Scuola di una volta
Quella viva, vera, quella che si chiamava elementare, perché quello che ci si faceva era, appunto, elementare, semplice.
Era una scuola pulita, colorata, allegra, con quel profumo tipico, misto di gesso, colla vinilica, carta e sapone. Sapeva appunto di scuola.
Era una scuola dove arrivavi col sorriso. Attaccavi i cartelloni senza paura che se fossi caduta ti beccavi una denuncia perché l’assicurazione non ne risponde. I mariti e gli amici delle maestre entravano senza problemi per portare gli scatoloni di libri, i nonni in pensione (si andava ancora in pensione) venivano a tinteggiare le pareti o a dipingere mobili di recupero con colori sgargianti, piantavano le erbe aromatiche nelle aiuole del cortile senza dover stilare progetti e dare un preventivo per fare gare d’appalto.
Festeggiavi qualsiasi cosa, compleanni, nascite, prime comunioni, si mangiava di tutto e in allegria, senza intolleranze ed allergie. Distribuivi caramelle, cioccolatini e fette di torte fatte in casa.
Ti fermavi fino a tardi per finire di correggere senza essere cacciati perché i bidelli dovevano chiudere e attaccare l’allarme, visto che le chiavi della scuola le tenevano anche le maestre.
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Scrivevi sulla lavagna di ardesia e compilavi registri di carta senza sentirti sfigato se non funziona la LIM o non c’è Internet.
Si andava a cena con i colleghi e a ricreazione si affettava il salame che portava il maestro e si faceva merenda con quello, perché non c’erano i distributori automatici. Il caffè lo faceva la bidella con la moka e te lo portava in classe, senza che fosse nel suo contratto di lavoro. In compenso se si usavano le tempere ti fermavi a pulire tu i banchi sporchi.
Era una scuola serena e se qualcuno si ammalava, i colleghi gli telefonavano per sapere come stava, non per sapere il suo orario per trovare le sostituzioni.
Perché se ti ammalavi nominavano le supplenti, non dividevano gli alunni nelle altre classi.
Questa era la scuola, la buona scuola.
Ora è solo un ricordo lontano, una favola da raccontare ai bambini di oggi, sempre che non siano impegnati a girare da una classe all’altra perché la loro maestra è ammalata.
Quanta nostalgia per tornare ad insegnare in una scuola così! Quella della nostra infanzia, per la quale vedendo le nostre maestre appassionate e colme di valori e personalità vere, autentiche, abbiamo deciso di seguire la loro strada-
Fonte: srs di Pina di Caprio, da Facebook del 14 ottobre 2018
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