Salvatore Giuliano
-Redazione 1 maggio 2013-
Salvatore Giuliano aveva dichiarato di essersi messo a disposizione degli Stati Uniti per contrastare i comunismo.
Il documento è allegato al Rapporto giudiziario con il quale i marescialli dell’Arma dei Carabinieri, Lo Bianco, Calandra e Santucci denunciarono il 4 settembre 1947 Giuliano e la sua banda, quali esecutori materiali della strage di Portella della Ginestra.
Questo Rapporto, in realtà, ebbe la supervisione dell’ispettore di P.s. Ettore Messana, che pur avendo abbandonato il suo incarico dopo i fatti del 1°maggio 1947, grazie alla denuncia politica espressa dal dirigente comunista Girolamo Li Causi, tuttavia rimase nei fatti al suo posto gestendo la fase terminale della sua carriera con la cura scrupolosa di quell’atto di denuncia all’autorità giudiziaria.
Si tratta del primo atto di depistaggio costruito a tavolino da un organo dello Stato, nel quale il fenomeno del banditismo è rigidamente chiuso dentro i suoi confini territoriali, ma nel quale, però, gli stessi Carabinieri non poterono fare a meno di riferire quanto era sotto gli occhi di tutti. Che, cioè, la manovra eversiva partita il 1°maggio era proseguita il successivo 22 giugno con gli assalti alle Camere del Lavoro e alle sedi del Pci e dei socialisti in ben sette comuni della provincia di Palermo, con altri morti e decine di feriti.
L’obiettivo, aveva detto il bandito Pasquale ‘Pino’ Sciortino era quello di provocare la reazione (e poi la repressione) in tutte le altre provincie siciliane.
Su Ettore Messana occorre, in ultimo dire, che era stato questore a Lubiana, aveva organizzato le retate contro i partigiani della Slovenia, deportandoli nei campi di internamento italiani, tra il 1941 e il 1942; che era ricercato dalle Nazioni unite per crimini di guerra e che era stato promosso a guidare la pubblica sicurezza in tutta la Sicilia, anziché essere mandato sotto processo, da parte del governo De Gasperi, nel 1945.
Il documento riportato in pdf è copia digitalizzata di un originale costituente la velina di un allegato pervenuto all’ “Archivio Casarrubea” . Il bandito aveva indirizzato la sua lettera al Giornale di Sicilia.
(fonte e autore Giuseppe Casarrubea Blog)
Fonte: srs di Giuseppe Casarrubea Blog, visto su Articolo Tre, del 1 maggio 2013
Link: http://casarrubea.wordpress.com/2013/05/01/giuliano-braccio-armato-degli-usa/
Link. http://casarrubea.files.wordpress.com/2013/05/005-lettera-giuliano-gds.pdf
IL DOCUMENTO
Allegato n° 4
Signor Direttore
Con i migliori riguardi, la prego di pubblicare quanto quì segue.
Credo che non ci sarà meraviglia, se per la poco cultura letteraria mi esprimo così poveramente. Credo però che il popolo ne resterà più soddisfatto nel leggere questo programma scritto del mio proprio pugno.-
Fra le vicende avventurose della vita, molto si è scritto e parlato, fino a farmi, sia la stampa giornalistica che la fantasia popolare un leggendario nome, capace di tutto, sena però mai una base fondamentale.-
E’ proprio per tale ragione, credo opportuno manifestare al popolo ciò che è stato il mio sogno e il loro scopo da raggiungere, a cui fino ad oggi malgrado la falsità, pur sapendo di me di mentire dai così chiamati tutori dell’ordine e da chi è venuto facile farne istruzionismo ai loro bisogni. La realtà che si è coinvolta sempre nel più fitto mistero. Ma ciò non m’impressiona perché non vedo mai possibile che il popolo dimentichi quelle indimenticabili giornate gloriose, il quale di vero leone al fianco a quella immortale vissillo giallo-rosso ci siamo battuti contro le soverchianti forze di quasi tutto l’esercito italiano incurante della nostra vita.-
Con ciò non mi esalto, ma solo per rispondere a colore che mia hanno definito predone di strada, uomo di strada, uomo mercenario, servitore ai così detti compari ecc.
Voglio chiarire il vero senso della realtà.-
Nel 1943 quando si costituiscono i vari particolari politici, come doveroso principio di vero figlio siciliano, mi associai all’idea del separatismo e di mia propria iniziativa incominciai a studiare come meglio potevo risolvere la situazione,-
Senonché una confusione mi turbava la mente rendendomi alquanto incomprensibile.
Ma più tardi come di ragione capivo che la Sicilia non si poteva governare da sola senza accordi internazionali, perché evidente che in tal caso si potrebbe essere preda da uno straniero che li piaceva averla. Ed anche perché da sola, dati i disastri della guerra non poteva risolvere tale situazione.-
Ed allora per le ambedue ragioni decisi di cercare una nazione che senza sfruttarci si poteva proteggere, e inviandoci nella via del benessere materiale e morale. Tale simpatia cadde sull’America per le sue naturali ricchezze, ed anche perché tra molte indigenze popolari una simpatia poteva nascere dandoci fiducia in ciò.-
Infatti, con tali proponimenti diedi il via, e nella fine del 44 non ricordo con precisione la data feci appendere sui muri della città di Palermo una catena Legata all’America e un uomo che con la spada tagliava la Sicilia dall’Italia. Era chiaro che comprendevo l’annessione della Sicilia alla confederazione Americana.-
Ma i miei proponimenti andarono in vano perché più tardi avendo preso contatti con i capi del movimento separatista per la mia giovane esperienza affidai a loro il grosso della politica, credendo anche che non si spostavano da quel binario, e anche perché essi come uomini politici e più colti di me dicevano loro potevano affrontare meglio la situazione.-
La mala fede che si fa ricordare quel proverbio che dice ( Fidarsi è bello ma non fidarsi è ancora più bello). Mi resi più forte nell’affrontare quei traditori che dopo essersi incoronati di quell’onore che non ne sono degni, mi qualificarono per i primi, per un volgare bandito, attribuendomi per fino le loro responsabilità.
Ciò non mi impressiona perché nessun ostacolo potrà stroncare la mia idea. Ed a qualsiasi tempo possiamo fare i conti con quei turlupinatori.
Solo mi addolora che si è stroncato quel giusto tempo di quella causa, ma che però a costo della vita non mancherà a risorgere.-
Da alcuni giornali ho appreso che la mia carriera politica è stata allo scopo di discolparmi di ogni responsabilità, che essendo l’opinione pubblica e giuridica mi pesa.-
Ciò è chiaramente falso, perché se il mio principio sarebbe stato tale, potevo pensare di associami a un partito legale a cui con più sicura facilità mi avrei potuto aiutare, senza affrontare pericoli e ne tant poco aggravarmi di situazione.-
Quindi con la più pura coscienza posso vantarmi che il mio sogno è stato di principio sagro e inviolabile, e lo sarà sempre, perché poco mi impressioneranno i carri armari, gli apparecchi, l’esercito italiano e con tutto anche l’intero popolo, e poco mi impressionerà la morte, perché la mia lotta non è stata allo scopo finanziari a l contrario mi avrebbero bastati i milioni noti a tutti. Ma ho lottato e lotto allo scopo di dare la prosperità a un popolo che mentre trova vergogna di rinunciare alla propria patria soffre dal più imperiale schiavismo.-
Se ciò non mi sarà concesso dal grande Dio, lotterò per lasciare scritto sulla tomba, l’eroe della Sicilia,.
Giuliano
P.C.C;
IL MARESCIALLO MAGGIORE COMANDANTE
(Giovanni Lo Bianco)