Talebani
Il problema dell’umanità è che gli idioti sono strasicuri di loro stessi e le persone sensate piene di dubbi.”
(Bertrand Russell)
Dicendo “gli Ebrei” cosa si indica? Si tratta di un popolo, di una nazione, di una comunità, di una setta, di una nazionalità, di una religione, di una razza, di un’etnia, di un amalgama di tutto ciò sotto forma di casta, o di un’altra cosa ancora?
“Se esiste il popolo ebraico, non esiste altro popolo dello stesso tipo” notava Raymond Aron nelle sue Mémoires. (1) “Una scuola, un popolo, una religione o altro ancora” si interrogava Jean-Michel Salanskis (2)
Per la storia, La Stele di Meremptah (scoperta nel 1896) è il solo indizio della presenza degli Ebrei in Egitto. Questa stele di granito grigio, che misura 3,18 metri di altezza per 1,61 di larghezza e 31 centimetri di spessore, fu eretta da Amenophis III. Merenptah, tredicesimo figlio e successore di Ramses II, utilizzò il retro per farvi incidere un inno rivolto a se stesso, alla data del terzo giorno del terzo mese di chemou (l’estate) dell’anno 5 di Merenptah, per commemorare la sua vittoriosa campagna militare dell’anno 5 (1210 circa) in Libia e nella terra di Canaan.
La stele è particolarmente conosciuta per il fatto di contenere nella strofa conclusiva la prima supposta menzione di Israele (o piuttosto degli Israeliti) fuori dal contesto biblico, nonché la sola menzione di Israele conosciuta nei testi egiziani. La menzione di Israele si trova alla ventisettesima riga (la penultima), nell’elenco dei popoli di Canaan sconfitti da Merenptah. Non si tratta quindi di un riferimento ad uno Stato, né ad una città, ma piuttosto di un popolo cananeo che si tende ad identificare generalmente con i proto-Israeliti. Vediamo così che il racconto biblico della traversata del Mar Rosso non regge. (3)
La rimessa in questione
L’altro scossone al sostegno del popolo eletto è venuto dagli scienziati che hanno tenuto conto del reale e della narrazione immaginaria della storia, del mito fondatore ebraico. Infatti l’archeologia utilizzando i più recenti metodi di datazione al carbonio14, associati alla spettrometria, hanno permesso la pubblicazione di un’opera di riferimento: “La Bibbia svelata”, che è un’opera di sintesi dell’archeologo Israel Finkelstein e dello storico ed archeologo Neil Silberman.
Ne è uscita una rimessa in questione della storicità di una gran parte delle narrazioni bibliche, specialmente sull’origine degli antichi Israeliti, l’esodo e la conquista di Canaan, così come sui regni unificati di Davide e Salomone. (…) Gli autori rimproverano ai primi archeologi, sin dal 1900, quali William F. Albright, di aver preso le narrazioni storiche della Bibbia alla lettera: questa modalità si è chiamata archeologia biblica.(4)
Per Tom Segev, storico e politologo e una delle penne più libere di Israele, riporta uno studio del Professor Sand:
“La Dichiarazione di indipendenza di Israele dice che il popolo ebraico è nato sulla terra di Israele ed è stato esiliato dal suo paese natale. Ogni scolaro israeliano impara che questo è accaduto durante il periodo della dominazione romana, nel 70 d.C. La nazione è rimasta fedele alla propria terra, nella quale (gli esiliati) hanno cominciato a tornare dopo due millenni di esilio.
Falso, dice lo storico Shlomo Sand in uno dei libri più affascinanti e stimolanti pubblicati da tempo. Non c’è mai stato un popolo ebraico, solamente una religione ebraica, e neanche l’esilio ha mai avuto luogo, dunque il ritorno non ha avuto luogo. Sand respingerà la maggior parte delle storie della formazione dell’identità nazionale presenti nella Bibbia, compreso l’esodo dall’Egitto e, in modo più soddisfacente, gli orrori della conquista sotto Giosuè. Tutto ciò è finzione e mito che è servito alla creazione dello Stato di Israele, afferma.” (5)
“Secondo Sand, i Romani non hanno esiliato intere popolazioni, e la maggior parte degli Ebrei sono stati autorizzati a restare nel paese. Il numero degli esiliati è stato tutt’al più di qualche decina di migliaia. Quando il paese è stato conquistato dagli Arabi, molti Ebrei si sono convertiti all’Islam e sono stati assimilati ai conquistatori. Ne consegue che gli antenati degli Arabi palestinesi erano degli Ebrei.
Questa tesi non è un’invenzione di Sand, 30 anni prima della Dichiarazione di indipendenza, essa è stata sostenuta da David Ben Gourion, Yitzhak Ben-Zvi e da altri”. Secondo Sand, il bisogno dei sionisti di presentare un’etnicità condivisa e una continuità storica ha prodotto una lunga serie di invenzione e finzioni, e il ricorso a tesi razziste. Alcune sono state preparate nello spirito di coloro che hanno concepito il movimento sionista, mentre altre sono state presentate come risultati di studi genetici condotti da Israele.” (6)
In un’intervista concessa al quotidiano L’Economist, Schlomo Sand dichiara inoltre: “Era più logico creare uno Stato ebraico in Europa. I Palestinesi non erano responsabili di ciò che gli europei avevano fatto. Se qualcuno avesse dovuto pagare il prezzo della tragedia, sarebbero dovuti essere gli europei, e ovviamente i tedeschi.” Lo scrittore denuncia l’ideologia sulla quale si fonda lo Stato di Israele. La nozione di popolo ebraico è stata inventata, secondo lui. Nella sua opera, Sand rimette in causa la legittimità storica della nazione ebraica-israeliana”, ma invita i popoli arabi a riconoscere lo Stato di Israele, come condizione sine qua non per andare avanti…
“Tutti credono che il popolo ebraico sia sorto 20.000 anni fa. In realtà comunità religiose ebraiche esistono da migliaia d’anni. Ma il popolo ebraico è stato inventato da 150 anni appena. E penso che l’espressione “popolo ebraico” non sia corretta”. (6)
La parola popolo contiene una connotazione di proprietà su un territorio. Non credo che 500 anni fa gli Ebrei di Londra e quelli di Marrakech seguissero pratiche e norme culturali comuni. Avevano in comune una fede e rituali religiosi. Ma se le sole affinità tra i gruppi umani sono di natura religiosa, io definisco questa una comunità o una setta religiosa e non un popolo”.(6)
Alla domanda: “Da dove vengono gli Ebrei?” Schlomo Sand risponde: “Tutti pensano che l’esilio del popolo ebraico sia l’elemento fondatore della storia del giudaismo, della diaspora.
Durante le mie ricerche ho scoperto che è nel patrimonio spirituale cristiano che il mito dello sradicamento e dell’espulsione è stato mantenuto, prima di inserirsi più tardi nella tradizione ebraica. In realtà, gli Ebrei non provengono tutti dal grande esilio dell’anno 70, ma al contrario hanno le più diverse origini. Si sa che la maggioranza degli Israeliani pensa di avere geneticamente la stessa origine. Questa è una vittoria di Hitler, che ha diffuso la credenza che tutti gli Ebrei siano della stessa razza. Ma è falso. Non hanno tutti la stessa origine, né la stessa matrice. Sono dei berberi, degli arabi, dei Galli, etc.. Credo che coloro che hanno voluto forgiare una nazione ebraica israeliana hanno cominciato riflettendo sul passato, strumentalizzandolo per far emergere una dimensione di continuità”. (6)
“Nel caso del sionismo, bisognava impegnarsi seriamente ad acquisire una terra che apparteneva ad un altro popolo. C’era bisogno di una storia forte, una legittimità storica. In quanto cittadino israeliano, trovo assurdo che qualcuno che si trovava su un territorio duemila anni addietro possa pretendere di avere diritti storici sullo stesso territorio. O allora bisognerebbe far uscire tutti i Bianchi dagli Stati Uniti, far rientrare gli Arabi in Spagna…
Da un punto di vista politico tuttavia, questo libro non è particolarmente radicale. Non tento di distruggere lo Stato di Israele. Dico che la legittimità ideologica e storica sulla quale si fonda oggi l’esistenza dello Stato di Israele è falsa.
Provo ad essere uno storico, ma sono al tempo stesso un cittadino che pensa politicamente.
Da un punto di vista storico, dico: no, non ci sono diritti storici degli Ebrei sulla terra della Palestina, che siano di Gerusalemme o di altri posti.
Ma dico anche che da un punto di vista politico: non potete riparare ad una tragedia creando un’altra tragedia. Negare l’esistenza di Israele significa preparare una nuova tragedia per gli Ebrei israeliani. Ci sono dei processi storici che non si possono cambiare. Io mi oppongo all’occupazione dei territori palestinesi. Sono favorevole alla costruzione di uno Stato palestinese realmente indipendente a fianco di Israele. Ma parallelamente vorrei fare dello Stato di Israele una vera democrazia per tutti i suoi cittadini, senza distinzione né di religione, né di origine, né di sesso.” (6)
“Considerare lo Stato di Israele come uno Stato ebraico sarebbe catastrofico. Sarebbe ridurre la Francia ad uno Stato cattolico. Ma bisogna sapere che il riconoscimento dello Stato di Israele è una condizione sine qua non per andare avanti nella regione.
Alla domanda: “Cosa pensate della decisione dell’ONU nel 1947 di creare lo Stato di Israele?” risponde: “Era più logico creare lo Stato di Israele in Europa. I palestinesi non erano responsabili di ciò che gli europei avevano fatto. Se qualcuno doveva pagare per la tragedia, sarebbero dovuti essere gli Europei, ed ovviamente i tedeschi. Ma non i palestinesi. D’altronde la spartizione non fu equa. Gli arabi erano 1,3 milioni e gli ebrei 630.000, e la terra fu divisa a metà.
Oggi i palestinesi hanno meno del 22% del territorio. L’idea di uno Stato binazionale è sciocco a mio avviso, perché ritirare Israele dai territori occupati può essere fatto solo con la forza, ma per creare uno Stato binazionale c’è bisogno del consenso delle due società. E oggi questo non è possibile. Né l’uno né l’altro sarebbero d’accordo. In futuro spero che gli arabi e gli israeliani possano vivere insieme, in simbiosi. Ma per il momento vorrei che gli arabi israeliani diventassero dei veri cittadini.
C’è bisogno che Israele accetti lo Stato palestinese, che tolga tutte le sue colonie, che dia terre fertili ai palestinesi alle frontiere stabilite nel 1967. Gerusalemme deve diventare la capitale dei due popoli. Bisogna riconoscere il torto fatto ai palestinesi e indennizzare i profughi e i loro bambini. Tuttavia, metto in dubbio il diritto di rientro dei rifugiati palestinesi, poiché la maggior parte delle case sono state distrutte ed è quindi economicamente impossibile che un piccolo territorio possa accogliere 6 milioni di persone tutte insieme. Bisognerebbe accettare una parte dei rifugiati soprattutto quelli che vivono in Libano.” (6)
Alla ricerca delle origini
Dopo la sua creazione, Israele non ha smesso di cercare le proprie origini. Dopo, gli ashkenazi, i sefarditi d’Africa del Nord e i falasci, ecco che Israele si interessa ai talebani!
“I talebani, scrive Marie-France Calle, sono forse ebrei… o almeno d’origine ebraica. Questo è – in breve – quello che tenta di verificare il governo di Israele. Il ministero israeliano degli Affari Esteri ha deciso di finanziare delle ricerche per stabilire una volta per tutte se i Pashtun (etnia da cui provengono i talebani) discendano da una delle dieci tribù perdute di Israele. Queste ricerche si svolgeranno in India. Per una ragione evidente: (le ricerche) sono impossibili da portare avanti in Afghanistan e in Pakistan.
Si sa da tempo che i Pashtun – o Pathan – che popolano essenzialmente il sud e il sud-est dell’Afghanistan e l’ovest e il nord-ovest del Pakistan sarebbero i discendenti di una delle tribù perdute di Israele. Similitudini nei riti, nei vestiti, nelle tradizioni familiari, culinarie… tutto porta a credere che i Pashtun abbiano degli antenati ebrei. Una fortuna per gli scienziati che tentano di stabilire la veridicità dell’origine israelita dei Pashtun. Possono lavorare tranquillamente nel nord dell’India, a Lucknow, la capitale dell’Uttar Pradesh”. (7)
Il ministero israeliano degli Affari Esteri ha tuttavia deciso si finanziare le ricerche di una genetista indiana. Shahnaz Ali, per essere chiari, riporta il Times of India.. Accolta all’Institut Technion di Haifa, dove dovrebbe portare a termine il suo lavoro. Cosa spera Israele con un progetto simile? (7)
Chi sono i Pashtun ai quali appartengono i talebani?
I “Pathan” sono dei montanari che formano una tribù afgana sparsa in tre paesi: Afghanistan meridionale e orientale, Pakistan del nord e il Kashmir occidentale indiano. I Pathan hanno mantenuto costumi ancestrali particolari. Portano la barba e lasciano crescere i peot (8). Circoncidono i propri figli dopo 8 giorni dalla nascita (e non 12 come le altre tribù musulmane). Le donne osservano pratiche particolari di purezza calcolate su quelle della Torah, con immersione nel fiume. Il loro sistema legale consuetudinario chiamato “Pashtunwali”, è ispirato alla Torah che è rispettata e riconosciuta come “Tawrat al Sharif”, essendo al Sharif, Mosé. Gli inglesi che li hanno amministrati per decenni li chiamavano “gli Ebrei”! La lingua pashtun sarebbe infarcita di parole in ebraico, come sarebbe Kabul (come una pietra grezza) o il luogo detto “Tora Bora” (creò la Torah). E’ da immaginare che se questa filiazione dovesse essere provata, i talebani apostati della religione musulmana, farebbero il loro “Alva” verso Israele, continuerebbero i loro studi nelle madrase giudaiche…
Da qualche tempo, i dirigenti israeliani moltiplicano le loro pressioni e dichiarazioni per fare di Israele la patria del popolo ebraico. La definizione di Stato del popolo ebraico – carico di significato e di pericolo per i palestinesi – comincia a farsi strada nell’immaginario occidentale, senza reticenza nell’ammettere in nome del debito eterno sia pecuniario che morale.
I gruppi sionisti di ideologia razzista prendono come scudo il Giudaismo e, per “proteggere” lo Stato di Israele e nascondere le sue violazioni del diritto internazionale, tacciano di antisemitismo tutti quelli che non sono d’accordo con la politica dello Stato in cui i governanti praticano apertamente l’apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Schlomo Sand si stupisce che ancora oggi i miti fondatori ebraici continuino ad essere considerati come assolutamente veritieri mentre altri miti fondatori siano stati smantellati uno ad uno e oramai classificati come pure costruzioni intellettuali.
Fonte: www.mondialisation.ca
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=21620
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUSANNA TROIANO
Note
- Raymond Aron: Mémoires (capitolo XIX)
- Jean-Michel Salanskis: Sterminio, legge, Israele. Analisi del fatto ebraico, Parigi: Les belles Lettres, 2003.
- La stele di Merenptah: http://www.eternalegypt.org
- Israele Finkelstein, Neil Asher Silberman La Bibbia svelata Wikipedia, l’enciclopedia libera
- Tom Segev: Il “popolo ebraico”: un’invenzione, tradotto da FaustoGiudiceAlterinfo.net il 10 marzo. Haaretz Article, originale pubblicato il 1° marzo 2008
- Nadia Belkhavat intervista di Schlomo Sand: Schlomo Sand: “Sarebbe stato più logico creare uno Stato ebraico in Europa” http://www.leconomiste.com/article.html?a=94532
- Marie-Grance Calle: E se i talebani fossero ebrei? Le Figaro 13 febbraio 2010
- Lunghi capelli ai lati del volto degli ebrei ortodossi Pr Chems Eddine Chitour : Ecole Polytechnique enp-edu .dz
Fonte: srs di Chems Eddine Chitour da ariannaeditrice del 11/11/2010
Link: http://www.ariannaeditrice.it/