“Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.”
Citato su una abitazione presso la Pieve di Cadellara di Colognola ai Colli, Verona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
Gli slogan fascisti sono uno strumento di propaganda usato dal Fascismo, attribuiti o coniati da Benito Mussolini e scritti sulle facciate delle abitazioni per iniziativa di Achille Starace.
Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare: li regoleremo.[1]
Alle sanzioni militari risponderemo con misure militari.[2]
Anche con l’opera quotidiana, minuta ed oscura si fa grande la Patria.[3]
Andremo contro chiunque, di qualunque colore, tentasse di traversarci la strada.[4]
A noi![5][6]
Ardisco ad ogni impresa. (da Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto XX, ottava LXXI, verso 2)
Audace e cauto è di pattuglia. Saldo nella difesa, rapido all’attacco. Tornerai vittorioso alla tua dolce casa.[7]
Autorità, ordine e giustizia.[8]
Badate che l’Italia non fa più una politica di rinunce o di viltà, costi quello che costi![9]
Baionette italiane: al vostro acciaio è affidato col destino d’Italia quello dei popoli d’Europa.[10]
Beffo la morte e ghigno.
Bisogna diventare migliori, bisogna che tutti gli Italiani si considerino soldati fedeli al loro posto, alla loro consegna.[11]
Bisogna essere forti.[12]
Bisogna soprattutto osare.[13]
Boia chi molla.[14]
Camminare e costruire e se necessario combattere e vincere.[15]
Chi lavora la terra è considerato tra i primi.[16]
Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla.[17]
Chi osa vince.[18]
Chi si ferma è perduto.[19]
Colui che abbandona la terra senza un supremo motivo, io lo considero un disertore dinanzi al popolo italiano.[20]
Combattere e vincere.[21]
Come rivoluzione fascista l’intero secolo sta innanzi a noi.[22]
Con il Duce fino alla morte.[23]
Continuiamo a marciare nella pace, per i compiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo con il nostro coraggio, con la nostra fede, con la nostra volontà.[24]
Credere, obbedire, combattere.[25]
Datevi all’ippica.
Slogan ancora presente, seppur sbiadito, su una casa: È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende
Dieci per dieci: un secolo.[26]
Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo. (Giovanni Giuriati, Gioventù fascista, 1931)
Disciplina, concordia e lavoro per la ricostruzione della Patria.[27]
Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede.
Durare sino alla vittoria, Durare oltre la vittoria, per l’avvenire e la potenza della nazione.[28]
Dux mea lux.
Duce mia luce.
Dux nobis.
Duce a noi.[29]
Essendo rurali sarete più vicini al mio cuore.
È lo spirito che doma e piega la materia, è lo spirito che crea la santità e l’eroismo.[30]
È solo l’azione che dà la tempra alle anime.[31]
È un grande ramo d’ulivo che io annalzo. Questo ulivo spunta da un’immensa foresta di otto milioni di baionette.[32]
Fascismo è libertà.
Fedeltà è più forte del fuoco.
Eja, Eja, Alalà![33][34] (Gabriele D’Annunzio, Impresa di Fiume, 7 agosto 1918)
È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori.[35]
Fede illumina. Amore abita. Pace amministra. Onore adorna.[36]
Fermarsi significa retrocedere.[37]
Fino alla vittoria.
Forze armate e popolo sono tutt’uno.[38]
Gli italiani debbono farsi una mentalità autarchica.[39]
Hanno diritto all’impero i popoli fecondi.[40]
Il credo del fascista è l’eroismo, quello del borghese l’egoismo.[41]
Il destino dei popoli che si sono inurbati ed hanno abbandonato la terra è storicamente segnato, è la decadenza che li attende.[42]
Il Duce ha sempre ragione.
Il fascismo considera i contadini in guerra e in pace quali forze fondamentali delle fortune della Patria.[43]
Il fascismo non vi promette né onori, né cariche, né guadagni, ma il dovere e il combattimento.[44]
Il fascismo stabilisce l’eguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla Nazione.[45]
Il fascismo vuol preparare le giovani generazioni al lavoro e al combattimento.[46]
Il fascista disdegna la vita comoda.[47]
Il lavoro è la cosa più alta, più nobile, più religiosa della vita.[48]
Il lavoro italiano non andrà più a fecondare le terre altrui.[49]
Il lavoro tranquillo, ordinato, intelligente, deve diventare la norma fondamentale di vita di tutti i buoni cittadini italiani.[50]
Il nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli quartiere. (da Decalogo del milite fascista, 1928)
Il nemico vi ascolta. Tacete![51]
Il numero è potenza.[52]
Il nuovo impero è stato fatto dal popolo, è impresa di popolo.[53]
Il popolo italiano ascolta le parole, ma giudica dai fatti.[54]
Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.[55]
Il ricordo delle antiche prove freme nei nostri cuori così come l’impeto verso il futuro.[56]
In questo mondo scuro, tormentato e già vacillante, la salvezza non può venire che dalla verità di Roma, e da Roma verrà.[57]
Io conosco bene i rurali d’Italia e so che essi sono sempre pronti a far zaino in spalla, cambiare la vanga col fucile.[58]
Io mi vanto sopratutto di essere un rurale.[59]
Io preferisco coloro che lavorano duro, secco, sodo, in obbedienza e possibilmente in silenzio.[60]
I popoli che non amano portare le proprie armi finiscono col portare quelle degli altri.[61]
I popoli forti sanno guardare in faccia il proprio destino.[62]
I soldati italiani sono oggi i migliori del mondo.[63]
Italia agli italiani.
Italia dura, Italia volitiva, Italia guerriera.[64]
Italia proletaria e fascista, Italia di Vittorio Veneto e della Rivoluzione, in piedi![65]
I vecchi conti d’Africa sono regolati fino al centesimo.[66]
L’esercito è garanzia sicura dei destini della patria.[67]
La bandiera si onora degnamente in un modo solo. compiendo sempre e comunque il proprio dovere.[68]
La classe lavoratrice è la potenza, la speranza, la certezza dell’avvenire d’Italia.[69]
La garanzia della pace riposa sulle nostre forze armate.[70]
La libertà senza ordine e disciplina significa dissoluzione e catastrofe.
La marcia continua perché altre mete attendono il segno romano della nostra conquista.[71]
La mia ambizione è questa: rendere forte, prosperoso, grande, libero il popolo italiano.[72]
La pace riposa sulle nostre forze armate.[73]
La Patria è la più grande, la più umana, la più pura delle realtà.[74]
La Patria non si nega, ma si conquista.[75]
La Patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina. (da Decalogo del milite fascista, 1928)
La più profonda eloquenza è nei fatti.[76]
La popolazione italiana può dirsi all’avanguardia per probità, per onestà, per laboriosità, per diligenza, per intelligenza.[77]
La potenza di un popolo dipende dalla sua massa numerica e dalla sua fedeltà alla terra.[78]
La razza domina e sviluppa e feconda la terra[79]
La rivoluzione fascista continua.[80]
La rivoluzione fascista ha trovato le sue migliori legioni fra i rurali.[81]
La stasi debilita, l’azione rinfranca.[82]
La terra e la razza sono inscindibili. Attraverso la terra si fa la storia della razza e la razza domina e sviluppa e feconda la terra.[83]
La terra non tradisce mai.
La vera fonte, la vera origine di tutta l’attività umana è la terra.[84]
La vittoria africana resta nella storia della Patria integra e pura come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano.[85]
Le frontiere non si discutono, si difendono.[86]
Libro e moschetto, fascista perfetto.[87]
L’Italia a mio avviso deve rimanere una Nazione a economia mista, con una forte agricoltura, che è alla base di tutto.[88]
L’Italia avrà il suo grande posto nel mondo.[89]
L’Italia desidera la pace, ma non teme la guerra.[90]
L’Italia ha finalmente il suo impero. Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del littorio romano.[91]
L’Italia in camicia nera è e sarà invincibile.[92]
L’Italia non farà più una politica di rinunce o di viltà.[93]
L’Italia oggi serve la causa della civiltà umana.[94]
L’obbedienza dev’essere pronta, rispettosa e leale.[95]
Lo slancio vitale del popolo italiano non fu e non sarà mai fermato!
Lo Stato fascista è una volontà di potenza e d’imperio.[96]
Marciare per non marcire.[97]
Meglio lottare insieme che morire da soli.
Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora.[98]
Me ne frego.[99]
Mentre in tante parti del mondo tuona il cannone, farsi delle illusioni è follia, non prepararsi è delitto. Noi non ci illudiamo e ci prepariamo.[100]
Molti nemici, molto onore.[101]
Mussolini ha sempre ragione. (da Leo Longanesi, L’italiano, 11 febbraio 1926; citato in Vademecum del perfetto fascista, Vallecchi)[102]
Nelle colonie si continua la Patria.[103]
Nell’Italia fascista il capitale è agli ordini dello Stato.[104]
Nel segno del littorio abbiamo vinto, nel segno del littorio vinceremo.[105]
Nessuno si illuda di poterci piegare senza avere duramente combattuto.[106]
Noi eravamo già grandi quando in molte parti del mondo i popoli non erano ancora nati.[107]
Noi potremo allora, domani, quando tra il 1935 e il 1940 saremo a un punto direi cruciale della storia europea, potremo far intendere la nostra voce e vedere finalmente riconosciuti i nostri diritti.[108]
Noi siamo pronti a difendere la nostra folgorante vittoria con la stessa intrepida e inesorabile decisione con la quale l’abbiamo conquistata.[109]
Noi sogniamo l’Italia romana, cioè saggia e forte, disciplinata ed imperiale.[110] (Mussolini)
Noi tireremo dritto.[111]
Noi vogliamo che i giovani raccolgano la fiaccola, s’infiammino della nostra fede e siamo pronti e decisi a continuare la nostra fatica.[112]
Non basta essere bravi bisogna essere i migliori.
Non siamo gli ultimi di ieri ma i primi del domani.
Non siete disarmati, se il vostro spirito è armato, se la vostra fede è potente e la vostra disciplina fermissima.[113]
Non si getta il fardello prima di avere raggiunto la meta.[114]
Non v’è assedio che possa piegarci, né coalizione, per quanto numerosa, che possa illudersi di distoglierci dalle nostre mete.[115]
O con noi o contro di noi.[116]
Sostare è retrocedere: slogan su una casa di San Fili
Oltre alla potenza delle armi, noi possediamo la potenza dello spirito, cioè la compattissima unità morale del popolo italiano.[117]
Onorate il pane, gloria dei campi, fragranza della terra, festa della vita.[118]
Osare, durare, vincere.[119]
Passano gli anni, ma la nostra fede è intatta come nelle vigilie di combattimento.[120]
Per noi fascisti morire non è morire quando si muore per l’Italia.[121]
Pondere et igne iuvat.[122]: Aiuta con la massa e col fuoco.
Prepariamo per difendere l’impero le giovani armate di domani e poiché esse sono animate dallo spirito fascista saranno invincibili.[123]
Prima morte che stanchezza. Non mi stanco di servire. Non mi stanco di giovare.[124]
Pronti, ieri, oggi, domani al combattimento per l’onore d’Italia.
Quello che abbiamo fatto è importante, ma per noi è più importante quello che faremo.[125]
Questa è l’epoca nella quale bisogna sentire l’orgoglio di vivere e di combattere. Questa è l’epoca in cui un popolo misura al metro delle forze ostili la sua capacità di resistenza e di vittoria.[126]
Questo regime politico parte da un presupposto indiscutibile ed intangibile: la monarchia e la dinastia.[127]
Ricordare e prepararsi.[128]
Roma doma.[129]
Ringrazia ogni giorno devotamente Dio perché ti ha fatto italiano (Roma, 7 aprile 1926)
Roma ha dato la civiltà al mondo.[130]
Saluto al Duce.[131]
Saviezza governa. Lavoro opera. Gioia ricompensa. Fedeltà conserva.[132]
Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.[133]
Se combatteremo vinceremo per la grandezza presente, passata e futura.[134]
L’Italia è un’isola che si immerge nel Mediterraneo. Se per gli altri il Mediterraneo è una strada, per noi italiani è la vita.[135]
Se la vittoria fu mutilata una volta non è detto che possa essere mutilata un’altra volta.[136]
Se per gli altri il Mediterraneo è una strada, per noi italiani è la vita.[137]
Sempre Avanti.
Soldato d’Italia, ricordati che dietro di te con occhi fidenti ti guardano la Patria e la famiglia.[138]
Solo Iddio può piegare la volontà fascista. Gli uomini e le cose mai.[139]
Soprattutto amiamo risentire, stando in mezzo a voi, l’anima eroica del vostro fascismo rurale, che qui nella vostra terra ha impiegato e vinto la più gloriosa battaglia.[140]
Sostare è retrocedere. La marcia continua, altre mete attendono il segno romano della nostra conquista.[141]
Spezzeremo le reni.
Sposi della vita, amanti della morte.
State sicuri che condurrò la rivoluzione fascista sino alla sua meta finale.[142]
Su la terra, nei mari, nei cieli: sono ovunque i segni della nostra potenza, della nostra volontà.[143]
Tanto maggiori sono gli ostacoli e tanto più precisa e diritta deve essere la nostra volontà di superarli.[144]
Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà talune dottrine d’oltralpe.[145]
Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato.[146]
Ubi ordo, ibi pax et decor. Ubi pax et decor, ibi laetitia.[147]
Una tappa del nostro cammino è raggiunta.[148]
Unica è la fede: l’amore di Patria. Unica la volontà: fare grande il popolo italiano.[149]
Un popolo ascende in quanto sia numeroso, laborioso e ordinato.[150]
Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori.[151]
Verso la terra debbono volgersi le speranze e le energie dei popoli.[152]
Vincerà chi vorrà vincere.[153]
Vincere e vinceremo.[154]
Vincere o morte.[155]
Vi sarà lavoro per altri operai e case per altri contadini che daranno nuova ricchezza alla Sardegna e alla Nazione.[156]
Voi marcerete travolgendo ogni ostacolo sino alla meta che vi è stata indicata.[157]
Voi siete l’aurora della vita, voi siete la speranza della Patria, voi siete soprattutto l’esercito di domani.[158]
NOTE
- 1 Citato su d’una abitazione di Drizzona, Cremona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Cagliari l’8 giugno 1935 in occasione del saluto alla divisione “Sabauda”.
- 2 Citato su d’una abitazione di Mazzano, Brescia. Tratto dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935.
- 3 Citato su d’una abitazione di Vergano, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Vercelli il 28 settembre 1925.
- 4 Citato su d’una abitazione di Quero, Belluno. Tratto dal discorso pronunciato a Eboli il 6 luglio 1935 al passaggio in rivista di quattro battaglioni di CC.
- 5 Lo slogan nacque nel febbraio 1918 come grido di guerra, inventato dal maggiore Luigi Freguglia per gli Arditi del 27º Reggimento fanteria “Pavia”. La frase veniva scritta anche su abitazioni e caserme (ad esempio sulla sede della 89esima batteria contraerea della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale a Ceranesi in provincia di Genova, nei pressi del Santuario della Guardia).
- 6 Citato in Dino Biesuz, Luserna, la battaglia che poteva cambiare il corso della Storia, Il Giornale di Vicenza, 11 luglio 2012
- 7 Citato su d’una abitazione di Locca, Ledro, Trento.
- 8 Citato su d’una abitazione di Via Padova, Milano. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 14 settembre 1929 a Roma in occasione dell’assemblea del PNF.
- 9 Citato in Slogan fascista a Caggiano
- 10 Citato su d’una abitazione di via Palermo, Messina. Tratto da un articolo di Benito Mussolini intitolato “Vittoria”, apparso sul “Popolo d’Italia” il 17 maggio 1915.
- 11 Citato in Slogan fascista a Caggiano
- 12 Citato su d’una abitazione a Coggiola, Biella. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ad Avellino il 30 agosto 1936 per il gran rapporto alle Forze Armate ed al popolo dell’Irpinia.
- 13 Citato in Slogan fascista a Balmuccia e su d’una abitazione di Crevacuore, Biella. Tratto dalla prefazione di Benito Mussolini al libro del Maresciallo Pietro Badoglio intitolato “La Guerra d’Etiopia”.
- 14 Citato in Gennaro Sangiuliano, I «boia chi molla» di Reggio Calabria? Stranieri in patria, il Giornale, 21 febbraio 2011
- 15 Citato in Slogan fascista a Donnas e Slogan fascista a Carcoforo. Presente anche su d’una casa di Villalago, L’Aquila. Dal discorso pronunciato a Torino il 23 ottobre 1932 in occasione del decennale della Marcia su Roma. Lo stesso motto fu poi ripetuto dal Duce il 14 maggio 1939, sempre a Torino.
- 16 Citato su d’una abitazione di Alessandria, in frazione di San Michele.
- 17 Citato su d’una abitazione di Ambivere, Bergamo. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 27 ottobre 1930 diretto ai direttori federali del Partito.
- 18 Citato su d’una abitazione di Valdobbiadene, Treviso.
- 19 Citata su d’un palazzo in Piazza Valdesi, Cosenza. Tratto da un discorso pronunciato a Genova il 14 maggio 1938.
- 20 Citato su d’una abitazione di Villanova Biellese, Bielle.
- 21 Citato su un ex edificio amministrativo ad Augusta, Siracusa. Tratto dal discorso pronunciato a Torino il 23 ottobre 1932 in occasione del decennale della Marcia su Roma. Lo stesso motto fu poi ripetuto dal Duce il 14 maggio 1939, sempre a Torino.
- 22 Citato su d’una casa a Bisegna, L’Aquila.
- 23 Citato su d’una abitazione di Langosco, Pavia.
- 24 Citato su d’una abitazione di Casalsigone, Cremona. Tratto dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
- 25 Citato in Slogan fascista a Boccioleto, Slogan fascista a Balmuccia e [Slogan fascista alla Casa del fascio di Lissone].
- 26 Dalla rivista Un decennio d’opere in provincia di Varese, a cura dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Federazione dei Fasci di Combattimento della provincia di Varese, marzo 1934 – p. 111-112
- 27 Citato in Slogan fascista a Boccioleto
- 28 Citato in Slogan fascista a Caggiano
- 29 Citato su d’una abitazione di San Salvatore Monferrato, Alessandria.
- 30 Citato su d’una abitazione di Sozzago, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Bologna il 22 ottobre 1936.
- 31 Citato su d’una abitazione di Via Ripamonti nel quartiere Vigentino, Milano. Riferito anche come “è solo l’azione che tempra le anime”, su d’una abitazione di Sozzago, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Milano il 25 ottobre 1932.
- 32 Citato su d’una abitazione di Vaprio d’Agogna, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Bologna il 22 ottobre 1936.
- 33 È un grido di guerra coniato da Gabriele D’Annunzio e concepito come alternativo all’esterofilo “hip, hip, hurra!”. Scritto su una bandierina tricolore donata agli aviatori, si diffuse soprattutto tra gli Arditi in seguito all’Impresa di Fiume; successivamente fu adottato dai fascisti.
- 34 Lo slogan è composto di parole d’origine classiche: “eja” è una parola adoperata da Eschilo e Platone, utilizzata come grido di guerra dagli eserciti greci; particolarmente è riportato come l’urlo con il quale Alessandro Magno era solito incitare Bucefalo. “Alalà”, diffusa nel Medioevo tra i Crociati, è un altro grido di guerra greco che compare in Pindaro e in Euripide.
- 35 Citato in Slogan fascista a Rimasco. Tratto da un discorso di Mussolini prounciato per l’inaugurazione della Provincia di Latina il 18 dicembre 1934.
- 36 Citato sulla facciata di un palazzo tra via Sassari e viale La Plaia, Sassari.
- 37 Tratto da un discorso di Mussolini in Piazza De Ferrari, Genova, 24 maggio 1926.
- 38 Citato su d’una abitazione di Trivero, Biella. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini dalla balconata della Casa del Fascio di Reggio Calabria il 31 marzo 1939.
- 39 Citato su d’una abitazione di Crevacuore, Biella. Tratto dal discorso di Benito Mussolini del 18 novembre 1937.
- 40 Citato su d’una abitazione di Pezzana, Vercelli. Tratto dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Potenza il 27 agosto 1936.
- 41 Citato su d’una casa a Carapelle Calvisio, L’Aquila. Tratto dal discorso pronunciato alla seconda Assemblea Quinquennale del Regime a Roma il 18 marzo 1934.
- 42 Citato su d’una cascina di Cascina Strà, Vercelli. Noto anche come “i popoli che abbandonano la terra sono destinati alla decadenza” (ad esempio a Messina). Tratto dl discorso pronunciato ai lavoratori dell’Agro Pontino a Littoria il 18 dicembre 1936.
- 43 Citato su d’una abitazione di Rosignano, Monferrato.
- 44 Dalla rivista Un decennio d’opere in provincia di Varese, a cura dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Federazione dei Fasci di Combattimento della provincia di Varese, marzo 1934 – p. 92
- 45 Citato su d’una abitazione di Santo Stefano Medio, Messina. Tratto dal discorso pronunciato a Milano il 6 ottobre 1934.
- 46 Citato su d’una abitazione a Crevacuore, Biella.
- 47 Dipinto sull’edificio noto come Fornace della Riana in località Rasa di Varese.
- 48 Citato su d’una abitazione di Borgomanero, Novara. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini agli operai della Fiat a Torino il 25 ottobre 1923.
- 49 Citato su d’una abitazione a Trivero, Biella. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ad Enna il 14 agosto 1937.
- 50 Citato su d’una abitzione di Cascina Marangana, Novara. Tratto dal discorso pronunciato nel Piazzale della Vittoria di Vicenza il 23 settembre 1924.
- 51 Slogan presente su volantini e avvisi durante il tempo di guerra. Spesso era sostituita dalla frase più laconica “Taci!”, rinvenuta su spille, abitazioni (ad esempio ad Ottati, provincia di Salerno) e video propagandistici (ad esempio il Giornale Luce C0159 del 07/07/1941).
- 52 Citato su d’una abitazione di Capriata d’Orbia, Alessandria.
- 53 Citato su d’una abitazione di Giarole, Alessandria. Tratto dal discorso del Gran Rapporto pronunciato da Benito Mussolini a Roma presso il Tempio di Venere il 30 maggio 1936.
- 54 Citato sulla Cascina Scovola a Leno, Brescia. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 7 dicembre 1935.
- 55 Citato su d’una abirazione di Volongo, Cremona e [sulla Casa del fascio di Lissone]. Tratto dal discorso di Benito Mussolini da Palazzo Venezia, Roma, il 9 maggio 1936 in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
- 56 Citato su d’una abitazione di Vespolate, Novara. Tratto dal “Messaggio del Decennale” pronunciato a Bologna il 27 ottobre 1932.
- 57 Citato su d’una casa di Oricola, L’Aquila. Presente anche su d’una casa a Villa Santa Lucia degli Abruzzi, L’Aquila. Tratto dal discorso pronunciato alla Camera dei Deputati a Roma per il decennale della Marcia su Roma, 16 novembre 1932.
- 58 Citato in Slogan fascista a Staro, Valli Del Pasubio, Vicenza. Tratto dal discorso pronunciato ad Aprilia il 29 ottobre 1937 in occasione dell’inaugurazione della città.
- 59 Citato su d’una cascina di Felizzano, Alessandria.
- 60 Citato su d’una abitazione di Morghengo, Novara. Tratto dal discorso dell’inaugurazione di Carbonia il 18 dicembre 1938.
- 61 Citato su d’un edificio di Rogliano, Cosenza. Tratto da un discorso fatto a Messina il 10 agosto 1937.
- 62 Citato su d’una casa a Gioia dei Marsi, L’Aquila.
- 63 Citato su d’una abitazione di Casalrosso, Lignana, Vercelli.
- 64 Dipinto su una casa in località Stretta di Fogliaro a Varese (foto visibile su Google Maps).
- 65 Citato su d’una abitazione a Strà, Piacenza e su d’una abitazione a Drizzona, Cremona. Tratta dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935 in occasione della dichiarazione dell’intervento militare italiano in Abissinia.
- 66 Citato su d’una abitazione di Massimo Visconti, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Littoria il 18 dicembre 1936.
- 67 Citato in Slogan fascista a Gromo e Slogan fascista a Boccioleto. Visibile anche su d’una abitaizone di Gromo, Bergamo.
- 68 Citato su d’una abitazione di Vergano, Novara. Tratta dal discorso pronunciato ai metropolitani a Roma il 17 ottobre 1930.
- 69 Citato su d’una abitazione di Occimiano, Alessandria. Tratto dal discorso di Benito Mussolini pronunciato allo Stabilimento Tosi a Legnano il 5 ottobre 1924.
- 70 Citato su d’una casa di Moscufo, Pescara. Tratto dal discorso pronunciato a Roma il 3 dicembre 1934.
- 71 Citato su d’una abitazione di via Abramo Lincoln, Palermo.
- 72 Citato su d’una abitazione di Castelnuovo del Zappa, frazione di Castelverde, Cremona.
- 73 Citato su una cascina fuori Vercelli.
- 74 Citato su d’una abitazione di Carrara, Massa-Carrara. Dl discorso pronunciato a Roma il 4 novembre 1925 nel VII anniversario della Vittoria.
- 75 Citato http://www.ventenniooggi.it/index.php?view=category&catid=166&page=2&catpage=1&option=com_joomgallery&Itemid=31#category sulla facciata dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia dei bovini da latte a Cremona]. Motto creato da Edmondo Rossoni (La Destra, mensile internazionale di cultura e politica, n. 8/9, agosto-settembre 1972, pag 79) e poi divulgato da Benito Mussolini tramite Il Popolo d’Italia (vedi il discorso pronunciato a Pavia il 23 novembre 1918).
- 76 Citato su d’una vecchia stazione degli autobus a Cabella Ligure, Alessandria.
- 77 Citato su d’una casa a Navelli, L’Aquila.
- 78 Citato su d’una abitazione di Casalromano, Mantova.
- 79 Citato sulla cascina Ranza a Vercelli. Tratto dal discorso per la premiazione dei “Fedeli della Terra” pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 3 maggio 1936.
- 80 Citato su d’una abitazione di Felizzano, Alessandria.
- 81 Citato su d’una abitazione di Sali Vercellese, Vercelli.
- 82 Citato su d’una abitazione di Candia Lomellina, Pavia. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia, Roma, il 9 maggio 1936 in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
- 83 Citato su d’una abitazione di Santa Fosca, Selva di Cadore, Belluno. Tratto dal discorso per la premiazione dei “Fedeli della Terra” pronunciato a Roma il 3 maggio 1936.
- 84 Citata su d’una abitazione di Cremona.
- 85 Citato su d’una abitazione di Colognola ai Colli, Verona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
- 86 Citato su d’una abitazione di Feltre, Belluno. Tratto dal discorso pronunciato in Parlamento il 16 Marzo 1938.
- 87 Citato su d’una ex-scuola di Campione del Garda, Tresimone, Brescia. Slogan noto anche come “Il fascista perfetto è l’uomo del lavoro, del libro e del moschetto”, citato in Slogan fascista a Moltadeo e su d’una abitazione di Montaldeo, Alessandria.
- 88 Citato su d’uan abitazione di Villafalletto, Cuneo. Tratto dal discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma al Consiglio Nazionale delle Corporazioni il 14 novembre 1933.
- 89 Citato su d’una abitazione id Busonengo, Vercelli. Tratto dal discorso per la fondazione dei fasci pronunciato a Milano il 23 marzo 1919.
- 90 Citato su d’una abitazione di Landiona, Novara. Noto anche come “noi non vogliamo la guerra, ma non la temiamo” (ad esempio su d’una abitazione di Bastia, Balocco, Vercelli).
- 91 Citato su d’una abitazione di via Oreto, Palermo. Tratto dal discorso pronunciato il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
- 92 Citato su d’una casa a Preturo ed a Santo Stefano di Sessanio, L’Aquila. Tratto dal discorso pronunciato alle camicie nere a Lucca il 12 maggio 1930.
- 93 Citato su d’una abitazione di Boccioleto, Vercelli. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Udine il 20 settembre 1922.
- 94 Citato su d’una abitazione di Borgovercelli, Vercelli.
- 95 Citato all’interno del complesso di Santa Cristina “della Fondazza”, piazzetta Giorgio Morandi 2, Bologna.
- 96 Citato su d’una abitazione di Piazzale Roma, Piacenza. Tratto da Dottrina del fascismo.
- 97 Slogan fascista, indicante la necessità dell’azione, coniato forse da Filippo Tommaso Marinetti immediatamente prima o durante la prima guerra mondiale; in seguito ripreso dagli Arditi e poi dai Fasci di combattimento.
- 98 La frase nasce e si diffonde nelle trincee ai giorni della Resistenza sul Piave.
- 99 Benché attribuito a Gabriele D’Annunzio, lo slogan si è probabilmente diffuso tra gli Arditi durante la prima guerra mondiale e la successiva Impresa di Fiume. Trae origine dalla scritta che un soldato ferito si fece apporre sulle bende, come segno di abnegazione totale alla Patria.
- 100 Citato su d’una abitazione di Feltre, Belluno. Tratto dal discorso pronunciato l’11 agosto 1938 dall’osservatorio nella Piana del Cavaliere a Roma alla conclusione delle manovre del Corpo d’Armata di Roma.
- 101 Citato sulla Cascina Scovola a Leno, Brescia. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 23 novembre 1931.
- 102 Citato su d’una abitazione di San Salvatore Monferrato, Alessandria.
- 103 Citato su d’una abitazione nei pressi del bivio per l’ex colonia dei Balilla a Rovegno, Genova.
- 104 Citato su d’una abitazione di Palermo. Tratto dal discorso pronunciato ad Aprilia il 28 ottobre 1937.
- 105 Citato su d’una abitazione di Albiano d’Ivrea, Torino. Tratto dal discorso che pronunciò Benito Mussolini a Bari il 6 settembre 1934 in occasione dell’inaugurazione della quinta Fiera del Levante.
- 106 Citato in Slogan fascista a Rimasco. A volte citata anche come “Nessuno pensi di piegarci senza prima avere duramente combattuta” (citato su d’una abitazione di Aspice, frazione del comune di Corte de’ Frati in provincia di Cremona). Tratta dal discorso di Mussolini pronunciato a Roma il 2 ottobre 1935 in occasione della dichiarazione dell’intervento militare italiano in Abissinia.
- 107 Citato su d’una abitazione di Sorano, Grosseto. Tratto dal discorso pronunciato il 2 aprile 1923 a Milano sull’espansione italiana nel mondo.
- 108 Citato su una parete degli alloggi della batteria accanto alla colonia “Principi di Piemonte”, Messina. Tratto dal discorso, che sarà ricordato come il “Discorso dell’Ascensione”, pronunciato il 26 maggio 1927 alla Camera dei Deputati.
- 109 Citato su d’una abitazione di Sizzano, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
- 110 Citato in Slogan fascista a Cedegolo, Slogan fascista a Lavenone. Presente anche in varie facciate di abitazioni di Catanzaro e su d’una abitazione di Solferino, Mantova. Tratto da un discorso fatto da Mussolini a Bologna il 21 aprile 1921.
- 111 Citato in Slogan fascista a Boccioleto. Tratto da un discorso di Mussolini a Palazzo Venezia, Roma, 8 settembre 1935.
- 112 Citato su un casolare in via Diana nel quartiere Partanna-Mondello, Palermo.
- 113 Citato su d’una abitazione di Villaggio Tremestieri, Messina.
- 114 Citato su d’una abitazione di Santo Stefano Medio, Messina.
- 115 Citato su d’una abitazione di Carcoforo, Vercelli. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini alla Camera dei Deputati il 7 dicembre 1935 contro la politica sanzionista.
- 116 Opposto significato di “Chi non è contro di noi è con noi”(Luca, 9, v. 50)
- 117 Citato su d’una abitazione di Tortona, Alessandria. Tratto dal discorso pronunciato a Udine il 20 settembre 1938.
- 118 Citato su d’una abitazione di Petrelle, Città di Castello, Perugia. Tratto dal discorso pronunciato il 14 aprile 1928 in occasione della Giornata del pane.
- 119 Citato in viale Italia, Messina.
- 120 Citato su d’una abitazione di Colognola ai Colli, Verona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 18 marzo 1934 in occasione delle Seconda Assemblea Quinquennale del Regime.
- 121 Citato su d’una abitazione di Crevacuore, Biella.
- 122 Citato all’interno della Caserma Papa. Motto adottato dai carristi tramite la legge n. 293 del 24 marzo 1932.
- 123 Citato sull’ex-caserma Magnolini a Villa di Gargnano, Gargnano, Brescia.
- 124 Dalla rivista Un decennio d’opere in provincia di Varese, a cura dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Federazione dei Fasci di Combattimento della provincia di Varese, marzo 1934 – p. 30
- 125 Citato su d’una abitazione di Grumello Cremonese, Cremona.
- 126 Citato su d’una casa a Bisegna, L’Aquila e su d’una abitazione di Rosasco, Pavia. Tratto dal messaggio per il tredicesimo anniversario della marcia su Roma.
- 127 Citato su d’una abitazione a Rivarolo Mantovano, Mantova. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Milano il 28 ottobre 1925.
- 128 Citato su d’una abitazione di Sant’Antioco, Carbonia-Iglesias.
- 129 Citato su d’una abitazione di Briga Novarese, Novara. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini ai giovani fascisti a Roma il 5 settembre 1937.
- 130 Dipinto su un edificio sito all’incrocio tra via Montello e la Strada Provinciale 62 a Rancio Valcuvia (VA) (foto visibile su Google Maps).
- 131 Citato su d’una abitazione di Sali Vercellese, Vercelli.
- 132 Citato sulla facciata di un palazzo fra via Sassari e viale La Plaia a Cagliari.
- 133 [Citazione errata] Questa frase è comunemente attribuita a Mussolini. Benito pronunciò realmente la citazione al termine di un discorso il 7 aprile 1926, all’insediamento del nuovo Direttorio fascista, citando «il vecchio combattitore». In realtà, la frase appartiene a Henri de la Rochejaquelein ed è stata pronunciata dopo la vittoria nella battaglia di Les Aubiers, il 25 aprile 1793. Cfr. Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d’Italia, Edizioni Mondadori, 2012, 258. ISBN 885203126X
- 134 Citato su d’una abitazione di Pieve di Pontenove, Bedizzole, Brescia.
- 135 Citato su d’una abitazione di Sant’Antioco, Carbonia-Iglesias ed in piazza Guglielmo II a Monreale, Palermo. Tratto dal discorso pronunciato a Milano l’1 novembre 1936.
- 136 Citato in Slogan fascista a Balestrino e Slogan fascista a Rimasco. Anche su d’una abitazione di Rimasco, Vercelli. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 24 giugno 1923.
- 137 Citato su d’una abitazione di Sant’Antioco, Carbonia-Iglesias. Tratto dal discorso pronunciato a Milano l’1 novembre 1936.
- 138 Citato su d’una abitazione di Locca, Ledro, Trento.
- 139 Citato su d’una chiesa di Serramonacesca, Pescara. Citato anche come “Soltando Dio potrà piegarci, gli uomini e le cose mai” su delle abitazioni di Cacciana e Caltignana, Novara. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini a Roma il 3 dicembre 1934 alla premiazione degli agricoltori della nona Battaglia del Grano.
- 140 Citato sulla Cascina Rosolo a Candia Lomellina, Pavia.
- 141 La Chiesa di Marettimo. URL consultato il 25-10-2011.. Citato anche su d’una abitazione di San Fili, Cosenza.
- 142 Citato su d’una abitazione di Cavaglio d’Agogna, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Mantova il 25 ottobre 1925.
- 143 Citato su d’una casa a Scurcola Marsicana, L’Aquila.
- 144 Citato su d’una abitazione di Corso Cavour, Messina. Tratto dal discorso pronunciato a Napoli il 28 ottobre 1931.
- 145 Citato su d’una abitazione di Messina. Tratto dal discorso pronunciato a Bari il 6 settembre 1934.
- 146 Citato sulla Questura in viale Otranto, Lecce. Tratto dal discorso tenuto da Benito Mussolini al Teatro della Scala, Milano, 28 ottobre 1925.
- 147 È una locuzione in lingua latina; il suo significato è “dove c’è l’ordine, lì c’è pace e decoro. Dove c’è pace e decoro, lì c’è la letizia.”
- 148 Citato su d’uan abitazione di Agrate Conturbia, Novara. Tratto da un discorso di Benito Mussolini pronunciato a Roma il 5 maggio 1936.
- 149 Citata su d’una abitazione di Cortetano, frazione di Sesti ed Uniti, Cremona. Tratto da un discorso di Mussolini pronunciato a Villa Glori, Roma, 30 ottobre 1927.
- 150 Citato su d’una abitazione di Sozzago, Novara. Tratto dal discorso pronunciato a Roma il 10 marzo 1929 all’assemblea quinquennale del Regime per la convocazione dei nuovi comizi elettorali.
- 151 Citato in Palazzo della Civiltà Italiana. Tratto dal discorso di Benito Mussolini tenuto a Roma il 2 ottobre 1935.
- 152 Citato su d’una cascina di Motta Baluffi, Cremona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini alla presenza del Re il 19 aprile 1926 per l’inaugurazione dell’ottava assemblea dell’Istituto Internazionale di Agricoltura.
- 153 Citato su d’una abitazione di Cerea, Verona.
- 154 Citato come “Vinceremo” su d’una abitazione di Cerchiera, Ambivere, Bergamo e come “Vincere” su d’una abitazione di Corticelle Pieve, Dello, Brescia. Tratto dal discorso di Benito Mussolini per l’annuncio della dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940.
- 155 Citato su d’una casa in Pennapiedimonte, Chieti. Noto anche come “vincere o morire”, ad esempio su d’una caserma ottocentesca di Pontechianale, Cuneo.
- 156 Citato all’interno dell’ex caserma della Milizia ad Arborea, Oristano. Tratto da un discorso del 9 giugno 1935.
- 157 Citato su d’una abitazione di Momo, Novara. Tratto dal discorso pronunciato durante il passaggio in rivista della Seconda Divisione Camicie Nere “28 ottobre” il 18 agosto 1935.
- 158 Citato in piazza Lionardo Vigo, Acireale.
Fonte: da wikiquote
Link: http://it.wikiquote.org/wiki/Slogan_fascisti
I DECALOGHI FASCISTI
L’ENDECALOGO DI LONGANESI DEL 1926
1) Disubbidire a un tuo comandante, vuoi dire disubbidire a tutta la gerarchia dei tuoi superiori, a capo dei quali sta il Duce.
2) Il moschetto, la gavetta, le giberne, la baionetta ecc; ti sono stati affidati, non perché tu li sciupi nell’ozio, ma perché tu li conservi per la guerra.
3) La Patria si serve anche facendo la sentinella a un lattone di benzina.
4) I giorni di prigione sono sempre meritati.
5) La disciplina è il sale degli eserciti: senza di quella, non si hanno soldati, ma anarchici.
6) Rovinare un oggetto dello Stato, vuoi dire rovinare una cosa propria.
7) Benito Mussolini ha sempre ragione.
8) Un compagno deve essere un fratello!: 1° Perché vive con te. 2° Perché la pensa come te.
9) Non dire: «Tanto paga il Governo!» perché sei tu stesso che paghi; poi il Governo è quello che tu hai voluto, e per il quale tu indossi questa divisa.
10) Un milite, e un fascista in ispecie, non deve essere pacifista. Per te la guerra deve essere come il pane.
11) Il saluto, il ” signor sì “, I l’attenti, il presentat’arm, ecc, che possono apparirti sciocchezze, sono l’essenza delle vita militare perché ti creano un carattere: quello di sapere ubbidire, per poter poi comandare.
IL DECALOGO DEL MILITE FASCISTA DEL 1928 POI ADOTTATO ANCHE DALL’OPERA NAZIONALE BALILLA DI RENATO RICCI.
1) Sappi che il fascista ed in ispecie il milite non deve credere alla pace perpetua.
2) I giorni di prigione sono sempre meritati.
3) La Patria si serve anche facendo la sentinella ad un bidone di benzina.
4) Un compagno deve essere un fratello: prima, perché vive con te; secondo, perché la pensa come te.
5) II moschetto, le giberne, ecc, ti sono stati affidati non per sciuparli nell’ozio, ma per conservarli per la guerra.
6) Non dire mai: “Tanto paga il Governo”, perché sei tu stesso che paghi ed il Governo è quello che tu stesso hai voluto e per il quale indossi la divisa.
7) La disciplina è il sole degli eserciti: senza di essa non si hanno soldati, ma confusione e disfatta.
8) II Duce ha sempre ragione!
9) II volontario non ha attenuanti quando disobbedisce.
10) Una cosa deve esserti cara soprattutto: la vita del Duce.
DECALOGO DEL 1942
1) Ricorda che i Caduti per la Rivoluzione e per l’Impero precedono le tue colonne.
2) Un camerata è per te un fratello: vive con te, pensa come te, lo avrai a lato nella battaglia.
3) L’Italia si serve dovunque, sempre, con ogni mezzo: col lavoro e col sangue.
4) II nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli quartiere.
5) La disciplina è il sole degli eserciti: essa prepara e illumina la vittoria.
6) Se tu vai all’assalto con decisione, hai già la vittoria nel pugno.
7) L’obbedienza consapevole e totale è la virtù del legionario.
8) Non ci sono cose grandi o piccole: c’è il dovere.
9) La Rivoluzione fascista ha contato e conta sulle baionette dei suoi legionari.
10) Mussolini ha sempre ragione.
DECALOGO DEL SEGRETARIO DEL PNF GIOVANNI GIURIATI
1) Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo.
2) Chi non è pronto a dare corpo ed anima alla Patria e a servire il Duce senza discutere, non merita di indossare la camicia nera: il Fascismo ripudia le tiepide fedi e i mezzi caratteri.
3) Usa tutta la tua intelligenza per comprendere gli ordini che ricevi e tutto il tuo entusiasmo nell’ubbidire.
4) La disciplina non è soltanto la virtù del soldato nei ranghi: deve essere abito di ogni giorno e di ogni contingenza.
5) Un cattivo figlio e uno scolaro negligente non sono fascisti.
6) Distribuisci il tuo tempo così che il lavoro sia letizia e il giuoco sia opera.
7) Impara a patire senza lamentarti, a prodigarti senza chiedere, a servire senza attendere ricompensa.
8) Le buone azioni, come le azioni di guerra, non si troncano a mezzo: portale dunque fino alle estreme conseguenze.
9) In gravi frangenti ricordati che la salvezza è nell’audacia.
10) E ringrazia ogni giorno devotamente Dio, perché ti ha fatto Italiano e Fascista.
DECALOGO PUBBLICATO NELLA RIVISTA VENT’ANNI
1) Obbedire al Duce.
2) Odiare sino all’ultimo respiro i nemici del Duce, cioè della Patria.
3) Smascherare i traditori della Rivoluzione senza sbigottire per la loro eventuale potenza.
4) Non aver paura di aver coraggio.
5) Non venire mai a compromessi col proprio dovere di fascista, dovessero andarne perduti il grado, lo stipendio, la vita.
6) Meglio morire orgogliosamente affamato che vivere pinguemente avvilito.
7) Spregiare il cadreghino.
8) Odiare il vile denaro.
9) Preferire la guerra alla pace, la morte alla resa.
10) Non mollare. Mai!
DECALOGO DI BENITO MUSSOLINI
IL FASCISTA
1) è riconoscente a Dio per averlo fatto nascere italiano;
2) crede nella religione dei Martiri e degli Eroi;
3) aspira alla Patria come ad un premio da meritare;
4) ha fede nella universalità dell’Idea fascista;
5) non ama la felicità del ventre e disdegna la vita comoda;
6) sprezza il pericolo e cerca la lotta;
7) considera il lavoro un dovere e il dovere una legge;
8) ritiene il sacrificio una necessità e l’obbedienza una gioia;
9) concepisce la vita soltanto come sforzo continuo di elevazione e di conquista;
10) ed è pronto a qualunque rinunzia, anche a quella suprema.
DECALOGO DELL’ITALIANO NUOVO (ARNALDO MUSSOLINI)
1) Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.
2) Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo.
3) Essere intransigenti, domenicani. Fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia. Ugualmente capaci di comandare e di ubbidire.
4) Abbiamo un testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci: il testimonio della nostra coscienza. Deve essere il più severo, il più inesorabile dei nostri giudici.
5) Aver fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, volere il bene e operarlo in silenzio.
6) Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.
7) Non indulgere al mal costume delle piccole transazioni e delle avide lotte per arrivare. Considerarsi soldati pronti all’appello, ma in nessun caso arrivisti e vanitosi.
8) Accostarsi agli umili con intelletto d’amore, fare opera continua per elevarli ad una sempre più alta visione morale della vita. Ma per ottenere questo occorre dare l’esempio della probità.
9) Agire su se stessi, sul proprio animo prima di predicare agli altri. Le opere e i fatti sono più eloquenti dei discorsi.
10) Sdegnare le vicende mediocri, non cadere mai nella volgarità, credere fermamente nel bene. Avere sempre vicina la verità e come confidente la bontà generosa.
IL DECALOGO DEL BALILLA 1929
1) Ama la Patria come i genitori; ama i genitori come la Patria.
2) Sii religioso, sincero e compì i doveri del cristiano.
3) Non adoperare mai la tua forza contro il debole; difendilo se è aggredito dal forte.
4) Aiuta chi ha bisogno: con la mente chi vuole apprendere; col cuore chi manca di affetti; con le sostanze chi ha fame; con la vita chi sta per perdere la sua.
5) Compì sempre i tuoi doveri di figlio, di fratello, di scolaro, di camerata.
6) Non crescere un ozioso, perché chi non lavora, chi non produce non è un buon Ballila, non è un buon italiano.
7) Rispetta tutte le cose che non sono tue, siano esse di privati come del pubblico.
8) In una Chiesa, dinanzi ad un’immagine sacra, pensa a Dio; nel Parco della Rimembranza, dinanzi ad un monumento e a una lapide ai Caduti, pensa all’Italia e fa’ voto d’essere pronto a dare per Essa tutto il tuo sangue.
9) Ricorda che Ballila, in tempi di schiavitù, scagliò il primo sasso per scacciare lo straniero. Oggi l’Italia è libera, ma può aver bisogno, un giorno, anche della tua vita, per divenir grande. Accorri per primo alla sua chiamata.
10) Balilla, Avanguardista, Fascista, non discutere i comandi del tuo superiore, mai quelli del Duce.
IL DECALOGO DELLA PICCOLA ITALIANA
PICCOLA ITALIANA, QUESTO È IL DECALOGO DELLA TUA DISCIPLINA:
1) Prega e adoperati per la pace; ma prepara il tuo cuore alla guerra.
2) Ogni sciagura è mitigata dalla forza d’animo, dal lavoro, dalla carità.
3) La patria di serve anche spazzando la propria casa.
4) La disciplina civile comincia dalla disciplina famigliare.
5) II cittadino cresce per la difesa e la gloria della Patria accanto alla madre, alle sorelle, alla sposa.
6) II soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa delle sue donne e della sua casa.
7) Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna.
8) La donna è la prima responsabile del destino di un popolo.
9) II Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana.
10) La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio della Patria. le sue donne e della sua casa.
7 Dicembre, 2014 17:37
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