Val d’Illasi. Carta archeologica 1975
– SELVA DI PROGNO.
Prov. Verona, Com.Selva di Progno.
In località imprecisata si rinvennero oggetti del Neo-eneolitico. Nella sabbia ghiaiosa, alla profondità di cinque metri, fu trovata un’accetta di bronzo. Dispersi. (F. Zorzi)
L. Pigorini, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 131.
A. Goiran, Catalogo degli oggetti presentati all’Esposizione preistorica Veronese,Verona 1876, p. 51.
–VELO VERONESE.
Prov. Verona, Com.Velo Veronese.
Nei Covoli di Velo, specialmente nel secolo scorso, si rinvennero a varie riprese, materiali preistorici. Essi furono però raccolti senza riguardo alla stratigrafia e quindi oggetti di epoche diverse vennero confusi. Si ritrovarono numerosi manufatti di selce, in gran parte neo-eneolitici, cocci e qualche vaso intero neo-eneolitici e dell’età del ferro, resti di fauna olocenica e pleistocenica, (Ursus speloeus).A queste ultime erano associate industrie del Paleolitico Medio (Musteriano alpino? ). ( Zorzi).
G. Omboni, Di alcuni oggetti preistorici delle caverne di Velo Veronese, in “Atti della Soc. It. di Se. Nat.”, voi. XVIII, Milano 1875
G. Pellegrini— G. Omboni, in “Arch. Antr. Etn.”, vol. V, Firenze 1875, pp. 85, 133, 403.
G. Strobel, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 11 sgg.
A. Goiran, Catalogo degli oggetti…,pp. 15 e 19.
G. Pellegrini— G. Omboni, in “B.P.I.”, XXV, 1899, p. 210.
R. Battaglia, in “B.P.I.”, XLIII, 1923, p. 130.
F. Zorzi, Contributo alla conoscenza della civiltà campignana nel Veronese, in “Memorie del Museo Civico di St. Nat. di Verona”, I, Verona 1948.
Alla sommità del Monte Purga si trova un piccolo castelliere, scavato sistematicamente da F. Zorzi nel 1950. Tale scavo mise in evidenza una parte del sistema difensivo e permise di raccogliere copiosi materiali, specialmente cocci dell’età del ferro. (F. Zorzi)
Museo Civico di St. Nat. — Verona.
F. Zorzi, Il castelliere di M. Purga di Velo Veronese, in “Atti dell’Accademia di Verona”, serie V, voi. XXVI, 1949-50.
L’Orti segnala di aver scoperto sul Monte Purga molte monete romane. Fra queste, egli descrive una moneta d’argento spettante alla gens lulia,una di bronzo d’Augusto ed un’altra di Gordiano Pio. Fra le altre rinvenute, ricorda che ve ne fossero di Claudio il Gotico, di Tacito, di Costantino, di Teodosio, di Graziano e di Valentiniano III. Lo stesso A. avverte che sul monte Purga “veggonsi qua e là sparsi gli avanzi di ben munita fortificazione”.
G. Orti, opra un frammento d’antica consolare iscrizione,Verona 1833, Cfr. p. 7, nota 1.
–S. VITALE.
Prov. Verona, Com. RovereVeronese.
San Vitale, frammento epigrafico romano ((Li? )ciniano) , ora scomparso
Già denominato S. Vitale in Arco, che taluno spiega: in Arce. Il Da Persico ricorda che presso la chiesa venne scavata una statuetta di Mercurio in bronzo, coi talari ai piedi, caduceo nella sinistra e borsa nella destra. L’Orti elenca vari ritrovamenti che attestano come esistessero in luogo abitazioni civili di età romana. Egli stesso potè osservare tessere musive di marmo bianco, varie tegole, frammenti d’intonaco fatti a marmorino, di colore in parte cenere ed in parte rosso, una piccola macina a mano in porfido, un frammento di cornice ed uno di capitello corinzio in marmo.
Le monete romane di cui l’Orti ebbe notizia già erano andate disperse; sembra che ve ne fossero di Galba e di altri imperatori. Lo stesso Orti raccolse voci sul ritrovamento di vasi di vetro e di cotto, nonché di armi e di fibule.
Già murato nella chiesa, si ricorda un frammento epigrafico avente i caratteri alti dodici centimetri: C.I.L.,V, 3349. Tolto, non si sa quando, da questa più sicura sistemazione, perdette recentemente un pezzo, impiegato nella muratura di una scaletta esterna e, nell’ottobre del 1967, anche il frammento maggiore corse pericolo di essere distrutto. Di fatto fu tolto dalla piazza dove si trovava. Ora è appoggiato al muro di una casa dietro la piazza. L’epigrafe ricorda un Console (Li? )ciniano, che, secondo l’Orti, potrebbe essere il consul suffectus dell’anno 739 ab U.c.
L’Orti concludeva che l’iscrizione era originariamente inserita in un’opera militare di fortificazione “valendo a provarlo con ogni precisione i ruderi che rimangono”. —
Recentemente, F. Sartori ha esposto i termini relativi al problema dell’ identificazione di questo console, elencando quattro consoli aventi il cognomenLiciniano (e fra questi non si trova quello dell’anno 739 di Roma) ed un console Fulciniano, e concludendo che è conveniente lasciare impregiudicata la questione.
B. Da Persico, Descrizione di Verona,II, p. 341
G. Orti, Sopra un frammento d’antica consolare iscrizione,Verona 1833.
F. Sartori, Verona,I, p. 213 sg.
G. Solinas, Rovere Veronese, Verona 1960, pp. 74.
– BADIA CALAVENA.
Prov. Verona, Com. Badia Calavena.
Nella primavera del 1893, sulla sinistra del Progno, poco a sud della Piazza Mercato, sullo spalto ghiaioso quasi adiacente al Progno, e precisamente ad undici metri sopra il livello di questo, si rinvennero: uno strato di ghiaia fluviale spesso circa un metro e quindi uno strato di terra nerastra dello spessore di cinquanta centimetri. In questo strato, messo a nudo per un centinaio di metri, si trovarono moltissimi cocci di impasto grossolano, taluni con impressioni digitali od altri ornamenti. Insieme ad essi v’erano ossa, schegge di selce, pezzi di basalto.
Sulla destra del Progno. In località “Guerre”, a novanta centimetri dal suolo, si rinvenne una straordinaria quantità di cocci somigliantissimi a quelli dell’altra stazione. Si raccolsero pure alcune anse ad anello, due piccoli globi fittili, una grande quantità di industria litica con accette bifacciali, abbondanti ossa di animali. Si esplorò un’area di circa cento metri quadrati. (F. Zorzi)
C. Cipolla, in NSc. 1894, p. 332 segg.
Alla destra del Progno, sull’ ultimo strato di ghiaia, nei piani Cieno-Gamberoni, nel 1893, si rinvennero le fondamenta di un antico edificio, con numerosi frammenti di tegole romane. – Parte degli oggetti venuti in luce in questa zona nel secolo scorso furono raccolti e conservati dal rev. Giovanni Cieno, ma in seguito tutto è andato disperso. Egual sorte sembra toccata anche al frammento epigrafico segnalato dal Cipolla nella cantina della canonica di badia, (C.I.L.,V, 8848).
Gianni Faè segnala come località che hanno dato reperti preistorici il terrazzo della Val Damati, il cocuzzolo del Monte Nàute e il Monte S. Moro. Il Monte Nàute, a nord ovest di Badia Calavena, presenterebbe le caratteristiche di un castelliere protostorico, probabilmente dell’età del ferro
F. Cieno, I due monasteri di Badia Calavena,Verona 1905.
G. Solinas, Giazza— I Tredici Comuni Veronesi e Mons. Cappelletti, Verona 1959, p. 19 sg.
G. Faè, Badia Calavena, Verona 1964.
G. Solinas, in “L’Arena”, 2 agosto 1964.
– MONTE FAIARDAN.
Prov. Verona, Coni. Badia Calavena.
Su questo monte ad est di Badia esiste un castelliere dell’età del ferro, con tracce di epoche più antiche. Nello strato superficiale si ritrovarono cocci con anse a cilindro retto, frammenti di macinelli e qualche selce. Scavi sistematici dovrebbero dare risultati apprezzabili.
Museo Civico di St. Nat. — Verona.
U. Grancelli, Vestigia di abitati castricoli nella Lessinia, in “Atti e Memorie dell’Accademia di Verona”, serie VI, vol. IV, Verona 1954, p. 27 sgg.
– COGOLLO.
Prov. Verona, Com. Tregnago.
Nell’area del Castello di Cogollo, che sorge su un’altura, si rinvennero costruzioni e materiali di epoche diverse, dal periodo preromano a quello barbarico. Fra l’altro, venne in luce una fossa comune di forma quadrangolare, di m. 9,50 X 10 e profonda m. 2, limitata da muriccioli. Vi erano moltissime ossa umane e di animali. In altri punti si trovarono un gran numero di fusaiole di terracotta, una in pasta vitrea blu. numerosi cocci dell’età del ferro e più antichi, alcune cuspidi di freccia ed un coltello in ferro, nonché una moneta di bronzo di età imperiale.
C. Cipolla, in NSc. 1890, p. 95*e 1891, p. 108.
D. Nordera, La Parrocchia di S. Biagio di Cogollo, Verona 1950.
-TREGNAGO.
Prov. Verona, Com. Tregnago.
Tavola di pietra sulla piazza della Chiesa parrocchiale sostenuta da quattro tronchi di colonna .. tra di essi un miliare
In località imprecisate si rinvennero oggetti sporadici dell’età del bronzo, tra cui un’accetta levigata in cloromelanite con taglio largo e leggermente arcuato. Alcune sepolture, probabilmente dell’età del bronzo. furono messe in luce durante lavori edili nel 1888. in località “Costa delle Saline”. Gli oggetti rinvenuti furono acquistati dal prof. F. Cipolla.
Testimonianze di insediamenti umani di età preromana si raccolsero a Scorgnano (Campo Cazzola) ed a Marcemigo (Campo Battisti). I reperti, già conservati presso il rev. Giovanni Cieno. parroco di Badia Calavena, sono da considerare perduti
A. Goiran, Catalogo degli oggetti presentati all’ Esposizione preistorica veronese,Verona 187
L. Pigorini, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 131.
Il Da Persico, nel 1820, annotava: nella facciata della chiesa maggiore v’ha un frammento di testa di vitello….idolo del gentilesimo…”
Nel 1858 fu tolto e fatto a pezzi. — Fino al 1840 circa, in una piazza detta Tombelè, situata a pochi passi a nord della chiesa, si vedeva un esteso rialzamento di terra in cui si trovarono scheletri di guerrieri con scudi, elmi, corazze, lutto andò disperso. E’ molto probabile che si trattasse di un sepolcreto barbarico.
Verso il 1875, in località Figarolo, un contadino rinvenne, durante l’aratura una piccola statuetta di bronzo (alt. cm. 6,7), rappresentante Minerva. Per una identificazione con un bronzetto del Museo Arch. di Verona (Inv. n. 229) bisognerebbe pensare ad una inversione delle cifre (cm.7,6 anziché 6.7).
Un secondo bronzetto del Museo Arch., assolutamente eguale (Inv. n. 230) è indicato come rinvenuto a Tregnago nel 1886. Dello stesso anno sarebbe il ritrovamento del bellissimo Lare di bronzo (alt. cm. 21.7), che si conserva al Museo Arch. con la denominazione di “Lare di Tregnago”.
Nell’inverno 1878-79, scavandosi una fossa nell’area delle carceri, si trovò un’urna cineraria di vetro, chiusa entro un’altra fittile.
Nell’estate del 1879, mentre si ricostruiva la chiesa parrocchiale, si scoprirono due cippi (alt. m. 0.83), con trofei d’armi in rilievo. Sono ora al Museo Arch. di Verona, insieme con frammento di grande ara funeraria, rinvenuta nella stessa occasione: Pais, S.I.. 642.
Nel 1882. durante i lavori per la costruzione della linea del tram, all’ ingresso del paese, si scopri’ una tomba romana, che fu subito distrutta. Il Cipolla potè osservare un frammento di ossuario di vetro, un pezzo di vaso fittile, un balsamario vitreo e frammenti di embrici. Pochi metri a nord della tomba, nella stessa occasione, si trovò una macina di trachite, del diametro di m. 0,33. —
Alcuni anni prima, presso la Croce del Vento, lungo la strada che porta alla frazione dei Finetti, si rinvenne una cassetta formata di embrici, contenente insieme a vasi minori un ossuario di bronzo. Tutto andò disperso.
Ancora una tomba fu scoperta a Tregnago nella piazzetta Lago Vecchio. Accanto allo scheletro fu trovata una lucerna fittile con un mastino gradiente a destra nel disco.
Nel 1885, in uno sbancamento di terreno ad est della chiesa parrocchiale, si recuperarono alcuni oggetti antichi, che il parroco offri al Museo Civico di Verona. Si tratta di tre lucerne monolychni, con figurazioni nel disco: un vaso, un pesce, un ramo di quercia; di una statuetta di terra giallognola, con piedistallo, alta m. 0,18, rappresentante un Lare, vestito di breve chitone, il braccio sinistro alzato ed il destro disteso lungo il fianco. Si trovarono poi due piccole monete, una delle quali di Faustina ed un arco di fibula, formato di foglie concatenate.
Nel gennaio del 1907, fu scoperto un ossuario fittile nel vivaio forestale, alla profondità di m. 1,50. Conteneva ossa bruciate, un balsamario fittile alto cm. 7,5 ed uno strigile in bronzo, rotto in tre pezzi.
Nel 1914, in località Coppo, alle falde del castello medioevale, a circa m. 2,50 di profondità, si trovarono i residui di un rogo. Sotto una specie di tetto, costituito da embrici, si trovava un ossuario fittile in mezzo a terra nera frammista a carbone. L’ossuario conteneva frammenti di ossa, una tazza col codolo diritto in bronzo, una fibula, un unguentario di vetro, due M.B., uno di Augusto e l’altro di Adriano.
Fra le iscrizioni di Tregnago meritano speciale menzione una dedica a Marte (C.I.L.,V, 3263-perduta), ed una alla Fortuna, proveniente da Marcemigo ed ora al Museo Arch.(C.I.L.,V, 8841).
Devono poi essere ricordate: C.I.L.,V, 3390, perduta; C.I.L.,V, 3565 e Additamenta, ora al Maffeiano.
Secondo il Cipolla è di Tregnago anche: C.I.L.,V, 3568, perduta.
Il titolo funebre: C.I.L.,V, 3588 che il Pais, S.I., 620 dice trasportato a Verona in casa Cipolla, è ora al Museo Arch.
— Già nella chiesa parrocchiale ed ora perduto è C.I.L.,V, 3602.
Invece il cippo C.l.L.,V, 3741, già ivi usato come acquasantiera, pervenne al Museo Maffeiano ancora nel 1779.
Nel 1880 il Cipolla segnalava impiegato come soglia dell’oratorio il titolo C.I.L.,V, 8874.
La grande stele di C. Valerius Ismarus (C.I.L.,V, 3802), al Maffeiano, che il Mommsen dà come proveniente da Tregnago, secondo lo Sgulmero invece sarebbe legnaghese.
Sono da ricordare, anche due altre iscrizioni, ora perdute, cioè: Pais, S.I., 630 e 650.
Si ignora la sorte di un frammento di iscrizione sepolcrale, posta dal padre Cusonio Celere al figlio Cusonio Quadrato, che il Cipolla segnalò nel 1893.
Nell’estate del 1971, L. Franzoni individua un miliare in uno dei quattro sostegni angolari della tavola marmorea sulla piazza della parrocchiale. Liberato parzialmente dalla terra fino ad un’altezza di cm. 95, vi si legge: D(omino) n(ostro) Fl(avio) Iovia/no victori/ac triumfato[ri]/semper Aug[(sto)] / b(ono) r(ei) (p(ublicae) n(ato) / m(ilia) p(assuum) VIII. La sua collocazione antica, sulla Via Postumia, doveva cadere a Vago di Lavagno.
Due altri miliari dell’imperatore Gioviano (363-364) sono a Verona, al Museo Maffeiano. Di provenienza ignota, è probabile che anch’essi appartengano a questo tratto della Postumia.
C. Cipolla, in NSc. 1880, pp. 167, 366, 455; NSc.1882, p. 366; NSc. 1883, pp. 8, 102; NSc.1884, p. 3; NSc.1885, p. 30; NSc.1888, p. 614; NSc.1890, p. 95; NSc.1891, p. 108.
F.Cipolla, NSc. 1893, p. 131.
P. Sgulmero, Se Caio Valerio Ismaro liberto di Agrippa sia di Tregnago o di Legnago, in “Atti dell’Accademia di Verona”, serie IV, voi. I, Verona 1900.
G.Gerola, in“Madonna Verona”, II, 1908, p. 45.
C. Cipolla, in “Madonna Verona”, VIII, 1914, p. 68.
O. Pegreffi, Ricerche sui liberti, in “Epigraphica”, II, p. 217.
L. Franzoni, Bronzetti romani del Museo Archeologico di Verona, Venezia 1973.
– CENTRO.
Prov. Verona, Com.Badia Galavena.
Ivi fu trovata parte di un’ara votiva a Giove Ottimo Massimo, posta da C. Firmius Cogitatus (C.I.L.,V, 8842). E’ ora al Museo Arch, di Verona.