La classica foto di gruppo delle giovani ricamatrici della bottega di Elisa Bacilieri (al centro, vestita di nero). Indicata dalla freccia, la signora Luigina Scotton, che entrò a lavorare all’età di nove anni.
«Per venti centimetri di decorazione a pizzo occorreva una giornata di lavoro e la paga era molto bassa» – I capricci delle signore-bene del primo Novecento e quelle dei relativi mariti – «Quel giorno il principe…»
PIZZI, delicati arabeschi ricamati punto dopo punto su seta impalpabile e frusciante, orli ricchi di fantasie arzigogolate, e finezza: piaceri destinati a pochi eletti e ad ancor meno osservatori.
Certo, non si potevano mostrare a tutti le sottovesti di seta ricamate delle signore di ottima famiglia che, nel primi anni del ‘900 si facevano cucire su misura la biancheria personale nella bottega della signora Elisa Bacilieri, in Regaste Redentore, e neppure tanta mostra si poteva fare delle mutandine «a godet», in finissimo crépe di Chine, finite a punto smetto o decorate in sangallo.
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