Buongiorno Jobob,
colgo l’occasione, fornita da Lidia A., che in una lettera accenna alle cooperative (in teoria) sociali, per raccontarti la mia esperienza e fornire uno spunto di riflessione.
Ho lavorato presso un’azienda di logistica terziaria della provincia Verona. Questa azienda, come la maggior parte dei colossi della logistica terziarizzata si serviva di coop per il personale di facchinaggio e magazzino.
Le coop assumono soprattutto personale extracomunitario. Il contratto che stipula una coop con un suo futuro dipendente generalmente è assimilabile a quelli previsti dal Ccnl. Nel caso di una coop che opera nel settore logistico, il contratto sarà Ccnl Logistica e Trasporti. Con qualche piccola differenza: le ferie e la malattia non sono pagate (la malattia solo dal 3 giorno in poi e le ferie rientrano nello stipendio giornaliero lordo), il tfr è versato in busta a decimale. Il contratto può essere anche a tempo indeterminato, ma se in un magazzino non c’è da lavorare, perché ad esempio si è in bassa stagione, i dipendenti possono stare a casa senza percepire stipendio; se il contratto tra coop e azienda logistica terziaria termina, la coop ha la facoltà di lasciare a casa i propri lavoratori, ovviamente senza stipendiarli; se l’azienda logistica terziaria sposta il proprio magazzino o deposito, i lavoratori coop si spostano nella nuova sede (nel contratto è esplicitamente richiesto di sottoscrivere la disponibilità al trasferimento), ovviamente senza percepire rimborso spese o usufruire di appartamento aziendale.
A discrezione, ma sono poche, alcune coop pagano le ferie, la malattia e, in caso di spostamenti, rimborsano le spese di viaggio.
Negli ultimi anni, soprattutto di questa crisi, è stato un proliferare di coop, spesso gestite da persone senza scrupoli, desiderose di arricchirsi, sfruttatori di extracomunitari, ma anche italiani (sempre di più).
Per me sono gli schiavisti del nuovo millennio, negrieri legalizzati. Le cooperative sono nate con uno scopo sociale. Quello di introdurre nel mondo del lavoro persone svantaggiate come disabili, ex carcerati, ed ex tossici.
Ma oggi di sociale non hanno più nulla. Sono società a delinquere, nuove mafie bianche, con i loro padroni che girano col suv all’ultimo grido. Sono una piaga, piena di pus mortale, nel mondo del lavoro. Sono l’ennesima vergogna italiana. Le cooperative sociali sono un morbo, appunto, sociale.
Le coop, soprattutto, abbassano la qualità del lavoro. Nelle loro mani, il lavoro diventa mercificazione, prostituzione di lavoratori, bravi e competenti, costretti ad accettare condizioni lavorative – che non hanno nulla a che vedere con quei diritti a favore dei quali si è molto combattuto – per poter lavorare, mantenere la famiglia, pagare un affitto. Per poter vivere.
Le coop, purtroppo, sono legali. E sempre più aziende se ne servono per risparmiare.
Caro Jobob, a Lidia hai risposto che le coop non prestano un lavoratore a un’altra azienda, altrimenti sarebbe un’azione illegale. Infatti, fanno molto peggio: lo vendono. Quel socio lavoratore costa all’azienda terziaria un tot. In questo tot rientra lo stipendio giornaliero del lavoratore e i soldi per il titolare della cooperativa che si può comprare la bmw nuova di pacca e la vacanza in costa smeralda.
Sai a quanto ammontava lo stipendio lordo giornaliero (comprensivo di ferie e tfr, intediamoci) di un lavoratore della coop, che prestava servizio all’azienda presso cui ho lavorato un anno fa? 6,10€: non raggiunge nemmeno il minimo sindacale.
Perché le cooperative sociali operano legalmente in Italia, quando è noto e palese che il loro scopo “sociale” non sussiste più? E non venitemi a raccontare che aiutano gli extracomunitari a trovare un buon lavoro in Italia. Anche loro si rendono conto di quanto sia vergognoso il trattamento che le coop gli riservano.
Violetta Anna Armanini
IL PARERE DI JOBOB:
“Il giudizio della nostra lettrice potrebbe risultare ingeneroso nei confronti di quella minoranza di cooperative di lavoro che svolgono correttamente la loro funzione. Anzi, potrebbe esporci a qualche ritorsione legale. Se disgraziatamente dovesse succedere, coglieremo l’opportunità per cercare di capire, magari con l’aiuto della magistratura, perché nemmeno le associazioni di categoria, che dovrebbero vigilare sulla corretta attività delle cooperative loro associate, non abbiano mai intrapreso azioni di verifica e condanna. Fino a quale livello politico arrivano le complicità di questo sistema di sfruttamento?”
Fonte: da il lavoratorio.it del 31 agosto 2010
Link: https://www.lavoratorio.it/lettera-lavoro/le-coop-e-i-nuovi-schiavisti/146.html