Vantaggio o svantaggio non avere una vera ed unica cucina nazionale italiana
I francesi ci contestano il fatto che non abbiamo una vera cucina nazionale, ma di avere solo delle ricche cucine regionali, basate sui “piatti della nonna”, buoni sì, ma dalle origini certamente non nobili o raffinate. Tant’è vero che la cucina di casa Savoia non viene considerata regale ma regionale, ovvero quella del mondo rurale piemontese.
Al contrario, la cucina francese è riconosciuta come una grande e raffinata cucina nazionale con i suoi ricchi piatti tipici, la grande pasticceria, i grandi piatti a base di carne, i grandi formaggi, i piatti a base di uova, ecc. Insomma, meno varietà, ma con grandi “capisaldi”.
Avere una cucina così variegata e con tali differenze non può che portare vantaggi, se poi hanno iniziato prima di noi a fare rete tra produttori e a promuovere le specialità regionali, i risultati ci sono stati, tanto che alcuni prodotti sono considerati delle icone. Ma se lo meritano?
Probabilmente è un problema degli italiani piuttosto che della cucina italiana, quindi è solo un fatto culturale … .
Il campanilismo e le lotte intestine tra comuni, ducati e signorie che hanno contraddistinto la nostra storia si ripercuotono pure sull’immagine della nostra cucina: l’incapacità di fare sistema, tipico della mentalità individualistica italica si riduce ad un insieme di cucine regionali la cui somma non raggiunge il valore assoluto che si merita.
Molti hanno dimenticato, come moltissimi italiani non vogliono accettare, che la cucina occidentale, fino a tutto il Rinascimento, aveva un solo punto di riferimento: quella veneziana, poi esportata alle corti francesi, austro-tedesche e nord europee grazie ai cuochi italiani e allo sviluppo della stampa che ne promosse le conoscenze ed i saperi gastronomici delle tradizioni veneto/veneziane.
A fronte di questa sfaccettatura culturale va sottolineato che gli italiani troppo spesso preferiscono rinchiudersi nel proprio orticello, pensando che il meglio sta nel loro territorio e di quello che la propria mamma prepara nella cucina di casa. Questa mancanza di apertura non può che fare degli italiani, dal punto di vista della cultura alimentare, un popolo piuttosto arretrato rispetto altri paesi, dove diverse cucine sono venute a contatto evolvendo i gusti ed aprendo le mentalità della popolazione.
Il cibo italiano è Patrimonio.
Nel 2016 l’Italia si è confermata in UE il primo Paese per numero di prodotti agroalimentari e vinicoli di qualità con riconoscimento Dop, Igp e Stg.
Il cibo italiano è Attrazione.
Più di due terzi dei viaggiatori acquista e porta con se prodotti enogastronomici da consumare e regalare una volta ritornati a casa. Le principali ragioni di un viaggio in Italia sono: Cibo e Vino (48%) insieme alla bellezza delle città (49%) e alle opere d’arte ed ai monumenti (48%).
Il cibo italiano è Esperienza.
In Europa sono circa 600mila i viaggi all’insegna dell’enogastronomia e oltre 25milioni le persone che vantano esperienze enogastronomiche. Il 93% dei turisti ha partecipato ad attività enogastronomiche uniche durante un viaggio effettuato negli ultimi due anni.
Il cibo italiano è Condivisione.
Il 61% dei viaggiatori condivide le proprie esperienze enogastronomiche sui social media e l’87% dei viaggiatori considera importante le review nella scelta di un ristorante.
I TESORI ITALICI
I Prodotti Agroalimentari Tradizionali – PAT sono produzioni tipiche che nel loro processo produttivo non subiscono modifiche da almeno 25 anni.
1° posto CAMPANIA con 486,
2° posto TOSCANA con 460,
3° posto LAZIO con 396,
4° posto EMILIA-ROMAGNA con 387,
5°posto VENETO con 378.
Attualmente il Mipaaf riconosce ben 5056 PAT su tutto il territorio nazionale italiano.
L’Italia è al primo posto in UE per il numero dei prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti.
L’Italia conta oggi circa 300 prodotti IG, esattamente 299 fra DOP, IGP e STG, su un totale di 821 denominazioni se si considera l’intero comparto Food&Wine (i vini DOCG, DOC E IGT sono 523).
Fonte: da Facebook Se el Mar fosse Tocio e i Monti Poenta