Imposta Regno di Savoia
Non è un segreto che i Savoia abbiano portato in dote alla penisola unificata, una montagna di debiti: li avevano prima dell’unità;
li hanno incrementati con le campagne militari organizzate per eliminare i legittimi governanti e insediarsi al loro posto;
150 anni più tardi il debito è fuori controllo diventando un buco nero in grado di inghiottire tutta l’Europa.
Ai tempi della Repubblica Veneta le tasse erano al 6%; oggi ci stanno soffocando con una pressione fiscale per le imprese, vicinissima al 70% ma lo negano.
Dal loro arrivo hanno solo pensato come, dove e in quale percentuale apporre nuove imposte e i successori si son dimostrati degni eredi: Imposta sul sale, sui fiammiferi, sull’energia elettrica, sul tabacco, sugli alcoolici, sugli accendini, sui carburanti, sui redditi, sul valore aggiunto, sulla casa, sui capannoni, sui rifiuti … su tutto e senza discontinuità, nemmeno nelle fasi cruciali della storia che hanno visto la trasformazione dell’Italia da Regno a Impero e da Impero a Repubblica.
Mai un momento di tregua fiscale.
Imposta Fascio
Testimone ne è il contrassegno di Stato sui liquori, un sigillo metallico non più in uso emesso dalla zecca di Stato: un mezzo, secondo gli intenti dichiarati, di monitorare la qualità dei prodotti ma in realtà un modo per garantire il monopolio dello Stato, dove Monopolio significa certezza assoluta del prelievo fiscale.
I tre contrassegni nelle immagini allegate, reperiti fortunosamente, ormai appartengono alla storia, ne sono stati testimoni e la raccontano.
Tutti e tre sono in lamierino di alluminio, di uguali dimensioni e di simili fattezze, indubbio che siano stati eseguiti dallo stesso produttore con i medesimi macchinari, la Zecca.
Il primo ha l’effige dello scudo sabaudo e sul retro la dicitura “Contrassegno di Stato – liquori – oltre 4/5 a 1 l.”;
Imposta Repubblica
Il terzo con impressa la classica testa di donna col capo cinto da una corona turrita e la dicitura “Repubblica italiana” mentre sul retro “contrassegno di Stato – liquori – oltre 4/5 a 1l.”;
Il secondo si differenzia dal primo avendo si l’effige dello scudo sabaudo ma ai lati di questo sono impressi due fasci littòri mentre sul retro porta la dicitura “Imposta spiriti – L.1”.
Ed ecco la storia che raccontano questi tre sigilli:
Il primo documenta la smodata sete di tasse dei Savoia;
il terzo testimonia l’assoluta continuità tra Regno e Repubblica, rappresentata dal fatto che la Repubblica Italiana non si è presa la briga né di cambiare formato dei contrassegni, né di cambiare i macchinari per la loro stampa, né di eliminarli semplicemente.
Il secondo rappresenta una temporanea discontinuità ideologica: Mussolini ha fatto imprimere “Imposta Spiriti” anziché del precedente “Contrassegno di Stato”. Non è una cosa da poco perché “Imposta Spiriti” porta immediatamente a pensare che lo Stato si è preso una parte del valore di quella determinata cosa mentre con “Contrassegno di Stato” lo Stato allude quasi ad un sigillo di garanzia e invece ti frega e te lo nasconde.
In ogni caso sempre di Stato ladro stiamo parlando ma almeno, in questo caso, Mussolini ha avuto l’onesta e il coraggio di dichiararlo mentre quelli prima e quelli venuti dopo di lui, nostri contemporanei, ci hanno sempre fatti fessi.
Fonte: srs di Daniele Quaglia, da LIFE del 27 agosto 2019