CEREA ARCHEOLOGIA. I reperti trovati nell’area a nord del paese hanno riempito oltre 60 casse. Il pezzo più prezioso è un corno di cervo usato come aratro. Il vomere di 3.300 anni fa è una rarità per il Nord Italia I pezzi sono ora allo studio così come i pollini preistorici
Un corno usato come vomere per arare nell’età del bronzo.
L’osso di un cervo, lavorato per essere usato in agricoltura, risalente ad almeno 3.300 anni fa, è stato trovato durante un recente scavo archeologico a nord dell’abitato di Cerea.
Una delle ipotesi – per come risulta essere stato creato l’oggetto – è che possa trattarsi di uno strumento usato per arare i terreni. Se così fosse, quel reperto così ben conservato assumerebbe un valore storico elevatissimo poiché di vomeri in quelle condizioni, risalenti all’età del bronzo, ne sono stati ritrovati pochissimi nell’Italia del Nord.
Ma lo splendido corno lungo circa mezzo metro è solo uno dei numerosi reperti portati alla luce dallo scavo che ha visto impegnati a maggio e giugno, in un’area di quasi un chilometro quadrato, una ristretta equipe di archeologi, sotto la direzione scientifica di Luciano Salzani, funzionario della Soprintendenza di Verona.
In circa un mese di lavoro, da oltre tre metri sotto il livello del suolo, sono venuti alla luce migliaia di cocci d’argilla, pugnali di bronzo, vasi e utensili d’osso. Quest’ultimi, in particolare, erano tutti concentrati in una piccola zona di 5 metri per 5. Curiosità che potrebbe rivelarsi un’altra importante scoperta se venisse confermata l’ipotesi che quell’area possa essere stata la bottega di un artigiano.
«Oggetti come questi ne abbiamo trovati in altri scavi», spiega Salzani, che da trent’anni setaccia i terreni del veronese e del rodigino, «ma mai concentrati in un punto così circoscritto. Questo ci lascia pensare che si potesse trattare di un laboratorio».
Gli oggetti ritrovati sono delle lesine in osso di cervo, specie di punteruoli usati nel passato per incidere e lavorare diversi materiali. Accanto ad essi, è stato rinvenuto anche un piccolo pettine, sempre realizzato in osso di cervo, animale diffuso in quell’epoca nelle foreste che ricoprivano la pianura.
La scoperta del sito è avvenuta durante un controllo del sottosuolo ordinato dalla sovrintendenza in un’area dove sarebbe stato aperto un cantiere. I carotaggi hanno portato alla luce i primi reperti.
Scavando gli archeologi hanno trovato anche una cinquantina di pali che formavano la struttura sopra la quale poggiavano diverse palafitte. Nei secoli il Menago, che ha cambiato più volte il suo corso inondando le aree circostanti, ha sepolto sotto la torba l’antico villaggio.
Ora l’area è stata nuovamente ricoperta e il materiale è stato trasportato al centro ambientale archeologico di Legnago per la delicata operazione di pulizia e catalogazione dei reperti contenuti in ben 66 casse. «Adesso con l’aiuto di alcuni laboratori specializzati studieremo i pali», ha spiegato Salzani, «cercando di risalire all’epoca storica precisa analizzando il legno. Saranno inoltre studiati i pollini per capire quale fosse la vegetazione presente tremila anni fa». (A.C.)
CEREA. Vasellame piccolissimo come gioco
Minuti vasi di argilla, una ventina in tutto delle dimensioni un uovo, sono stati trovati in un punto ben preciso dello scavo effettuato nei mesi scorsi a Cerea. Oggetti in miniatura, che potrebbero rappresentare un’altra importante scoperta fatta nel sito archeologico situato poco distante dal Menago.
Una delle due ipotesi sulla loro presenza così ben delimitata è che potessero far parte del corredo di un piccolo luogo di culto domestico. «L’altra ipotesi che stiamo vagliando è che si possa trattare di giocattoli, e quindi di riproduzioni in miniatura di oggetti d’uso quotidiano. Ma non mi era mai accaduto di trovarne così tanti in un unico posto». I vasi sono in buona parte in ottime condizioni. Alcuni sono stati trovati addirittura accompagnati dai coperchi. Uno, in particolare, ha la stessa forma di un altro vaso ritrovato nell’area di Villabartolomea e custodito a Legnago. (A.C.)
Fonte: srs di Alberto Cogo da L’Arena di sabato 19 luglio 2008 provincia pag. 33
(VR 21 dicembre 2009)