.
.
Ci sono momenti nella vita in cui ti accorgi che qualcosa non torna. Può essere un dettaglio, una sfumatura, una frase stonata detta nel momento sbagliato. E quando hai passato anni a studiare tecniche di propaganda, a smontarle, a riconoscerne l’odore a pochi centimetri dal naso, cominci a notarle ovunque. Nei titoli di giornale, nelle aperture dei telegiornali, nei talk show radiofonici. È un odore sottile ma persistente, che ti resta addosso anche se cerchi di ignorarlo. E così, piano piano, ho smesso di credere all’informazione tradizionale.
Non si tratta di diffidenza fine a se stessa, né di quel cinismo distruttivo che porta a non credere più in nulla. È qualcosa di diverso, di più profondo. È il risultato di anni passati a osservare il modo in cui le informazioni vengono costruite, filtrate, confezionate e distribuite con un preciso intento: orientare il pensiero, guidare l’opinione pubblica, spingere verso una direzione piuttosto che un’altra.
Continua a leggere”PERCHÉ NON CREDO PIÙ AI MEDIA TRADIZIONALI E ME NE TENGO LONTANO”