Di Luca Lampugnani
Lo avevamo preannunciato all’inizio dell’anno, oggi è più che mai realtà: il mondo è una polveriera. Anzi, peggio. Tutto ciò che allora poteva essere infatti solo ipotizzabile, oggi è un vero e proprio teatro di morte, conflitto tra i conflitti, ulteriore fronte in un presente caratterizzato dalla violenza. Come ha detto con grande efficacia ed estrema sintesi qualche giorno fa in un’intervista alla CBS Madeleine Albright, Segretario di Stato USA durante la presidenza Clinton, “senza esagerare, il mondo è un casino”.
Ovviamente il pensiero porta immediatamente alla Striscia di Gaza, dove il rinnovato astio armato tra Israele e Hamas sta mietendo vittime, in larga parte civili, in un’escalation brutale che appare al momento senza fine. Oppure nella Libia del dopo Gheddafi, ancora una volta trascinata da milizie e fazioni nel baratro della guerra civile. E ancora in Iraq, Ucraina, Siria.
Tuttavia, in questa macabra giostra, non vanno dimenticati anche i focolai che raramente, o peggio mai, guadagnano le prime pagine dei giornali, anche solo un piccolo ritaglio. In tutto questo, come ha ricordato Bobby Ghosh del Quartz, la settimana che sta per finire è stata a tutti gli effetti una delle più nere per quanto riguarda la violenza internazionale, con il più che reale rischio che le prossime siano anche peggio.
Di seguito, punto per punto, ecco una carrellata delle peggiori brutalità – famose o meno – degli ultimi sette giorni.
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