- H) LA DIGNITATIS HUMANAE
Parlare oggi di limitare la libertà di coscienza, si passa per matti. Eppure, alla luce di ciò che vi è scritto nei documenti del Magistero della Chiesa Cattolica, possiamo constatare quanto essi siano solidi e profetici in quanto al danno che ha portato non solo nella Chiesa, ma pure nella società civile, l’aver garantito a ciascuno un certo tipo di libertà. Non c’è voluto molto a rompere gli argini e dare piena cittadinanza ad ogni aberrazione. Siamo tutti testimoni che attualmente in nome della libertà di coscienza hanno introdotto il divorzio, legalizzato l’aborto; in nome della libertà di opinione la stampa e la televisione hanno praticamente campo libero di scrivere e dire e mostrare ciò che vogliono; a nome della libertà nell’arte si mercificano immondezze di ogni genere e perfino raffigurazioni blasfeme; si brucia incenso ai nuovi idoli, come calciatori, cantanti e attori; sempre in nome della libertà il sesso è diventato la nuova religione. Oggi sembra che tutto sia lecito e senza freno. E’ umiliante poi, e vergognoso che questo vento sia entrato anche nelle chiese e nelle Istituzioni ecclesiali: concerti mondani dentro i luoghi sacri, balli nelle feste parrocchiali; conventi e associazioni che di sacro hanno ormai poco essendosi presa quella libertà divenuta un tarlo che corrode tutto. Perfino nella Messa, ogni prete in libera coscienza si prende licenza di modellarla a suo piacimento.
Il “Sillabo” è un documento pontificio emanato da Pio IX nel 1864, nel quale vengono enunciate e condannate 80 proposizioni contrarie alla dottrina cattolica. Tra queste hanno una posizione importante quelle che riguardano l’indifferentismo; nella XV leggiamo: “Ogni uomo è libero di abbracciare e professare quella religione che, col lume della ragione, reputi vera”.
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