Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama a colloquio con l’omologo russo Vladimir Putin.
False informazioni diffuse ai media, declassamento del debito, sanzioni, cacciata della Russia dal sistema di scambi bancari internazionali, embargo energetico. Obama sta cercando di piegare Putin sfruttando la crisi ucraina. Se le altre falliscono, l’ultima mossa è la guerra.
Il treno si è messo in moto grazie a un errore di traduzione.
Se non verrà fermato l’ultima tappa sarà l’annientamento di un Paese o la guerra. Il 28 agosto il presidente ucraino Petro Poroshenko ha detto: «Truppe russe stanno avvicinandosi al confine ucraino».
La frase, subito ripresa dall’agenzia di stampa britannica Reuters, si è trasformata in: «I russi ci stanno invadendo».
Inutili le smentite. Era quello che il presidente statunitense Barak Obama stava attendendo. E così, grazie ai media nordamericani e a quelli europei, si è dato il via a un’escalation occidentale contro la Russia.
La mossa numero uno è stata la conferma (mostrando presunte prove) dell’avvenuta invasione. Ecco sbucare delle foto satellitari che mostrerebbero l’avvenuto sconfinamento da parte di cannoni a carri armati russi. In Italia è stato “La Repubblica” il giornale più solerte nel pubblicarle. Peccato che si tratti di immagini scattata all’interno del confine russo (come si evince dalle scritte allegate alla foto).
Ma la comunicazione non si basa sulla verità, bensì sulla percezione e sulla superficialità del lettore. Quindi, per l’opinione pubblica occidentale invasione c’è stata.
Le foto satellitari fatte girare dal Pentagono e raffiguranti (secondo l’accusa) truppe e mezzi pesanti russi in territorio ucraino. In realtà (come si evince dalle scritte) le immagini sono state scattate all’interno del territorio russo.
Mossa numero due. La Russia ha un debito estero pari cinquecento miliardi di euro. Debito che va rinnovato ogni anno. L’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s ha declassato il debito di Mosca solo un punto al di sopra dei titoli spazzatura. Ciò ha costretto il ministero delle Finanze russo a sospendere le aste delle emissioni di bondche aveva in programma. Iniziativa che si tradurrà quest’inverno in una minore capacità d’investimenti da parte del Cremlino, che dovrebbe portare a un peggioramento della qualità della vita dei russi.
Mossa numero tre. Obama è riuscito a convincere (anche grazie all’erronea traduzione e alle foto farlocche) l’Europa a stringere l’embargo contro Mosca. Questo sta già portando danni considerevoli all’economia di Bruxelles (e a quella italiana). Ma certamente ne sta infliggendo di più a quella russa. Il presidente russo Vladimir Putin è corso ai ripari siglando nuovi contratti con Cina, India e altri Paesi asiatici. Ma serviranno solo ad arginare la caduta delle entrate.
Mossa numero quattro. Nell’ultimo decennio la Casa Bianca ha imposto al pianeta l’adozione di un sistema comune per la gestione delle transazioni bancarie. Si chiama Society for Worlwide Interbank Financial Telecomunications (molti lo conosceranno come Swift, il cui codice serve per i bonifici internazionali). La centrale operativa del sistema si trova a Washington. Ebbene, ci sono molti economisti e settori della politica Usa che stanno premendo perché la Russia venga cacciata dal Swift. Obama sembra resistere alla tentazione. Ma un funzionario del ministero del Tesoro statunitense ha dichiarato alla Cbs: «È già tutto pronto per la cacciata dei russi dal Swift. Stiamo solo aspettando che alcuni oligarchi amici nostri riescano a portare fuori dalla Russia i loro soldi. Nei corridoi del ministero si dice: “Quel figlio di puttana di Putin ha i giorni contati”».
Se si espelle la Russia dal mercato dei capitali europeo, giapponese e statunitense la si costringerà a rivolgersi alla Cina. Ma come per i titoli di Stato, ci saranno comunque forti perdite economiche (e di reddito da parte dei cittadini) da parte di Mosca.
Mossa numero quattro. Metà delle entrate dello Stato russo derivano da petrolio e gas. Da esse dipende la tenuta economica (e sociale) del Paese. L’Unione Sovietica affondò anche grazie al crollo dei prezzi di gas e petrolio. Questa volta è diverso, i prezzi dell’energia sono in ascesa. Ma lo sforzo degli ultimi mesi di Obama è stato quello di ridurre (se non eliminare del tutto) le esportazioni di gas e petrolio verso l’Europa. Il presidente Usa da mesi gira tutte le capitali dell’Ue per convincere i vari governi a convertirsi al gas scisto prodotto negli Stati Uniti.
Molti scienziati hanno largamente dimostrato che si tratta di una bufala (l’America non sarà mai in grado di fornire sufficiente gas scisto all’Europa).
Ma Obama ha potuto contare sul suo carisma e sul carisma della nazione che rappresenta e dei media, attraverso i quali il mondo si tiene informato.
Per l’ennesima volta Putin si è rivolto alla Cina, che ha subito investito cinquanta miliardi di dollari per costruire un gasdotto che la colleghi alla Russia. Ma questo non entrerà in funzione prima di quattro anni.
Mossa numero cinque. La guerra.
Snowden (attraverso il suo megafono mediastico Glen Greenwald) ci ha fatto sapere che il Pentagono avrebbe già i piani pronti. Piani che coinvolgerebbero diversi Paesi europei (tra cui la Polonia e le Repubbliche baltiche) e, ovviamente, l’Ucraina. Ma per il momento si tratta dell’opzione ultima, quella a cui non doversi mai affidare. A meno che…
Ecco che cosa ha scritto Paul Roderick Gregory sulla rivista statunitense “Forbes”. Gregory è un economista della Scuola Economica di Kiev. Ma, cosa più importante, fa parte della Hoover Institution on War, Revolution, and Peace, una fondazione legata al senatore dell’Arizona John McCain, l’uomo ombra della diplomazia di Washington:
«Invece di sanzioni più immediate, l’Europa e gli Stati Uniti devono orientarsi verso un’assistenza militare, letale, diretta contro l’invasione russa. Riesumare le installazioni della Iniziativa di difesa strategica in Polonia e nella Repubblica Ceca, non come una punizione, ma come una precauzione. Rinvigorire la Nato, includendovi lo stazionamento di truppe nei Paesi Nato che confinano con la Russia. Obama deve approvare l’oleodotto Keystone e aprire più territori federali alle prospezioni petrolifere, approvare i terminali per l’esportazione di gas liquido, eliminare le restrizioni all’esportazione di petrolio, promuovere il frackingin Europa. Obama deve condurre l’Europa, trascinandola per il naso, a una politica energetica collettiva e organica. Se gli Stati Uniti non guidano, nessuno guiderà. Noi abbiamo una opzione nucleare di cui pochi parlano: cacciare via le istituzioni finanziarie russe dal sistema Swifte guardarle mentre crollano. Un collega ama ricordarmi che la sanzioni finanziarie sono oggi l’equivalente della diplomazia delle cannoniere del Diciannovesimo secolo. Gli Stati Uniti hanno le cannoniere grazie al sistema del dollaro».
Stretta di mano dopo l’accordo raggiunto tra il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jnping.
Fonte: srs di di Franco Fracassi, da POP OFF del 3 settembre 2014-09-03
Link: http://popoffquotidiano.it/2014/09/03/il-piano-di-obama-in-sei-mosse-per-assoggetare-la-russia/