Di professione pittore, Ico vive della pensione minima: avendo lavorato qualche anno per la nostra Arena dipingendo scenografie. Con la crisi, non è che i pittori se la passino proprio bene: racimolano qualche spicciolo anche se sparano certe cifre.
Orbene, quel che è di rigore per il resto degli uomini, non vale in genere per gli artisti. Hanno i coluri equinoziali sfasati e i più vivono anche fuori dalle righe. Ma la legge, al pari della vita, non transige purtroppo, e, come spesso accade, vengono castigati.
In casa sua son tutti artisti, gatto compreso. Figlio d’arte, oltre il metro e settanta, con un profilo da medaglia, con occhi acuti e penetranti evidenziati da folte sopracciglia, porta un taglio di capelli d’altri tempi. Cavalca la moda, anzi, l’ha anticipata senza cadere nell’esagerazione dei calciatori del giorno d’oggi. Infatti, sulle tempie e ai lati il taglio è sempre stato piuttosto corto, mentre una scriminature centrale divide i capelli se non proprio ricci almeno mossi. Veste sempre con robetta da poco, rivelando buon gusto e stile d’artista. Mi fa impazzire quando d’estate sfodera la sua tuta di jeans su camicette variopinte che gli danno un’aria di vacanziere più che da operaio in pausa di lavoro. Lo potete incontrare in tutte le osterie che praticano buoni prezzi, e lo potete riconoscere per le saracche che tira. Alla frontiera, potrebbe essere arrestato solo per contrabbando di bestemmie.
Grande suo amico è Faustino, anch’egli artista: un ometto pelle e ossa, più piccolo di me, con muso da volpino, capelli biondo-castani lunghi e lisci raccolti a coda. Formano una coppia formidabile. A chi è dotato d’immaginazione danno l’idea d’un cane dal pelo lungo al guinzaglio del suo padrone. Certo che di Faustino non ne ho mai sentito la voce, in compenso, so che non abbaia.