Girava l’estate 2010
L’abside di Piazza Corrubio
(p.s.g.: che sarebbe quello della prima chiesa di Verona, quella di San Zeno)
VERONA – Nuove cartucce da sparare per il comitato di San Zeno che controlla costantemente gli scavi di piazza Corrubbio.
In superficie è emerso un nuovo ritrovamento sul quale gli archeologici hanno già a lungo lavorato, mettendo ora completamente in luce i resti di una struttura absidata, in muri di grossi ciottoli di fiume, probabilmente la base di una tomba monumentale o di una piccola chiesa, nella parte dello scavo vicina alla pasticceria sotto la quale era già stata trovata un’altra struttura simile. Le mura sono circondate da altre sepolture non in semplici coppi di cotto, come tante altre ritrovate (sono circa duecento le tombe emerse fino a questo momento), ma in pietra di Prun.
Si tratta; come in tutti gli altri ritrovamenti di piazza Corrubbio di una struttura di cui resta appunto solo la base perché come in altre occasioni ha spiegato la Soprintendenza ai Beni Archeologici, tutta la necropoli si trova ad un livello molto superficiale tanto da essere stata in passato profondamente danneggiata e completamente tagliata in superficie. Ma se questo è visibile ad occhio nudo, ciò che il comitato contesta, sostenuto da Alberto Solinas, appassionato conoscitore di archeologia e di storia veronese, è appunto la decisione di fermare gli scavi ad un livello così superficiale.
«Se è vero che le tombe sono state tagliate in superficie («cimate», è il termine tecnico, ndr) – spiega Solinas – è anche vero che se si andasse a scavare più in profondità si troverebbero i resti delle sepolture precedenti a questa necropoli che risale all’ottavo o nono secolo».
Ma non è l’unica obiezione che il comitato muove alla Soprintendenza e al metodo con cui sta svolgendo lo scavo, che si sta svolgendo con tempi molto lunghi- a causa soprattutto dei molti scheletri da liberare che affiorano – sotto la pressante attenzione non solo del comitato, ma anche della ditta appaltatrice del futuro garage interrato.
«Il fatto che le tombe siano senza corredo – spiega Solinas – non è legato tanto ad una spoliazione, ma solo al fatto che i primi cristiani si volevano presentare a Dio senza beni terreni».
Il comitato spera che quest’ultimo ritrovamento possa fermare i lavori, anche se nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta al momento in merito da parte della Soprintendenza:
«In altri casi, come nella zona dietro l’abside di San Zeno o in piazza Arditi continua Solinas – ritrovamenti molto simili, mura e tombe in pietra di Prun, sono stati conservati, quindi ci auguriamo che quest’ultimo ritrovamento in piazza Corrubbio sia ritenuto, allo stesso modo, degno di essere tutelato e conservato. Altrimenti non se ne capisce la logica».
Fonte: srs di Camilla Bertoni da il Corriere Verona del 30 giugno 2010
VERONA: PIAZZA CORRUBBIO, IL PARCHEGGIO SI FA
Inumazione tripla: in Piazza Corrubio fino ad ora sono venute alla luce 250 tombe.
IL PARKING A SAN ZENO: Scavi archeologici verso la conclusione. A settembre si aprono i cantieri per realizzare le fondamenta. Ospiterà 250 posti auto interrati. Sarà ultimato entro due anni. Verrà coinvolta anche via Da Vico
La costruzione del parcheggio sotterraneo di piazza Corrubio sta per entrare nel vivo. Dopo lunghi mesi di sopralluoghi, studi prima e scavi archeologici poi, e dopo i molti ritrovamenti che hanno tenuto con il fiato sospeso sanzenati e veronesi tutti, cittadini e politici pro e contro il parcheggio, ora è iniziato il conto alla rovescia per la realizzazione dei 250 posti auto interrati.
Dalla prossima settimana, gli esperti dello studio archeologico Cipriani-Meloni, che si è occupato di trovare, catalogare e rimuovere i reperti per conto della Soprintendenza, ultimeranno il proprio lavoro all’interno del cantiere. Lasciando poi campo libero agli operai della ditta Rettondini, che ha in appalto la costruzione del parcheggio.
SOTTOSERVIZI. «A settembre inizieremo con la realizzazione dei sottoservizi e poi con le opere propedeutiche alla realizzazione vera e propria dei posti auto, come le fondamenta e gli elementi portanti», spiega il direttore dei lavori, l’architetto Graziano Gabaldo.
Da quando partiranno i lavori, il parcheggio sarà pronto in due anni, probabilmente meno. «Il nostro interesse, così come quello del quartiere e dei commercianti, è quello di chiudere il cantiere il prima possibile e di recuperare il tempo perso», assicura Gabaldo. «Difficile comunque preventivare una data ultima: se l’avessi azzardata due anni fa avrei sbagliato clamorosamente», ammette. «Le operazioni andranno avanti su più fronti e mentre da una parte si inizierà con i sottoservizi, dall’altra estenderemo il cantiere su via Da Vico, ora ancora intoccata. E procederemo a stralci per arrecare meno disagi possibile».
REPERTI. Sembra proprio che quanti ancora speravano di ritrovare nel sottosuolo della piazza qualche reperto archeologico di rilevanza tale da bloccare la costruzione del parcheggio dovranno ora rassegnarsi.
Anche le notizie che si sono succedute nelle ultime settimane, rimbalzate di bocca in bocca, relative al ritrovamento di un abside tanto importante da dover decretare ulteriori rallentamenti se non addirittura sancire lo stop ai lavori, sembrano infatti non essere fondate.
Ad assicurarlo sono sia l’assessore al traffico e al commercio Enrico Corsi che il direttore dei lavori Gabaldo. «Non ci sono novità in tal senso. La Soprintendenza si è mostrata molto collaborativa ed entro breve ci ha assicurato il proprio parere», spiega Corsi.
L’ASSESSORE. «Si tratta di leggende metropolitane, totalmente infondate. Il nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti, Soprintendenza in primis. Fossimo in mezzo al deserto avremmo magari anche potuto occultare qualcosa. Ma qui siamo controllati a vista 24 ore su 24 e non solo dagli archeologi ma da un intero quartiere. E tutto si è svolto nella massima chiarezza e collaborazione tra le varie professionalità coinvolte a vario titolo nei lavori», puntualizza Gabaldo. Unica opzione, arrivati a questo punto, sarebbe il ritrovamento di una strada romana o di altre costruzioni negli strati più bassi del terreno, ora gli scavi hanno raggiunto una profondità di circa un metro e mezzo. Ma anche se così fosse, la ditta ha già espresso la propria disponibilità a ridimensionare il parcheggio a tutela di questi probabili reperti.
RISERBO. Nel cantiere, intanto, c’è il massimo riserbo su quanto è venuto alla luce durante questi scavi. La comunicazione del «tesoro» archeologico trovato spetta infatti solo alla Soprintendenza. Si sa però che sotto piazza Corrubio c’era una vera e propria necropoli, dato che in questi mesi sono state ritrovate circa 250 tombe. «Dagli studi preliminari effettuati anche con l’aiuto del georadar ci aspettavamo questi ritrovamenti. Ma non pensavamo fossero così tanti.
Questo, e il tempo che nei mesi invernali è stato inclemente, ci ha fatto perdere un bel pò di tempo ma finalmente ora ci siamo», spiega Gabaldo. Dai cinque mesi circa iniziali, il tempo dedicato alla fase di repertazione archeologica è lievitato infatti fino a toccare l’anno. Con buona pace anche dei residenti che denunciano la morte sociale del quartiere. E dei commercianti che ne piangono quella economica.
MA IL SOTTOSUOLO DI CERTO RISERVERÀ ALTRE SORPRESE
Valpiana: «Rimaniamo vigili. Siamo fiduciosi che anche questa volta i lavori verranno rinviati»
Vigile e attenta. E per nulla rassegnata ad accettare la realizzazione di questo parcheggio, «nonostante la piazza sia stata ormai distrutta e gli alberi sradicati».
È la posizione del comitato Salviamo piazza Corrubio, composto dai commercianti e dai residenti di San Zeno contrari all’opera e protagonisti negli ultimi anni di una battaglia serrata, anche se a volte goliardica e ironica, contro il parcheggio.
«A noi risulta che la questione del ritrovamento dell’abside sia ancora tutta da chiarire. La ditta Rettondini voleva iniziare con i sottoservizi già un mese fa. Ma anche in quel caso non è stato possibile e siamo fiduciosi che non lo sarà nemmeno questa volta», auspica il portavoce del comitato Mao Valpiana. «Inoltre, il cantiere non è solo quello che è stato delimitato e indagato fino ad oggi».
«Ma comprende anche il terreno ancora integro e inesplorato sotto via Da Vico, dato che dovrà essere esteso fino ad un paio di metri dal bar Du de Spade», prosegue Valpiana che mette le mani avanti, stoppandola, su una ventilata ipotesi da parte della ditta di trovare un accordo con il Comune per poter ampliare il parcheggio e il numero di posti auto come sorta di risarcimento per il tempo perduto.
Richiesta che però lo stesso assessore comunale Enrico Corsi ha negato essere mai stata fatta.
«Comunque sia, per il comitato quella di piazza Corrubio è una situazione ancora in corso d’opera e aperta e per questo continueremo a rimanere vigili», chiude Valpiana.
L’estate calda dei parcheggi interrati, situazione che nella città antica è di per sè bollente anche in pieno inverno, non è solo a San Zeno ma punta i riflettori anche su altri progetti e cantieri aperti in centro.
Intanto in lungadige Capuleti, le ruspe sono ferme e si lavora con scalpello e palettina tra i reperti archeologici che sono emersi nei giorni scorsi all’interno del cantiere.
E anche alcune delle modifiche che sono state apportate al progetto del parcheggio pertinenziale di piazza Arditi fanno discutere maggioranza e opposizione. (I.N.)
Fonte: srs di Ilaria Noro da L’Arena di Verona di Mercoledì 28 Luglio 2010, CRONACA, pagina 7
Link: http://www.larena.it/