Mar 11 2017

QUEL “SOGGIORNO OBBLIGATO” CHE ESPORTÒ MAFIOSI IN TUTTA LA PADANIA

Category: Padania e dintorni,Società e politicagiorgio @ 00:14

 

 

di ETTORE BEGGIATO

 

A cavallo fra gli anni 70 e 80, la Regione del Veneto  fu flagellata da una legge dello stato italiano attraverso la quale venivano mandati nelle nostre comunità delle “pecorelle smarrite” sospettate di appartenere alla mafia e alla ndrangheta: il cosiddetto “soggiorno obbligato”.

 

Personaggi con un curriculum impressionante, veri e proprio “pezzi da 90”  che oggi  non dicono molto, ma che all’epoca erano al vertice di “famiglie” potentissime e senza scrupoli. “La mafia combatte, i veneti muoiono”, così il “Corriere della Sera” titolava a tutta pagina il nell’86; Verona che era diventata la Bangkok d’Europa grazie al “clan dei calabresi” costituitosi attorno ai soggiornanti obbligati; non parliamo della Riviera del Brenta dove la piccola criminalità fece un salto di qualità grazie agli insegnamenti dei professionisti del crimine copiosamente inviati dallo stato italiano.

 

Incapacità, irresponsabilità o complicità da parte del governo di Roma? O la necessità di “fare gli italiani” livellando il livello di criminalità fra le varie regioni? Irresponsabilità, incapacità o complicità da parte di chi non si rese conto che il soggiorno obbligato, lungi dal poter essere uno strumento efficace nella lotta contro la mafia, diventata un fortissimo veicolo di impianto di criminalità organizzata in zone impossibilitate a difendersi?

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