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Secondo gli esperti “indipendenti”, è stata l’eruzione più forte della storia del Vesuvio: fu preceduta da eventi premonitori tipici, ma di intensità e durata maggiore rispetto ad altri eventi vesuviani, forti terremoti e deformazioni del suolo, ad esempio.
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Questi iniziarono intorno alle 7 del mattino del 16 dicembre, e, nello stesso momento, sul fianco sud occidentale del Vesuvio si apriva una grande frattura; da questa profonda ferita del manto terrestre iniziò a fuoriuscire una colonna eruttiva che si proiettò verso l’alto per quasi 19 km.
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Fu questa colonna altissima di prodotti vulcanici che diede luogo alla caduta di blocchi di roccia e lapilli nelle zone poste ad est e nord-est del cratere.
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Nella notte tra il 16 ed il 17 dicembre tutta la zona vesuviana era in preda a scosse telluriche ed esplosioni: intorno alle 10 del mattino del 17 dicembre iniziarono a discendere dalla vetta del Vesuvio i flussi piroclastici che presero la strada dei paesi posti alle falde del vulcano.