La Coca Cola è probabilmente la bibita più conosciuta e diffusa al mondo e per certi versi è una vera e propria icona sia del Made in USA che della logica del consumismo, della pubblicità e del potere delle grandi multinazionali.
MITI – E’ inevitabile, quindi, che sia al centro di numerosi miti e leggende, come quella secondo cui sarebbe inadatta ai più giovani per il suo contenuto di caffeina (in realtà la bevanda ne contiene meno di quanta se ne trovi nella cioccolata che tutti i bambini consumano abitualmente) o che conterrebbe cocaina (in effetti un infuso aromatico di foglie di coca fu utilizzato solo fino al 1903) o ancora, che la bevanda sarebbe corrosiva. Tra l’altro, a proposito dell’utilizzo della coca, va ricordato che la prima bevanda a farne uso commerciale fu il Vin Mariani, un cocktail tutto europeo a base di vino rosso francese e foglie di coca, realizzato ben prima della Coca Cola e dal quale quest’ultima trasse ispirazione. A ben vedere la Coca Cola è solo una bibita gasata, colorata, zuccherata e aromatizzata come migliaia di altre regolarmente commercializzate, e proprio come tutte le altre bibite della categoria (aranciata compresa) non è certo un prodotto salutare né per i grandi né per i bambini: molto meglio dissetarsi con acqua o succhi di frutta naturali e non zuccherati.
I COLORI – Ma la leggenda più curiosa e inquietante è quella secondo cui la Coca Cola avrebbe reinventato i colori e la coreografia del Babbo Natale che tutti conosciamo (l’omone paffuto e barbuto, tutto bianco e rosso) al fine di trasformarlo in un veicolo pubblicitario a favore della commercializzazione della propria bibita, specialmente tra i bambini. Babbo Natale è buono, è generoso, è positivo, è allegro, per cui lo è anche la Coca Cola: questo sarebbe il messaggio subliminale destinato a conquistare le menti (e le gole) dei ragazzini assetati e dei loro genitori. La teoria, oltre a essere particolarmente diffusa sul Web, come testimoniano anche i commenti a un articolo pubblicato qualche tempo fa su questa testata ha avuto anche l’onore di essere avallata dalla carta stampata, come il libro Babbo Natale pubblicato nel 2011 da Nicola Lagioia per Fazi Editore.
COMPLOTTISMO – In sostanza, il filone complottista natalizio sostiene che in passato Babbo Natale era molto diverso da come lo conosciamo oggi, fu la Coca Cola a rivestirlo con i propri colori e a dargli l’aspetto moderno, al fine di utilizzarlo come testimonial per la propria bevanda. Nonostante la teoria appaia verosimile e documentata, essa rappresenta un falso storico clamoroso, una vera e propria bufala. Infatti il Babbo Natale barbuto e baffuto, con il costume rosso e bianco, risulta raffigurato almeno già dal 1869 in una serie di disegni pubblicati da Thomas Nast nel volume “Santa Claus and His Works”, nei quali si può apprezzare il personaggio pressoché identico all’attuale e con le stesse abitudini (sacco di regali, slitta ecc…). Una ricerca su Google Immagini con le due chiavi suddette (Thomas Nast, Santa Claus and His Works) consentirà di verificare facilmente la circostanza. La Coca Cola fu inventata quasi vent’anni dopo, nel 1886, quando il suo creatore, John Pemberton, che fino a quel momento aveva venduto il French Wine Coca (a sua volta ispirato al già citato Vin Mariani), dovette fare i conti con il proibizionismo. Pemberton, in pratica, realizzò una versione analcolica della sua bevanda a base di vino e infuso di foglie di coca.
BABBO NATALE – Ma ci vollero ancora molti anni (intorno al 1920) prima che la Coca Cola utilizzasse per la prima volta Babbo Natale nelle sue pubblicità, quindi la figura del moderno Babbo Natale ha preceduto di circa mezzo secolo la pubblicità della Coca Cola. E’ quindi fuori discussione che la Coca Cola non ha inventato l’odierno Babbo Natale né lo ha trasformato per i propri biechi fini commerciali. Semmai, come hanno fatto tanti altri, ha talvolta utilizzato (anche) l’immagine di Babbo Natale come testimonial. Il vero motivo della grande diffusione della Coca Cola, peraltro, non sta certo nel suo abbinamento a Babbo Natale o alle festività natalizie, quanto al fatto che la bevanda era largamente consumata dai soldati americani durante la Seconda Guerra Mondiale e pertanto fu veicolata attraverso tutti i territori, dall’Europa al Pacifico, nei quali si trovarono a combattere. Nel dopoguerra la spinta pubblicitaria, l’assenza di vera concorrenza (la Coca Cola e la Pepsi detengono quasi l’80% del mercato di bibite gasate statunitense) e la notorietà del marchio contribuirono a garantire il successo commerciale della bevanda. In tutto questo, Babbo Natale c’entra ben poco…
Fonte: visto su Giornalettismo del 8 gennaio 2013