Dal testo di Francesco Zanotto
“Venne in questo mezzo a visitarlo Pietro Mocenigo, comandante supremo della flotta veneziana nell’arcipelago … e studiandosi egli di confortare, per quel meglio che poteva, l’infermo, ricordandogli soprattutto l’età sua giovanile atta a vincere di grandi pericoli, n’ebbe in risposta: che ormai conosceva quella dura febbre da cui trovavasi travagliato avergli a riuscire mortale, e che del resto, prendendo la morte dalla mano di Dio, di tanto si confortava … ”
ANNO 1473
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Erano trascorsi soli tre anni da quando Caterina Cornaro aveva raggiunto il marito a Cipro, che questi veniva a mancare lasciando la giovane sposa sola ed in attesa di un figlio. Venezia non perde tempo …
LA SCHEDA STORICA – 83
Il 10 novembre del 1472 Caterina Cornaro salpava da Venezia alla volta di Cipro per ricongiungersi con lo sposo Giacomo II di Lusignano, re dell’isola, sposato per procura quattro anni prima. Con quel matrimonio Giacomo si assicurava l’alleanza con Venezia mentre il governo e il senato della repubblica ponevano le premesse per un possibile, futuro possesso della strategica isola.
Caterina, appena diciottenne, partiva con una scorta di quattro galee alla volta del suo nuovo regno. Un imprevedibile destino attendeva tuttavia la giovane Cornaro.
Nel 1473 infatti, Giacomo di Lusignano moriva dopo alcuni giorni di agonia lasciando vedova Caterina e in attesa di un figlio. Il re, malgrado l’eccezionale caldo di quell’ estate, aveva ugualmente voluto recarsi a caccia nei dintorni di Famagosta venendo poco dopo colto da un’improvvisa infermità dovuta probabilmente all’eccessiva esposizione al sole di luglio.
Il re moribondo chiamò a sè il suo cancelliere Tommaso Ficcardo per comunicargli la sua volontà, sentendo ormai prossima la fine. Se Caterina avesse partorito un maschio, lo dichiarava quale suo unico e legittimo erede al trono; se fosse nata invece una femmina, Caterina avrebbe regnato unitamente alla figlia. Per altri, invece, in quest’ultimo caso Giacomo avrebbe disposto che a salire sul trono sarebbe stato un suo figlio illegittimo. Nominati poi i tutori fece infine allontanare il cancelliere.
In quelle tristi ore, secondo alcune fonti, fece visita al giovane re ormai sul punto di morire anche il comandante supremo della flotta veneziana, Pietro Mocenigo. Certamente la situazione imprevista creatasi a Cipro, doveva aver allarmato non poco il senato veneziano. In occasione di quell’estremo incontro, Giacomo di Lusignano avrebbe alla fine chiesto al Mocenigo che sua moglie e il suo prossimo figlio venissero presi in custodia dal senato veneziano. Detto questo, e congedato anche il Mocenigo, il 7 luglio del 1473 all’età di appena trentatrè anni, Guido di Lusignano, re di Cipro, spirava dopo 12 anni di regno. Venne poi sepolto con tutti gli onori nella chiesa latina di S. Niccolò in Famagosta.
La presenza della flotta veneziana e del suo comandante Mocenigo in quelle incerte giornate, sembra molto più credibilmente da imputare al timore di improvvisi ribaltamenti contro la stessa regina veneziana dell’isola, dopo la morte del sovrano. In fondo, c’era sempre in circolazione la legittima erede Carlotta di Lusignano che poteva ora riaprire la lotta per la successione al trono dopo la morte del fratellastro usurpatore. E dietro a Carlotta c’erano anche gli interessi della casata di suo marito, Ludovico di Savoia.
Venezia temeva dunque un complotto ai danni di Caterina e quindi degli interessi della repubblica e per questo la prudenza non era mai troppa. La flotta del Mocenigo quindi, aveva l’evidente’ scopo di proteggere eventualmente la giovane regina e con lei gli interessi veneziani sull’isola. Questo scopo si rese evidente quando i veneziani iniziarono a fortificare le principali postazioni dell’isola e allontanando dalle cariche pubbliche tutte quelle persone anche solo sospettate di non essere fedeli alla Serenissima.
Pietro Mocenigo sovraintendeva anche a scopo intimidatorio a tutte queste operazioni che ebbero tuttavia solo l’effetto d’incrementare l’insofferenza della nobiltà cipriota nei confronti delle sempre più pesanti interferenze veneziane nell’isola. Un’insofferenza destinata ad esplodere violentemente non appena Pietro Mocenigo avrebbe lasciato Cipro. E così, infatti avvenne.
I nobili ciprioti tramano
La cospirazione trovò nell’arcivescovo di Nicosia il suo punto di riferimento operativo tanto che fra i congiurati che penetrarono nel palazzo di Famagosta all’alba del 14 novembre del 1473, c’era anche l’arcivescovo in persona.
Poco prima del sorgere del sole il gruppetto riuscì ad entrare nel palazzo con la forza, uccidendo il ciambellano e il medico personale di Caterina che, svegliata dal trambusto, assistette impotente all’orribile strage. La tragedia personale per la giovane regina, si sarebbe tuttavia consumata da lì a pochi istanti quando i congiurati scovarono lo zio e il nipote Marco Bembo che vennero ugualmente passati a fil di spada. I loro corpi martoriati, poi, vennero gettati nel fossato del castello sotto le finestre dell’appartamento reale.
Caterina si trovava in una situazione a dir poco disperata, coinvolta, suo malgrado, in una rete di opposti interessi dalla quale solo con fatica ne sarebbe uscita. Accanto all’irrequieta nobiltà cipriota, alle pretese della legittima erede Carlotta di Lusignano e agli interessi veneziani sull’isola, si aggiunsero ben presto infatti, anche gli Aragonesi di Napoli. Caterina venne anzi costretta a fidanzare una figlia del suo defunto marito (illegittima), con Alfonso, figlio altrettanto illegittimo del re di Napoli. Tutto questo a dispetto del fatto che Caterina avesse partorito da pochi mesi un bambino, figlio ed erede del defunto Giacomo III che infatti aveva lasciato il trono proprio al suo nascente figlio.
Quando a Venezia giunse la notizia di quanto stava accadendo nell’isola, il senato non esitò ad intervenire pesantemente. Il governo ducale non poteva certamente starsene tranquillo di fronte alla prospettiva di vedere gli aragonesi installarsi a Cipro. E così, innanzitutto, si procedette alla caccia e all’arresto dei congiurati e ai loro complici. Nell’isola intanto venivano inviati due consiglieri che praticamente gestirono il potere al posto di Caterina. Orma il trono era ridotto ad una mera formalità.
Le cose per la sfortunata regina, anzi, non avevano ancora cessato di andar male. Nel 1474 infatti le moriva anche il figlioletto di appena un anno. Con quest’altro lutto Caterina perdeva definitivamente ogni peso e ogni legittimazione per continuare a regnare e ben presto anche per il senato veneziano la giovane regina, allora poco più che ventenne, sarebbe diventata più un impiccio che un vantaggio.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
Link: http://www.storiavicentina.it