Mar 23 2018

TONI GUSSA

Category: Enzo Monti Raccontigiorgio @ 00:24

L’autoscuola di via venti settembre

 

 

  Toni è stato l’ultimo indimenticabile amico. 

 

 Più vecchio di me d’un paio d’anni, privo della nobile pancetta che il bere e l’età procurano alla maggior parte di noi uomini, aveva un aspetto giovanile: non dimostrava la sua età o li portava bene, come si suol dire. Anche se sugli anni rubava più delle donne.

 

 Credo d’averlo mai visto sbracciato o con i capelli fuori posto. Sempre in giacca e cravatta, calzando scarpe che più lucide non si poteva. Vestiva alla vecchia, con toni grigi o blu. L’unico tocco un po’ moderno glielo davano i jeans. Mascherava le calvizie con capelli cotonati, laccati e riportati. Credetemi! C’era un lavoro di pettine e specchio non indifferente. Sul metro e settanta, capelli neri (i pochi rimasti), occhi scuri, carnagione olivastra, sempre sbarbato, naso camuso, labbra carnose,   voce afona, sembrava un terroncino (1) più che un padovano. D’altra parte, come poteva chiamarsi un padovano se non Toni? 

 

 Ma Antonio non era il suo vero nome: per l’anagrafe era  Egidio, mentre la moglie lo chiamava Maurizio, e chissà quanti altri nomi aveva dato in giro. Per noi amici e per il grande pubblico, era comunque Toni: Toni Gussa.(2) Eh, sì! Si vantava di saper fare all’amore. Raccontava che le sue stecche(3) duravano dalle tre alle quattro ore. E noi, da buoni amici, gli rispondevamo che se ne avesse fatte un paio, la femmina, dopo tanta goduria o tanto lavoro, doveva chiedere un giorno di riposo. Esagerava forse, ma qualcosa di vero ci doveva pur essere per il successo che otteneva.

 

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