Per il carnevale 2009 e’ venuto a trovarci in quel di Verona nella nostra Macelleria Equina di Via Pisano el TOROTOTELA; eccolo fra Daiana Paris e Gianluca Morando
L’è arivà el Torototela, l’è arivà el torototà! L’è arivà el Torototela, l’è arivà el torototà! E me piase la polentina, specialmente col bacalà.
Questa è una delle filastrocca con cui il Torototela annunciava il suo arrivo in paese, il saluto di un trovatore armato di archetto, e di rudimentale monocordo che “graffiando l’udito vi faceva sbellicare dalle risa”.
E’ una nota macchietta piemontese, ma è presente anche in tutto il Veneto, e in molte località della Padania, per noi Veronesi è la maschera di San Michele All’Adige.
Di solito “I Torototela” non erano mai del luogo, ma provenivano dai paesi o da province limitrofe, anche se tutti dicevano di provenire da Vicenza. Di sicuro si sa che tra loro vi era una un accordo comune per non farsi concorrenza: ciascuno sapeva i propri periodi e i paesi.
Lo strumento del Torototela
Tutti iniziavano col Saluto del Torototela, dopo di che proseguivano con il loro repertorio, accompagnandosi con un monocordo rudimentale detto anche “torototela”.
In Piemonte Augusto Monti, riferendosi al Carnevale di Monesiglio ce ne fa una descrizione : «Cilindro solino scopettoni, code di rondine, e una zucca vuota a mo’ di violino con su teso un cantino … allietava feste e ricorrenze e nozze, improvvisando stornelli e strambotti allo stridulo miagolio di quella sua giga rusticana”».
Nel Veneto «il Torototela aveva un bastone ricurvo tra le cui estremità veniva tesa una corda (se grande) … con la cassa di risonanza formata da una zucca vinaria (nel Polesine detta “zzucca violina”) incastrata a guisa di ponticello tra le corde e il bastone ».
Nella zona della Bassa Padovana. Talvolta. il Torototela, al posto della zucca, aveva le mandibole
Nel Friuli, el Torototela, era il nome dialettale di uno strumento a corde, una specie di chitarra, usato per animare gli antichi filò.
Il Torototela tra Musu Francesco e Fabio Marastoni
Interessante la testimonianza di Pio Mazzucchi sul personaggio del Torototela rilasciata circa 50 anni fa. «Una specie di trovatore. Non ha maschera e non è camuffato in nessuna maniera. Veste come tutti gli uomini; soltanto porta due profonde bisaccie che gli scendono sulle spalle, e tiene in mano uno strumento musicale … e si presenta baldo alla porta di casa: si pianta su due piedi …brandisce l’archetto e soffrega forte le corde…suoni scomposti confusi, sibilanti o scroscianti che graffiano maledettamente l’udito e vi fanno sbellicare dalle risa».
A Verona nel Carnevale Moderno, El Torototela, è un misero vestito da mendicante, ha un bastone con appesi dei pupazzi di pezza da agitare, qualche strofetta cantata senza pretese del tipo “me piase la polentina, specialmente col bacalà”. Si ispira a un personaggio realmente esistito: un pover’uomo di Roveredo di Guà, ma abitante a Ponte Florio che già a metà degli anni Trenta veniva in città a chiedere l’elemosina, con un corredo un po’ appariscente. Era fattosi talmente famoso da diventare la maschera di San Michele Extra, paese che in un tempo passato era noto per essere un posto dove “se pianta fasoi e nasce ladri de fioi”