Novembre 2, 2013 Luigi Amicone
La giustizia da vent’anni a questa parte agisce in un quadro “tecnicamente politico”, a prescindere dalla buona o cattiva fede del singolo magistrato
Caso Scaglia&C. Perché amministratori di una grande azienda quotata in Borsa che dà lavoro a migliaia di italiani, un bel giorno vengono presi, buttati tra i reprobi e, dopo anni di massacro delle loro vite private, gogna pubblica e carcere preventivo, escono completamente assolti “per non aver commesso il fatto”? Perché è quello che capita a tanti innocenti – manager, politici, comuni cittadini – nel paese della “Costituzione più bella del mondo”. Capita da un ventennio a questa parte. E continuerà a capitare.
Se, come i referendum radicali fanno finalmente presagire, non si troverà una riforma della giustizia che preveda almeno la responsabilità civile dei magistrati, la riforma del Csm, la separazione delle loro carriere (anche da quelle dei giornalisti).
Ma perché la riforma della giustizia non è ancora stata fatta? Semplice: perché fino a oggi hanno comandato i magistrati.
Perché il parlamento e la politica sono stati ricattati da un potere giudiziario “democratico”, sostenuto da giornalisti “democratici”. E perché giornali “democratici” hanno campato di scoop giudiziari.
Infine, perché la politica del Pci-Pds-Ds-Pd è stata subalterna ai magistrati e ai giornalisti “democratici” che hanno riempito le file parlamentari del Pci-Pds-Ds-Pd o comunque sono stati alleati nella guerra dei vent’anni: contro la Dc e Bettino Craxi prima, contro il centrodestra e Silvio Berlusconi poi.