Ago 05 2014

IL PROGETTO POLITICO DELLA LEGA? MORTO QUANDO MIGLIO LE HA DETTO ADDIO

Category: Padania e dintorni,Società e politicagiorgio @ 00:19

BOSSI-MIGLIO

 

 

Gianfranco Miglio, che fu l’ideologo della Lega Nord e Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano, dal 1990 al 1994 ha preso parte alla vita politica attiva al fianco di  Umberto Bossi per realizzare l’Italia Federale.

 

Il movimento, che dall’inizio degli anni ’80, per un decennio alimentò l’odio verso Roma Ladrona, i meridionali e la partitocrazia, raggranellando voti, posti di consiglieri e amministrazioni, alla prova della maturità, fu clamorosamente bocciato dal Profesùr.

 

Molti non sanno che, nonostante le strade e le scuole che la Lega gli vorrà dedicare, nel maggio del 1994 Gianfranco Miglio lasciò la Lega, augurandosi di non vedere mai più Umberto Bossi.

 

Cerchiamo di capire com’era nato l’amore fra i due: l’insigne studioso (che piaccia o no, lo era) aveva concentrato parte della sua vita accademica alla possibile riforma della Costituzione e negli anni ottanta, insieme ad un gruppo di Professori, aveva sviluppato il tema delle possibili riforme istituzionali per migliorare la stabilità politica del paese. Tra le proposte più interessanti avanzate dal “Gruppo di Milano” v’era il rafforzamento del governo guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l’istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed infine l’elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a quella per la Camera dei Deputati.

 

Nel periodo successivo, da politico,  elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all’autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale). La costituzione migliana prevedeva l’elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest’ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l’unità del paese.

 

I punti salienti sono stati ripresi nel decalogo di Assago del 1993, ma non interamente nell’attuazione politica della Lega Nord: il segretario Umberto Bossi, dopo avere fatto finta di dimenticare la Secessione, ha puntato su una semplice autonomia delle regioni.

 

La Lega Nord, quindi, non ha raccolto in toto i dieci punti, che, però, tiene in bella mostra sul suo sito, nella sezione dedicata a Gianfranco Miglio.

 

Probabilmente fa parte delle contraddizioni che ben si addicono al movimento e queste parole del professore del maggio 1994 ci fanno capire molte cose:

 

“Per Bossi il federalismo e’ stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L’ ultimo suo exploit e’ stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornero’ solo nel giorno in cui Bossi non sara’ piu’ segretario. Non so chi lo buttera’ giu’ , se saranno i magistrati, i leghisti o lo stesso Berlusconi”.

 

E ancora:

 

“Andiamo… Stiamo assistendo soltanto alla restaurazione politica della prima repubblica. Si impone la logica della centralizzazione, me ne sono accorto da sei mesi. Come faranno a governare senza centralizzare? E poi ne’ Forza Italia ne’ la Lega hanno espresso uomini politici di un certo livello. La politica bisogna saperla fare”.

 

E in ultimo sul futuro della Lega:

 

“La vedo in declino. Mi dicono che perdera’ alle Europee. Vede, o Berlusconi distrugge Bossi o Bossi distrugge Berlusconi… E lo sanno entrambi.

 

(http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/17/Miglio_con_Bossi_amore_finito_co_0_9405176590.shtml)

 

Adesso 17 anni dopo e molte esperienze di Governo, a parte la parentesi della Lega all’opposizione alla fine degli anni 90, sembra che la profezia di Miglio si stia avverando.

 

Non ho mai condiviso le idee del Prof. Miglio, non sono mai stata leghista, anzi ho sempre politicamente osteggiato quelle prerogative, ma almeno un progetto costituzionale sostenibile e applicabile il primo l’aveva portato avanti.

 

I Leghisti appaiono solo preoccupati di conquistare e mantenere il potere (ne è dimostrazione il fatto che si siano battuti per il mantenimento delle province più di altri) e il progetto del federalismo è sinceramente svuotato di ogni significato.

 

Senza l’applicazione dei dieci punti di Assago, senza riforma istituzionale forte (per fortuna il referendum del 2006 bocciò la loro riforma costituzionale) non c’è una partenza per l’Italia federale e senza i proclami razzisti che percentuale di voti avrebbe avuto la lega in questi anni?

 

Dove vogliono arrivare con le ultime buffonate dei Ministeri a Milano e Zingaropoli? Per non parlare delle campagne sulla sicurezza senza rendersi conto di un territorio “padano” colonizzato dalle mafie?

 

E’ stato tutto un bluff, menomale che l’elettorato se ne sta accorgendo.

 

Viva l’Italia, viva l’Italia tutta intera.

 

Ps: a chi dice che Miglio sia andato via perché non gli sono state date poltrone, posso solo rispondere che era evidente e necessario per il raggiungimento del fine utilizzare il mezzo giusto… Umberto Bossi nel primo governo Berlusconi, nel 1994, non gli aveva trovato un posto da ministro: “Una scelta che allora nessuno capì”, dice oggi Marco Formentini, ex sindaco di Milano: “Una scelta che fu un chiaro sintomo involutivo (queste dichiarazioni furono rilasciate alla morte di Miglio 2001).

 

Non interessava già a quei tempi il bene del Nord…anzi vedendo i risultati 17 anni dopo mi pare una certezza. Il Bossi che voleva abbattere la partitocrazia ha votato tutte le Leggi ad Personam volute da Berlusconi.

 

Parole sante Prof. Miglio: “o Berlusconi distrugge Bossi o Bossi distrugge Berlusconi… E lo sanno entrambi”

 

Claudia Scrufari

 

 

Fonte: visto su DemoCity di lunedì 23 maggio 2011

Link: http://democity.blogspot.it/2011/05/il-progetto-politico-della-lega-morto.html

 

 

 

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