Isola di Santorini
Il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la terra si capovolse. (Papiro di Ipuwer, 1250 a.C).
Quando è successo? E soprattutto: cosa vuol dire?
Toronto 30 agosto 2006, ore 18,00, al 496 di Huron Street, Istituto Italiano di Cultura.
Un biologo italiano, Sirio Trevisanato, ha ricostruito gli eventi che afflissero l’antico Egitto di circa 3600 anni fa leggendo gli antichi papiri medici e ora dà delle risposte.
Trevisanato sarà a Toronto per parlare dei suoi studi «fatti per hobby», dice e in particolare presenterà presso l’Istituto Italiano di Cultura alle 18 “Ipuwer, the Hitherto Uncredited Unifier of Ancient Egypt”. L’iniziativa è patrocinata dalla “Society for the Studies of Ancient Egypt e dall’Istituto Italiano di Cultura di Toronto”.
Ma cos’è Ipuwer?
È un antico poema che narra dello sconvolgimento che subì l’Egitto nel 1600 avanti Cristo circa e che gli studiosi hanno interpretato in vari modi.
«La presentazione è il frutto di un hobby – dice Trevisanato – e che dal 2004 in poi ha generato 5 articoli ed un libro. Sono biologo, e leggendo i papiri medici egiziani, ho notato come sia possibile ricostruire eventi dell’antico Egitto. Per esempio come un passo del papiro medico di Londra permettesse di identificare la natura del morbo (tularemia) che afflisse la capitale economica dell’Egitto del diciassettesimo secolo a.C.».
«Riguardo la presentazione – aggiunge il biologo – il testo di Ipuwer, frainteso in più modi dal mondo accademico, è restituito alla realtà descritta nel testo: un Egitto in preda a divisioni politiche, contrasti sociali molto pronunciati, occupazione straniera e disastri naturali… l’Egitto del 1600 a.C. afflitto dalla ricaduta di ceneri vulcaniche dell’eruzione di Santorini».
L’attuale isola di Santorini è in realtà l’antica Tehra che si trova nel mare Egeo. È un piccolo arcipelago delle Cicladi Meridionali. Le isole che lo compongono formano un anello montagnoso che racchiude il mare in un’ampia baia ovale il cui diametro massimo è di 11 chilometri e quello minimo di 7.
La maggiore delle isole, Thira o Santorini (75 chilometri quadrati), forma una mezzaluna aperta a ovest che abbraccia la baia per oltre 200°. La baia presenta un paesaggio sorprendente: essa è circondata da gigantesche pareti ocra, striate di bianco, chiazzate di nero a tratti, culminanti talvolta a 330 metri; al centro emergono isolotti nerastri, spogli, i Kaiménès o “isole bruciate”.
L’arcipelago costituisce un bellissimo esempio di vulcano esploso e sventrato. La sua forma è direttamente legata all’esplosione che avvenne nel 1470 a.C. ( gli ultimi dati danno l’eruzione intorno al 1600 a.C.) La camera magmatica si svuotò, 60 chilometri cubi di materiali vennero proiettati nell’atmosfera ed essendo crollata la volta, il mare irruppe nella caldera così formata. Dell’antico vulcano che sorgeva al centro della baia attuale, è rimasta soltanto l’Isola di Thira, a forma di falce di luna, in pratica metà del cono vulcanico.
Questa esplosione cambiò la vita sociale ed economica dell’Egitto e di buona parte del Mediterraneo in quanto le ceneri rimasero in sospensione per lunghissimo tempo.
«La presenza di ceneri era già nota da ritrovamenti sul fondo del Mediterraneo e di laghi egiziani – continua Sirio Trevisanato – e la data dell’eruzione è tuttora controversa per via della non accettazione da parte di storici ed archeologi dei dati più attendibili, ossia quelli al radiocarbonio, come indicato recentemente dall’Università di Aarhus in Danimarca sulla base di materiale proveniente dall’ultimo meristema di un tronco di ulivo sepolto da ceneri e pomice dell’eruzione a Santorini».
«Ipuwer costituisce un testo storico databile grazie a papiri medici egizi, che confermano una data all’interno dell’arco determinato in base al radiocarbonio e ciò metterebbe a tacere ogni controversia che storici ed archeologi potrebbero sollevare», afferma ancora lo studioso italiano, il quale aggiunge anche che esso «consente pure di scatenare una diversa controversia. La dinamica dell’eruzione di Santorini (ceneri seguite da una pausa nell’eruzione di 2-24 mesi, a seguito della quale subentrò la fase finale dell’eruzione) e questo spiega-combacia con le cosiddette dieci piaghe bibliche d’Egitto nell’ordine indicato nei testi biblici: ricaduta di ceneri con conseguente acidificazione di acque e reazione a catena da questa per piaghe; anomalie meteorologiche per via di ceneri rimaste sospese nell’atmosfera; pennacchio della fase finale dell’eruzione; reazione psicologica e culturale».
«Abbiamo qui del materiale che contraddice le tesi in voga nell’università e nei salotti di un testo biblico (almeno per quanto riguarda le piaghe e la presenza degli Ebrei in Egitto) basato sulla fantasia.
Molto è stato scritto sulla fuga degli Ebrei dall’Egitto e forse ora si è in grado di affermare qualcosa con una maggiore credibilità scientifica.
Sia l’inizio sia la fine mancano e le lacune del testo non aiutano a risolvere il problema della datazione. Si suppone che il saggio scriba Ipuwer descrivesse al faraone l’epoca in cui l’Egitto era piombato nel caos, esortandolo quindi a:
“distruggere i nemici della residenza augusta ed eseguire i riti religiosi richiesti in modo che gli Dei sostenessero il restauro dell’Egitto”.
I fatti narrati sono interessanti.
“Stanno succedendo i fatti che i nostri saggi hanno predetto – scriveva Ipuwer – i beduini si atteggiano ad Egiziani, il furfante si trova in ogni luogo. […] I cuori sono violenti, il terrore dilaga e la nobiltà è costretta a mangiare l’erba dei prati ed a bere l’acqua del Nilo”.
Molte piaghe affliggono l’Egitto.
“Le donne sono diventate sterili, quelli che erano Egiziani sono diventati stranieri e sono stati cacciati via… Oro, argento, malachite e cornalina ornano il collo delle schiave, l’uomo guarda il figlio come un nemico […] I campi non danno più grano, il bestiame muore di malattia od è razziato, l’acqua del fiume è sangue”.
Compare nel testo così un indizio importante: le acque trasformate in sangue, come si legge nelle Sacre Scritture.
L’Esodo era un altro effetto della crisi che attanagliava il Medio Oriente? Alcuni studiosi hanno pensato alla caduta di un meteorite che avrebbe sconvolto la regione, ma ora si pensa al vulcano di Santorini.
Probabilmente il Papiro di Ipuwer potrebbe ricordare l’epoca terribile del grande disastro, quando siccità e carestia attanagliarono l’Egitto per la sospensione delle ceneri nell’atmosfera che impedivano al sole di scaldare la terra, al punto di far decidere al faraone di cacciare gli “schiavi” ebrei.
Non a caso un altro papiro attribuito anch’esso alla VI dinastia, detto delle “Profezie di Neferrohu”, ricordava che
“…gli Asiatici non saranno lasciati tornare in Egitto ad elemosinare acqua e ad abbeverare il proprio bestiame!”.
Fonte: srs di Niccolò Marras da il Corriere. com del 23 agosto 2006
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