Onestamente non avrei voluto scrivere questo post ma i commenti, la cattiveria e l’ignoranza che ho letto nei vari post in questi giorni mi ha fatto pensare.
Ma andiamo per punti:
– DONAZIONI PER STATO DI CALAMITÀ: questo è il più ricorrente dei vostri lungimiranti pensieri.
A vostro parere, nessuno dovrebbe donare nemmeno un euro alla causa perché è cito: “un caffè costa 20 euro in piazza San Marco, se lo paghino da soli lo stato di calamità”; “dopo tutti i soldi che si sono mangiati, ancora chiedono soldi? Ricchi e ladri siete”; “ma i veneti non erano quelli che volevano l’autonomia? Se sono così bravi se la paghino da soli”.
Ora questi sono solo 3 degli illustrissimi pensieri che avete sfornato e aprono altre questioni in merito ma ancora una volta andremo in ordine.
Lo stato di calamità e le donazioni in merito avvengono quando: “… al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia.”
E ancora: “La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi.
Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati.”
Per tutto il resto vi rimando al sito della protezione civile Italiana e ai vari emendamenti per tali situazioni nei vari siti ministeriali.
Ora quello che si nota e che lo stato di calamità viene proclamato per la causa viene concesso indipendentemente dal popolo che lo subisce.
Per rispondere quindi ad una delle tante affermazioni, se avete così tanti problemi con il popolo veneto e la gente di Venezia, fateveli passare, perché non ricordo ci fossero problemi a chiamare lo stato di calamità e aiutare gente che soffre per terremoti e disastri climatici in altre regioni di Italia, IMO.
Per quanto riguarda la questione “20euro un caffè a San Marco = siamo tutti ricchissimi, quindi cazzi vostri”, vorrei ricordare una piccola questione: “il patrimonio sociale è l’Insieme di tutti i beni di cui è titolare una società, comprensivo di denaro, beni mobili e immobili, obbligazioni, crediti, … E’ a tutti gli effetti l’ammontare di attività e passività presenti in un dato momento nella disponibilità della società.
Si distingue dal capitale sociale, che è solo il valore in denaro dei conferimenti dei soci, così come stabilito nell’atto costitutivo della società.” Per tutto il resto vi rimando al libro V del codice civile.
Premesso che, nemmeno io vado a spendere 20 euro per un caffè e che a Venezia è pieno di altri Bar e bacari dove il caffè lo paghi 1.20€, nessuno mi sembra vi abbia forzato ad andare lì a prendere il caffè e con tutta probabilità il 90% dei leoni da tastiera che affermano questo non ci sono nemmeno mai stati a prendere il caffè a San Marco. Chiusa per questa parentesi polemica, mi scuso ma sono umano anche io e ho i miei difetti, quanto citato sopra significa che i soldi provenienti da donazioni private e dallo stato non vengono utilizzati per coprire solo i danni materiali dei vari alberghi della città, bensì vengono utilizzati per ripristinare la situazione urbana e aiutare le persone comuni che non avranno i soldi per coprire i costi dei danni, di restauro e lavori di manutenzione della propria casa.
Infine il capitolo politico. Voglio essere il più apartitico possibile in tutto questo. Sono molti gli articoli usciti negli ultimi giorni di chi fossero le responsabilità riguardanti il Mose e i fondi per i lavori utilizzati in tutt’ altro modo. Sono il primo a dire che queste persone devono pagare e che venga finito il lavoro per salvaguardare la città ma questo differisce dal non avere la responsabilità e la sensibilità di voler donare fondi di aiuto a persone che stanno soffrendo e che non hanno nulla a che fare con quel magna magna politico.
Mentre riguardo la questione autonomia politica de Veneto, potete rimanere tranquilli che tutti i vostri malumori e non volontà di aiutare Venezia e il popolo veneziano faranno solo accrescere la volontà di essere autonomi e distaccarsi da gente che non vuole essere un popolo unito. Qui voglio chiudere quest’ultimo punto perché è facilissimo venire fraintesi o voler essere fraintesi, perciò non mi dilungo.
Concludo dicendo ai leoni da tastiera che continuano a scrivere certe cazzate, che l’ignoranza purtroppo è una brutta bestia ma se non ci fate voi qualcosa noi non possiamo farci nulla. Voi rimanete pure così.
Nota: Venezia sorge nel 25 Marzo 421. Sorge su palafitte nella laguna per opera di gente impaurita in cerca di riparo dalla furia di barbari predatori.
Ad oggi rimane ancora sopra tutto e tutti nella sua inarrivabile bellezza.
Ti rialzerai e vivrai ancora di luce propria Venezia, stanne certa.
Link: https://www.facebook.com/nasonfilippo/posts/10215601371295018
ALTA MAREA RECORD, VENEZIA IN GINOCCHIO, DURA LETTERA DELLA CONTESSA CHIARA MODICA DONÀ DALLE ROSE
Contessa Chiara Modica Donà Dalle Rose
Riceviamo e pubblichiamo questa durissima lettera a firma della Contessa Chiara Modica Donà Dalle Rose, esponente di spicco della classe intellettuale femminile italiana e nello specifico veneta. Presidente della Biennale di Arte Sacra, componente del Cda dell’Università di Architettura di Venezia.
“Venezia, non è una città, non è un villaggio, non è una metropoli né ha mai aspirato ad esserlo. Venezia è una realtà unica al mondo, sospesa nel tempo tra il sogno, l’incantesimo e la storia, è la realizzazione concreta e tangibile di una sola e grande opera d’arte composta, non dimenticatelo mai voi che guadate le immagini sul media, anche dai noi veneziani, uomini e donne, giovani e vecchi, del passato e del presente che la vivono giorno per giorno e la conservano e custodiscono nei fatti e nella memoria. I veneziani sono coloro che vi sono nati, coloro che hanno scelto di viverci, coloro che hanno dovuto abbandonarla, coloro che dopo averci studiato hanno deciso di adottarla, e di tutti coloro che prima di vantarsene hanno deciso di viverla in un incredibile intreccio di spettacolari luci e complesse difficoltà. Siamo in tanti, molti di più di quanti vorrebbero farvi credere per giustificare una funzionale diminuzione dei servizi prioritari.
A Venezia si nasce ancora, si miei cari, tra le onde della marea di ieri sera, i primi vagiti di tanti cuccioli d’uomo si facevano sentire nel non lontano ospedale di San Giovanni e Paolo. Mentre tutti in famiglia facevamo fronte alla grande tempesta di vento, acqua e mare che violentemente si era scagliata su Venezia e la nostra dimora, tra le prime come un guerriero di punta nella laguna Nord a tagliare il vento che viene dal nord, ho avuto l’impressione che la casa si fosse trasformata in una nave che solcava i mari del nord. Intorno a noi devastazione, distruzione, vaporetti, barche e gondole affondate e strozzate alle paline, altre totalmente fuori controllo sopra le fondamenta a pochi centimetri dai ponti e dai palazzi. I canali morbidi e silenziosi di Venezia trasformati in fiumi in piena. Gli esercenti, le scuole, ogni attività al piano terra devastata ed in ginocchio. Gli squeri divelti dalla laguna trasformatasi in mare aperto.
Non è stato facile il risveglio questa mattina, stremati dalla paura e dalla stanchezza, ma soprattutto afflitti dalla rabbia perché ancora oggi dopo anni di parole e investimenti incredibili fatti, il rispetto della laguna che deve necessariamente passare dalla conoscenza dei suoi flussi e dei suoi equilibri non è stato ancora affrontato con la dovuta serietà e concretezza. Ma come è possibile che in Olanda sin dal 1200 l’uomo riuscì ad arginare il fiume Amstel e l’oceano con la realizzazione di un sistema strutturato di argini e canali, recuperando circa un quinto dell’area della terraferma nel paese (circa 6.500 km²). Buona parte del territorio, come l’intera provincia di Flevoland è costituita da polders , tra cui molti del XII secolo, ovvero da terreni prosciugati e strappati al mare, a paludi costiere e lagune e che adesso sono bonificati e protetti dalle dighe. Senza il drenaggio continuo e la protezione di queste dune costiere, circa metà dell’Olanda sarebbe coperta dal mare o dai diversi fiumi che l’attraversano: l’oceano! Nel 1932 con la costruzione della Afsluitdijk, ossia la diga di sbarramento, fra la Frisia e l’Olanda Settentrionale il mare è stato nuovamente separato e trasformato nel lago Ijsselmeer. Quest’ultimo, in parte prosciugato ha dato poi origine alla provincia di Flevoland. Fra il 1958 e il 1986 si attuò il noto piano Delta, una mastodontica operazione per chiudere i bracci di mare e limitare al massimo i rischi di inondazione. E nel 1997 è stata conclusa la diga di Stormvloedkering.
Due emergenze assolute per Venezia se volete che resti patrimonio italiano, altrimenti è meglio che ritorni ad essere Repubblica Marinara della Serenissima indipendente al più presto da questo stivale che la tratta come un sassolino, appunto, nella scarpa:
– Emergenza moto ondoso per tutti veneziani e turisti;
– Blocco navi veloci nel bacino di San Marco;
– Studio concreto delle conseguenze del Mose e di tutti i lavori fatti e conseguenze sul delicato equilibrio preesistente della laguna;
– Predisposizione di rimedi subito e non per forza milionari;
– E soprattutto ascoltare i veneziani e coloro che la vivono.
Per i turisti delle navi veloci, nel medio tempore dell’ottenimento dell’auspicata interdizione al passaggio, propongo due tasse da versare sui conti del comune per un fondo dedicato e destinato solo alla salvaguardia della laguna per finanziare una soluzione reale:
- SEE TAX La tassa di 100,00 euroa persona per poter ammirare piazza san Marco comodamente dalla nave (è uno spettacolo unico e se continua così direi senza molte possibilità di repliche!!);
- FEET TAX La tassa di 100,00 euro a persona per poter comodamente scendere e mettere piede in Venezia dallo scalo marittimo (del resto chi viene in macchina deve parcheggiare, poi prendere il vaporetto e alla fine la cifra più o meno è la stessa!).
Come guardiano del faro, con la mia famiglia, di uno dei palazzi storici di Venezia, chiedo al governo di considerare che è assolutamente urgente ripristinare UNA TUTELA Ad HOC di questi beni, un regime AD HOC superando visioni demagogiche e biecamente populiste, abbandonando lo sterile rapporto pubblico e privato che denota che questi beni sono privati solo quando si parla di gettito fiscale o di richiesta di autorizzazioni ma quando si parla di tutela del patrimonio il do ut des è solo il peso economico della salvaguardia è puramente a senso unico, lasciandoci assolutamente soli al nostro destino, con la consapevolezza che noi non abbiamo i mezzi.
I grandi del passato, politici e giuristi veri, che dal 1939 avevano scritto e salvaguardato negli anni la legge Bottai erano dei grandi studiosi con una visione chiara e lungimirante del futuro e della verosimile possibilità del privato di ricostruire le case dopo la guerra, dopo un terremoto, dopo un’alluvione ma soprattutto di coloro che ogni giorni dovevano fare i conti con l’onere economico del restauro. Un onere non molto lontano da quello che ogni madre insegna ai figli per prevenire le carie nello spazzolarsi i denti tre volte al giorno, per usare una metafora!
Nel 2012 , con il Decreto Monti, come in un neo-medioevo del pensiero umano, si è spazzata via con un’accetta di omertà ogni obiettiva considerazione e riconoscimento dell’impossibilità per i privati di continuare ad abitare le loro case ed restaurarle, compressi nella morsa di una tassazione sempre più forsennata in cambio del nulla.
Chiedo pertanto che venga abrogato il decreto Monti e ripristinata la legge Bottai senza mezzi termini e che ripartano i contributi speciali per il finanziamento a fondo perduto per il restauro di questa città altrimenti al posto dei palazzi, giorno dopo giorno, costruiranno il set di una colossale fiction con pannelli di cartongesso raffiguranti le facciate di un passato glorioso. … ed il prossimo the new Pope di Sorrentino sarà “the fiction Pope”!
Siamo lasciati soli, con solo ed esclusivamente oneri e pesi, in una città in cui la parola restauro ha il peso e la stessa frequenza di un appuntamento quotidiano. Tutti vedono la parte che luccica ma pochi si rendono conto della fatica e della dedizione che c’è dietro ad ogni veneziano per la salvaguardia della sua casa, piccola o grande che sia, del 400 o dell’800 poco importa, al piano nobile, al piano terra come in piccionaia.
Quando ero giovane con gli amici andavamo in piazza San Marco a provare l’ebrezza di vogare nel salotto più bello del mondo, i cm erano 60/80 al massimo, ieri si è toccata una punta storica troppo alta e salata come le onde del mare che sembravano esserci impadronite di una città di vetro che chiede solo rispetto e consapevolezza da parte di tutti della sua unicità. Povera la nostra Basilicata di San Marco e tutte le bellissime chiese che sono state sommerse e ferite nel profondo. La mia risposta indire un premio per chi nasce a Venezia, e un premio a quei genitori che ancora credono nel glorioso passato della Serenissima”.
Contessa – Chiara Modica Donà Dalle Rose
Fonte: srs di Chiara Modica Donà Dalle Rose, da SICILIA 2.0 NEW del 13 novembre 2019
POST DI MILO BOZ VENETO
Il silenzio quasi monolitico, un silenzio totale che ci fa capire quanto in fondo è finita la memoria e conoscenza di questa storica realtà che per 1100 anni è stata creata e amministrata dalla meravigliosa Repubblica Veneziana che, se indagata e raccontata, potrebbe oggi fare arrossire qualsiasi forma di governo presente nel mondo per perfezione, distribuzione dei ruoli, meritocrazia, senso del dovere, del bene comune e onore si proprio di onore alla vita, alla bellezza, onore al rispetto del bene e del tempo altrui.
L’insegnamento politico della Repubblica Serenissima di Venezia è testimoniato dalle strutture amministrative di quello Stato e dalla consistenza delle Opere che ha tramandato e che oggi, in poco meno di un secolo, dopo il primo scossone dato dalla furia di Napoleone, sta per essere distrutto e vanificato sotto gli occhi di tutti per bieca ignoranza e tracotante presunzione.
Quando studiavo la storia al liceo e poi all’università, non avevo dubbi che l’evoluzione avrebbe potuto proporre, nel tempo, forme organizzative più efficienti e moderne. Pensavo potessimo solo migliorare, sfatato il pericolo di ben due guerre mondiali.
Ma oggi mi rendo conto che mi sbagliavo, la struttura amministrativa Veneta era ed è, ancora oggi , un modello da imitare.
Le linee guida storiche che portarono al formarsi della Pubblica Amministrazione Veneziana, prima di quelle morali dovrebbero essere oggi insegnate a tutti coloro che credono di poter amministrare la res pubblica, poco importa che siano di sinistra, di centro o di destra, mancini o ambidestri, bianchi, giallo, neri o rossi.
Fonte srs di Millo dei Bozzolàn