Nov 06 2016

CINQUE SPUNTI DI RIFLESSIONE PER FOTOGRAFI INSODDISFATTI DEL PROPRIO CORREDO

Category: Fotografie e immaginigiorgio @ 03:31

 

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Bisogna avere il fuoco dentro

 

 

 

Quanto sto per scrivere potrebbe apparire crudo, antipatico, fin anche scostante, ma – ahimè – come si suol dire: la realtà dei fatti non sempre è gradevole. Ma quel che conta, alla fine della lettura, è se quest’ultima possa o meno essere stata utile.

 

 

  1. Il mito del corredo ideale

 

Moltissimi fotografi, principianti e non, trascorrono gran parte della propria vita fotografica alla perenne ricerca del “corredo ideale”, spesso senza neanche rendersene realmente conto o, peggio, senza volerlo ammettere, prima di tutto a sé stessi.

 

Naturalmente, tutti o quasi siamo ben consapevoli che il corredo ideale non esiste: è solo un mito, una ingenua chimera cavalcata nei decenni da un marketing tutt’altro che ingenuo verso (o meglio, contro) una ingenua clientela. E chiedendo ad ognuno, dalle risposte si potrebbe essere tentati di pensare che tale consapevolezza sia reale.

 

Tuttavia, un conto è non inseguire volontariamente una chimera, ben altra cosa è, invece, non finire col farlo inconsapevolmente. Se invece di limitarci alle risposte che ci vengono date a fronte di una domanda diretta, ci mettiamo ad osservare i comportamenti effettivi dei nostri amici e conoscenti fotografi, possiamo facilmente constatare che la gran parte di essi predica bene ma razzola davvero male.

 

Al che, dovremmo porci ragionevolmente una domanda: se così tanti sono vittime inconsapevoli di questo mito, siamo proprio sicuri di non esserne vittima anche noi stessi? Perché il fatto non è affatto trascurabile, ma comporta gravi conseguenze.

 

Infatti, continuare ad inseguire un simile mito – consapevolmente o meno, poco importa – conduce inesorabilmente ad un perenne stato di insoddisfazione, che può degenerare in vera e propria frustrazione. Tale fenomeno è molto diffuso (e non riguarda solo la fotografia, ma è comune a tanti altri settori), al punto che gli è stato dato anche un nome: “Sindrome del Santo Graal”.

 

PRIMA RIFLESSIONE PROVOCATORIA: Come si può sperare di non essere confusi sulla scelta delle attrezzature se nella nostra mente inseguiamo – consciamente o meno – un obiettivo che non è raggiungibile in quanto non esiste?

 

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