Robert Faurisson
Il saggista francese Robert Faurisson, padre dei negazionisti dell’Olocausto, lo storico espulso da ogni accademia e comunità scientifica per avere sostenuto che la Shoah sarebbe un’enorme invenzione della propaganda Alleata a favore dello stato d’Israele, è morto ieri a Vichy all’età di 89 anni in seguito ad un attacco cardiaco. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla storica Valérie Igounet, autrice di un libro su Faurisson, a Franceinfo. Secondo Igounet, contattata dalla sorella del negazionista, Faurisson è deceduto “improvvisamente” in serata di ritorno da una conferenza nella sua città natale di Shepperton, in Inghilterra, dove era nato il 25 gennaio 1929 da padre francese e madre scozzese.
Chi era Faurisson
Laureato in lettere ed ex docente di letteratura contemporanea all’Università di Lione, Robert Faurisson è stato condannato più volte per aver negato i crimini contro l’umanità commessi dai nazisti. Ha sostenuto in particolare che le camere a gas in cui furono sterminati milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale non sarebbero mai esistite. Nel 1990 fu rimosso dall’insegnamento e privato della pensione a causa delle sue tesi negazioniste. “Il negazionista Robert Faurisson è morto ma le due ‘tesi’ immonde vivono ancora – ha reagito la Fondation Shoah su Twitter – La lotta per la verità storica contro i contraffattori della storia continua”. Le tesi di Faurisson sono unanimemente respinte dalla comunità degli storici. Nei suoi scritti ha sostenuto che non sarebbe mai esistito un piano preordinato di sterminio fisico degli ebrei da parte del Terzo Reich, bensì un progetto per una loro emigrazione fuori dell’Europa e, in tempo di guerra, un piano di evacuazione verso i territori dell’Est appena occupati dai nazisti. Tesi che prendono le mosse dal testo capostipite del negazionismo, La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier, ex comunista detenuto a Buchenwald, il quale sostenne che gli ebrei nei lager morivano a decine e decine per il duro trattamento dei prigionieri e che poi i loro corpo venivano bruciati perché ricorrere all’inumazione avrebbe fatto perdere troppo tempo.