Il latino amare, coi derivati amicus e amoenus, fu per lungo tempo ritenuto di origine indoeuropea: l’Indogermanisches etymologisches Wörterbuch del Pokorny, che riassume le ricerche dei migliori indoeuropeisti apparse fino alla metà del secolo appena trascorso, lo deriva dubitativamente dalla radice *am(m)a ~ *ami «madre», ma riporta al tempo stesso l’opinione di Paul Kretschmer che invece la voce possa essere etrusca. (1)
Ritengo che ormai difficilmente si possa sfuggire a quest’ultima ipotesi, sulla scorta dei fondamentali studi etruschi di Massimo Pittau. (2) Ai quali aggiungo qualche osservazione mia.
Innanzitutto, cerchiamo di accertare il significato originario delle voci latine, per quanto ci è possibile: Plauto, vissuto tra il 250 a.C. circa e il 184, ci dà tu mea amoena «tu, mia delizia» (= “tu, amore mio”), quod amas «la tua innamorata» (= “quella che ami”), amare corde inter se «amarsi di cuore (tra di loro)».(3) Il semantema originario dovette quindi, con ogni probabilità, essere proprio AMARE.