il fattore “crisi”, ecc., perché non hanno senso nel quadro di grandi numeri che andremo ad indagare).
Un terzo dell’energia primaria è circa 66 MTEP.
Il quadro della produzione eolica/fotovoltaica italiana è pressappoco questo, perché varia parecchio con le nuove installazioni:
Produzione fotovoltaica 8 TWh (2)
Produzione eolica: 10 TWh (3)
Già si nota un piccolo particolare: l’eolico produce di più del fotovoltaico. Entrambi, sostituiscono due centrali nucleari, forse tre (poiché le centrali nucleari non hanno mai superato, storicamente, il 70% della potenza installata).
E’ senz’altro un buon risultato, ma andiamo avanti.
Qual è il fattore di conversione fra l’energia elettrica ed il petrolio grezzo? Eccolo:
1 MWh = 0,24 TEP (media) (4)
I puristi delle analisi energetiche diranno che dipende dall’apparato di trasformazione – eh, lo so benissimo…– però, se vogliamo capire qualcosa, bisogna sopportare qualche generalizzazione.
Ecco allora (altra approssimazione) che con una tonnellata di petrolio si genereranno 4 MWh, con 1 milione (ossia una TEP) 4 milioni di MWh, ossia 4 TWh.
Siccome i trasporti “ingoiano” ben 66 MTEP corrisponderebbero – in un ipotetica rivoluzione della trazione, elettrica o mista elettrica/idrogeno – qualcosa come 264 TWh, che non sono per niente un’inezia.
Dove trovare 264 TWh?
Beh, per prima cosa vediamo se sono proprio 264 TWh, o se si può risparmiare qualcosa.
Per nostra fortuna e di Bonelli (lo saprà?) l’auto elettrica ha un rendimento che fa paura: il motore elettrico ha rendimenti che superano il 90%, contro il 30% (circa) dei motori a scoppio. Però.
Però, ogni ciclo di carica/scarica delle batterie si “prende” un buon 15/20% che porta in rendimento effettivo al 75% circa. Se, poi, volete che si ricarichi mediante Idrogeno e celle a combustibile sono dolori, perché ciascuno di questi sistemi – produzione d’Idrogeno da energia elettrica e d’elettricità da Idrogeno – ha un rendimento ottimale del 70%.
E ci sono ancora da considerare le perdite sulla rete che, in ogni modo, non sono un gran che.
Quindi calcolando le perdite si giunge dapprima al 50% e, successivamente, al 35% (sempre “circa”).
Beh, non è un cattivo risultato: col petrolio – se calcoliamo tutta la “filiera” (dal greggio al carburante, più i trasporti) – la cosa va molto peggio.
C’è, però, un vantaggio: l’auto elettrica ferma in coda non consuma nulla, mentre un’auto a benzina, con il motore al minimo, consuma ugualmente 1,5-2 litri l’ora. Un vecchio studio (che non ritrovo più) indicava in 1/7 l’energia sprecata in coda e, osservando l’autostrada dei Fiori sotto casa mia d’estate, non ho alcun dubbio a crederci.
Il rendimento della nostra auto elettrica risale al 42%, ma c’è un secondo aspetto che giunge in aiuto: la ricarica delle batterie in fase di frenata!
I dati sono molto confortanti e forniscono addirittura un 30% di risparmio con la ricarica in frenata: certo, dipende molto dal percorso, però è una legge della Fisica che niente va distrutto, ma solo si trasforma.
Risalendo al 57% di rendimento, la nostra auto elettrica si trova in buona, anzi ottima posizione nel panorama dei trasporti: tenete presente che i treni sono già elettrici e possono diventarlo anche le navi (per ora abbiamo solo i sommergibili classe “Scirè” e le loro “fuel cells” ma sono già operativi) e addirittura gli aerei. (6)
Veniamo alle dolenti note.
Se tutto l’apparato di trasporto fosse elettrico, dovremmo trovare il 57% di 264 TWh, ossia 150 TWh: stiamo muovendoci in un ordine di grandezza che è quello del fabbisogno elettrico italiano!
Tornando per un attimo alla produzione fotovoltaica ed eolica, bisognerebbe installare 15 volte il numero d’aerogeneratori presenti oggi oppure quasi 20 volte quello dei pannelli solari.
Detto questo: se pò fà?
Ci sono considerazioni di costo, d’opportunità e di mentalità.
Il costo del KWh fotovoltaico – lo sappiamo tutti – è fasullo: viene coperto con i contributi che tutti paghiamo in bolletta. Questo dà luogo ad un’ingiustizia ben nascosta: l’ENEL compra energia dal piccolo produttore (il quale prende il contributo), la rivende al vicino di casa più povero (che paga salato il contributo stesso, oramai i costi “fissi” in bolletta sono pari al consumo) e l’Italia può raggiungere gli obiettivi europei del 2020. Come al solito, paga Pantalone.
Un vantaggio del fotovoltaico è che produce di giorno, quando le attività umane richiedono più energia e quindi c’è più richiesta. Il passaggio dal tradizionale Silicio alle celle a coloranti organici abbatterà senz’altro il prezzo, ma anche il rendimento l’8-10% contro il 15-17% (7).
Maggiori possibilità sono offerte dall’eolico, il quale produce quasi al costo del carbone, ma è discontinuo: questo, però, non è uno svantaggio poiché l’Idrogeno si può produrre di notte e vendere di giorno. I problemi sono altri.
La massa d’aerogeneratori è impressionante: l’attuale potenza installata è intorno ai 5.700 MW (8), il che significherebbe installarne altri 75.000 circa, i quali – considerando macchine grandi, da 5 MW – vorrebbe dire 15.000 aerogeneratori.
Una simile, enorme realizzazione dovrebbe essere fatta in mare – al limite delle acque territoriali, per ovvi motivi paesaggistici – e per sfruttare il maggior rendimento: un incremento del 30% contro costi superiori del 25%. In ogni modo, non è vero che in Italia l’eolico non è conveniente: nel basso Adriatico, nel Canale di Sicilia e in Sardegna si raggiungono le 3500 ore/anno di rendimento, ossia quasi un 40%.
Qui c’è il terzo problema: la mentalità. Quando – intorno al 1830 – fu iniziata “l’avventura ferroviaria” nessuno immaginava reti di decine di migliaia di chilometri, tanto meno velocità medie superiori ai 100 Km/h: eppure, nell’arco di mezzo secolo, fu realizzato.
Questo cambiò la storia del mondo, poiché le grandi banche d’affari (leggi: Rothschild) per la prima volta divennero più importanti del bilancio degli Stati nazionali, al punto d’essere determinanti: l’Austria-Ungheria fece male i calcoli e dovette vendere ai privati un gran numero di linee.
La cosa si ripercosse, poi, sui finanziamenti di guerra che durarono (per la restituzione) fin quasi alla Seconda G.M.
Oggi – proprio per non incorrere negli errori del passato – sarebbe sbagliato ricorrere agli investitori privati (cioè, le banche): più interessante fornire la possibilità d’investimento in “bond energia” – con buoni rendimenti e garantiti dallo Stato, proprietario degli impianti – poiché le economie “di scala” ed il basso costo della produzione eolica lo consentirebbero. Ma si finisce in un altro guaio.
Una fonte sicura d’investimento, come l’energia, priverebbe il mercato tradizionale dei BOT e dei CCT di domanda, con la conseguenza – paradossale – che sia più necessario finanziare il debito piuttosto che un’azione che ti porterebbe fuori (almeno in parte) dal debito.
Immaginate cosa vuol dire risparmiare decine di miliardi l’anno sulla “bolletta energetica”.
Ma c’è di mezzo l’ENI.
Ora, l’ENI è un’azienda dove ci sono più uomini dei servizi che benzinai: se qualcuno ha ancora dei dubbi, prendetevi una vista di come è stata gestita la prima centrale termodinamica italiana (sperimentale), iniziata nel 2004! (9). Tutto quello che non è fossile non passa, parola di Paolo Scaroni: un pregiudicato alla testa della principale holding italiana dell’energia! (10)
E torniamo al nostro patetico Bonelli, il quale pensa di rimediare a tutto questo con una “legge”: mi torna alla mente il “Dittatore dello stato libero di Bananas, con Woody Allen, il quale emanava leggi che pretendevano che – nell’isola Caraibica – “la lingua ufficiale fosse lo svedese e le mutande andassero portate sopra i pantaloni”.
Se proprio non vuole dare ascolto a chi scrive, ci sono persone come Ugo Bardi o Debora Billi che lo possono ragguagliare: è una faccenda un pochino più complicata, che ha sì una soluzione, ma…pensare di fare una legge e risolvere tutto…fa ridere i polli. Come “risolse” Pecoraro Scanio!
Così è l’ambientalismo italiano: caciaro e buffonesco, acchiappagonzi e più attento ai pacchetti di voti…che ci volete fare…non è un caso se sono spariti…
Ci vorrebbe altra gente, più onesta intellettualmente e capace di un tizio che ti fa un filmato di un paio di minuti…ti fa vedere l’auto con la spina dell’elettricità…il pannellino solare che si piega…certo, guarda il dito e non pensare alla Luna.
Io, da parte mia, voterò Grillo: se non altro, avrò la soddisfazione di stare a guardare cosa succede in Parlamento. Magari ci divertiremo di più.
Note
(0) Vedi: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/02/09/bonelli-rivoluzione-civile-in-parlamento-per-abolire-motore-e-scoppio/220295/
(1) Vedi: http://www.esserecomunisti.it/?p=54362
(2) Fonte: http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2012/01/fotovoltaico-litalia-e-la-seconda-potenza-mondiale.html
(3) Fonte: https://www.swe.siemens.com/italy/web/pw/press/News/Pages/InnovazioniEolicaExpo2012.aspx
(4) Fonte: http://195.103.237.153/minisiti/energia/documenti/Servizi/prontuario/unit.htm
(5) Fonte: http://www.consulente-energia.com/auto-elettrica-ibride-elettriche-plugin-come-calcolare-quanto-si-risparmia-consumano-in-100-km-rispetto-auto-benzina-gasolio-euro-litro.html
(6) Vedi : http://www.ariannaeditrice.it/vetrina.php?id_macrolibrarsi=21387
(7) Fonte: http://www.cnr.it/istituti/FocusByN.html?cds=063&nfocus=10
(8) Fonte : http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CEAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.enea.it%2Fit%2Fenea_informa%2Fdocumenti%2Fquaderni-energia%2Fenergiaeolica.pdf&ei=4_4lUcjtHuf44QSFs4H4Dw&usg=AFQjCNHwQXmewpSRGJ3Jtwtf8DLt7XLS6g&bvm=bv.42661473,d.bGE
(9) Vedi : http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2010/07/14/inaugurata-a-priolo-la-centrale-solare-a-concentrazione-ideata-da-rubbia-finalmente/
(10) Fonte : Mani pulite: la vera storia : da Mario Chiesa a Silvio Berlusconi / Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio.
Fonte: srs di Carlo Bertano da http://carlobertani.blogspot.it/ del 21 febbraio 2013
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/02/il-fallimento-dellambientalismo-italiano.html