Gen 26 2022

LA NECROPOLI DI PIAZZA CORRUBBIO A VERONA: DATI PALEOBIOLOGICI PRELIMINARI

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Lo scavo di Piazzale Corrubio.

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La necropoli è stata indagata nel 2009 nel corso di interventi archeologici condotti durante la costruzione di un parcheggio sotterraneo, eseguiti dallo Studio di Archeologia Cipriano-Meloni con la Direzione scientifica di G. Cavalieri Manasse (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, Nucleo operativo di Verona). 

Nel corso di quest’intervento vennero portate alla luce 249 tombe ad inumazione, di varia tipologia e grado di conservazione, oltre ai resti di alcuni edifici a carattere religioso-funerario, attualmente in corso di studio. 

Una seconda campagna di scavo condotta tra 2010 e 2011 dalla Cooperativa Multiart Soc. Coop, sempre alla direzione scientifica di G. Cavalieri Manasse, permise di mettere in luce altre 148 deposizioni. 

Dall’analisi dei dati archeologici, la necropoli risulta aver avuto un lungo periodo di utilizzo: dal III secolo d.C. all’VIII-IX secolo d.C.  All’interno di quest’arco temporale si sono potute distinguere tre fasi principali: una prima fase si estende dalla fine del III secolo d.C. all’inizio del IV secolo d.C., una seconda dal V al VII secolo d.C. e una terza tra il VII secolo e l’VIII secolo d.C. 

La fase di abbandono rimane invece scarsamente documentata a causa di livellamenti frequenti in epoca antica e moderna che hanno mantenuto lo strato di frequentazione alla quota antica. 

I reperti e dati di scavo dalla necropoli di piazza Corrubbio sono attualmente oggetto di studio nell’ambito di un progetto di ricerca mirato ad acquisire una più ampia comprensione dell’area necropolare, condotto in collaborazione con la Soprintendenza del Veneto e coordinato da Daniela Cottica e Francesca Bertoldi. 

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Lo studio antropologico finora svolto presso il Laboratorio di Antropologia Fisica-ArcheoLab dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, e tutt’ora in corso, ha prevalentemente preso in considerazione la prima fase cronologica di frequentazione della necropoli (fine III-IV sec. d.C.) volgendo l’attenzione a tre tipologie di sepoltura: a cappuccina, in anfora e in cassa laterizia (fig. 14)

Sebbene le analisi paleobiologiche siano state per ora completate su di un gruppo selezionato d’individui, esse propongono un quadro demografico e paleopatologico rappresentativo ed in linea, nelle sue tendenze, con quello di altri cimiteri coevi (Bass 1995; Bertoldi 2009; Bertoldi, Lora 2009; Brothwell 1981; Canci, Minozzi 2008; Ortner, Putschar 1981; Ubelaker 1978). 

Nel campione studiato notiamo la presenza di juvenes e adulti (rispettivamente 34 e 37 soggetti, 49% e 51% del totale; cf. graf. 1), con la rappresentazione di tutte le classi di età alla morte e con una maggior presenza di soggetti maschili deceduti nella classe di età 35-45 anni e di soggetti femminili in quella 18-25 per la mortalità adulta (graf. 2). 

La diagnosi di età per i soggetti non adulti ha permesso di evidenziare nella mortalità infantile un picco compreso fra gli 1 e i 3 anni (graf. 3), dovuto con molta probabilità al fenomeno dell’allattamento prolungato seguito dallo svezzamento tardivo, già ampiamente notato in letteratura. 

Le tipologie di sepolture in questo periodo sono delle più varie e non sembrano dipendere in alcun modo dall’età o dal sesso dell’individuo. Individui juvenes sono presenti in tombe alla cappuccina quanto in anfora e non mancano esempi di adulti sepolti parzialmente in anfora.

La presenza di soggetti di età infantile disposti in sepolture di una certa accuratezza strutturale fa comunque pensare a un trattamento dedicato a soggetti di un certo valore sociale o affettivo pur nella loro età non pienamente adulta. Anche la disposizione delle sepolture non pare risentire di alcuna influenza di età o sesso dei soggetti inumati; la presenza di alcuni piccoli edifici con al loro interno sepolture di juvenes ed adulti fa invece ipotizzare la presenza di tombe famigliari, presenza che potrà essere verificata dall’analisi dei caratteri discontinui e da una loro eventuale più alta frequenza in questi raggruppamenti. 

Il valore staturale medio è di 171,8 cm per i maschi e di 158,4 cm per le femmine (graf. 4). Le condizioni generali di salute del campione adulto sono discrete, con la presenza dei più comuni markers di stress nutrizionale (come i cribra orbitalia e l’ipoplasia dello smalto) e la quasi totale assenza di patologie di particolare rilevanza o di tracce di eventi traumatici accidentali o aggressivi a carico dei soggetti esaminati (figg. 15-17). 

Interessante invece è la differenza fra il gra do di sviluppo scheletrico e quello di sviluppo dentario del campione non adulto, che in alcuni casi si manifesta in soggetti che mostrano una discrepanza assai notevole tra i due, ad indicare un generale cattivo stato di salute che portò evidentemente gli individui a ritardi di sviluppo e infine a morte precoce. 

Per meglio valutare il grado di sviluppo scheletrico ed eventuali fenomeni di alterazione patologica i campioni non adulti sono stati misurati, seguendo un protocollo già applicato per altre serie scheletriche, non solo a livello di lunghezze diafisarie, ma anche di diametri e circonferenze delle ossa lunghe e di altri distretti dello scheletro (AlQahtani, Liversidge, Hector 2010; Scheuer, Black 2000). 

Per l’interesse e la completezza del campione umano della necropoli veronese si è deciso di procedere anche ad alcune analisi più specifiche e sperimentali quali il rilevamento delle patologie dentarie del parodonto, in collaborazione con il dott. Francesco Pagliara ed in connessione con lo svolgimento della sua tesi di Master di II livello in Terapia Parodontale presso l’Università degli Studi di Torino, C.I.R. Dental School (Analisi dei difetti ossei in reperti dentari antichi di Piazza Corrubbio-VR). Il lavoro di ricerca prevede la misurazione e la quantificazione della perdita d’osso orizzontale e verticale delle cavità alveolari di mascella e mandibola in relazione all’età biologica dei soggetti esaminati, per la diagnosi della presenza di parodontosi in campioni umani antichi. 

Inoltre sui campioni dentari della necropoli viene effettuata sistematicamente la diagnosi dell’età tramite l’impiego del metodo Cameriere, consistente nell’analisi non invasiva tramite radiografie (la strumentazione radiografica portatile è tra quelle presenti nel Laboratorio di An tropologia Fisica) dei denti canini. Il metodo, già ampiamente usato in serie antiche e moderne, considera la diminuzione della grandezza della camera pulpare, un fenomeno fisiologico con l’avanzare dell’età, accompagnata dalla formazione della dentina secondaria (Cameriere et al. 2007, De Luca et al. 2010). Questi cambiamenti collegati all’età vengono valutati tramite radiografie bidimensionali (2D) poi elaborate digitalmente; mediante l’inserimento dei dati così raccolti in un algoritmo si ottiene il calcolo dell’età del soggetto. I dati raccolti da entrambe le analisi saranno poi oggetto di un confronto puntuale con quelli ottenuti dall’analisi paleobiologica tradizionale al fine di fornire un quadro più chiaro e preciso sia dell’età di insorgenza delle patologie dentarie che, più in generale, dell’età alla morte rilevata sul campione umano di piazza Corrubbio. 

Questa sezione è frutto del lavoro congiunto dei seguenti autori: F. Bertoldi, D. Cottica, R. Cameriere, V. Giacometti, F. Pagliara, D. Penzo. 

Fonte: da Giornata dell’archeologia: scavi e ricerche del Dipartimento di Studi Umanistici 

a cura di Luigi Sperti …Le attività di scavo e ricerca del Dipartimento di Studi Umanistici a Pompei ed Aquileia e gli studi paleobiologici sulla necropoli di piazza Corrubbio a Verona 

Estratto 

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